Ero la prima a non volere attenzioni indesiderate, con l'unico risultato di un altro trasferimento.
Mary annuì decisa e mi sorrise, prima di tornare al suo giornale. Feci volare un bacio a Brandy che, fortunata lei, ancora sonnecchiava sul divano in soggiorno, e presi le chiavi della macchina, uscendo in fretta e furia.
Maledetto ritardo cronico!
Calati gli occhiali da sole sul naso, mi misi al volante e accesi il motore, pregando in ogni lingua di limitare i danni e di arrivare con almeno qualche minuto di anticipo.
[...]
Il parcheggio della scuola era gremito di studenti, e dovetti fare ammenda: il rollio del motore fece girare parecchie teste.
Storsi la bocca, colpevole: scusa Mary.
Mi infilai nel primo posto libero che trovai e spensi la macchina.
Mi diedi un'occhiata nello specchietto prima di scendere, cercando di sistemare con le dita la mia criniera bionda, ma rinunciandoci presto con uno sbuffo esasperato.
Quella mattina avevo optato per un trucco semplice, una linea di eyeliner e mascara, tutto li, accompagnati da una maglietta dei metallica strappata accuratamente, che arrivava a metà stomaco, e dei jeans skinny neri a vita alta.
Non un granché, ma tutto sommato niente male. Nella norma.
Scrollai la tensione dalle spalle e mi diedi due buffetti sulle guance da sola; era solo una scuola, una delle tante.
Sigaretta in bocca e indifferenza in viso, mi nascosi dietro gli occhiali da sole per passare inosservata, camminando velocemente attraverso il piazzale.Adocchiai una ragazza intenta a fissare il telefono con un cipiglio imbronciato, le dita sbattevano sulla schermo con una rabbia che non si addiceva per nulla al suo corpo esile ma prosperoso.
I capelli scuri e lisci le scendevano sulle spalle come una coperta, luccicando sotto alla luce del mattino. Per un momento la invidiai, io dovevo litigarci tutti i giorni con quei cazzo di capelli.
Era avvolta in un vestito morbido con una stampa floreale chiara che risaltava sulla pelle abbronzata, l'orlo arrivava appena sopra al ginocchio mentre il busto accollato le dava un'aria da bambola da collezione.
Sembrava una ragazza a posto, poteva andare bene per chiedere informazioni.
Mi avvicinai decisa e la sentì imprecare a denti stretti come un camionista.Ok, magari non era così innocente, risi tra me e me.
Rimasi un momento dietro di lei, dandole un po' di privacy e aspettai che smise di insultare chiunque fosse dall'altra parte del telefono.
Spensi la sigaretta sotto la punta della scarpa e mi avvicinai ancora «Deve averti fatta proprio arrabbiare, eh?» ironizzai.
«Arrabbiare è un eufemismo!» sbottò «Quel cogl-»
Si bloccò quando, girandosi verso di me, non mi riconobbe.
Ero più alta di lei di poco meno di una decina di centimetri e prima di guardarmi in volto mi squadrò da capo a piedi, incuriosita.
I suoi occhioni scuri risaltavano sotto al trucco leggero, e le labbra a cuore avevano una tinta di un rosa bello acceso.
Ora che la rabbia sembrava scivolata via dal suo corpicino, sfoggiava dei lineamenti dolci e morbidi.
Decisamente una bambola da collezione.
Aspettai con pazienza che finisse la sua analisi e finalmente sbatté le palpebre un paio di volte, tornando a guardarmi in faccia.
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Corri lontano da me
RomanceCOMPLETA IN REVISIONE (potrebbero variare alcuni nomi, farò più in fretta che posso) *** Scarlett ha passato l'adolescenza a scappare, prima ancora di sapere da che cosa si stesse nascondendo. I suoi genitori le hanno lasciato un segreto che nemmeno...
Capitolo terzo
Comincia dall'inizio