4. Un nuovo lavoro

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[quella sera]
<Perché devo indossare questa stupida maschera?> chiese Mifune, sistemandosi la maschera giapponese che gli copriva l'intero viso.
<È un desiderio di Lady Arachne> disse semplicemente Mosquito con la voce ovattata dalla sua copertura.
Sul sedile posteriore, Arachne attendeva pazientemente che Shinigami si facesse vedere. Chissà di cosa doveva discutere con il padre di Kid? Mifune non era nemmeno certo Black Star sapesse che il genitore di uno dei suoi amici più intimi avesse a che fare con gente del genere.
<Eccolo> avvisò Mosquito, indicando un'ombra nera che iniziava a uscire dalle ombre ancor più scure.
Per l'incontro era stato prescelto un luogo isolato, come se si temesse l'interferenza di qualcuno. O come se si dovesse parlare di questioni segrete.
<E non è da solo> notò Mifune.
Al fianco dell'uomo, che indossava un lungo e scuro cappotto il cui collettò gli copriva anche metà faccia, procedeva un'altra persona. Alta quasi la metà di Shinigami, anche quest'ultimo aveva celato la sua identità.
Il ragazzo (Mifune valutò non avesse più di vent'anni) portava una pistola al fianco sinistro e un pugnale sulla gamba destra. Doveva essere abituato a certe situazioni, perché aveva un portamento rilassato e al contempo vigile.
Mifune sorrise tra sè e sè. Avrebbe avuto a che fare con un professionista, e l'idea lo stuzzicava.
<Scendiamo>.
Mosquito andò ad aprire la portella di Lady Arachne. La donna scese con tutta la calma del mondo, mentre Mifune si posizionò al suo fianco, pronto per entrare in azione.
<Shinigami> disse la donna con tono di scherno.
<Arachne> rispose l'interlocutore con disprezzo.
Tra i due non doveva correre buon sangue.
<Ti sembra questo il modo di rivolgersi ad una signora?> ridacchiò Arachne. Le rispose solo il silenzio. Se uno sguardo avesse potuto uccidere, lei sarebbe già stata morta.
<Cosa ci fai qui?>.
<Affari importanti hanno richiesto il mio rientro. Posso contare sul fatto che non mi darai la caccia, di nuovo?>.
<Solo perché ho accettato di incontrarti, non significa che ti lascerò andare>.
Un leggero spostamento della mano del compare di Shinigami mise in allerta Mifune. Con la coda dell'occhio percepì un sospetto brillare sopra ad un tetto. Afferrò la donna e la portò con se a terra. Un sibilo fu tutto ciò che accompagnò la pallottola che si conficcò sull'asfalto.
Mosquito fu svelto a spingere via Shinigami e a parare un calcio in perfetto stile karatè.
<Deve esserci un cecchino nascosto da qualche parte>.
<Shinigami! Mi temi fino a questo punto?>. Arachne rideva, come se fosse soddisfatta.
<Arachne, che cosa stai tramando!?>.
<Sei tu ad aver cercato di uccidermi> rispose la donna, correndo verso la macchina. <Mifune!>. Mosquito riuscì a disarmare il suo avversario, scongiurando il pericolo di uno scontro a fuoco.
<Dobbiamo portare via Arachne!> gridò lui di rimando.
<Ci penso io! Tu occupati di questa faccenda>.
Con un grugnito di frustrazione, Mifune si allontanò dall'autovettura, andando a prendere il posto del moro.
Con i capelli spettinati, ma un'aria compiaciuta, Mosquito si precipitò a mettere in moto la limousine.
La guardia del corpo estrasse la katana, tentando un affondo. Il suo avversario lo schivò di pochissimo, perdendo qualche capello nel mentre.
Estrasse il pugnale, parando un secondo colpo. Le lame crepitarono l'una contro l'altra. Entrambi vennero sbalzati all'indietro.
Alle loro spalle, la macchina di Arachne partì, allontanandosi nella notte.
<I tuoi compari ti hanno abbandonato> disse il ragazzo da dietro la maschera. <Non ha più senso combattere>.
<Se ci fermiamo ora, tu li seguirai, vero?>.
Il ragazzo rimase in silenzio.
<Immaginavo. Allora non posso fermarmi>. Mifune avanzò di qualche passo, per poi fare un salto all'indietro. Una pallottola sibiló fino a dove si trovava qualche secondo prima.
