L'ultima battaglia per la Terra di Mezzo

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"Figli di Gondor, di Rohan!" gridò Aragorn con voce possente "Fratelli miei! Vedo nei vostri occhi, la stessa paura che potrebbe afferrare il mio cuore. Ci saranno lupi e scudi spezzati quando il mondo degli uomini arriverà al crollo. Ci sarà un giorno in cui dimenticheremo tutti i legami di fratellanza ma non è questo il giorno! Quest'oggi combattiamo! Per tutto ciò che ritenete caro, su questa bella terra, io vi invito a resistere, uomini dell'Ovest!" Come un suol uomo tutto l'esercito sguainò le spade. Le schiene dritte e gli occhi scintillanti. I rohirrim suonarono i corni e il potente richiamo di guerra dei figli di Eorl mi rincuorò.

Le orde di Mordor furono su di noi e il caos della battaglia ci avvolse. Con grida di morte dal cielo calarono i nazgul. Ma proprio allora quando la speranza morì nei nostri cuori sentii qualcuno gridare: "Le Aquile! Arrivano le Aquile!". Alzai gli occhi e vidi Gwaihir, signore della Aquile, seguito da Landroval e da tutti i suoi vassalli, che volevano veloci sulle loro enormi ali. Con grida di rabbia attaccarono i nazgul con i possenti artigli.

Persi di vista Pipino e Boromir ma non potevo preoccuparmene al momento, troppo impegnata a cercare di rimanere viva. Anduril scintillava alla mia destra e finché Aragorn era vivo la speranza permaneva.

Improvvisamente un tremore scosse la terra. Gli eserciti di Mordor tremarono e i loro capitani fermarono l'assalto. La malizia del loro padrone che gli aveva riempiti di odio li aveva abbandonati. I nazgul con urla terribili volarono a velocità impressionante verso il Monte Fato, richiamati da Sauron. Gli uomini fecero per lanciarsi in avanti ma Gandalf alzò le braccia e urlò con voce possente: "Fermi! Fermi uomini dell'Ovest. Perché questa è l'ora del Fato".

In quel momento il Monte Fato eruttò altissime fiamme implodendo in se stesso. Con urla terribili i Nazgul furono travolti e uccisi dai lapilli e con un un lungo, rovinoso rombo, torrione dopo torrione, la possente Barad Dûr crollò. Da essa una grade nube a forma di uomo si alzò. allungò una mano verso Ovest, ma era impotente e il vento che arrivava dal mare la diradò.

"Il portatore dell'Anello ha compiuto la sua missione. Sauron non è più" annunciò Gandalf.

Una gioia insperata rinacque nel mio cuore. Dimenticandomi di tutto e di tutti corsi da éomer che mi prese tra le sue braccia e mi sollevò da terra urlando: "Vittoria!" e appena mi rimise giù le sue labbra reclamarono le mie e tutto scomparve intorno a noi.

Gli eserciti di Mordor erano in rotta. I rohirrim e chi aveva ancora dei cavalli si mise all'inseguimento degli orchetti. Andai anch'io con éomer e i miei ranger per assicurarci che nessuno ci sfuggisse. Gli altri rimasero a combattere gli Esterling e i Sudroni che avevano deciso di combattere fino alla morte.

Mentre i cavalli volavano dietro ai numerosi orchetti mentre le frecce piovevano tra di loro, i rohorrim iniziarono a cantare. Cantavano di morte e il terrore riempì gli orchetti pazzia, tanto che alcuni si buttarono nei crepacci da loro stessi creati o si impalarono con le loro stesse spade.

Sotto le fronde degli primi alberi dell'Ithilien uccidemmo gli ultimi orchetti. Era finita pensai con sollievo. E con il cuore contento, lentamente lasciando andare i cavalli al passo, ci addentrammo sempre più nell'Ithilien, il giardino di Gondor. Gli uccelli cantavano di nuovo e tutto sembrava fresco e nuovo come se la primavera avesse deciso di apparire improvvisamente intorno a noi.

"Dove, mia signora?" mi chiese un ranger

"Ai Campi di Cormallen" decisi. C'era abbastanza spazio per accamparci e c'era il fiume era il posto ideale per fermarci a riposare e accudire i feriti.

I Rohirrim si rimisero in formazione dietro a me ed éomer e preceduti dai ranger ci dirigemmo ai Campi.

Una grande ombra si proiettò su di noi e dal cielo calò Gwaihir e Landroval. In groppa vi era Gandalf, e tra gli artigli le aquile tenevano Sam e Frodo, svenuti, sporchi ma vivi. Dei letti furono subito montati per loro. Vennero lavati, cambiati e medicati. A Frodo mancava un dito. Quando li vidi ben accuditi li lasciai a Gandalf per organizzare il resto degli uomini.

Quando il grosso dell'esercito ci raggiunse le tende erano già montante e i fuochi ardevano.

In testa, con mio grande sollievo, cavalcavano Aragorn, Imrahil con Amrothos e Elphir e la Compagnia con Pipino tenuto in braccio da Boromir. Era ferito ma non sembrava grave, infatti mio fratello mi sorrise per tranquillizzarmi.

Quando il sole cominciò a scendere tutti erano sistemati. Frodo e Sam dormivano ancora. Nonostante la stanchezza gli uomini ridevano e festeggiavano accanto ai fuochi. Ora la notte non faceva più paura.

Le aquile erano volate avanti, a portare a tutti la lieta novella della caduta di Sauron. Aragorn decise quindi di rimanere qualche tempo ai Campi di Cormallen per permettere ai feriti di guarire e tornare sui propri piedi a casa, vittoriosi.

Imrahil mandò messi a cavallo a Gondor e da lì, sulle navi più veloci, sarebbero andati a Dol Amorth: Lothiriel ci avrebbe raggiunti presto. E, temevo, anche il resto della nobiltà di Gondor una volta saputo della vittoria. Il pensiero non mi dava nessuna gioia. 

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