I belong to you

By Isabel_Stories

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Isabel è una giovane agente dell'FBI di San Diego, California. È cresciuta in una famiglia stabile, seppur co... More

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Prologo
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By Isabel_Stories

- Il ragazzo è ancora sotto l'effetto del sedativo, perciò non si sveglierà questa sera. - dice il medico, anticipandomi alla porta della stanza. Ha permesso solo a una persona di vedere Alex e tutti sono stati d'accordo sul fatto che dovessi essere io. - Può parlargli tranquillamente, ma cerchi di tenere la voce bassa e accenda solo la lampada sul comodino, ma non la luce. -

- Ok. - sto fremendo dall'impazienza. Voglio solo entrare e sedermi accanto a lui. Prendergli la mano e aspettare che si svegli. Non ho bisogno di nient'altro, in questo momento. Il calore della sua pelle sarebbe più che sufficiente.

- C'è un letto libero. Si stenda, se dovesse averne bisogno. -

- Grazie. -

- La lascio, so che non vede l'ora di raggiungerlo. - mi sorride dolcemente. - E credo di doverla ringraziare, signorina. Anche se io l'ho rianimato, è stata lei a riportarlo qui. - apre la porta per me e mi invita a entrare.

Faccio un passo avanti, prima di piombare nella penombra. La lampada è spenta, ma la luna fa ancora la sua magia attraverso i vetri. Mi avvicino al letto. Ora, Alex non è più collegato a nessun macchinario. Indossa un pigiama dell'ospedale. Gli va un po' stretto sui bicipiti, tanto che hanno dovuto tagliarlo all'angolo. Mi viene da ridere. Il mio Presidente muscoloso e sexy è sempre lo stesso, in fondo.

Avvicino il più possibile una sedia al letto e gli prendo la mano destra tra le mie. Le infermiere sono state così premurose da lasciare l'ecografia e il test nella sinistra. E il fatto che sia riuscito a stringerle più di una volta, mi scalda il cuore di un'emozione che non credevo possibile. Ma potrebbero essere gli ormoni della gravidanza. Anzi, sono sicuramente loro. Ormai, non faccio altro che piangere e vomitare. Poi, passerò alle voglie di cibo e allo sfinimento totale per gli ultimi mesi prima del parto. Wow, mi aspettano delle settimane fantastiche!

Guardo Alex. Dorme beato. Sembra calmo e in pace. Forse, per la prima volta in vita sua, ha un sonno senza incubi. Gli sfioro la barba di tre giorni sul viso. La tiene sempre così, senza né accorciarla, né farla allungare troppo. Gli sta bene. Non sarebbe lui, senza. I capelli, invece, sono arruffati. Cosa del tutto insolita. D'istinto, cerco di spazzolarglieli con le mie dita.

La porta si apre lentamente e un'infermiera mi viene incontro, tenendo un bicchiere di carta in mano. - Da Ivy. - me lo porge sorridendo, prima di lasciarmi di nuovo da sola.

È cioccolata calda.

Giusto, perché non ho mangiato assolutamente nulla, oggi. E la cioccolata è da sempre la mia salvezza. Mia sorella lo sa meglio di chiunque altro.

Soffio e ne prendo un sorso. È dolce, avvolgente, deliziosa. Spero solo di non vomitarla, tra poco. Ho troppo bisogno che resti in circolo per un bel po'.

Appoggio il bicchiere sul comodino e spingo i gomiti sul materasso, la mano di Alex sempre stretta nella mia. È più calda, rispetto all'ultima volta. Ha una rosa con lo stelo, tatuata lungo il pollice. È molto fine e leggermente sfumata. E il nero risalta sulla sua pelle abbronzata. Faccio scorrere le dita lungo il suo braccio tempestato di altre rose. Sono tutte diverse. Chi più grande, chi più piccola. C'è anche qualche piccolo bocciolo qua e là.

Chissà cosa significano per lui.

Mi ha parlato del nome di sua madre, ma ormai è coperto dal mio. Deve averlo fatto dopo esserci separati, perché l'avrei visto, accidenti. Se sono rimasta incinta, un motivo ci sarà...

