A Beverly non piaceva Bryce Puckett. Non sentimentalmente, almeno.
Era un ragazzo carino, con i capelli biondi sempre in ordine e un sorriso cordiale, e forse se fosse stata abbastanza brilla ad una delle feste del quartiere per ricchi a cui si imbucava di solito con gli altri Perdenti, ci avrebbe anche limonato.
Ma non era quello il caso, e non capiva proprio perché lui l'avesse puntata in maniera tanto insistente.
In che modo, esattamente, si era lasciata sfuggire un qualche gesto di interesse?
Aveva iniziato a pensare che fosse perché seguiva sempre gli allenamenti dagli spalti, a ora di pranzo. Ma lo faceva perché aveva una passione per il baseball, e Bryce non era sicuramente l'unico in campo.
Fatto sta che quel giorno si era superato: anziché rivolgerle i soliti sorrisi e dedicarle ogni punto segnato esibendosi in balletti imbarazzanti, le aveva fatto un regalo.
La sua mazza da baseball.
Strappandole anche la promessa di allenarsi insieme ogni tanto.
Aveva detto che le avrebbe insegnato a fare qualche battuta.
Per questo, Beverly si ritrovò a camminare per la scuola con una mazza in mano, senza sapere bene cosa farsene - probabilmente sarebbe finita in cantina, e sua zia Amy l'avrebbe usata per scacciare i piccioni che facevano il nido sul tetto a febbraio.
La stava facendo oscillare malamente tra le dita, per poco non le sfuggí di mano. La recuperò appena in tempo, prima che si schiantasse contro il pavimento e facesse un rumore tale da spaventare... era Rebecca, quella incastrata tra gli armadietti e il corpo di Patrick Hockstetter? Ed era Belch quello che le dava le spalle, inguainato in una giacca di pelle tre taglie piú piccola?
Che stavano facendo?
Si fece indietro, nascondendosi dietro uno spigolo.
-Non so di che parli.- Disse Rebecca, appiattendosi contro l'armadietto, il volto di Patrick ad un soffio dal suo.
Beverly s'irrigidí: sapeva di dover intervenire, ma la curiosità la bloccò sul posto. Di cosa la stavano accusando?
-Lo sanno tutti, ormai.- Rispose Hockstetter.-Che sei la troia di quel gruppo di finocchi. Te la sei fatta con Tozier,- Sollevò l'indice davanti ai suoi occhi.- poi l'hai tradito con Nick a Capodanno.- Il medio. Rebecca si contorse come un animale in trappola, le dita che quasi scavavano nel metallo.
-Pensavi che non ti avessero vista mentre gli succhiavi il cazzo?-S'intromise Belch, e anche se Beverly non poteva vederlo in faccia, dal modo in cui si raddrizzò, le mani sui fianchi larghi, doveva essere piuttosto soddisfatto di quel che aveva detto.
Rebecca affondò i libri nello stomaco di Patrick, tentando di spingerlo via, ma questi le mise una mano attorno al collo, inchiodandola agli armadietti.-E adesso ti scopi Denbrough. Nell'aula di teatro.-
Beverly fece un salto indietro, e Rebecca mise le mani attorno a quella che Hockstetter le teneva premuta sulla gola.-Fottiti.- Gli disse, gli occhi verdi ardenti come fiamme.
Patrick sollevó un angolo della bocca.-Fottimi tu, troia.- Replicò, infilandole la mano libera sotto la gonna, e Beverly decise che aveva visto abbastanza.
-Lasciala andare, figlio di puttana!- Urló, uscendo dal suo nascondiglio, la mazza da baseball stretta tra le mani.
Tre paia di occhi si fissarono su di lei, stupite. Quelli di Hockstetter si fecero subito divertiti.
-Guarda, Belch.- Ridacchiò, facendo un cenno col mento nella direzione di Beverly.- Ce n'é una anche per te.-
Reginald sorrise con malizia, voltandosi completamente verso di lei.-Devo accontentarmi sempre degli scarti, eh, Patrick?- Rispose, senza guardare il compagno, ma con una certa ilarità.
-Ah, davvero?- Rispose Beverly, ricambiando con un ghigno altrettanto feroce. Iniziò ad avanzare, brandendo la mazza.-Vieni a prendermi, testa di cazzo!- I passi leggeri si trasformarono in una corsa, le scarpette che tonavano sul pavimento in marmo del corridoio.
Voleva colpirlo. Voleva spaccargli la faccia.
Sollevò la mazza e saltò in avanti, pronta a picchiargliela sui denti, e mentre era in aria le parve di vedere la scena al rallentatore: il terrore sul viso di Huggins, il suo goffo tentativo di coprirsi la testa, la bocca spalancata di Patrick, la mano che aveva teso verso di loro, in un muto tentativo di fermarla.
Beverly non si fermò.
Ma non lo colpí in faccia, perché era sicura che l'avrebbe ucciso.
La mazza cozzò contro il costato del giovane, facendolo prima urlare, poi piegare in due per il dolore.
I piedi di Beverly toccarono di nuovo terra, e mentre dalla gola di Belch provenivano le ultime eco di quell'ulro prolungato, Rebecca assestò una ginocchiata all'inguine di Patrick,  che si era distratto a guardare la scena.
Il ragazzo la lasciò andare e indietreggiò, le mani premute sul cavallo dei pantaloni, e lei picchiò il pesante libro di anatomia sulla sua nuca, con un tonfo secco.
Beverly stese un braccio verso di lei, superando il corpo di Belch.
-Andiamo!- Le urlò, mentre Rebecca afferrava la sua mano e si lasciava trascinare via.
Corsero a perdifiato verso l'uscita, le mani giunte, i palmi sudati per la paura, e si tuffarono nella macchina di Beverly, che riuscí ad accendere il motore solo al terzo tentativo, tremante come una foglia.
-Ti porto a casa.- Riuscí a dire, con voce spezzata, riprendendo fiato.
Rebecca annuí e basta, tenendosi occupata con la cintura di sicurezza.
Dopo un po' iniziò a piangere, lacrime silenziose scorrevano sulle sue guance accaldate per la fuga.
Stava sudando freddo, e non ebbe il coraggio di sollevare le mani per asciugare il pianto.
Rimase immobile, incastrata sul sedile come un pezzo dei lego, le dita strette spasmodicamente attorno alla cintura.
Alzò gli occhi per guardare Beverly, e vide che la sua presa sul volante era un po' tremula. Sembrava concentrata sulla strada, ma il suo volto era ancora rosso di rabbia, e sbatteva le ciglia troppo spesso, in preda a un tic.
Cos'era successo?
A Rebecca sembrò di essersi appena svegliata da un incubo.
Patrick le aveva davvero messo una mano sulla coscia?
Fu investita da un conato, la sensazione delle sue dita sulla pelle ancora vivida.
E poi, le aveva dato della troia?
Le aveva detto che tutti avevano visto le sue labbra attorno al pene di Nick, a Capodanno? Che credevano che avesse tradito Richie, che stesse andando a letto con chiunque, persino con Bill?
E anche se fosse stato vero, che cazzo di colpa ne aveva? Se voleva fare un pompino a qualcuno, doveva davvero vergognarsene? E questo autorizzava chiunque a metterle una mano sotto la gonna?
Sentí montare la rabbia, e desiderò di essere stata lei a colpire Belch con la mazza. Almeno, si sarebbe sfogata un po'.
Adesso aveva solo una gran voglia di urlare.
Beverly accostò di fronte alla villetta, le mani ancora strette sul volante, i nervi che guizzavano. Si morse le labbra, poi si voltò verso Rebecca, guardandola con un timore che non le apparteneva.-Credo che dovremmo parlarne.- Disse.
L'altra si irrigidí, la rabbia che l'aveva infiammata divenne improvvisamente ghiaccio, il sangue si era fatto freddo nelle sue vene.-Non ho fatto sesso con Bill.- Rispose, d'istinto, anche se non avrebbe dovuto giustificarsi.
Anche se sarebbe stato un suo diritto divertirsi con chi le pareva, soprattutto con un ragazzo non piú fidanzato.
Ma non voleva essere aggredita anche da Beverly, per cui le fu istintivo mettere le mani avanti.
Quest'ultima però la sorprese, scuotendo il capo con espressione bonaria.-Non me ne importa.- Replicò, lasciando andare il volante.-Voglio parlare di quello che ti hanno fatto. Ti senti bene?-
Rebecca schiuse un po' le labbra.
Di nuovo, sentí le dita di Patrick scavare nella carne della sua gamba. Di nuovo, rivide il suo sguardo famelico, il suo volto troppo vicino, percepí il suo respiro sulla guancia. Se Beverly non fosse arrivata in tempo, cosa sarebbe successo?
Non voleva neppure immaginarlo.
Ma lo fece ugualmente, e si sentí spaccare a metà. Si sentí aperta in due, sezionata, violata, esplorata, divorata.
E non poteva fare altro che rimanere ferma a guardare mentre il suo corpo veniva usato come un accessorio, un contenitore da riempire. Come se non ci fossero attaccati un cuore e un cervello, e corde vocali per urlare.
-No.- Rispose, guardando l'orlo della gonna, tirandolo sulle ginocchia scoperte.
Beverly le mise una mano sulla spalla, facendola sussultare.-Quello che hanno detto non é vero, Becca. Nessuno ti vede cosí. Nessuno ha il diritto di farti sentire cosí.- L'altra non disse nulla, continuava a respirare affannosamente, le lacrime si erano asciugate sul suo volto formando sentieri traslucidi.-Non ci sarebbe stato nulla di male se tu avessi davvero fatto sesso con dei ragazzi, e questo non li autorizza a...-
-Lo so.- La interruppe Rebecca.
Ed era proprio quella consapevolezza a farla infuriare - perché lei non avrebbe fatto nulla di male, in nessun caso, quindi con che pretesa si erano comportati cosí nei suoi confronti? Chi gli aveva dato il permesso?
Beverly sospirò.-Quello che é successo é orribile.- Aggiunse, accarezzandole un po' la spalla con il pollice.-Ma poteva andare peggio. Non sono riusciti a farti niente.-
-Ma avrebbero voluto.- Rebecca sentí di nuovo le lacrime pungere per uscire.-E io non avrei potuto fare nulla. Nulla per impedirglielo, per difendermi.- Si voltò di scatto verso Beverly, singhiozzando.-E non lo meritavo!-
-Nessuno merita una cosa del genere, qualsiasi cosa abbia fatto.-
Rebecca chiuse gli occhi, tentando di stabilizzare il respiro, i battiti del cuore.
Cercò a tentoni la maniglia della portiera, e vi strinse attorno le dita.-Mi dispiace averti trascinata in questa storia.- Disse, aprendola un po'.-Non mi sopporti neppure. Dovrei andarmene.-
Beverly si allungò verso di lei e richiuse rapidamente lo sportello, togliendole le mani dalla maniglia.-Non dire sciocchezze!- Ribatté, e lo stupore negli occhi dell'altra le fece male. Si era comportata in maniera tanto orribile con lei, da farle credere che l'avrebbe abbandonata anche in un momento cosí doloroso?- Qualsiasi rancore possa esserci tra noi, passa in secondo piano di fronte a questo.-
Rebecca si portó una mano tremante al petto.-Io non voglio che ci sia rancore tra noi.- Ammise, con gli occhi che ancora luccicavano.
-Nemmeno io.-
-Ma é vero,- Proseguí la ragazza, reprimendo un singulto.-che sono innamorata di Bill.-
Beverly abbassò repentinamente lo sguardo, presa da un profondo rammarico.
Lo sapeva. Dall'inizio. E se l'era presa con lei per questo, ma la verità era che Rebecca non aveva mai fatto nulla per portarglielo via. Anche adesso che si erano lasciati, non si era gettata su di lui come avrebbero fatto certe ochette di quel quartiere. Non si era mai comportata come piú di un'amica, gli aveva dato supporto e affetto laddove lei aveva lasciato insicurezza e vuoto.
Avrebbe dovuto esserle grata, per aver tentato di restituire il sorriso ad una delle persone cui piú teneva al mondo.
-Mi rende felice.- Le rispose, perché era la verità, e Rebecca sgranò ancor di piú bocca e occhi. Aveva smesso di piangere.- Bill merita qualcuno che lo ami davvero, e io non sono stata capace di farlo. Sei migliore di me, in questo.-
Sulle labbra dell'altra comparve un sorriso, appena accennato e ancora carico della sofferenza degli eventi trascorsi, ma a Beverly si scaldò comunque il cuore.
-So,- Disse Rebecca, con dolcezza.-che vuoi bene a Bill. Un bene immenso. Credo che questo valga quanto l'amore che ho da offrirgli, e non devi sentirti da meno.-
Beverly tornò a sedere composta sul sedile, il capo chino e un piccolo sorriso celato dietro le ciocche fulve.
Dopo tutte le colpe che si era data, dopo tutto il male che sentiva di aver causato, udire quelle parole fu miracoloso. Si sentí un po' sollevata.-Grazie.- Mormorò.
Calò il silenzio per un po', e Rebecca pensò che fosse il caso di togliere il disturbo.
Ma non voleva rimanere da sola, ancora con il pensiero di quel che era accaduto, delle risate perfide di Patrick e Belch, della violenza evitata per un soffio.
Aveva bisogno di qualcuno e, non credeva l'avrebbe mai detto, ma si trattava proprio di Beverly.
Non aveva mai avuto un'amica.
-Vuoi entrare?- Le chiese, indicando l'abitazione di fronte a loro.-Posso preparare un té.-
Beverly sollevò la testa e guardò in direzione della villa, nascondendole di nuovo la sua espressione.-Non mi piace il té.- Rispose.
Rebecca sentí una piccola fitta di delusione. Probabilmente era un modo gentile per rifiutare.
Fece per aprire la portiera, ma la voce di Beverly la fermò.-Ci sono i succhi di frutta?-
L'altra sorrise ancora, piú genuinamente di prima, e il terrore, la rabbia, la tristezza, la vergogna lasciarono posto ad un'espressione lieta.-Sí.-

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