Lucid Dreams -Sogni Lucidi-

By disastrouslyfunny

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"Per 'sogno lucido' si intende quel sogno avuto in coscienza del fatto di stare dormendo." |estratto cap.5| L... More

Prima notte
Seconda notte
Terza notte
Terza notte (seconda parte)
Quarta notte
Quarto giorno
Quinta notte
Al gala
Settima notte
Ottava notte
Ottava notte (seconda parte)
Ottava notte (terza parte)
Nona notte
Tredicesimo giorno
Quattordicesima notte
Quattordicesimo giorno
Quindicesima notte
Quindicesimo giorno
Sedicesima notte
Sedicesima notte (seconda parte)
Sedicesima notte (terza parte)
Sedicesima notte (quarta parte) & Epilogo

Decima notte

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By disastrouslyfunny

Era avvenuto di nuovo.

Nonostante tutto il tempo sprecato a riflettere sulla gravità di quanto fosse accaduto nel corso dei giorni precedenti e dopo essersi sentita estremamente stupida ad avergli concesso la propria verginità, Hermione aveva fatto nuovamente sesso con Draco Malfoy. Era accaduto in sogno, certo, ma ormai non poteva più fingere che non si trattasse di qualcosa di intrinsecamente reale.
Si erano studiati, avevano parlato e infine era accaduto. Lui le aveva sfilato di dosso quell'abitino fittizio senza pensarci una seconda volta, facendoglielo scivolare lungo le gambe morbidamente, così da poterla esaminare da cima a fondo. Lei non si era nascosta e gli aveva concesso di scoprire una parte di lei più adulta e meno paranoica. Infine, dopo alcuni secondi, la ragazza si era azzardata a muoversi per prima, e Draco l'aveva ammirata posare le proprie piccole mani sul suo petto scoperto, per poi tendersi verso il suo viso. Si erano baciati con ferocia, come decisi a strapparsi di dosso gli ultimi rimasugli di maschere che avevano scelto di indossare. Come per accantonare chi fossero –almeno per la durata di quel momento.
Era stato un amplesso diverso dagli altri, ma non per questo meno coinvolgente. Il biondo, d'improvviso certo di avere a che fare con la vera-Granger-passionale-e-non-vergine, si era concesso ad azzardare di più: l'aveva premuta contro il muro a lungo, l'aveva vezzeggiata senza remore e aveva cercato di mostrarle un lato del sesso deliziosamente selvaggio.

E a lei era piaciuto immensamente.

Non poteva dire che si fosse trattato di pessimo sesso –perché sarebbe stata un'enorme menzogna-, ma certamente il mondo dei sogni non poteva essere comparato a quello reale. Ciò che aveva vissuto tra le coperte del proprio unico, verissimo letto era stato oltremodo intenso, e si domandava se sarebbe avvenuto di nuovo. Per il momento, comunque, si sarebbe accontentata di scaricare lo stress accumulato in giornata con Malfoy in quel loro personalissimo e segreto universo alternativo.

E in quel momento si sentiva molto stressata.

"Tesoro, mi dispiace!" esclamò sua madre oltre la cornetta del telefono, ostentando un tono di voce sinceramente mortificato: "Ho dimenticato di dire a Betty di cancellare il tuo più uno."

Hermione gemette, portandosi la mano libera sulla fronte: "Non importa. Può capitare, avrai avuto altro a cui pensare."

La udì sbuffare: "Puoi presentarti anche senza Ronald, non è nulla di grave."

"Per me lo è eccome." Replicò immediatamente la riccia, immaginando l'espressione che sua cugina le avrebbe rivolto se, dopo tanta fatica per farle anche solo credere che avesse un ragazzo, si fosse presentata al suo imminente matrimonio senza nessun accompagnatore.
Fin da quando erano state molto piccole, Betty aveva avuto cura di farla sentire terribilmente inferiore come donna, e questo non le era mai pesato particolarmente. Eppure doveva ammettere di essersi sentita molto forte il giorno in cui le aveva rivelato di avere scoperto in Ronald un possibile interesse, e di avere visto la sua incredulità in volto. Presentarsi senza nessuno ora sarebbe stata una sconfitta imperdonabile.

"Devo trovare un accompagnatore."

"Hermione, cara, è un matrimonio e non una competizione." Cercò di rassicurarla la madre. Udì però molto chiaramente suo padre gridare qualcosa, distante dal telefono, di molto simile a per nostra figlia tutto è una competizione!

Gemette sconfitta: "Ha ragione papà."

"Sembri una bambina, e non l'eroina descritta dai giornali."

"Sono polivalente, mamma." Tagliò corto la ragazza. Prese a giocherellare con il cavo del telefono, mentre manteneva lo sguardo fisso sul soffitto.

"Sei testarda, orgogliosa e molto più intelligente di così." Cercò allora di convincerla ancora una volta la donna. La riccia, però, non volle ascoltarla. La salutò brevemente dicendole che avrebbe trovato qualcuno che potesse sostituire, seppure per la breve durata di un pomeriggio, Ronald Weasley, poi attaccò il telefono.

Passò così la giornata a torturarsi su chi avrebbe potuto sfruttare come possibile nuovo accompagnatore, perfettamente consapevole del fatto che il suddetto matrimonio sarebbe giunto nel giro di brevissimo tempo. Si ritrovò a dirsi, però, che probabilmente tutto quel rimuginare le sarebbe risultato certamente terapeutico, e che l'avrebbe distratta per un po' dal pensiero del meraviglioso corpo di Draco Malfoy nudo contro il proprio.

Ops, ci stava pensando di nuovo.



Draco si incontrò con Blaise quello stesso pomeriggio.
L'amico gli aveva spedito un gufo domandandogli se si sentisse in vena di concedergli qualche ora del suo tempo, e il biondo si era ritrovato ad accettare pur di smettere di pensare alla riccia per almeno parte della giornata. Si era infatti costretto ad ammettere a sé stesso che gli fosse ormai divenuta un pensiero fisso dal momento che non poteva evitare di passare molti più minuti del dovuto a immaginare tutte le cose incredibilmente scabrose che avrebbe potuto insegnarle ogni notte, fino a quando la loro situazione non si sarebbe chiarita -quindi a tempo indeterminato.

Perciò intorno alle tre di pomeriggio si era infilato nel caminetto del maniero, aveva afferrato una manciata di polvere volante e aveva chiaramente detto ad alta voce il nome della locanda alla quale si era dato appuntamento con il moro. Era apparso in quello stesso luogo nel giro di pochi istanti e lo sguardo felino del compagno di casata aveva immediatamente attirato la sua attenzione. Avevano ordinato due burrobirre e avevano iniziato a parlare.

"Se il processo si conclude per tempo, tornerai a scuola?" gli domandò con noncuranza Blaise dopo avere bevuto un sorso della propria bevanda. Il biondo osservò il boccale sistemato di fronte a lui, chiedendosi per quale motivo fosse finito per ordinare quella tremenda schifezza zuccherata. Il pensiero della Granger lo rendeva davvero tanto distratto da non riuscire a prestare attenzione a una piccolezza del genere?

Guardò l'amico: "Sì."
Lo aveva deciso da tempo. In quanto serpeverde, e dotato di conseguenza di una fortissima ambizione, Malfoy non avrebbe mai permesso che tanti anni della propria vita potessero andare semplicemente in fumo, senza neppure un dannato diploma a certificare le sue competenze magiche. Forse, una volta sbattuto Lucius ad Azkaban, il suo nome sarebbe stato ricordato per motivi migliori, ma comunque non si sarebbe permesso di mandare all'aria la propria impeccabile istruzione.

Vide Blaise annuire: "Penso non sia un'eventualità impossibile. La Granger deve essere stata un'ottima mossa a questo proposito, no?"

Draco trattenne un sussulto nell'udire il nome della ragazza. Aggrottò la fronte: "Cosa intendi?"

"Che se sei riuscito a convincerla a mettere una buona parola per te all'udienza, hai la vittoria in pugno." Posò il proprio boccale sulla superficie del tavolo, poi lanciò al biondo un'occhiata colma di ovvietà: "Insomma, tutti sanno chi è. E, anche se le avessi scagliato un Imperio, ormai è fatta."

Malfoy si sentì infastidito da quell'accusa: "Non le ho scagliato contro proprio nulla."

Zabini sghignazzò, poi scrollò le spalle: "Giusto," sibilò velenoso "dimenticavo che siete diventati amici. Allo stupido gala di Lumacorno non avete tentato di scannarvi neppure un pochino."

Draco trattenne un sospiro spossato. L'odore della burrrobirra gli inondava le narici, tanto dolce da risultargli stomachevole. Quell'incontro non gli stava apportando nessuno degli effetti sperati:
"Non siamo amici." Tentò di farla breve "Ha fatto quello che le sembrava giusto, suppongo. Cosa assolutamente tipica della Granger."

In risposta Blaise tornò serio, per poi bere ancora un poco della propria bevanda. La deglutì e fece schioccare la lingua contro il palato rumorosamente:
"Sei strano, Draco. Non metto bocca su quello che sta accadendo tra te e tuo padre, lo sai, ma su quella sanguesporco..."
"Non dovresti mettere bocca neppure su di lei." Lo interruppe però il biondo prima che potesse concludere: "E non dovresti parlare in questo modo, lo sai."

Il motivo per cui il moro preferisse non commentare quanto Malfoy stesse facendo a Lucius era del tutto ovvio: sua madre. La famosa, ricchissima vedova Zabini aveva fatto sparire numerosi mariti in circostanze particolarmente sospette, e Draco, attaccando suo padre pubblicamente, si stava dimostrando decisamente superiore.
La ragione per la quale non dovesse parlare di sanguesporco, invece, era che chiunque all'interno della locanda li avrebbe guardati come disgustosi, viscidi mangiamorte. E il biondo non poteva permetterselo.

Eppure Blaise sollevò semplicemente un angolo della bocca: "Volevo dire nata babbana, perdonami. Le abitudini sono dure a morire."

Lo stava prendendo bellamente in giro. Lo provocava come un bambino nel tentativo di potere ottenere qualche dettaglio in più in merito a quanto stesse avvenendo. Solamente che Malfoy si sentiva troppo stanco per proseguire una conversazione, a suo avviso, del tutto inutile. Si rese conto per la prima volta di non avere il minimo interesse di restare un solo istante di più con una persona ancora cocciutamente ferma a quei vecchi ideali. I medesimi che gli erano a lungo stati imposti.

Si alzò: "Blaise, la guerra è finita. Questi discorsi non portano a nulla di buono. Chi li fa non è nulla di buono."

Il moro sbuffò: "Ti sei rammollito."

Draco non fu in grado di sopportare oltre. Colpì con violenza la superficie del tavolo, per poi chinarsi in avanti, fino a essere estremamente prossimo al viso severo di Zabini:
"Non hai vissuto nulla, sappilo." Gli sibilò addosso, accecato dalla rabbia "Non hai visto il sangue, non hai sentito le grida, non hai conosciuto il dolore."

Ricordò ancora i maghi e le streghe torturati e uccisi dentro casa sua, e il viso di lei, Hermione Granger, in lacrime gli riempì la mente. Deglutì a vuoto, immobile di fronte il volto dell'amico.
"Ti invidio per questo, Blaise." Gli mormorò infine, prima di allontanarsi, lasciare alcuni galeoni sul tavolo e poi andarsene, questa volta passando dalla porta d'ingresso.

Aveva detto la verità. Si era concesso di immaginare molte e molte volte quanto più semplice sarebbe stato tutto, se solo la guerra non fosse giunta fino dentro le mura di casa sua.
Iniziò a camminare privo di meta, incerto sul da farsi, guidato da un moto di rabbia che non avrebbe potuto sfogare su nessuno. Realizzò che la sua giornata sarebbe stata molto più tranquilla se solo si fosse permesso di continuare a fantasticare sulla riccia, in compagnia di sé stesso, invece che comportarsi come un ragazzino terrorizzato dalle proprie emozioni. 

E ora invece era lì, a odiare tutto ciò che era stato e a fantasticare sulla riccia nel medesimo, stranissimo istante.



Quella notte fu differente da ogni altra volta.
Hermione si trovava sul ciglio del piccolo pontile pericolante del lago nero, mentre Draco era alle sue spalle, ad alcuni metri di distanza. Invocò la divisa scolastica con il solo ausilio del pensiero, come aveva imparato a fare, mentre lei rimase immobile a contemplare il proprio riflesso sul pelo dell'acqua, vestita di un elegante, romantico abitino rosso che le arrivava appena sopra il ginocchio.

Non appena la riconobbe, Malfoy gemette. Gli tornò alla mente la conversazione avuta quello stesso pomeriggio con il compagno di casata e la rabbia prese a divorarlo nella stessa maniera. Rivide la riccia stesa sul pavimento del proprio maniero e si sentì una vera e propria nullità, indegno persino di starle attorno in sogno. E quel pensiero lo travolse con ferocia, rischiando di fargli perdere persino l'equilibrio. Si rese conto di odiare il sé stesso del passato con la medesima intensità con cui aveva odiato Blaise Zabini quel giorno, e di avere avvertito tanta rabbia per una ragione incredibilmente più profonda di quanto avrebbe mai creduto: le parole che l'amico aveva detto gli avevano ricordato chi fosse stato. E, nel volto severo del moro, aveva rivisto quel piccolo, pidocchioso ragazzino ricco che ora stava cercando di staccarsi di dosso.

Hermione si voltò soltanto quando lo udì gemere. Dimenticò il proprio riflesso vestito di tutto punto e prestò attenzione al giovane alle sue spalle. Tentò di accantonare i pensieri che la stavano divorando, ma le fu difficile, e si sentì imbarazzata. Aveva trascorso tutto il giorno a domandarsi chi avrebbe potuto improvvisarsi suo accompagnatore, ma aveva finito per escludere pressoché tutte le proprie conoscenze maschili per una ragione o per l'altra.

Ma a Malfoy non sarebbe mai importato di un problema del genere, si disse. Perciò tentò di distrarsi.

"Malfoy." Lo salutò piano, ancora distante. Lui sollevò un angolo della bocca, poi con una mano le rivolse un semplice cenno:
"Granger," cercò qualcosa da dire e, prima ancora che potesse rendersene conto, la sua bocca si era già schiusa "è per me che indossi tanti abiti? Hai scoperto quanto trovi attraenti le tue gambe?"

Quello poteva distrarla, si disse la ragazza sperando di non arrossire. Ovviamente il biondo non le aveva mai detto nulla di concreto in merito alle sue gambe, ma aveva notato che gli piacessero; si concedeva sempre un po' di tempo per accarezzargliele lungamente, come in adorazione. Abbassò lo sguardo e sorrise:
"Lo indossavo a un matrimonio." Osservò la gonna fitta di balze: "Quello di Bill e Fleur."
Lui aggrottò la fronte: "E perché ci stavi pensando?"

Perché se lo indossava, significava che il suo subconscio doveva in qualche modo averlo evocato.

La riccia tornò a guardarlo. Scrollò le spalle e oscillò i fianchi, facendo muovere il tessuto attorno alle cosce: "Mia cugina si sposa." Poi si portò una mano alla fronte, ridacchiando "Non so perché te lo sto dicendo. Non ti interessa sicuramente."
Malfoy si rese conto solo allora della velocità con cui la sua rabbia fosse svanita, e se ne sorprese. Soprattutto perché era stato solo per merito delle parole noncuranti e assolutamente inconsapevoli di lei, così come per i suoi gesti, le sue espressioni e le sue gambe. Si impose lucidità:
"Non molto, è vero." Ammise, poi si mosse verso di lei "Ma evidentemente interessa te."
La vide sbuffare: "Troppo."
Lui arricciò le labbra: "Sei pensierosa, Granger?"

Lo fulminò con lo sguardo. Quegli occhi, pensò il ragazzo, erano più eloquenti di qualsiasi altra cosa fosse mai apparsa sulla faccia dell'intero pianeta Terra. Cedette loro senza neppure accorgersene:
"Parlamene."

Lei parve interdetta di primo acchito; le risultò estremamente strano sentirlo proporle qualcosa di tanto conviviale come condividere la sua parte di vita babbana. Eppure si riprese in fretta e sfoderò quel suo atteggiamento diffidente che era solita sfoggiare in sua compagnia:
"Ti fornirei moltissimo materiale per prendermi in giro, sai."
Draco rise: "Allora devi decisamente parlarmene."

Alla fine Hermione lo fece davvero: gli raccontò della conversazione con la madre, del proprio rapporto complicato con la cugina e del fatto che, dal momento che tra lei e Ronald la scintilla si era spenta, non lo aveva mai davvero invitato a nessun matrimonio. Malfoy ascoltò, rise nel sentirla tanto determinata per una faccenda del tutto superficiale, e sì, la prese in giro esattamente come lei gli aveva preannunciato. Eppure non fu come le altre volte, e, anche se lo realizzarono entrambi, non se lo dissero apertamente. Fu qualcosa più tranquillo e meno cattivo, che venne con naturalezza. Li aiutò a calmarsi a vicenda.

"Insomma, devo presentarmi con qualcuno." Concluse infine la riccia: "Ne va del mio orgoglio, e tu puoi capirlo."
Malfoy rise un'ennesima volta, immaginando la Granger suonare a una moltitudine di campanelli nella Londra babbana, alla ricerca di un accompagnatore dell'ultimo momento. Poi si sentì nervoso per il medesimo motivo, e questo gli fece perdere il sorriso.

Avrebbe potuto portare lui la Granger, pensò d'improvviso, mentre lei continuava a parlare e gesticolare animatamente.
Il mondo babbano, infondo, sarebbe stata un'ottima zona franca, senza giornalisti o occhi indiscreti, dove avrebbero potuto toccarsi, divertirsi e fare sesso nella realtà una seconda, meravigliosa volta. Voleva risentire quelle stesse sensazioni, perché i sogni non erano più sufficienti. Lei era perfetta e la sua intimità sembrava essere stata plasmata per accogliere lui, e si sentiva malato per quanto di frequente ci pensasse.
La guardò. Tornò a concentrarsi su quanto stesse dicendo:
"...Ronald sarebbe venuto comunque, lo so, ma ora che è Auror è sempre in viaggio."

Weasley, si disse il ragazzo, era l'ultima persona che desiderava pensare con la Granger. Meglio McLaggen!

"Ti accompagnerò io." Sputò infine senza pensarci, guidato da un bizzarro, nuovo senso di calore che gli si irradiava dallo stomaco.

Lei sussultò e non tentò neppure di nasconderglielo. Si domandò se potesse avere sentito male, con lo sguardo sgranato e la bocca schiusa. Eppure Malfoy si trovava tanto vicino che non avrebbe mai potuto avere veramente frainteso le sue parole.

O sì?

"Cosa?" incalzò quindi, avvertendo la gola improvvisamente secca.
Lo vide scrollare le spalle.

Il biondo si impose di ostentare quanta più noncuranza possibile, sicuro di non volerle fare comprendere neppure per errore quanto fastidioso gli fosse sembrato il pensiero di lei ancora una volta affiancata a Weasleiuccio. Nonostante tutto. Nonostante gli avesse detto che non c'era più niente.

"Ti accompagnerò io, Granger." Ripeté quindi più lentamente: "Sei sorda? Farò impazzire questa tua cugina. Sarà divertente."

Lei gemette, letteralmente pietrificata di fronte ai suoi occhi: "Tu tra i babbani?"
Immaginò almeno una decina di possibili scenari di come sarebbe potuta andare, fino a quando non le sopraggiunse alla mente il migliore tra tutti: uno di lui e lei stesi sul piccolo divano del proprio appartamento, completamente privi di abiti e ansimanti di passione.

Draco nel frattempo rispose: "Sì. Senza giornalisti, domande scomode e persone che mi guardano storto. Solo un po' di sano apprezzamento per la mia bellezza."

Hermione sollevò un angolo della bocca per quell'ultima nota di sarcasmo: "Malfoy, sei un maledetto narcisista."

Anche lui sorrise: "Quindi posso andare bene?"

La riccia dovette allora ammettere che presentarsi con un ragazzo come Draco Malfoy sarebbe stato qualcosa che avrebbe sorpreso molto più che solamente sua cugina. Di lui era bello qualsiasi stupidissimo dettaglio; dai capelli, agli occhi, agli zigomi, alle labbra, fino alla linea della clavicola. Deglutì a vuoto, improvvisamente molto accaldata. Desiderò non farglielo notare, ma fu certa che le sue guance si fossero fatte d'improvviso più rosee per l'eccitazione. Si morse il labbro inferiore, poi rispose:
"Perfetto."

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'y/n potter? bet she'll be just like her idiot brother' '𝐬𝐥𝐲𝐭𝐡𝐞𝐫𝐢𝐧' started - june 2020 finished - january 2021 edited - soon