Capitolo 10
Bacio...?
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«Sei sporco di zucchero a velo-»
Quella mattina, a seguito di copiose suppliche da parte del castano, Jungkook aveva finalmente acconsentito ad effettuare un controllo in ospedale. Malgrado tutta la sua buona volontà, Taehyung non era un dottore. Le sue capacità mediche si limitavano all'applicazione di qualche cerotto o magari di una striscia di punti adesivi - sicuramente non ad una radiografia.
Jungkook però aveva necessità di una lastra, qualcosa che permettesse di capire la fonte del suo dolore.
Il dolore alle costole, per sua fortuna, si era alleviato durante la notte. Un po' di riposo, ghiaccio e qualche pillola erano bastati a farlo migliorare sufficientemente da reggersi in piedi senza sentire fitte lancinanti quanto invece erano quelle alla mano.
Quest'ultima si era gonfiata a vista d'occhio e per quanto ironico potesse sembrare, a Taehyung ricordò lo zampone delle cene di natale con i parenti.
«Dove?» chiese innocente Taehyung, addentando un altro morso dal suo cornetto alla crema.
In quel momento erano seduti ad un tavolino del Toasted N' Tasted, la caffetteria dove lavorava il castano, intenti a finire la colazione.
Jungkook rise per quanto l'altro risultasse tenero mentre con la punta della lingua cercava di pulire lo zucchero ai lati della sua bocca. «Lo hai ovunque-» afferrò un tovagliolino e glielo allungò, trattenendosi dal farlo lui stesso. «Tieni.»
«Scusa, ieri sera non ho cenato. Ero davvero affamato!» Taehyung tentò di pulirsi al meglio, evitando di spalmarselo sull'intero viso.
«Già, lo vedo...»
«Grazie-» sottolineò masticando un altro boccone. «Tu prendi solo quello?» con un cenno del capo indicò il bicchiere di cartone contenente latte alla banana che Jungkook stava bevendo a piccoli sorsi, reggendolo con la mano sana. «Non vuoi altro?» biascicò con la bocca piena, le guance tonde e piene in movimento.
«No, sono a posto.» scosse la testa, tirando giù le maniche della felpa. «Per caso anche questa è di quel nano del tuo amico?» chiese riferito alla felpa che indossava. Le maniche della suddetta gli coprivano a fatica i polsi e ad ogni movimento il tessuto si ritirava verso l'alto, scoprendo ancora più pelle.
«Hey! Non offendere Jimin!»
Taehyung soppresse poi una risata dietro la mano, osservandolo litigare con il tessuto stretch del capo perché restasse al suo posto. «No, è mia. Deve essersi ritirata in lavatrice-»
Jungkook strinse gli occhi, osservandolo non proprio divertito. «Ti odio.»
«Non è colpa mia! Non avevo mai fatto una lavatrice prima di allora!» si difese, alzandosi.
«Potevi darmene un'altra!» Il moro alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa. «Dove vai?» si corrucciò.
«Il resto dei miei vestiti, come hai tenuto a specificare tu stesso, sono troppo da fighetto per te.» Fece spallucce, afferrando le stoviglie vuote sul tavolo sistemandole sul vassoio. «E comunque porto via il piatto e la tazza vuoti-»
Taehyung si diresse al bancone e l'altro lo seguì, solo dopo aver terminato la bevanda e gettato il bicchiere nel cestino. «Non è colpa mia se ti vesti come se frequentassi un college di fighetti a Cambridge.»
Seoyeon fece le scontrino e lo fece scivolare in direzione dei ragazzi, fino ad abbandonarlo di fronte ai loro occhi. «Sono ottomila won. E grazie per avermi riportato il vassoio Tae!» ammiccò sistemando i capelli dietro l'orecchio per poi allungare un porta bicchieri di carta con delle tazze ad una ragazza accanto a loro.
«Ci penso io...» Jungkook, con tono di voce che non sembrava ammettere repliche, bloccò l'altro dal passare una banconota alla sua collega e gli porse invece la sua carta. Storse il naso, spingendo la lingua contro l'interno della guancia al successivo saluto fin troppo euforico della ragazza.
«Grazie ragazzi! Ci vediamo a lavoro Tae!»
Il castano rispose con un sorriso a trentadue denti, uno di quelli pieni di allegria, uno di quelli che probabilmente Jungkook non aveva mai rivolto a nessuno in tutta la sua vita. «Ciao Yeon, grazie!»
Diretto alla moto, ancora parcheggiata di fronte al campus dalla sera prima, Jungkook camminava a passo svelto sentendosi improvvisamente nervoso.
«Jungkook! Dio Jungkook, vuoi fermarti!?» lo rimproverò il castano, raggiungendolo a grandi falcate con il respiro in gola.
Quando questo frenò a pochi passi da lui, Taehyung quasi si scontrò contro le sue spalle larghe. «Cosa vuoi?»
«Pagare la mia parte.» affermò, le mani posate sui fianchi. Voleva apparire autoritario ma, nonostante i pochi centimetri di cui non lo superava, Jungkook riusciva comunque a incutere un certo timore di cui lui non sembrava avere la minima padronanza.
«No.» Ecco appunto. Erano bastate due lettere, quel tono basso e roco a fargli abbassare lo sguardo, sconfitto.
«Che succede? Eri tranquillo fino a un attimo fa-»
«Scusami se preferisco evitare di assistere ai tuoi flirt con quella ragazza-»
A Taehyung sembrò di cogliere, in quel sarcasmo un pizzico di fastidio. Sarebbe sembrato troppo da egocentrici pensare che quella potesse essere gelosia, per questo evitò di esporre quella malsana idea e soprattutto di levarsela dalla testa. Fin troppo sorpreso, si sentì di replicare con la verità. «Flirt? È una mia collega di lavoro e siamo amici, sono stato gentile. Qual è il tuo problema?» replicò, incredulo.
Jungkook sospirò, scuotendo la testa. «Nessuno, lascia perdere.»
«Certo che sei davvero strano-»
«Possiamo andare e chiuderla qui?» liquidò la questione con un semplice gesto della mano e si avvicinò alla moto poggiandovi un fianco.
«Per caso, sai guidarla?»
«Assolutamente no, scordatelo! Non guiderò la tua moto!» affermò Taehyung, i lineamenti dolci deformati da un leggero cipiglio. «Ho un auto, possiamo usare quella. Non la uso molto ed è piuttosto vecchia però il suo lavoro lo fa.»
Un risolino beffardo si levò dalle labbra del moro. «Come vuoi.»
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«Non ti chiederò mai più di guidare! Sei sicuro di avere la patente? Che cazzo!» Jungkook scese sbattendo la portiera e sbuffò sonoramente, lanciando un imprecazione non troppo velata.
«Senti chi parla! Se ci avessero fermato ieri ti avrebbero ritirato la patente per indecente superamento dei limiti di velocità!» Gridò di rimando l'altro, scendendo per chiudere l'auto.
Uno dei motivi per cui Taehyung preferiva i taxi alla sua auto era strettamente correlato al fatto che guidasse di rado. Le sue capacità da pilota erano limitate quasi quanto quelle da medico nonostante, anni prima, avesse superato l'esame pratico a pieni voti.
«Io almeno so guidare, idiota!»
Taehyung da dietro gli fece il verso, scimmiottandolo con espressione mista tra il divertimento e l'irritazione. «Io almeno so guidare!»
«Ti ho sentito!» brontolò il moro, spazzolando i jeans neri da alcuni pelucchi rimasti incastrati nella trama del tessuto.
«E allora?»
«Fanculo.» alzò gli occhi al cielo Jungkook, ormai esasperato dal comportamento del castano. «Mi spieghi perché diamine siamo qui? Avrei potuto prendere un antidolorifico e sarei stato meglio.» si lamentò, arrestando il passo proprio in procinto di raggiungere l'entrata del pronto soccorso.
«Devo forse ricordarti che ieri hai preso almeno tre pasticche e la situazione è solo peggiorata?»
«Non è vero. Sto molto meglio-» brontolò osservando la scritta in rosso con tanto di croce, la quale lampeggiava incessante sulle loro teste.
«Ma vediamo la stessa cosa? Perché credo di non capire. Hai una mano viola che quasi non riesci a muovere e vieni a dirmi che bastava una pillola di antidolorifico? Sei serio?» domandò Taehyung, fissandolo mentre giocherellava con la cerniera della giacca facendo scorrere il cursore su e giù.
«Non è così grave come la fai sembrare.» insistette Kook, abbassando lo sguardo ad osservare la mano ferita.
Taehyung lo guardò con occhi fiammeggianti. Un idea gli balenò per la mente e subito decise di darle voce. «D'accordo, allora perché non mi colpisci con quella mano? Ne sei in grado?» lo sfidò, sicuro non si sarebbe tirato indietro. «Se ci riesci, giuro che andiamo via!»
disse ancora, aspettandosi una sua replica compiaciuta.
Notando la sua semplice difficoltà nel ripiegare le dita verso il palmo, capí non sarebbe arrivata nessuna risposta. Il guanto di sfida simbolico che aveva lanciato giaceva ai suoi piedi.
Uno sbuffo infastidito lasciò le labbra di Jungkook quando sconfitto, rilasciò cadere la mano lungo il fianco.
Taehyung avrebbe cantato vittoria se solo, quello sguardo da cucciolo bastonato non lo avesse fatto riflettere.
