Oggi avrei dovuto studiare — vero, verissimo, sacrosanto; ma proprio non potevo, mi era impossibile concentrarmi, perché oggi pioveva — tuonava, scrosciava —, e so bene che quando piove poi arriva la ragazza di iris.
Se ne sta immobile, annacquata e sfuocata al di là del vetro della mia finestra, rigato da mille lacrime di pioggia. Se ne sta immobile seduta sul marciapiede, i gomiti sorretti dalle ginocchia ossute, il mento sorretto dai polsi sottili, gli occhi fissi sull'erba gonfia.
Ha gli occhi grandi — ha gli occhi più grandi del mondo, la ragazza di iris; se ci guardi dentro ci trovi l'intera foresta amazzonica, quella che esisteva prima della deforestazione. Ci trovi la foresta amazzonica, e poi le cascate del Niagara, e se guardi bene anche il Polo Nord.Non ama così tanto infradiciarsi, la ragazza di iris, ma non riesce a resistere all'odore della terra pregna di pioggia, delle foglie zuppe e gocciolanti. Non riesce a resistere al profumo malinconico del vento che si insinua fra i rami, li accarezza, li scuote, li agita, li spoglia delle perle d'acqua che vi si sono depositate, lasciandole infrangersi al suolo.
Non riesce a resistervi, e allora esce di casa e si siede sul marciapiede, e se ne sta immobile mentre la pioggia scroscia e le scorre in rigagnoli frettolosi fra i capelli, sulla fronte, sulle ciglia, lungo le guance e il collo; mentre la pioggia scroscia e le modella i vestiti addosso — quasi la sua sottile camicia bianca fosse un tutt'uno con la sua vita esile, e il suo petto dolce, e la sua pelle iridescente — quasi fosse una statua di stoffa, e di acqua, e di carne.E mentre lei se ne sta immobile sul marciapiede, io me ne sto immobile dietro il vetro appannato, lasciandomi nascondere dalla tenda verde muschio, lasciando che i miei occhi frughino famelici la figura di lei, lasciando che il tempo scorra, e fugga, e se ne vada anche al diavolo se vuole: a me basta la ragazza di iris.
Com'è pallida, la ragazza di iris, e com'è fragile la sua figura!
Ma quanto è fermo il suo sguardo, quanto è assorta la sua espressione, quanto armoniosa la curva delle sopracciglia aggrottate lievemente, quanto aggraziata la posa delle labbra di un rosa sbiadito!
Par che pianga — piange? — mentre rivoletti di Niagara le colano sul viso, e mi sembra di ammirare un quadro, olio su tela, e mi sembra che la pioggia stia sciogliendo il colore, stia fondendo le varie tonalità — di lei, e del cielo, e dei rami, delle foglie, dell'erba.E allora vorrei uscire dal riparo sicuro della mia tenda verde muschio, vorrei uscire di casa e correre da lei, raggiungerla col fiato corto per l'emozione, prenderla per mano, portarla dentro con me, all'asciutto, prima che i suoi colori sfumino per sempre, prima che sia solo petali e lacrime di rugiada.
Ma mi trattengo, mi trattengo ogni volta, perché strappare i fiori da terra è sciocco, e egoista, e violento. Perché poi i fiori inevitabilmente avvizziscono, si prosciugano, muoiono. Perché i fiori soffrono.
Perciò non mi muovo, non respiro, non fiato, e aspetto che sia lei ad agire.
Aspetto che raddrizzi lo stelo, che stiracchi le lunghe foglie, e sottili; che scuota pigramente la sua corolla e che si alzi, finalmente.
Aspetto che spezzi l'incantesimo, e che se ne torni nel suo mondo di fiaba, nel suo mondo di luce e poesia.Forse un ragazzo di girasole la attende, robusto e luminoso. Sicuramente non si rifugia dietro una tenda, sicuramente non resta paralizzato dalla sua delicatezza, sicuramente conosce mille parole dolci da sussurrarle, mille poesie da recitarle con voce forte e soffice.
Va' da lui, ragazza di iris, corri nel suo abbraccio. Ma quando piove torna qui, dove, sepolto nel muschio, un nontiscordardimé timoroso e invisibile ti aspetta.
26 - 27 marzo 2019
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solo quando piove
RandomHa gli occhi più grandi del mondo, la ragazza di iris. . © coffeendtv