<Vi siete portati un cecchino> accusò l'uomo. Aveva sempre odiato le persone che uccidevano a distanza, senza nemmeno avere il coraggio di mettersi in gioco nell'avanscoperta.
<Come voi, d'altronde> rispose il ragazzo.
<Noi non avevamo nessun cecchino> si difese Mifune. Velocemente si avvicinò al giovane, costringendolo ad indietreggiare. Con un colpo di lama riuscì a crepare la maschera che lo copriva.
Bastava poco per tranciare qualunque materiale. La sua spada era talmente affilata da poter tagliare quella minima protezione come fosse burro.
Colto alla sprovvista, il ragazzo si bloccò per qualche secondo. Mifune non poteva sperare in qualcosa di meglio. Con la punta cercò di infilarsi nell'apertura creatasi. Frammenti di plastica iniziarono a cedere, rivelando parte del suo volto.
Capelli chiari.
Mifune esitò, facendo tremare la lama.
Una pupilla color cremisi.
La guardia del corpo spalancò gli occhi, fermandosi del tutto.
<Cosa...?>.
Un fiore scarlatto si aprì sul suo petto.
Mifune abbassò lentamente la lama, così come lo sguardo. La giacca bianca che aveva indossato per l'occasione si stava velocemente imbrattando di sangue.
Alzò una mano. Con espressione terrorizzata, il ragazzo si decise a fare qualcosa. Infiló il pugnale poco distante dalla ferita procurata dal proiettile.
La katana cadde a terra, tintinnando. Tremante e con la vista ormai annebbiata, l'uomo riuscì a mettere una mano sulla spalla del ragazzo. Quest'ultimo trasalì, spaventato.
Si appoggiò con le labbra al suo orecchio. Percepì l'irregolare battito del cuore e il respiro affannato del suo avversario. Sorrise, riflettendo sul l'ironia di quella situazione. Non avrebbe mai dovuto accettare quel lavoro.
<Dì a Black Star di prendersi cura di Angela> mormorò prima di crollare.
Il nodo, allentato dal combattimento, si sciolse, lasciando cadere a terra anche la maschera di Mifune.
<L'ho colpito, hai visto?> rimbombò dall'auricolare che il ragazzo indossava. <Non male come prima volta. Potrei pensare di cambiare lavoro, anche se credo Tsubaki non sarebbe tanto contenta>. L'eco di una risata rimbalzò tra gli edifici, giungendo sia attraverso l'apparecchio che tramite l'aria.
<Ehi, vengo lì a darti una man->.
<NO!>. Il ragazzo si lasciò scivolare a terra, poggiando vicino a sé il corpo ormai senza vita di Mifune.
<EHI! Nessuno si rivolge al grande Black Star con questo tono!>.
<Non azzardare ad avvicinarti, cazzo! Hai capito?!>.
Silenzio. <Ma che ti prende, Soul?>.
<VATTENE VIA!>.
Il rumore di qualcosa che veniva gettato con violenza lo raggiunse con vividezza.
<E cazzo! Non venire a lamentarti poi perché sei dovuto tornare a casa a piedi. Coglione!>.
Soul tolse ciò che rimaneva della maschera e gettò il tutto a terra assieme agli auricolari. Si prese il viso tra le mani.
<Che cazzo!> singhiozzò.

[a casa di Arachne circa 45 minuti dopo]
La donna carezzò la foto che aveva appesa al lato del letto.
Mosquito le stava versando del vino su un calice talmente pulito da parere trasparente.
<È andato tutto come programmato> si complimentò l'uomo, porgendo il bicchiere alla sua signora.
Lei lo prese con un ghigno soddisfatto.
<Sono sempre stata una maestra nell'isola e le persone>. Roteò il calice un paio di volte, osservando il colore del liquido mutare in base all'angolazione della luce. <A poco a poco perderà l'appoggio dei suoi amici, e allora cadrà nella trappola>.
Arachne bevve lentamente il vino, giocando con le lunghe unghie smaltate sulla foto. A furia di premerci sopra, stava per aprirsi un buco all'altezza del cuore.
<Il tuo uomo si è fatto scoprire?>.
Mosquito scosse la testa. <Dopo il primo colpo se ne è andato immediatamente. Quella guardia del corpo ha percepito il proiettile arrivare: è stato in gamba>. Un po' gli dispiaceva aver dovuto sacrificarlo.
<L'importante è aver piantato il seme della zizzania> concluse fredda Arachne.

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