«Koo che succede? Mi hai detto che non vai mai in ospedale perché temi possano farti delle domande ma, il medico da cui stiamo andando lo conosco, è il figlio di un vecchio amico di famiglia e i suoi clienti sono tutte persone che tengono molto alla privacy. Non hai nulla di cui preoccuparti...» il castano gli accarezzò il viso, cercando di sollevarlo perché potessero guardarsi ma Jungkook fece un passo indietro.
«Sono iatrofobico...» sussurrò, storcendo il naso.
«Cosa? Che accidenti significa?»
«Paura dei medici. Mi terrorizzano. Ecco perché non vado mai in ospedale...» ammise facendo spallucce.
«Perché?»
«Non lo so... Credo sia colpa del dentista da cui mi hanno portato da bambino. Una volta ha provato a farmi un anestesia, non appena ho visto la siringa gli ho morso un braccio. Cinque punti di sutura per lui, una bella sgridata per me. Credo mi abbia traumatizzato.» scoppiò a ridere a quel ricordo, lasciando fluire via un po' del nervosismo che gli attanagliava il petto.
Taehyung rise assieme a lui, prima di porgergli la mano. «Mi fa piacere scoprire che fossi uno stronzetto anche da bambino. Mi risulta alquanto facile immaginare la scena. Comunque ora sei grande e grosso, direi che una punturina non ti ucciderà-»
«Una cosa? Non se ne parla! Nessuna punturina o giuro che mordo anche lui!»
Quella giornata stava oltrepassando le più rosee aspettative del castano il quale, per l'ennesima volta si ritrovò a sopprimere una grossa risata. «Dai bimbo, prometto che resterò con te tutto il tempo che vorrai!»
«No Tigrotto, forse non hai capito... Azzardati a lasciarmi questa fottuta mano e giuro che il morso te lo becchi tu.»
Contrariamente alle sue previsioni, Jungkook gli strinse davvero la mano, entrando all'interno dell'edificio. Il pensiero di quanto quel gesto potesse aver dato forza all'altro, lo fece sentire sollevato. Jungkook era bravo a nascondere il suo dolore dietro una smisurata saccenza, peccato che quella maschera stava letteralmente crollando ai piedi di Taehyung pezzo dopo pezzo.
«Dobbiamo aspettare?» chiese fermandosi nel bel mezzo del corridoio deserto.
«No, puoi bussare. Sa che saremmo venuti.»
Kook picchiò le nocche della mano sana contro la spessa porta bianca dell'ambulatorio. Un etichetta placcata in oro riportava la scritta Dott. Park, sotto cui pendeva una decorazione floreale piuttosto carina.
L'odore di disinfettante che impregnava l'aria era la cosa più fastidiosa che Jungkook avesse mai sentito prima e che gli fece arricciare il naso per il disgusto.
Quei lunghi corridoi completamente bianchi, erano sterili e uniformi, tanto che quasi era difficile distinguerne l'inizio e la fine.
«Entrate!»
«Salve dott. Park! È un piacere rivederla.» Taehyung fu il primo a inchinarsi verso il ragazzo dietro la scrivania.
«Taehyung! Quante volte devo dirti di non darmi del lei? Ho solo qualche anno più di te, suvvia!» ridacchiò lui, sistemando gli occhiali tondi sul ponte del naso con la punta delle dita.
«Sedetevi pure, ragazzi!»
Il castano spinse Jungkook, fermo sull'uscio della porta, verso la poltrona intimandolo con lo sguardo di sedersi senza troppe storie. «Grazie, Seojoon.»
Seojoon si appoggiò con un fianco al lettino e squadrò i due ragazzi. «Allora, chi è che devo visitare di voi due?»
«Lui!» entrambi puntarono il dito verso l'altro, sotto la risata quasi isterica del dottore, incredulo di fronte alla scena.
«Prima tu! Il taglio alla mano...» Jungkook rivelò, sollevando la mano di Taehyung, il taglio nascosto da una garza color avorio.
Tae fece per replicare, ma venne fermato dal tono secco dell'altro. «Ma-»
«Ho detto prima tu.» un occhiata fulminea lo inchiodò, gli occhi stretti resi due linee sottili quasi invisibili. Una piccola rughetta si formò tra le sopracciglia scure.
«E va bene...» accettò, sospirando. «Mi sono ferito con una finestra. In realtà credo sia apposto, l'ho medicato.» spiegò il castano accomodandosi sul lettino e slegando la fascia per mostrare il taglio.
Seojoon controllò che non vi fossero presenti corpi estranei o presenza di schegge di vetro con una grossa lente e una luce puntata contro la pelle del castano. «Si, è già in corso il processo di rimarginazione. Sicuramente non era molto profonda. Ti rifaccio solo la medicazione...»
