20. Comparse da Denver

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Passai il pollice lungo la sua mascella, disegnando il contorno delle sue guance. La guardai dritta negli occhi. Volevo che capisse che ero sincero. "Pensavo che te ne fossi pentita di nuovo"

Ele sussultò, ma cercò di nascondere l'effetto che le mie parole le avevano fatto. Deglutì e si alzò, sedendosi sulle mie ginocchia e poggiando il palmo sul mio cuore. 

Appoggiai la fronte sulla sua. "Tyler, non me ne sono mai pentita. Neanche quella volta. Non potrei mai farlo"

Feci per ribattere, ma mi posò il pollice sulle labbra per zittirmi. "No", sussurrò scuotendo la testa. "Dicevo sul serio quando ho detto che questa volta sarebbe stato diverso. E lo è stato. Quindi, ti prego, smettila di incolpare te stesso. Lo volevo davvero. Perciò, semmai, siamo entrambi egoisti. Capito?", domandò. 

Sorrisi al modo in cui l'aveva messa. "Si, signora", dichiarai, sporgendomi per baciarla. 

Ele ridacchiò a contatto con le mie labbra, poi si alzò e mi trascinò verso il suo letto. "Ora possiamo dormire? E' presto ed il letto era gelato senza di te", si lamentò ridendo. 

Una volta sotto le coperte, si accoccolò al mio fianco e posò la testa sul mio petto ascoltando i battiti del mio cuore, proprio come aveva fatto quella notte. 

Ma adesso ci credevo anche io che fosse diverso. 

"Buon Natale, Tyler", sussurrò con la voce assonnata. Alzò la testa e mi sorrise raggiante. 

Le scostai i capelli della fronte e la baciai. "Buon Natale, nocciolina"

                                                                                     * * *

"Non sbirciare", la rimproverai quando fummo appena davanti alla mensa del campus. Lanciai un'occhiata dietro di me e feci capire di rimanere in silenzio. 

"Non sto sbirciando!", ribattè con voce impaziente, ridendo. "Ma le tue mani sono troppo grandi e non respiro più"

Le liberai la vista e si girò di scatto, gettandomi le mani al collo ridendo e guardandomi negli occhi. "Te l'ho fatta! Ci sei cascato!", esclamò fingendo la voce di un bambino. 

Poi guardò alle mie spalle e spalancò gli occhi quando vide Susan e Clay in piedi a pochi metri da noi. Allentò la presa intorno a me, il sorriso lentamente svanendo. 

Ritornò di scatto con gli occhi nei miei, cercando risposte. 

Le sorrisi soltanto. Quando mi lesse dentro, la sua espressione si addolcì, ma l'intensità con cui mi stava guardando era talmente tanta che dovetti deglutirla tutta. 

Susan si schiarì rumorosamente la gola. "Beh? Non saluti la tua migliore amica?", si lamentò. 

La lasciai andare e mi girai, guardandola correre verso Susan e quasi farla cadere a terra. "Whoa, okay. Calma, tigre. Buon Natale anche a te", esclamò lei, ma ricambiò l'abbraccio e la strinse. 

Quando si staccarono, Ele guardò Clay, facendosi per avvicinarsi. stavolta fui io a schiarirmi la gola.

Clay alzò gli occhi al cielo e le tese la mano, scoccandomi un'occhiata ad di là delle sue spalle. "Va meglio?", mi prese in giro. 

"Decisamente", confermai quando si furono stretti calorosamente la mano. 

Ele mi raggiunse di nuovo, stringendosi al mio fianco ed afferrando la mia. Era chiaro che fosse felice, ma sembrava leggermente nervosa. Le accarezzai la mano con il pollice. 

Continuava ad alternare lo sguardo tra Clay e Susan, incredula. "Non è un'allucinazione, vero? Voglio dire... ", disse in modo insicuro. Scosse la testa. "Wow. Mi sembra di star sognando"

Non mi toccare 3 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora