6. Le ceneri di una città

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«Veniamo spesso qui io e gli abitanti del Villaggio» iniziò allargando le mani indicando lo spazio circostante.

Il sole non le era mai sembrato più vicino e sembrava essere ad un passo dalle sue mani. A dividerli era solo una vetrata che li circondava e un campanile con un tetto in cupola dava fine alla struttura.

Dovevano essere i resti di un'antica moschea dapprima imponente e maestosa, ora offriva come panorama solo i reduci di una città in rovina. Bombardata e lasciata a se stessa per poi essere ancora devastata.
Tanta crudeltà... non trovò parole da dire, afferrò il suo petto che sembrò ristringersi e farsi minuscolo.
Si sentì troppo piccola e sopraffatta da tutte quelle sensazioni cosi intense dovute a quel silenzio forzato che sottostava a loro.

Non ebbe forza di parlare o conciliare un pensiero sensato. Si prese un momento di silenzio per assemblare una parola di senso compiuto, con gli occhi vagava su quelle vie ostentandosi nel cercare ancora qualche forma di vita, qualche bambino correre in quelle vie a giocare con i suoi compagni. Di qualche madre che stendeva il bucato sotto al bel sole.
Dov'erano tutti? che cosa ne era stato di tutto il resto? eppure non le era sembrato di essere rimasta tanto tempo sotto terra assieme a Saleem. Il suo cuore la supplicò di ricevere risposte, seppur dolorose.
Voleva sapere delle sorti di Dover, di Parigi, di Doha.

«Cosa...dove sono tutti?» provò a dire, ma la voce si affievolì come se fosse stata settimane senza parlare.

Il Vecchio era rimasto ad osservare ogni reazione della ragazza che rimaneva ancora una perfetta sconosciuta, molto diversa dal suo mondo. Eppure dalle emozioni che le passarono in viso, notò della pietà di fronte a quelle macerie che prima ricordava esser casa sua.

Lui era abituato a vedere la morte, spesso addirittura la fronteggiava per salvare i membri della piccola comunità che formavano il suo Villaggio ed era  abituato a quell'immagine terrificante in cui si era trasformato il luogo in cui aveva vissuto felice fino a quattro anni fa.
Guardò afflitto la stessa strada principale dove prima c'era le fondamenta di casa sua, ora sommersa dalle rovine quella stessa strada era un ricordo di  numerosi negozi artigianali che vendevano cibo locale per i turisti che venivano spesso a far loro visita.

«Alcuni sono ancora qui, costretti a vivere sotto terra. Abitano in ciò che siamo abituati a chiamare Villaggio, esso è ciò che resta delle nostre dimore.
Viviamo nella speranza che molto presto tutto questo cambierà. La stessa speranza che ci accompagna da quattro anni ad oggi. Andiamo avanti nonostante tutto, nonostante non abbiamo più i nostri cari, e le nostre comodità.  La maggior parte però sono morti.» spiegandò parte della loro storia.

E Skye si stupì di fidarsi pienamente di quelle parole.

«C'è un Villaggio sottoterra?» Domandò, Adil annuì e riprese a passare la mano sulla propria barba in un segno di riflessione. Il suo sguardo era immerso di fronte a sé in luoghi remoti della sua mente.
«Sì. Dal conflitto ci siamo rifugiati e radunati insieme qui. Ma abbiamo fiducia delle nostre...risorse

«Risorse?» imitò, guardando quella stessa terra tormentata e priva di vegetazione. Non vi era nulla che potesse più donare qualcosa ad un popolo neanche se piccolo. Il Vecchio annuì lentamente e riportò gli occhi sulla ragazza.

«Skye, giusto?» chiese, ricevendo un sì come risposta.

«Le nostre risorse sono le stesse persone di cui ora tu temi. I ragazzi sempre armati che tanto ti spaventi di vedere in giro, gli stessi che ti hanno anche puntato contro un'arma ho saputo, sono anche gli stessi che difendono i resti del Villaggio. Ma non solo, difendono a denti stretti ciò che resta della scorsa vita o delle loro sorelle e i loro fratelli per continuare a sopravvivere.
Lo stesso Saleem è uno di questi. Non sopprimiamo innocenti, ma per ora resistiamo Agli attacchi dei nemici, alimentando il nostro coraggio con l'utopia di essere di nuovo felice un giorno e di rivangare le nostre terre sperando in una rivincita. Solo per vedere molto meno povertà fra la nostra gente e di vivere il resto che rimane della nostra vita in pace. Saleem, come noi tutti, spera che ben presto il resto della sua comunità non sarà più costretta a nascondersi e a vivere con il capo chino sottoterra e morire di carestia fino a pochi mesi fa» frenò per un istante lo sproloquio, soffermandosi sul battito d'ali di un piccione che passò accanto alle loro vetrate.

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