«Okay, ti ringrazio!»
Afferrando tutto l'occorrente, il medico iniziò a disinfettare la ferita e tutta l'area circostante. Il nervosismo di Jungkook, ancora stravaccato sulla poltrona, colpiva Taehyung a forti ondate. Il suo ginocchio continuava a salire e scendere in modo frenetico mentre i suoi anfibi battevano sul pavimento in legno.
«Ecco fatto!» gettò il batuffolo di cotone nel cestino e si voltò verso Jungkook. «Tu invece? Che hai combinato?» Seojoon sollevò un sopracciglio con fare ironico, fissando un Jungkook con i nervi a fior di pelle.
«Credo abbia necessità di una lastra. La sua mano sinistra è messa alquanto male.»
«Vieni, siediti e tira su la manica per favore.»
Jungkook fece ciò che gli venne chiesto, senza un po' di riluttanza nello sguardo spaurito.
Toccando un paio di punti specifici con conseguente grugnito di dolore del moro, il medico decise di convocare l'infermiera perché preparasse l'occorrente per una radiografia.
«Faremo una radiografia per poter avere una diagnosi più precisa possibile ma, dal gonfiore e dalla mobilità limitata degli arti sono quasi certo che tu te la sia fratturata.»
«E quindi?» Il moro sembrò terrorizzato anche solo nel pronunciare quella domanda.
«Quindi, dopo aver constatato che tipo di danno è stato causato e quante falangi vi sono coinvolte, dovremmo rimettere le ossa al suo posto tramite una manovra, poi dovrai portare un tutore per qualche settimana.»
«Cosa? No! Taehyung diglielo! Non posso portare un tutore, come cazzo farò ad allenarmi?» si agitò subito al successivo responso del medico, rialzandosi furioso dal lettino su cui era seduto. Senza dare ascolto a nessuno, lasciò la stanza sbattendo la porta.
«Jungkook fermo!» Taehyung gli corse dietro strattonandolo per il braccio, artigliando le dita nella piega del gomito per tirarlo verso di sé.
«Hai una mano rotta, porca troia, pensi davvero di poterti allenare così?! Ne abbiamo già parlato!» si scaldò cercando di tenergli testa.
«Ci vorranno settimane! Non posso perdere tutti quegli allenamenti Taehyung! Io ci vivo con quei combattimenti!»
«Koo lo so, okay!? Ma non potresti farlo comunque, con o senza tutore! Non riesci neppure a muovere le dita... Come puoi pensare di combattere?» tentò di farlo ragionare, sperando capisse che qualunque scelta avesse fatto, le sue speranze non sarebbero cambiate.
«Guardami.» Taehyung sollevò il suo viso, incontrando un paio di profondi occhi scuri, grandi e tondi che lo guardavano pieni di speranza. «So che non è quello che vorresti ma in questo modo fra qualche settimana sarà tutto a posto. Diversamente, peggiorerai solo la situazione. Se adesso è una semplice frattura per cui è sufficiente un tutore, fra una settimana potrebbe volerci un gesso. Riesci a capirlo?»
Jungkook si morse le labbra con forza, poi scosse la testa. «Va bene...» disse calmo, lasciando crollare tutte quelle speranze ai suoi piedi quasi fossero le fondamenta di una vecchia casa abbandonata.
Deglutì e chiuse gli occhi, lucidi per la delusione.
«Mi dispiace, koo. In questo mese se vorrai, sarò un tuo studente. Tu non puoi allenarti ma io si...»
Per poco Jungkook non si ritrovò piegato in due, con le mani strette attorno alla pancia, per le troppe risate. «Tu? Vuoi combattere? Fai sul serio?» lo scetticismo nelle sue parole era fin troppo palese e ferí Taehyung.
«Hey!» Taehyung lo colpì ad una spalla, imbronciato. «Guarda che potrei anche stupirti!» ribatté con amarezza.
«Certo Tigre! Credici.»
«Sei proprio uno stronzo.» borbottò, facendo marcia indietro per rientrare nello studio, controllando con la coda dell'occhio che l'altro lo seguisse.
Rimasto solo nello studio, dopo che Jungkook era stato trascinato via da Seojoon per la lastra, Taehyung si ritrovò a pensare a come fosse cambiato il loro rapporto nel tempo. Quanto in poche settimane fossero passati da un continuo litigare a invece tentare di fidarsi. Il loro approccio sociale era diverso, avevano caratteri diametralmente opposti eppure
l'influenza che ora avevano l'uno sull'altro era molto più forte.
«Eccoci!»
«Tutto bene?» Il primo a rispondere alla domanda fu il dottore ma, quella non era la risposta che Taehyung cercava.
Infatti si schiarì la gola, cercando di attirare l'attenzione dell'altro, fingendo di stiracchiarsi per toccargli la mano.
«Più o meno...» assicurò con il labbro stretto fra i denti.
«Prendo l'occorrente per l'anestesia e torno.»
Jungkook sbiancò, il viso pallido e gli occhi sgranati. «Anestesia?!»
«Beh devo risistemarti le ossa, preferisci forse senza?» Scherzò Seojoon, ridacchiando.
«Si! Senza!» risposte subito il moro, già pronto a scappare da lì.
Taehyung intervenne, alzandosi e prendendogli la mano. «Sta scherzando! Procedi pure Seojoon.»
Una volta che il medico ebbe lasciato la stanza, Jungkook quasi non strangolò il castano.
«Non stavo scherzando cazzo!» replicò con sguardo truce.
«Sta buono, okay? Senza l'anestesia hai idea del dolore che sentiresti?»
«Che importa!? Sono abituato al dolore!»
«Fidati, non a questo livello! Sarà come se ti spezzassero di nuovo le ossa...»
«Che palle! Quando finirà questo strazio? Voglio andarmene...»
«Abbiamo quasi finito, porta pazienza.» sospirò Taehyung, poggiando la schiena al muro.
«Jungkook siediti pure.» Seojoon tirò fuori la siringa bucando il tappo di una boccetta di anestetico.
Il moro scosse la testa, fissando Taehyung con gli occhi di un cerbiatto spaurito.
Quest'ultimo si avvicinò al lettino, su cui l'altro era seduto e gli strinse le dita sane tra le sue. La mano fredda di Jungkook tremava e il suo corpo stava iniziando a sudare freddo.
«SeoJoon, puoi contare fino a tre?» propose Taehyung al medico, prima che questo potesse infilare l'ago nel braccio del moro.
Stranito e con un leggero sorriso, questo accettò. «Uno...»
«Due...»
«Tre...»
Al tre, nell'esatto istante in cui Seojoon avvicinò la siringa, il castano si chinò in avanti e baciò le labbra di Jungkook.
Un lieve sfioramento di labbra, un sapore dolce e un calore a lui estraneo riuscirono a distrarlo da ciò che stava accadendo.
L'incredulitá scatenata da quel gesto gli aveva impedito di sentire qualunque cosa attorno a lui.
Taehyung lo aveva appena baciato.
Cazzo.
Sotto lo sguardo incredulo e ridente del dottore, Tae si ritrasse dal bacio con un leggero schiocco, ammonendo il medico con lo sguardo. «Non una parola...»
Jungkook, mollemente abbandonato sul lettino d'ospedale, batté piano le palpebre assuefatto dall'effetto immediato dell'iniezione di anestetico. Si sentiva la testa e il corpo leggeri, inconsistenti, come se da un momento all'altro avesse potuto iniziare a fluttuare per la stanza quasi fosse una bolla di sapone soffiata verso il cielo.
«Rimarrà così per molto?» si sorprese a domandare il castano, notando quanto Jungkook fosse diventato arrendevole alle mani esperte di Seojoon che cercava di rimettere in sesto le lievi fratture alle dita, senza un minimo tentativo di fuga come quello di poco prima.
«No, tra qualche minuto sentirà soltanto un leggero indolenzimento del braccio.»
«Okay. Io aspetto fuori allora.» All'annuire del medico, Taehyung lasciò l'ambulatorio chiudendo la porta alle sue spalle.
Fece qualche passo in direzione delle imponenti finestre che percorrevano tutta la lunghezza del corridoio e si appoggiò con i gomiti sul cornicione di marmo, la mano destra posata con delicatezza sotto il mento.
Ancora riluttante nel comprendere dove avesse trovato l'audacia di baciare Jungkook qualche attimo prima, Tae sospirò strizzando gli occhi.
Le probabilità che quell'improvviso slancio di coraggio, fosse dovuto a quel senso di protezione verso le persone a cui voleva bene intrinseco nella propria personalità, erano relativamente poche. Vi erano per certo altre ragioni nascoste dietro quel gesto, ragioni a cui Taehyung non sapeva attribuire un vero e proprio sentimento.
Ciò che aveva provato erano semplici sfumature di un sentimento di cui aveva sempre e solo sentito parlare, di un qualcosa che aveva spesso letto nei libri o visto negli occhi delle persone attraverso l'obbiettivo della sua macchina fotografica.
Taehyung faticava a incasellare il suo rapporto con Jungkook in ogni modo e questo lo faceva andare fuori di testa.
Il suo raziocinio era annebbiato, soffocato da miliardi di pensieri a cui non riusciva a trovare risposta.
Più tentava, più si smarriva fra di essi.
Se qualcuno avesse mai domandato lui chi o cosa fosse Jimin per lui, non avrebbe esitato un attimo nel rispondere che questo fosse il suo migliore amico. Al contrario, se gli avessero chiesto cosa o chi fosse Jungkook, avrebbe serrato le labbra non sapendo cosa rispondere.
Le loro interazioni erano diverse da quelle che aveva con Jimin. Dietro le loro conversazioni c'era sempre quel velo di malizia mischiato ad una costante ironia, che spesso lo metteva in imbarazzo.
Si era sempre fermato ad immaginare la loro relazione come allo schizzo di un disegno realizzato a matita a cui mancavano i particolari, una macchia di colore indistinta su un foglio bianco.
«Hey Tigre!» Alla voce di Jungkook, il castano si voltò subito. Spostò poi lo sguardo su Seojoon accennando un saluto.
«Hey! Sembri stare meglio...» si accertò Taehyung, osservando l'altro tirare giù le maniche della felpa a coprire il tutore, mentre cercava di grattare con forza la pelle al di sotto di esso.
«Questo coso prude da morire! Mi sembra che abbia le pulci!» disse stizzito, guardando male il castano che cercava di trattenersi dal ridere sguaiatamente.
«Quattro settimane voleranno, vedrai!» ironizzò Tae. Gli diede un colpetto sulla spalla e iniziò ad incamminarsi verso l'uscita. «Andiamo a pranzo?» chiese, voltando appena il busto verso l'altro.
«Mmh-» mugugnò Jungkook, le dita ancora sotto la felpa.
Taehyung gli schiaffeggiò la mano. «Smettila di grattarti, Koo! Più lo fai, più ti farà prurito!»
Il moro lo fulminò con lo sguardo, prima di strofinare il polso con le unghie corte un ultima volta e abbandonare le braccia lungo i fianchi. «Cosa mangiamo?»
«Non lo so, cosa ti va? Conosco un ottimo ristorante qui ci vicino.»
«Bistecca!» Gli occhi di Kook si illuminarono alla parola detta e la lingua si sporse a leccare il labbro inferiore quasi stesse già pregustando quelle prelibatezze che avrebbe assaggiato da lì a poco.
✦✦✦
Arrivati di fronte al piccolo ristorante della signora Jung, Taehyung aprì la porta lasciando che Jungkook entrasse per primo.
«Salve!»
L'ambiente interno del locale era accogliente e caldo proprio come Taehyung amava ricordare. Fin da bambino era stato abituato a cenare nei ristoranti di lusso, quelli in cui era d'obbligo indossare un abito adatto, possibilmente elegante; dove le portate erano numerose ma con poca sostanza e le posate accanto al piatto era tante da non sapere con quale iniziare prima.
Sua nonna era una dei pochi membri della sua famiglia, se non l'unica, a sostenere che un buon piatto poteva essere cucinato da chiunque se dentro vi era l'amore per le persone a cui questo sarebbe stato servito.
E Taehyung non poteva che concordare.
La signora Jung era un adorabile vecchina dalle mani d'oro. I suoi piatti, oltre che pieni d'amore, erano delle assolute prelibatezze a cui dedicava tempo e fatica.
Per certi versi, lei gli ricordava sua nonna, quell'affetto e quel senso di protezione che solo lei era stata in grado di donargli.
Una delle poche persone nella sua vita che avevano sempre mostrato di volergli bene. Min-soo non era mai mancata un giorno nella vita di quel ragazzo da quando lo aveva incrociato sulla strada che era solo un bambino.
Quel giorno, nessuno era passato a prendere il piccolo Taehyung da scuola. I suoi genitori erano troppo impegnati per prendersi carico di questa responsabilità così avevano deciso che era arrivato il momento per lui di crescere.
Se avesse voluto tornare a casa avrebbe dovuto farlo da solo.
Il primo giorno, si era perso lungo la strada. Ricordava avesse iniziato a piovere e così, disperato e dimentico dell'ombrello si era fermato sotto la tettoia di un ristorante in attesa che la pioggia cessasse.
«Piccolo che fai qui fuori?»
Queste erano le semplici parole rivoltegli dalla signora, uscita dalla porta laterale del ristorante per tirare dentro il tabellone del menù esposto.
Taehyung venne fatto accomodare all'interno, dove la signora Jung era già alla ricerca di una coperta da posargli sulle spalle. «Ecco qui tesoro. Dove sono i tuoi genitori?»
Taehyung fece spallucce e un amorevole broncio gli si dipinse sulle labbra. «Non lo so, loro non vengono mai a prendermi a scuola.»
«Sono sicura saranno molto impegnati, piccolo. Ora ti preparo qualcosa di caldo da mangiare. Qual è il tuo piatto preferito?»
Il piccolo Taehyung, si guardò intorno fino a puntare il dito contro un grosso tabellone alle spalle della signora. «Japchae»
«D'accordo! In arrivo per te un bel piattone di Japchae allora!» Min-soo sorrise, accentuando le piccole rughette d'espressione disegnate sul suo viso.
Dopo quel giorno, il piccolo ristorante della signora Jung era diventato tappa fissa in quella sua monotona routine.
L'unico momento della giornata che aspettava con ansia.
«Oh ma guardati! Taehyung! Sei proprio cresciuto, tesoro! E quanto sei diventato bello!»
Min-soo si avvicinò stringendolo in uno stretto abbraccio che Taehyung si preoccupò di ricambiare con la stessa enfasi.
«La ringrazio.» arrossì lui, sorridendo. «Mi dispiace molto di non essere più tornato, ora frequento il college e percorro di rado questa strada.» con un piccolo inchino a mani giunte, Taehyung espresse tutto il suo rammarico.
«Non preoccuparti tesoro, lo capisco. Dev'essere stancante frequentare tanti corsi!»
«Abbastanza, si.»
«E questo bel ragazzo che è con te?» chiese Min-soo, lanciando un occhiata divertita in sua direzione.
«Questo bel ragazzo ha fame! Fate bistecche?» affermò Jungkook concitato, beccandosi una gomitata nel fianco dal castano. «Ahia!»
«Scusalo, è un maleducato! E si chiama Jungkook.» sospirò Taehyung accomodandosi ad uno dei tavoli.
«Maleducato sarai tu, Tigrotto.»
La signora Jung rise e osservò il moro, riservandogli un lungo sguardo indagatore per poi guardare Taehyung con un sopracciglio alzato. «È un piacere Jungkook, vi porto subito i menù!»
«Perché mi ha squadrato in quel modo?» domandò Jungkook, guardandola allontanarsi.
«Credo tu non gli piaccia molto...» ridacchiò il castano, mordendo le labbra per evitare di scoppiare a ridergli in faccia.
«Che ho fatto!?»
Taehyung fece spallucce, continuando a dissimulare il divertimento nascosto dietro quelle parole. «Saranno i tatuaggi...»
«I tatuaggi non mi rendono detestabile o antipatico... Che razza di pregiudizio del cazzo è?» Ad ogni affermazione del castano, Jungkook sembrava infastidirsi sempre di più, tanto che quasi batté un pugno sul tavolo.
«Puoi darci un taglio con le parolacce?» sbuffò l'altro, sporgendosi in avanti. «E ad ogni modo, ti stavo solo prendendo in giro idiota!»
Il moro strinse lo sguardo pronto a gettarsi su Taehyung e a riempirlo di pugni, quando la signora Jung fece ritorno posando i menù al centro del tavolo, interrompendo quella lotta immaginaria che sembrava rendere l'aria attorno a loro estremamente tesa.
«Taehyung, tu il solito?»
«Si, è da un po' che non mangio Japchae, o almeno buoni quanto i suoi signora Jung.»
«Gentile come al solito... E tu ragazzo?» si rivolse a Jungkook, il naso ancora immerso in quelle pagine plastificate.
«Una porzione di ramen, una bistecca con contorno di Kimchi e una bottiglia di soju.»
«No, niente soju, andranno benissimo due lattine di Coca-Cola.» lo corresse l'altro, guardando Kook con la coda dell'occhio.
«Ma-!»
«Ti hanno fatto degli antidolorifici, non puoi bere alcolici.» Taehyung lo mise a tacere subito, ricevendo un sonoro sbuffo e un lamentoso «Si mamma!» in risposta.
Jungkook batté la mano sul tavolo, attirando l'attenzione del castano e di tutti i clienti seduti ai tavoli. «Ho avuto un idea!»
Roteando gli occhi, Taehyung incrociò le braccia al petto in attesa che questo esponesse la sua brillante idea a cui sicuramente il castano non sarebbe stato d'accordo. «Sentiamo!»
«Stavo pensando che siccome la mano infortunata è la sinistra, potrei allenarmi lo stesso ma usando solo la destra. Di solito combatto principalmente con la destra quindi, problema risolto!»
«Jungkook, cosa non ti è chiaro delle parole "assoluto riposo"?» lo rimproverò subito il castano spegnendo tutto l'entusiasmo per qualche secondo balenato negli occhi scuri di Kook.
«Che palle! Potrò riposarmi quando sarò morto! Ora ho voglia di spaccare la faccia a qualcuno.» sbuffò, stringendo con forza il pugno della mano destra.
«Non puoi. Abbiamo un accordo.» lo sfidò Taehyung, bagnando le labbra con la lingua.
«Fai sul serio? Credevo lo avessi detto per convincermi a farmi visitare!» pieno di stupore, il viso di Jungkook si illuminò.
