Capitolo 9 - ¿Qué responderías?

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Cercai di non pensarci troppo, sperando che in un modo o nell'altro l'avremmo fatta funzionare, quella cosa magica che c'era tra noi due.

Oltre a tutto, quel giorno avevo il tanto temuto esame di Linguaggi della pubblicità, ma non ne avevo fatto parola né con Paulo, né con nessun altro.
Era una cosa che facevo sempre, parlavo di un esame solo dopo averlo fatto, probabilmente per scaramanzia.

La giornata passò velocemente e una volta tornata a casa misi una tuta da ginnastica, poi affittai un'auto per un paio d'ore e andai a fare la spesa e un paio di commissioni. Affittare una macchina era una cosa che facevo spesso, soprattutto perché, pigra com'ero, la voglia di portare la spesa dal supermercato a casa a piedi spesso mancava.

Alla cassa dovetti aspettare circa mezz'ora in coda, perché la signora che stava pagando aveva preso un articolo senza prezzo, perciò la cassiera aveva dovuto chiamare l'addetto, che era un po' lentino dal mio modesto punto di vista.

Quando finalmente uscii dal supermercato mi resi conto di non aver ancora iniziato a comprare i regali di Natale, perciò feci un giretto in centro e ne comprai un paio.

Quando realizzai di trovarmi sotto casa di Paulo, decisi di suonare il citofono.
Presi l'ascensore, uscii e lo vidi sorridente appoggiato alla porta:
"Che ci fai qui?" disse, iniziando a baciarmi per poi trascinarmi dentro,
"Ero in giro e sono passata a salutarti. Pensa che ho affittato una macchina per fare la spesa e non sono ancora andata a sbattere contro un muro, e non ho nemmeno tirato sotto qualcuno." raccontai, fiera.

Scoppiò a ridere, e poi riprese a baciarmi, finché finimmo sul suo divano, senza fermarci.

Circa dieci minuti dopo, Paulo mi stava abbracciando, ma dovetti fare la guastafeste:
"Devo andare, devo portare a casa la spesa e riconsegnare la macchina, sennò mi fanno pagare il supplemento." sbuffai.

Mi lasciò andare, con l'espressione di un bambino arrabbiato e mentre uscivo disse: "Mettere sotto qualcuno in macchina è omicidio colposo, e non vorrei venire a trovarti in prigione. Stai attenta." disse, sorridendo ironicamente,
"Non ho preso la patente ieri. Piuttosto stai attento tu, con quella macchina da rally che ti ritrovi, corri il rischio di investire 30 persone di fila." scherzai.

Ci baciammo un'ultima volta, e poi entrai in ascensore.

Portai a casa la spesa, poi riconsegnai la macchina e, una volta tornata a casa a piedi, feci una doccia, mangiai un hamburger, e poi guardai un'infinità di episodi di Gossip Girl.

Andai a letto solo dopo che Paulo mi aveva mandato un messaggio in cui mi dava la buonanotte.
Stava diventando la mia dipendenza.

Mi svegliai il giorno seguente con un male alla schiena abbastanza forte, nonostante il ciclo fosse quasi terminato.

Mi alzai dal letto controvoglia, e iniziai a maledirmi perché il giorno prima avevo dimenticato di comprare la Nutella.

Mi preparai ed uscii per andare all'università. Nonostante camminare quando si ha il ciclo sia una scocciatura immensa, decisi di andare all'università a piedi, perché mia nonna aveva sempre detto che camminando i dolori mestruali diminuivano palesemente.

Incontrai Leo, e poi quando vidi Mel in corridoio le corsi dietro e le raccontai che io e Paulo stavamo insieme, e che avrebbe passato il Natale con noi.

Il giorno prima l'avevo vista solo per dieci minuti, e non avevo avuto tempo di raccontarle tutto:
"Cosa? Natale con noi? Paulo Dybala? Ommioddio. Ma i tuoi cosa hanno detto?" chiese incredula,
"A mio padre credo sia quasi venuto un infarto dalla felicità, mentre mia madre ha accettato e forse si è sentita un po' in dovere di dover fare tutto più lussuoso, senza sapere che Paulo è una delle persone più semplici e genuine del mondo." dissi, orgogliosa e felice,
"Sono contenta per te, davvero. Però stai attenta, ti ho detto tante volte di stare attenta alle persone di cui ti fidi, sei rimasta scottata fin troppe volte, non vorrei ti succedesse anche questa. Soprattutto perché lui è un calciatore, non vorrei che ti usasse come cotta passeggera tra una fidanzata e l'altra." disse Melissa, con un tono di voce quasi materno.

Le sue parole, però, per me erano quasi inutili, visto che mi fidavo ciecamente di Paulo. Non nego di avere avuto un po' di paura di soffrire ancora, ma questa volta avevo rischiato, e se fosse andata male avrei potuto dire di averci provato, ed essere orgogliosa di me stessa.

"Starò attenta, ma la mia domanda è: porterai anche Ricky?"
Lei annuì e poi ci dirigemmo in classe.

Riccardo era il ragazzo di Melissa dal primo anno di università, si erano conosciuti per causa mia: lui era un mio compagno di corso, e molto spesso mi facevo rispiegare le materie che non capivo da lui, così da non chiedere tutto a Leo, e non rischiare di trasferirmi direttamente dal mio amico per farmi spiegare matematica.

Quella giornata all'università fu molto stressante, e appena finite le lezioni tornai a casa, cenai, feci una doccia e mi addormentai poco dopo.

Il giorno dopo mi svegliai tardi, e arrivai a lezione con più di mezz'ora di ritardo, ma non era un problema: ci ero abituata.

La giornata passò abbastanza velocemente, pranzai con Leo, tornai a casa e chiamai su FaceTime mia sorella, che mi mancava davvero tanto.

Quando chiusi la chiamata mi scappò una lacrima, perché avrei voluto avere la mia famiglia vicina, senza rinunciare alla mia vita a Torino.
Finii per piangere, ma qualcuno suonò il campanello.

Pensai fosse la mia vicina, anche lei studiava all'università, che doveva chiedermi qualcosa, ma mi stupii nel vedere Paulo.
Era molto impegnato con gli allenamenti, perciò non pensavo ci saremmo visti fino a sabato, invece era lì davanti a me. Quando vide i miei occhi lucidi il sorriso gli sparì dalle labbra e mi abbracciò forte. Non avrebbe potuto fare cosa migliore.

Hey everyone!
In questo capitolo c'è una grande, anzi grandissima svolta per la storia di Paulo e Martina. 🤪
Hope you like it.
All the love. ❤️
-Sofi.

Sólo tú y yo. || Paulo Dybala. Where stories live. Discover now