Al sentire il rumore di una carrozza, i tre figli dei Kim si girarono verso la porta, ed emozionati iniziarono a gridare:«È tornato, madre, è tornato!» rivolgendosi alla signora Cheong Jiu, anche lei entusiasta all'idea di rivedere suo marito.
L'uomo di casa entrò, accolto da urli di gioia, abbracci...
Fu tempestato di domande da Seokjin e da Namjoon, i primi due figli, mentre il terzogenito, Taehyung, non faceva altro che ripetere:«I nostri regali, i nostri regali!», riferendosi ai beni materiali che gli erano stati promessi alla partenza.
«Mio caro Taehyung», iniziò, «ho portato solo un regalo, ed è per tutti. Su, entra, Jeongguk» disse, girandosi verso la porta, per poi affiancare sua moglie e cingerle con un braccio la vita.
Le diede un casto bacio sulle labbra e aspettò che il bambino entrasse.
Quando fece il suo ingresso, il piccolo – intimorito come non mai – vide tutti gli occhi puntati su di lui e, oltre a quelli della famiglia, ne vide altri sbucare dalla cucina.
«Oh, signor Kim! Bentornato! Ma chi è, questo bambino sudicio? Dove lo ha trovato?» chiese la domestica, la signorina Lee Haeun, una ragazza di soli quindici anni che si occupava della cucina.
«Eh già, è proprio lurido! Cosa ci fa in questa casa, signor Kim?» si aggiunse il domestico, Park Doyun, un uomo sulla quarantina.
«Suvvia, suvvia! Jeongguk dovrà essere strigliato per bene, poi vedrete che sarà bello e profumato! L'ho incontrato per strada, se ne stava tutto solo e ho deciso di portarlo con me, qui, nella nostra famiglia» disse felice, incintando il bambino ad entrare.
«Fermo, fermo!», gridò Haeun, mentre Jeongguk si fece avanti per varcare la soglia, «ti porterà Doyun di sopra, altrimenti sporcherai tutto, ma fermo lì adesso.»
Jeongguk non poté fare altro che rimanere sull'uscio della porta.
«Caro...» provò a parlare la signora Cheong, non trovando le giuste parole da dire, «sei sicuro della scelta che hai fatto? Voglio dire...» la donna fu interrotta dalle urla di Seokjin e di Namjoon e dal pianto di Taehyung, i quali, fino ad allora, erano stati in silenzio, troppo scioccati alla vista di quello che sembrava un forestiero, nella loro casa.
Non lo volevano, assolutamente.
Nessuno lo voleva, nessuno!
Fatta eccezione per il signor Kim, nessuno voleva un estraneo nella loro casa.
«Volevo un regalo, non un estraneo nella mia casa, padre!» piagnucolò il più piccolo dei tre, Taehyung, mentre Seokjin sbuffava e Namjoon protestava.
«Non voglio sentire niente! Jeongguk da oggi fa parte della nostra famiglia, e voi siete obbligati ad amarlo e rispettarlo, intesi? Anche lui è un Kim, adesso, e che mai venga trattato diversamente! Ora, Doyun, portalo a fare un bel bagno, poi ceneremo tutti insieme, senza fare storie.»
Che il signor Kim si arrabbiasse era raro, ma quando succedeva, nemmeno il più capriccioso dei suoi figli, Taehyung, osava dire niente. Tutti si ammutolirono, i domestici corsero a fare le loro faccende.
«Vieni, ragazzino», disse Doyun, «ti preparo il bagno» e, nonostante le sue parole sembrassero gentili, il suo tono esprimeva tutt'altro che gentilezza.
Il domestico era freddo persino nei confronti di Seokjin, Namjoon e Taehyung, quindi non c'era da aspettarsi altro; non avrebbe trattato quel bambino diversamente dagli altri tre.
Jeongguk annuì debolmente e seguì quell'uomo sulla quarantina per le scale, osservando la sua figura storta e i capelli già bianchi ai lati della testa.
Si girò, rivelando il naso – per il bambino sgradevole e aquilino – e gli fece cenno di spogliarsi intanto che andava a riscaldare l'acqua.
Quando tornò, il domestico la versò nella grande tinozza che aveva difronte e Jeongguk vi ci si immerse fino al petto, e l'acqua – dapprima pulita – diventò sporca in un batter d'occhio.
«Accidenti, ragazzino. L'hai mai fatto un bagno?» Doyun iniziò a brontolare, incitando il bambino a lavarsi.
«Immergiti anche con la testa, ché hai il viso sporco e i capelli ti si sono attaccati sugli occhi! Sono troppo lunghi, dovrai tagliarli, accidenti!»
Jeongguk fece come gli era stato ordinato, e lavò bene sia il viso che i capelli, fino a quando non fu pulito dalla testa ai piedi.
«Doyun, Doyun!» gridò d'un tratto Namjoon dalla sua camera, facendo sbuffare il domestico, il quale, dopo aver roteato gli occhi, si rivolse al nuovo arrivato: «C'è il signorino Namjoon che mi chiama, rimani qui e non osare muoverti, capito? Continua a strigliarti un altro po', al mio ritorno ti darò dei vestiti», a queste parole Jeongguk annuì, ancora in silenzio.
Dopo aver lavato il corpo, il viso e i capelli per bene, non poteva nascondere di sentirsi molto meglio.
Finalmente si sentiva pulito, ma non aveva ancora né detto una parola da quando era entrato in quella casa né cambiato l'espressione indifferente che aveva sul volto.