«Si, dico sul serio. Odio la violenza, questo è più che appurato ormai ma se servirà a tenerti lontano da un sacco da boxe per un paio di settimane, allora posso sacrificarmi per la causa.» sostenendo l'intero discorso con sguardo fiero, Taehyung quasi si meravigliò di se stesso.
«D'accordo. Saranno quattro settimane d'inferno, ti avverto. Conosci almeno qualcosa della boxe? I fondamentali, qualche termine tecnico, qualche pugile famoso...» Al continuo scuotere la testa del castano, Jungkook si accasciò sul tavolo in preda alla disperazione. «Mai sentito parlare di, che ne so... Rocky Balboa?»
«Quello del film?» chiese conferma Taehyung.
Jungkook asserì, sperando in una risposta affermativa anche da parte dell'altro. «Si, quello...»
«No, mi sono addormentato quanto Jimin mi ha fatto vedere il primo della saga.» La nonchalance con cui il castano disse quella frase, fece battere una mano in fronte a Jungkook.
«Oddio, partiamo male Tigre... Se non conosci lui, per quanto sia un personaggio cinematografico abbastanza famoso, dubito tu conosca veri pugili come Mike Tyson, Muhammad Ali, Henry Armstrong...»
«Dyson? Come quello degli aspirapolveri?» chiese Taehyung perplesso, quasi scoppiando a ridere.
Jungkook si sarebbe volentieri strappato gli occhi a quella domanda. Sbuffò rumorosamente, cercando di trattenersi dall'allungare un braccio e stringergli le dita attorno al collo. «Tyson, idiota! Ha vinto diciannove incontri per KO e a soli vent'anni è diventato il più giovane campione del mondo dei pesi massimi. È tipo una leggenda! Come puoi non conoscerlo!?»
L'altro fece spallucce, stringendo le labbra. «Te l'ho detto non conosco il mondo della boxe...»
«Va bene, inizieremo da zero.... Ma sappi che dovrai mettere su un bel po' di muscoli, con quelle braccine secche non spezzi nemmeno un ramoscello.»
«Wow, che gentile.» Una smorfia seguita da una linguaccia piuttosto infantile, i quali avrebbero sicuramente scatenato un battibecco infinito, venne interrotta dall'arrivo del pranzo.
«Fra poco porto il resto. Buon appetito ragazzi!»
I due ringraziarono all'unisono per poi ridere non appena la signora Jung si fu dileguata in cucina.
Jungkook osservò i piatti posati sul tavolo con sguardo deliziato, il suo stomaco gorgogliò a quei profumi intensi sprigionati dalle pietanze ancora calde.
Intinse la punta delle bacchette di metallo nel groviglio di noodles affogati nel brodo e afferrò qualche pezzetto di verdure. Il sapore che si sprigionò nella sua bocca quasi non gli fece esplodere le papille gustative. L'equilibrio tra il piccante e il sapido era a dir poco perfetto.
Taehyung mugugnò qualcosa di incomprensibile, mentre infilava in bocca una seconda manciata di spaghetti. «Vuoi assaggiare? Sono deliziosi, mi è mancata la cucina della signora Jung.»
Al lieve accenno del moro, concentrato sul terminare la sua ciotola di ramen, Taehyung afferrò un paio di spaghetti avvicinandoli alla bocca dell'altro.
Jungkook masticò il boccone con tutta calma, finendo con il leccarsi le labbra. «Wow! Credo potrebbe diventare il mio ristorante preferito. Sul serio!»
Il resto dei piatti venne finalmente servito e i due arrivarono a fine pranzo più sazi che mai. Il moro mezzo stravaccato sulla sedia, le gambe allungate sotto il tavolo, continuava a lamentarsi di poter scoppiare.
Per fortuna aveva diviso la bistecca con Taehyung, rimpinzandogli di tanto in tanto la bocca con pezzi di carne più grossi di quanto riuscisse effettivamente a masticarne in una sola volta.
«È meglio andare adesso! Grazie ancora signora Jung, spero di poter tornare presto a trovarla!» salutò educato Tae prima di lasciare il ristorante, voltandosi poi verso il moro intento a rimettere il portafoglio in tasca. «E grazie a te per aver pagato il pranzo, Koo. Non era necessario, però.»
«Tranquillo, tu mi hai portato in ospedale quindi siamo pari.» fece spallucce, ridimensionando il gesto ad un qualcosa da nulla. «Ora si va al Dojan!»
«Stai scherzando!?» gridò Taehyung, in procinto di darsela a gambe.
«No, ragazzino. Non abbiamo tempo da perdere.» l'ammissione di Jungkook sembrava non ammettere repliche. Afferrò il polso di Taehyung tirandolo verso di sé e se lo caricò in spalla diretto all'auto.
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