CAPITOLO EXTRA→Ma se succede...←

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Ha impedito a Vittorio di rimanere in fila con lui perché non può permettersi di fare l'ennesima assenza a scuola. È da tre ore sotto il sole, una signora gli ha segnato il numero dodici sulla mano, come si fa ai concerti. Sarà il dodicesimo a prendere i biglietti, due bellissimi posti in Curva Sud, tra le urla, i cori e la passione dei tifosi. Lo stadio sarà sicuramente pieno zeppo, già immagina i fischi, gli applausi, il calore che solo la tifoseria giallorossa è capace di trasmettere, a suo avviso. È un po' di parte, Marco, essendo tifoso romanista dalla nascita.

Si sventola con una mano, sta morendo di caldo lì sotto il sole, ma ancora per poco, dato che manca meno di un'ora al tramonto. Davanti a lui c'è un signore anziano affiancato da una ragazza che deve avere più o meno la sua età, sono appoggiati contro il muro dell'edificio alla loro destra e stanno parlando della cena gusteranno di lì a un'ora.
La ragazza si volta verso di lui.
"Oh, vuoi venire a cena con noi?", gli chiede. Marco sussulta, rendendosi conto di aver origliato l'intera conversazione quasi senza volerlo.
"Magari, va bene, ché qui prevedo una lunga attesa", accetta di buon grado. La ragazza gli sorride ed allunga una mano verso di lui.
"Comunque piacere, sono Sara", si presenta. Indica con il pollice l'uomo anziano dietro di lei. "E lui è mio nonno, Paolo", prosegue. L'anziano signore gli sorride bonariamente. Ha una faccia simpatica, un po' arrossata per il caldo. Ha parecchi capelli per essere un uomo di una certa età, e non sono bianchi, bensì completamente neri, con qualche sporadica striatura grigia.
"Tifoso romanista da settantasei anni, regazzì", dice Paolo, ricevendo un'occhiata ammirata non solo da Marco, ma anche da sua nipote.

Entrambi sanno cosa voglia dire nascere con una fede calcistica già presente in famiglia. Marco è sempre stato della Roma, non ha mai pensato di cambiare squadra perché gli appartiene da quanto era piccolo così.

Allarga il braccio per permettere a nonno e nipote di osservare il suo tatuaggio, la Lupa Capitolina.
Entrambi sorridono soddisfatti.
"Bel tatuaggio", si complimenta Sara, seguito dall'entusiasmo del nonno.
Marco annuisce fiero, poi sistema meglio la manica della maglietta ed abbassa il braccio, infilandosi una mano in tasca.
"Tra mezz'ora andiamo a cenare", decreta Paolo dopo aver controllato l'orario sull'olorogio da polso. Sono le sette meno cinque. I due ragazzi annuiscono.
"Come famo per la fila? Non è che ci inculano i posti?", chiede Marco, guardandosi attorno: le persone accodate sono aumentate a dismisura.
Paolo scuote la testa, alza la mano e gli mostra il dorso, su cui è segnato con un pennarello nero indelebile il numero dieci.
"Ci avemo questi, regazzì", gli ricorda. Sorride, poi si sbottona un po' di più la camicia a maniche corte che gli stringe sulla pancia voluminosa.
È aprile, ma fa già molto caldo. Chissà ad Agosto quanti gradi faranno. Troppi.

A Marco squilla il telefono nella tasca, è Vittorio.
"Amò? Che è successo?", chiede, attappandosi l'altro orecchio col palmo della mano, c'è molta confusione attorno a lui.
"Niente, te volevo sentì...come va lì?".
"Ci sta molta gente, tra poco vado a cenare". Il suo sguardo incontra quello di Sara, che gli sorride.

"Daje tutta, nun vedo l'ora che prendi 'sti biglietti...sticazzi se usciamo".
"Secondo me passiamo", ribatte Marco. Si appoggia anche lui con le spalle contro il muro.
"Ancoraaa? Smettila de gufà come i laziali, 'sti pensieri tieniteli per te", lo riprende il suo ragazzo. Quando si tratta di calcio diventa superstizioso.
Marco ride mentre stuzzica con i denti una pellicina che ha sul dito.
"Vabbè, ti chiamo dopo, mo' rilassate. Sì, ciao, ciao, a doma-sineee! Ma te pare, cia".
Chiude la telefonata ed infila il cellulare rovinato nella tasca dei pantaloni. L'ansia di Vittorio lo fa sorridere.

"Era la tua ragazza?", gli chiede Sara. Sta ancora sorridendo.
"Il mio ragazzo, certe volte esagera con l'ansia", la corregge tranquillamente.  Sara sorride in modo tirato.
"Che palle che tutti i più fighi sono gay", dice e fa l'occhiolino. Marco si stringe nelle spalle. Che ce posso ...

Sotto il cielo di RomaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora