Zenvor

Lars Berg e Rolf Jensen avevano molto in comune. Non solo entrambi erano stati un tempo biologi marini stimati, seppure in quegli ultimi tempi finiti ai margini della comunità scientifica; non solo si erano distinti ai loro tempi per la portata rivoluzionaria dei rispettivi Dottorati di ricerca; avevano entrambi un sogno che li aveva fatti conoscere e aveva guidato le loro vite negli ultimi anni, un sogno che ora li portava a fissare un puntino che girava in tondo sullo schermo di un sonar di un sommergibile nei pressi del fondale sotto la banchisa artica.

Entrambi erano stati da sempre affascinati dalla fauna marina e, in particolare, da quella ancora per gran parte sconosciuta che popolava le profondità più oscure degli oceani, là dove la luce della superficie non arrivava mai.

Era stato Jensen in realtà a introdurre l'amico e collega all'idea che certe creature fantastiche potessero in effetti esistere per davvero e lo aveva fatto in maniera talmente appassionata e convincente, mostrandogli così tante fonti storiche, seppure principalmente in forma di miti o leggende, da convincere anche lui in breve tempo che ciò che andava proclamando potesse in effetti essere verosimile.

Da quel momento ogni ricerca congiunta dei Dottori Berg e Jensen era stata volta a provare al mondo l'esistenza delle sirene.

Ma loro non si proponevano di cercare generiche prove dell'esistenza passata o presente di una specie, loro cercavano "la sirena".

Si erano infatti convinti dell'esistenza di un unico esemplare, probabilmente molto antico, di sirena che avevano ribattezzato Zenvor in omaggio ai nomi di due creature simili presenti in numerosi miti che avevano studiato.

E così, dopo numerosi fallimenti, dopo essere stati gradualmente relegati ai margini della comunità scientifica come presunti pazzi visionari, dopo anni a caccia di fondi e mezzi per dimostrare al mondo la correttezza delle loro tesi, qualche mese prima avevano finalmente trovato un benefattore che aveva fornito loro un vecchio sommergibile prossimo al disarmo che un tempo era usato per le prospezioni minerarie sui fondali oceanici con tanto di equipaggio al completo.

«Guarda...» bisbigliò il Dottor Jensen rivolto al collega con un ampio gesto della mano in direzione degli oblò; come era stato ordinato tutte le fonti di illuminazione erano state escluse a eccezione della strumentazione di bordo e dei fari esterni.

Attraverso i finestrini rotondi filtrava una piatta e tenue luce bluastra appena sufficiente a rendere intuibili più che realmente visibile una sagoma che riappariva a intervalli regolari: evidentemente, come aveva detto il marinaio al sonar, qualunque cosa fosse stava girando loro intorno, probabilmente incuriosita dall'arrivo nel suo habitat di quel nuovo, grosso animale luminoso.

«Tre metri abbondanti di lunghezza...» mormorava il Dottor Berg appuntando dati in maniera febbrile su un bloc notes tascabile «Sagoma umanoide... movimenti assimilabili a pesci o altri specie mammifere marine... presenza apparente di tentacoli o appendici simili a braccia umane... si può ipotizzare l'esistenza di appendici palmate o pinne per favorire la locomozione...»

«Sento qualcosa qui, Dottor Jensen! » intervenne all'improvviso nel quasi totale silenzio un secondo marinaio addetto alla rilevazione dei suoni del fondale -Solo che... non sembra avere niente a che fare con... con... con il canto delle sirene che ci... col canto delle sirene di cui ci avete parlato»

«Registra quello che puoi, Jens» ordinò il Dottor Berg -Più tardi vedremo di cavarci fuori qualcosa di senso compiuto»

«Mi offro volontario per uscire» annunciò il giovane togliendo le cuffie dalla testa dopo aver eseguito i comandi ricevuti.

«Uscire? E dove penseresti di andare, di grazia, marinaio?» intervenne brusco per la prima volta il Capitano del sommergibile.

«Fuori... dalla sirena» replicò l'altro con una semplicità tale che pareva aver semplicemente detto di voler andare in cambusa a farsi un caffè -Qualcuno deve andare fuori dalla sirena... raccogliere campioni... esaminare...»