Parte 1.

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Sento la porta cigolare.
Eccola, ancora lei.
Io stesa sul letto distolgo lo sguardo dal cellulare e la guardo. Ha un'espressione poco rassicurante e le labbra socchiuse pronte per lasciare spazio alle parole. Per chi non lo ha ancora capito e si sta chiedendo chi essa sia:
è mia madre e mi sta richiamando all'attenzione facendomi notare l'ora.
Ebbene si, sono in ritardo, come al solito,  ma stavolta non devo nè andare dal dentista nè a scuola. Ho un appuntamento con un ragazzino in centro città, ci siamo conosciuti su internet ed è da più o meno un mese che  "ci" scriviamo,  tra virgolette perché l'unica persona che tiene viva la conversazione è lui. Non so nemmeno perché ho accettato di presentarmi e di prepararmi in maniera da non sembrare una stracciona. Lui si è alzato alle 4 per prendere il treno ed in chat appare visibilmente in ansia e preoccupato. Io, a dire il vero, l'unica preoccupazione che ho é quella che le mie calze si possano strappare. Mi alzo dal letto, prendo lo zainetto in spalla, il giubbotto e mi dirigo verso l'uscita mentre mia madre continua ad urlare raccomandazioni; io annuisco. Entro in macchina, l'autista questa volta è mio padre ed é visibilmente tranquillo e rilassato, sa che ho un appuntamento con qualcuno ma non gli preme sapere il nome di quel qualcuno così io evito di parlarne.
Fa partire l'auto e arrivata a destinazione mi faccio lasciare pochi metri più in là rispetto al luogo dell'incontro. Sto camminando con passi spediti ma il rumore dei miei stivali mi rimbomba nella testa e mi fa sentire a disagio anche per pochi secondi prima di incontrarlo. Non so cosa aspettarmi, ora mi sento meno menefreghista e più incapace di tenere le redini delle mie emozioni.

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⏰ Last updated: Jan 22, 2020 ⏰

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