Jungkook avrebbe provato qualcosa o non l'avrebbe provata affatto.

Era stato questo, in realtà, il rischio più grosso che Jimin aveva deciso di correre quando si era adoperato a colmare la distanza.

Ti starò a fianco e forse tu deciderai d'amarmi o forse no.

Jimin aveva ammirato Jungkook per il suo coraggio, sofferto per le sue delusioni e si era impegnato per cercare di alleviare le sue pene. Aveva detto a Seokjin che gli piaceva più di quel che doveva.

Tuttavia negli anni si era fatto un'idea distorta dell'amore e questo gli aveva impedito di riconoscere il suo sentimento per quello che era. Perché aveva fatto per Jungkook più di quello che avrebbe mai fatto per Min Yoongi allora e la cosa invece di distruggerlo lo aveva reso felice.

Baciarsi aveva solo messo allo scoperto ciò che sospettava da tempo.

Ed ora ogni volta che chiudeva gli occhi,a casa mentre lavava le posate e sospirava sui piatti insaponati, o in ufficio come in quel momento, Jimin riviveva l'accaduto ed era come se Jungkook lo baciasse ancora. Gli sembrava di sentire il tocco delle sue labbra fredde e umide sulle sue. Era stato come sentirsi avvampare.

Jimin tamburellò nervosamente le dita sulla scrivania.

Era da millenni che non sentiva questo brivido di eccitazione, questo marasma emotivo che era insieme vertigini ed euforia. Aveva visto Jungkook altre volte dopo i fatti di domenica ed era stato meno strano di quel che Jimin aveva anticipato. Jungkook gli aveva accennato un sorriso e Jimin aveva ben volentieri accettato di comportarsi per il momento come se nulla fosse. Se si era accorto che lo sguardo di Jungkook si era posato più volte su di lui durante la lezione, cercò di non darlo a vedere. Dopotutto niente in Jungkook faceva pensare che fosse pronto a parlare.

In ogni caso per quanto fosse riuscito a comportarsi normalmente di fronte all'altro numero zero, la mattina si era ritrovato più stanco del giorno prima ed era stato distratto per tutta la giornata.

Voleva che il tempo che Jungkook gli aveva chiesto, passasse presto così da poter sapere se continuare a preservare una sciocca speranza o abbandonare ogni suo desiderio.

Avrebbe dato qualsiasi cosa per essere in grado di leggere nel pensiero di Jungkook e anticipare la risposta. Ma Jungkook non era una persona ovvia per quanto onesta. C'era tanto da cogliere e non tutte le porte venivano lasciate aperte.

Jimin guardò l'orologio sulla scrivania. Aveva ancora mezz'ora prima della fine della sua giornata lavorativa. Forse non poteva entrare nella testa di Jungkook ma qualcuno poteva illuminarlo un pochino al riguardo. O quantomeno consolare il suo povero cuore.

Prese il cellulare dalla tasca e scrisse il messaggio in fretta e nervosamente, nella speranza che il suo amico d'infanzia rispondesse subito. Con po' di fortuna Hoseok era libero.

La risposta, come sperato, fu veloce al punto che in due minuti Hoseok gli stava già proponendo un orario e un luogo. Avrebbe voluto urlare di gioia, ma gli rimanevano ancora venti minuti di lavoro e non poteva fare scenate in mezzo ai suoi colleghi. Quando infine l'orologio batté la fine della giornata, Jimin raccolse in fretta le sue cose, spense il computer e si fiondò in parcheggio.

Se fosse stato più in confidenza con Taehyung, lo avrebbe chiesto a lui, o forse no. Non voleva introdursi fino a quel punto e avrebbe finito col mettere Taehyung in una posizione scomoda. Hoseok sembrava la soluzione migliore e Jimin non ringraziava abbastanza per come il destino aveva aggiustato le cose, facendogli ritrovare l'amico di un tempo.

Hoseok era seduto al tavolo del bar che messaggiava al telefono mentre aspettava Jimin e, a giudicare dal suo sorriso enorme, doveva trattarsi della sua anima gemella. A volte Jimin si chiedeva come dovesse essere vivere da numero due, se fosse davvero così meraviglioso come il mondo ti faceva credere. Un tempo avrebbe risposto di si con una punta di amarezza ma senza traccia di dubbio. Tuttavia alla luce del racconto di Namjoon non ne era più così sicuro.

Un mondo per noi dueWhere stories live. Discover now