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Non siate lettori silenziosi, per piacere.

Sono presenti errori grammaticali.

Almeno è un bel ragazzo.

4 luglio

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4 luglio.
Stadio Olimpico.
La favola.

Strinsi le bretelle del mio body per poi poggiarmi di nuovo alle transenne. Sbuffai rumorosamente quando le ragazze alle mie spalle si poggiarono su di me, tirandomi ancora una volta il body.

«Ragazze, non è nemmeno uscito è già state spingendo come le pazze.» sbottai girandomi verso di loro, rimanendo sorpresa quando trovai due ragazzine di massimo quattordici anni truccate come delle drag queen e non sapevo se sentirmi vecchia o incapace dato che io non sarei riuscita nemmeno a mettermi il rossetto.

«Allora spostati.» rispose con il solito accendo romano, facendomi alzare gli occhi al cielo. Tornai a guardare il palco davanti a me e controllai di nuovo il cellulare: non sapevo cosa mi dava più ansia se il concerto oppure la reazione dei miei genitori che mi aspettava una volta finito tutto.

«Tieni.» sussurrò la ragazza di fianco a me, tenendomi un codino. «Così almeno non ti tirano anche i capelli.» spiegò ridendo ed io la ringraziai, legandomi la massa disordinata di capelli. «Sono Martina, comunque.»

«Alessia.» dissi, stringendo la sua mano. «Non sei di Roma?» chiesi sorpresa e lei scosse la testa ridendo.

«Sono di Milano.» ammise sistemandosi contro la transenna, cercando di farmi spazio verso di lei, così da non avere più quelle due dietro di me. «Va meglio così?»

«Dio, grazie. Quanti anni hanno?» domandai liberandomi finalmente di quelle ragazze.

«Loro sono le mie due amiche, quindi puoi stare tranquilla.» disse indicandomi le ragazze proprio dietro di noi. «Elisa e Francesca.» continuò e strinsi le mani ad entrambe. «Tu di dove sei?»

«Sono di Napoli.» risposi ma la nostra conversazione viene interrotta da Niccolò che salì sul palco per fare il suo soundcheck. Le ore successive trascorsero tutte con tranquillità, non avevo persone poggiate sulle mie spalle che lasciavano dei lividi e appena iniziò il concerto la sicurezza iniziò a passare l'acqua. Verso metà converto Niccolò si avvicinò verso di noi e iniziò finalmente a parlare.

«Ti dispiace se li prendo?» domandò poi arrivando verso di me, indicando il tubo di baci perugina che avevo portato per lui.

«Te li lancio?» chiesi, essendo abbastanza lontani e anche se lui si allungasse non ci arriverei mai. Lui annui ed io cercai di mirare bene. Appena li prese, subito li aprì e scartò il primo.

«Er core nun se sbaja.» lesse il bigliettino e sorrise, infilandolo in tasca. «Sembra fatto a posta, è scritto in romano veramente.»

«Li ho presi a posta.» urlai cercando di farmi sentire e lui si girò di nuovo verso di me. «Sono tutti dei detti in vari dialetti.»

«Li hai presi a posta per me?» chiese quasi sorpreso e io lo guardai confusa, quasi però avevo voglia di ridere domandandomi se non avesse mai ricevuto dei baci perugina.

«Altrimenti non te li davo.» risposi ridendo e lui ne prese un altro, lanciandomelo. «Ogne scarrafóne è bèll'a màmma sóia.» lessi continuando a ridere. «Sembra veramente fatto a posta, sono di Napoli.»

«Questi baci sono stregati.» commentò ridendo, prendendone ancora un altro. «Ogni lassata è persa. Finalmente siciliano, qualcuno?» domandò guardando il resto del parterre ed un paio di ragazze alzano la mano. «Grazie comunque, sono buoni.» mi ringraziò tornando al pianoforte. Mentre cantava il mio cellulare iniziò a vibrare, era mia madre che mi chiamava con la videochiamata su whatsapp. I boomer ed internet, accoppiata vincente.

«Mamma sono nel bel mezzo del concerto.» risposi cercando di farmi sentire, dato che intorno a me c'erano più di cinquantamila persone che cantavano.

«Tu sei pazza!» urlò mia madre e la sentii benissimo, nel frattempo mio padre rideva in sottofondo. «Fammi almeno vedere un po'.» continuò e portai la telecamera verso il palco. Alla fine della canzone, Niccolò prese un altro bacio perugina. «Gli hai portato i baci?»

«Si mamma.» risposi ridendo e le ragazze accanto a me iniziano ad urlare il nome di Niccolò quando si avvicinò di nuovo verso di noi.

«Almeno è un bel ragazzo.» commentò mia madre quando arrivò proprio davanti a noi e si abbassò confuso.

«Mamma lui è Niccolò.» dissi ironica, facendo le presentazioni. Lui salutò con la mano, mentre scartava un altro bacio.

«Questa ragazza è pazza, ti segue ovunque e se un giorno arrivasse un divieto di avvicinamento a te non ci sorprenderebbe!» disse mio padre, facendolo ridere.

«Perché, dove mi hai seguito?» chiese curioso, togliendosi gli occhiali da sole.

«Pensa solo che di quest'anno è la settima volta che ti vede in concerto.» rispose mia madre, facendomi portare la mano sul viso. «E sta mattina ci ha avvisato con un post-it sul frigo!»

«Sei fuggita di casa?» domandò ridendo avvicinandosi cercando di sentire sentire meglio quello che dicevamo.

«Vabbè ora fuggire è un termine grande.» corressi, cercando di contenere la mia figura di merda davanti l'intero stadio.

«E non è nemmeno la prima volta che viene a Roma per un tuo concerto.» aggiunse mia madre, facendomi imbarazzare ancora di più. «Spero solo tu non dorma in aeroporto come sempre.»

«E poi dicevano a me che ero un bambino incontrollabile, non immagino cosa facevi tu.» commentò facendo ridere praticamente tutti. Avevo immaginato di parlare con Niccolò da sempre, ma mai mi sarei immaginata di parlare davanti uno stadio intero, facendo la mia più grande figura di merda. «Non si preoccupi signora, sta sera niente aeroporto.» aggiunse alzandosi e si avvicina al suo manager dall'altro lato del palco, poi tornò con un pass che mi lanciò. Appena lo afferrai lo guardai sorpresa. Lui, come se niente fosse successo saluta i miei genitori e raggiunse di nuovo il suo pianoforte per terminare il concerto.

Tinkerbell; UltimoWhere stories live. Discover now