Trasalì, però, quando sentì dei passi raggiungerlo veloci, mostrando la figura del terzogenito, ancora con le lacrime agli occhi. Sembrava essere andato lì deciso a litigare, data la sua espressione arrabbiata, ma, non appena lo vide, la sua fronte si liberò delle rughette che si era sforzato a far uscire per sembrare davvero arrabbiato.
Taehyung lo guardò come incantato: gli sembrava un altro bambino; aveva i capelli neri e lucenti, gli occhioni grandi, ora spalancati dalla sorpresa di avere un altro bambino di fronte; la bocca carnosa (o meglio, il suo labbro superiore lo era) leggermente socchiusa che, precedentemente, aveva fatto uscire un gridolino di stupore rendendo udibile la sua voce angelica; la pelle, sì scura, ma molto più chiara della sua... Taehyung notò tutto, perfino una cicatrice che aveva su una guancia.
Egli aveva approfittato del fatto che quel Jeongguk fosse solo per dirgliene quattro, perché era colpa sua se suo padre si era arrabbiato, ed era sempre colpa sua se nessuno aveva ricevuto un regalo, ma finì incantato ad osservarlo, così tanto che il nuovo arrivato – dopo che ebbe ricambiato lo sguardo curioso, scrutò la sua figura minuta ma più robusta della sua: portava i capelli castano scuro in ordine, gli occhi pece erano curiosi, la bocca piena e rosea.
Poi, come risvegliato da un sonno, arrossì e iniziò a guardare altrove coprendosi il petto con le braccia: l'imbarazzo fu visibile al nobile.
Taehyung ghignò:«Che c'è? Hai vergogna? Guarda che anch'io sono un maschio», ma nessun suono uscì dalla bocca dell'altro.
«Non parli? Ce l'hai la lingua?» continuò, stizzito: non voleva essere ignorato.
«Visto che sei nuovo e starai con noi per tutta la vita, o almeno finché non troverai una moglie, vuoi un amico o vuoi stare zitto fino ad allora?» domandò, e, in cambio, Jeongguk riprese a guardarlo stupito.
«Mi sembri coreano... Capisci ciò che dico?» non demorse, Taehyung non avrebbe smesso finché quel bambino non avesse aperto bocca.
Egli, però, si limitò ad annuire soltanto.
«Se non parli non sarò tuo amico» disse deciso, incrociando le braccia al petto, «vuoi che sia tuo amico, sì o no?» e, per sua grande sorpresa, Jeongguk mormorò un flebile sì.
Taehyung, inevitabilmente, sorrise fino a che le sue guance non si tinsero di rosa, poi si avvicinò al bambino, ancora zuppo nell'acqua sporca, ed esclamò felice:«Bene, io sono Taehyung, ho nove anni e ti insegnerò tutto quello che so, mh?»
Jeongguk non disse niente, si limitò a guardarlo ancora con quegli occhi da cerbiatto.
«Tu, invece?» Taehyung gli tese la mano, e in quel momento al bambino sembrò di rivedere l'uomo di qualche ora prima che lo aveva portato lì.
«Io... io sono Jeongguk» biascicò timido, spostando lo sguardo sull'acqua sporca.
«Sai, Jeongguk...» iniziò, «mio padre ha avuto ragione quando ha detto che – una volta lavato – saresti stato carino. Lo sei, molto, però non sembri un nobile» ammise, e se prima Jeongguk aveva accennato un sorriso, questo gli era morto subito.
«Non offenderti, neanch'io lo sembro. E neanche mio fratello, Namjoon. L'unico che lo sembra è Seokjin, ché ha la pelle pallida», si affrettò a chiarire, Taehyung, accovacciandosi per essere all'altezza dell'altro bambino, che non aveva più detto niente.
«Ho sentito i miei genitori parlare poco fa» disse, mostrando un sorriso strano, quadrato, bello, «staremo in stanza insieme, lo sai?» domandò e, mentre l'altro fece per rispondere, il domestico, Doyun, ritornò.
«Signorino Taehyung, che ci fa qui? In camera sua, ora!» sbottò acido, avvicinandosi a Jeongguk per trascinarlo fuori dall'acqua lurida.
«Stavo facendo amicizia con Jeongguk, Doyun. Ma quelli sono i miei vestiti?» domandò, quando ne vide qualcuno familiare.
«Sì, lei è il più piccolo e solo questi possono entrargli per bene. Non lo vede quant'è magro?» disse, incitando l'altro ad uscire.
«Sì, Haeun dovrà provvedere a nutrirlo come si deve» sorrise, guardando Jeongguk negli occhi, che arrossì visibilmente.
«Ti aspetto di sotto, Jeongguk. Ti siederai accanto a me», e con questo, sparì.📌
riecco il primo capitolo!!
l'ho revisionato ovviamente ,_,
spero vi piaccia (se siete nuovi qui o meno)
fatemi sapere le vostre impressioni (e critiche, affinché siano costruttive, ben accette) con una stellina e un commento, ne sarei felicissima 🤍
per domande e dubbi, ovviamente sono qui pronta a rispondervi
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CUORI IN BURRASCA // KOOKV (#Wattys2020)
FanfictionNella Corea del sud del 1837, il nobile capofamiglia Kim Junyong prende con sé Jeongguk, un bambino solo e malridotto che incontra lungo la strada di ritorno a casa. La sua intenzione di regalargli un posto dove stare non aggrada la sua famiglia, la...
一 (una sorpresa non gradita)
Comincia dall'inizio