Mordendosi una guancia, strinse i pugni e si disse di smetterla, che stava facendo il passo più lungo della gamba, pensando male di lui solo perché stava tardando di...

'Quasi un'ora, Francisca, tic toc, tic toc...' le disse ridendo acidamente una voce che era molto simile a quella di zia Eulalia.

Ancora più nervosa, riprese a passeggiare per la stanza, cercando di alleggerire il peso che aveva iniziato a provare nel petto. Quando fu sul punto di decidere di sparecchiare tutto e tornare nelle sue stanze, bussarono alla porta.

Sobbalzando, guardò per qualche secondo la porta d'ingresso prima di affrettarsi ad aprire.

Raimundo entrò sorridendo, levandosi subito il cappello "Buonasera, signora". Notando il suo volto teso, subito ritornò serio "Francisca, stai bene?".

Francisca sospirò e chiuse la porta "Sì sì, tranquillo, solo... troppi pensieri".

"Dovevano essere pensieri davvero seri per come mi hai guardato. Non mi dire che pensavi avessi deciso di non venire" concluse ridendo, ma, quando la guardò negli occhi, capì di aver fatto involontariamente centro "Francisca...".

"No, no, ti prego. Sono fantasmi miei, che mi creo da sola. Tu non c'entri nulla" concluse, sforzandosi di sorridere.

"Francisca..." le prese le mani, stringendogliele "Non ti avrei mai delusa così. Abbiamo deciso di ricominciare e non metterei in pericolo tutto questo per nulla al mondo. Se non avessi potuto raggiungerti, stasera, avrei sicuramente trovato il modo di avvisarti, non dubitarne".

Francisca sospirò e chiuse gli occhi, abbracciandolo "Lo so, scusami. Non so perché ho iniziato ad agitarmi. Ero nervosa e ho iniziato a pensare. Poi tardavi a venire e...".

"Francisca" la interruppe, allontanandola da sé e guardandola negli occhi "Non c'eravamo dati un orario, sono andato totalmente ad intuito su che ora venire. Ho pensato che una festa non sarebbe potuta iniziare prima di una certa ora e mi sono basato su quello. Se avessi saputo che i ragazzi sarebbero usciti prima, avrei fatto i calcoli diversamente".

Realizzando il suo ragionamento e la sua mancanza nel non avergli dato un orario esatto, si sentì quasi imbarazzata dai suoi pensieri di poco prima "Hai ragione. Scusa".

Raimundo sorrise e disse "Wow, due scuse nel giro di pochi minuti, state davvero cambiando, signora Montenegro".

Francisca rise, poggiando la fronte contro la sua "Ricominciamo, vuoi?".

Raimundo sorrise e la strinse a sé "Buonasera, Francisca".

"Buonasera, Raimundo. Benvenuto".

Si staccarono, lei gli accarezzò una guancia e lo prese per mano, avviandosi verso il salone. Quando Raimundo notò il tavolinetto imbandito, disse "Non mi dire che aspettavi ospiti?" e le fece l'occhiolino.

Lei rise "Direi proprio di sì".

"Francisca, tesoro, non dovevi".

"Sì, invece. Vieni, siediti".

Si sedettero sul divano ed iniziarono a parlare di tutto e niente, alternando carezze e sguardi a biscotti e chiacchiere. Ad un certo punto, Raimundo iniziò a ridacchiare e Francisca lo guardò stranita.

"Perché ridi?".

"Perché, quando si tratta di dolci, resti la pasticciona di sempre" e si allungò per toglierle alcune briciole dal labbro.

Lei sorrise e arrossì, abbassando lo sguardo. Raimundo sorrise e piegò la testa di lato, mettendole due dita sotto il mento per farle alzare lo sguardo "Ti ho già detto che sei bellissima, stasera?".

Come un fulmine a ciel serenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora