Capitolo 29 • Fottitene

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Sentii un «muoviti» concitato nel mentre.

Mi ritrovai a guardare il soffitto, mentre la testa cominciava a farmi male seriamente. Dopo qualche istante, nel mio campo visivo apparve Rose.

«Evelyn...» disse, con il tono tipico di chi cercava di mantenere la calma.

«Sì... sì...» dissi piano e, cercando di capire cosa dovessi fare, rotolai su me stessa e mi alzai in piedi.

«Evelyn?»

Non mi ero nemmeno accorta che Rose si era avvicinata in modo inquietante e aveva cominciato ad annusarmi. Solo allora mi resi conto di indossare ancora i vestiti della sera precedente.

«Puzzi di alcol» disse con voce acuta. «Hai una cera orribile e non ti sei nemmeno cambiata. Tu ti sei ubriacata ieri sera.»

Mi limitai a stare ferma e zitta.

«Sei in condizioni orribili» aggiunse, storcendo il naso e guardandomi come se le facessi pena.

Cominciò a spingermi verso il bagno e io la assecondai, sentendo però il senso di turbamento salire. Mi stava sfuggendo qualcosa della serata precedente, non riuscivo a ricordare particolari importanti.

Con la doccia fredda riuscii a svegliarmi un po'. Mentre mi sfregavo i capelli con decisione, mi ritrovai a ripercorrere quella notte nella speranza di ricordare.

Weston e Abigail... Il fatto che mi fossi ritrovata davanti a casa di Will senza averlo premeditato e il mio patetico crollo emotivo...

Poi avevamo ballato, bevuto e ballato di nuovo.

Arrossii subito, sentendomi avvampare nonostante l'acqua gelida che scivolava sul mio corpo. Sentii una stretta al petto al ricordo, non potendo fare altro che pentirmi amaramente di essermi lasciata andare in quel modo.

Non potei non ringraziare il fatto che fosse domenica. Per fortuna non avrei rischiato di incontrare Will quel giorno.

«Siamo in ritardo di un'ora!»

Bussò insistentemente alla porta, invitandomi a sbrigarmi. Uscii dalla doccia, decisamente più sveglia di quanto non fossi prima. Posai lo sguardo sullo specchio, che mi mostrò il riflesso di una me con una cera orribile.

Avevo due occhiaie gigantesche e gli occhi bassi per la stanchezza. Senza pensare, come se Rose non fosse dall'altra parte della porta a urlarmi continuamente di muovermi, feci una veloce ispezione del mio viso.

Quando le mie mani sfiorarono la pelle fredda del collo, improvvisamente fui investita da un ricordo.

Io, ubriaca e senza freni, avevo trascinato Will al muro.

Vidi il mio stesso riflesso arrossire di colpo al ricordo delle sue labbra che si erano appoggiate sul mio collo, proprio dove adesso stavo posando le dita. Ero sicura che avesse detto qualcosa, ma per quanto mi sforzassi, non riuscivo a ricordare.

Improvvisamente la porta del bagno si aprì, rivelando una Rose livida di rabbia.

«Evelyn... Matt e suo padre ci aspettavano all'Istituto Omega. Un'ora fa!» disse, facendomi spalancare gli occhi di colpo. «Sei ancora ubriaca per caso?»

Mi prese per un polso e mi portò in camera.

Venti minuti dopo stavo sbattendo la portiera della macchina di Rose, con i capelli ancora umidi raccolti in una crocchia.

«Si può sapere dove sei stata?» mi chiese mentre, in fretta e furia, faceva partire la macchina.

Presi un'aspirina, mentre si immetteva nella strada.

ELYRIA • L'ultimo soleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora