Capitolo 5: Haven

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Sollevo le spalle e ne sorseggio il primo goccio; mi brucia la gola, lo stomaco. È magnifico immergere i dispiaceri qui dentro.
« Il vento della disperazione, John. Tu come stai? »

Alla mia domanda gli vibra il petto per una risata sconnessa.
I suoi piccoli occhietti sono concentrati sul suo lavoro. Dev'essere triste dover venire ogni giorno, in questo posto buio.
« Come vuoi che stia? Come un uomo che non sa più cosa fare della propria vita. »

È la risposta che immaginavo.

Finisco in un sorso il resto del contenuto del bicchiere e lo invito a prepararmene un altro. Nel frattempo mi racconta di quella che è la sua vita ora, anche se sembra esserne rimasto ben poco, della sua malattia che pian piano si fa strada nel suo corpo, abbreviando la strada verso la morte. E un pò mi rattrista, un pò mi fa ridere.

Alla fine del suo discorso, mi guarda attentamente e mi domanda:
« Tuo fratello... come sta? »

« Lui sta bene. Ma non lo sento da settimane. È sempre preso dalla sua ragazza e dal loro bambino. Dovrebbe nascere alla fine dell'anno. » riprendo a bere il mio secondo bicchiere, mentre John mi domanda ancora:

« E tu lo andrai a trovare? »

Scuoto il capo, per poi leccarmi le labbra.
Sarà meglio che non esageri con l'acool. Domani ho gli allenamenti, non posso permettermi di ridurmi in stato pietoso.

Sto per andarmene e per pagare il mio conto, quando un urlo spezza il silenzio ovattato del locale.

Sia io che John ci voltiamo nella stessa direzione, e quel che vedo mi sorprende a tal punto che non so cosa fare.

Avalon Green è l'ultima persona che avrei creduto di poter incontrare in un locale del genere.
E sopratutto non in compagnia di Greg, l'ubriacone del posto.
Lui la guarda con aria languida, e lei si allontana come se avesse appena preso la scossa.

Dev'essere stata lei ad urlare, perchè la sua espressione è terrificata; gli occhi spalancati a metà tra la paura e il disgusto.
Ha portato le braccia attorno borsa ed è finita contro il bordo di un tavolo.
« Tieni quelle luride mani lontane da me! Hai capito? »

Sia io che John ci fiondiamo nella loro direzione, ma lo blocco, lasciandogli intendere che ci penserò io.
Lui si fa da parte e scuotendo il capo torna dietro il suo bancone, riprendendo a pulire i bicchieri e borbottando stizzito.
Detesta quando succedono cose sconvenienti nel suo locale.

Mi avvicino verso Avalon, che non si è ancora accorta della mia presenza, anche se non so se le farà piacere sapere che ci sono io a prendere le sue difese.

Greg però mi sta già guardando, e mi sorride, mettendo in mostra i suoi denti gialli.
« Andrews, sei sempre più uguale a tuo fratello! »
La sua voce è roca e sgradevole quasi quanto l'odore che emana il suo corpo.

Avalon incrocia il mio sguardo, e come noto con piacere, sembra quasi sollevata nel trovarmi lì.

Le afferro un braccio e la trascino dietro di me, come a voler farle scudo.
« Sta zitto, Greg! Cosa le hai fatto? »

Lui ride, ed Avalon trema. Lo sento attraverso le dita che le stringono il braccio esile.

« Nulla le ho chiesto soltanto se mi faceva toccare quel bel culo che si ritrova. Ha la forma di una pesca. »

Avverto il debole lamento che fuori esce dalle labbra della ragazza alle mie spalle. E non so se è per quello o se per la risata squallida di Greg che non ci vedo più dalla rabbia.

Mi avvento su di lui con un grugnito degno di un vero maschio e subito sento le nocche entrare in contatto con il suo naso, da cui comincia ad uscire sangue.
Tanto sangue.

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