❝ 𝐂𝐡𝐚𝐩𝐭𝐞𝐫 𝟏𝟕 ❞

Comincia dall'inizio
                                    

"Bene" le prende appoggiandole sulla scrivania "Ora vattene" incrocia le braccia.

"Pensa davvero che io sia venuto qua solo per questo?" alzo le sopracciglia "Risolviamo, qua e adesso, prima che esca di testa"

"Non c'è niente da risolvere" continua a far vagare lo sguardo sulla mia felpa.

Mi avvicino.

"Guardami in faccia" mormoro.

"Smettila..."

"Vuoi fare l'invincibile del cazzo? Falla bene. Guardami negli occhi Chiara"

Lei li alza puntandoli dritti nei miei.
Nella mia testa fuochi d'artificio, sole, vento e tempesta tutti insieme.
Un uragano di cose che mi premono contro al petto e mi annebbiano il cervello. Annego nelle sue iridi, mi lascio cullare come se stessi galleggiando sul mare. A pochi passi dalla riva o in mezzo all'oceano, chi può dirlo. Temo solo di poter affogare.
Alzo una mano senza riflettere, non mi rendo nemmeno conto di farlo, è naturale quanto sbattere le palpebre.
Le sposto una ciocca di capelli, percorro il suo volto con i polpastrelli, poso il palmo sul suo viso.
Il suo respiro, la pelle della sua gola che guizza impercettibilmente quando deglutisce, le labbra socchiuse. Mi fa girare la testa.

"Ti prego Lorenzo, sto anche male, vattene..." un soffio esce dalla sua bocca.

Noto solo ora quanto sia debole.

"Cos'hai?" domando preoccupato.

"Febbre" risponde "Era da anni che non mi ammalavo"

Credevo fosse stata a casa per ciò che aveva detto quella vecchia strega su di lei, ma avrei dovuto immaginarlo. Non è il tipo di persona che dimostra quando una cosa la fa star male.

"Hai la febbre e giri per casa in reggiseno?" cerco di fare un sorriso malizioso, ma la mia preoccupazione traspare comunque.

"E a te che fastidio dà?" mi sfida.

"Nessuno, anzi..."

Inizio ad accarezzarle il braccio con la mano libera.

"Perché non mi lasci stare..." si lamenta con voce tremante.

Le poso le labbra sulla fronte.

"Sei bollente cazzo" impreco sottovoce "Vai a letto dai"

"Solo se tu vai fuori da casa mia" tossisce.

Scuoto la testa trovando incredibile il suo orgoglio anche in queste condizioni. La prendo delicatamente per la spalle obbligandola a sdraiarsi.
Cede, tornando a rannicchiarsi tra le coperte dove c'è ancora la sua sagoma. Piccola, indifesa, fragile, dolce. Tutti aggettivi che non avrei mai pensato di dedicarle.

"Ora stai qui?" chiede.

Non suona come un invito o una minaccia, solo come una domanda pura e semplice.

"Sì" rispondo con lo stesso tono.

Annuisce, troppo stanca per litigare.
Intreccio le dita alle sue, sorridendo per la differenza di grandezza.

"È inutile che fai quella faccia da coglione, sono lunghe quanto le tue" sbuffa.

"Solo se consideri le unghie"

"Certo che considero le mie bambine" afferma con tono offeso.

Alzo gli occhi al cielo divertito, sollevo le nostre mani ancora unite e le bacio il dorso. So che questo momento di pace non durerà per molto.

"Lorenzo..."

Ecco, per l'appunto.

"Dimmi Biancaneve"

𝐃𝐞𝐯𝐢𝐥 𝐦𝐚𝐲 𝐜𝐫𝐲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora