Capitolo 1: Giochi di luce.

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"Non valutare il risultato finché il giorno non è concluso e il lavoro terminato."  E.B.B.

JOHN

24 aprile 2017

Prendo la valigia e lentamente scendo le scale che conducono all'uscita dell'aeroporto. Siamo appena atterrati al "Bradley International airport" reduci da un volo a dir poco disastroso.

"John vuoi un passaggio?" Matt è uno dei miei colleghi più fidati e ovviamente, ogni volta che dobbiamo partire per una missione viene in aeroporto in auto. In ufficio girano scommesse sul fatto che possa avere qualche sorta di fobia nei confronti dei taxi, forse semplicemente non si fida della gente. Facendo un lavoro come il nostro non posso certo dargli torto.

"Si, grazie, sai che non amo guidare di notte"

Matt accende il riscaldamento e all'interno dell'auto si innalza un lieve chiacchiericcio. Ted e Lucy stanno ancora discutendo del nostro ultimo caso, un sedicenne vittima di cyberbullismo che dopo anni e anni di sofferenza ha deciso di togliersi la vita. Ci abbiamo impiegato tre giorni, una sessantina di tazze stracolme di caffè e un paio di nottate per individuare i bulli che hanno distrutto la vita di cinque famiglie. Si, perché il caso di Simon non era un caso isolato come fin da subito le forze dell'ordine avevano pensato, era la quinta vittima di quello che i suoi aguzzini vedevano come un "gioco".

"Ciao ragazzi, a domani." Lucy ci saluta e assieme a Tom che borbotta un qualcosa come "non possiamo prenderci una vacanza" scende dall'auto.

L'auto riparte e non vedo l'ora di aprire la porta di casa. Arper starà già dormendo nella sua culla grigio e bianca perché dai, il rosa è superato. Lizzi sarà nel nostro letto, l'aereo ha tardato non poco quindi starà già dormendo pure lei. Ogni volta che penso a loro, alle mie due ragazze, penso a quanto la vita mi ha donato e a quanto io sia fortunato ad averle.

"John sei silenzioso stasera, qualcosa non va?"

"Tutto bene amico, sono solo stanco."

Arrivati nel vialetto di casa Matt ferma l'auto, scendo con la calma che solo un bradipo può avere e per poco non dimentico la valigia nel bagagliaio.

"La testa John, sicuro di averla attaccata al collo? Un giorno o l'altro ti presenterai in ufficio in mutande. Sempre se te le ricordi"

Le luci sono spente e un brivido di freddo mi sale pian piano sulla schiena. Questa città di notte è davvero tetra.

Infilo le chiavi nella toppa e accendo la luce. Buio. L'interruttore emette il solito click ma nessuna luce illumina la stanza. Riprovo. Mi sposto in cucina. Click. Buio. Esco dalla porta sul retro e mi dirigo verso il contatore generale. I cavi della corrente sono stati tagliati.

In lontananza avverto il bubolare di un gufo che mi mette i brividi. Prendo la pistola e pian piano rientro in casa. Salgo le scale stando attendo al quarto scalino, scricchiola, non voglio far rumore.

"C'è qualcuno? Agente speciale John Webber." Nessuno risponde. Il silenzio di minuto in minuto più fastidioso.

Entro in camera della piccola e la trovo nella sua culla a dormire sonni tranquilli, ha mr. Gioppy appoggiato al paracolpi ed è avvolta nella copertina grigia ricamata dalla mamma di Lizzy.

Nel corridoio che separa la nostra stanza da quella di Arper sembra tutto normale. Non manca nulla. Quando entro in camera da letto un senso di nausea mi pervade. Inizio a sudare freddo. Tutto diventa ovattato. Faccio appena in tempo ad inviare un messaggio a Matt che le forze mi abbandonano e cado in un sonno tormentato.



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⏰ Last updated: Nov 07, 2018 ⏰

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Soggetto A Spezzarsi Con FragilitàWhere stories live. Discover now