Non riesco a trattenere uno sbadiglio. Ho sempre sonno, cavolo. La dottoressa mi ha detto che è normale, ma dio, ho l'impressione di essere invecchiata di cinquant'anni. Neanche mia nonna è sempre così stanca, eppure ha ottantacinque anni. E meglio se non penso a lei, perché se scopre che aspetto un figlio fuori dal matrimonio, smuoverà cieli e terre pur di farmi una lavata di testa delle sue. Ma sono anche certa che si scioglierebbe davanti a Alex. Ha una certa "passione" per i giovanotti in forma, come dice lei. La aiutano a tenere il cervello attivo.

Mi sporgo un po' in avanti e appoggio la testa sull'anca di Alex. Non ha nessuna ferita qui e, comunque, non faccio troppa pressione. Ho solo bisogno di sentirlo più vicino. Vorrei tanto che si svegliasse adesso. Che aprisse solo appena gli occhi e mi regalasse un piccolo sorriso dei suoi, prima di tornare a dormire. La notte passerebbe più in fretta, così.

- Ho provato a smettere di pensare a te. - bisbiglio. - Ma non ci sono mai riuscita. Eri ovunque. Anche nelle cose più insignificanti. - allungo un braccio sulle sue gambe, fino a intrecciare le dita alla sua mano sinistra, il test e l'ecografia tra i nostri palmi. - Non so se sono pronta. È successo tutto troppo in fretta. Non so se sarò all'altezza. Ma una cosa la so: se tu sarai con me, posso farcela. - una lacrima mi scivola sul naso, finendo dritta sulla coperta. Chiudo gli occhi e credo proprio di addormentarmi all'istante. È un sonno leggero, ma calmo. Sento tutti i piccoli suoni intorno a me, persino un gufo in lontananza. Mi sento improvvisamente rilassata, come se tutti i miei problemi stiano lentamente scivolando via, a poco a poco. Ho la sensazione che qualcuno mi stia passando le dita tra i capelli, come se...

Spalanco gli occhi di colpo.

Mi raddrizzo, come colpita in pieno da una scossa elettrica. Alex è sveglio. Le dita tra i miei capelli erano le sue. Lo guardo, completamente sconvolta. Sono a bocca aperta. Non riesco nemmeno a respirare. Sto sognando? No, non sto sognando. Questa è la realtà. Deve essere la realtà.

- Ciao, dolcezza. -

Sì, è la realtà.

Incapace di controllarmi, scoppio in singhiozzi e gli salto addosso. Affondo il viso nel suo collo e lascio che le lacrime scorrano a fiumi lungo le mie guance. Ho temuto fino all'ultimo di non poter più sentire la sua voce e il calore della sua pelle. E invece eccomi qui, tra le sue braccia, a piangere come un'idiota.

- Sono qui, adesso. - mi strofina la schiena con una mano. - Sono qui, amore mio. -

- Alex... - è tutto quello che riesco a dire. Incredibile. Gli ormoni della gravidanza mi hanno fatto perdere anche l'uso della parola.

La gravidanza.

Mi stacco di colpo e indietreggio. Ha ancora il test e l'ecografia in mano, ma se ne sarà davvero reso conto? E come la prenderà, quando lo farà?

- Che succede? - mi chiede, preoccupato. Cerca di allungare un braccio verso la lampada sul comodino, ma non ci riesce. - Merda. - borbotta. - Infermiera! - urla, alla fine.

E questo basta per riportarmi alla realtà. Sbatto in fretta le palpebre e gli tappo la bocca con la mano. - Shh. Va tutto bene, è stato solo un momento di...shock. -

- Mi hai fatto venire un colpo. - mugugna, contro il mio palmo. Mi stringe dolcemente il polso e lo bacia. - Sei andata nel panico perché ho questi in mano? - solleva le "prove incriminanti", con un grande sorriso sulle labbra.

- Aspetta, quindi... -

- Ho sentito tutto. - finisce per me. - Sai, ero in un posto strano. Sembrava una scogliera, ma non ne sono sicuro. Si sentivano le onde del mare, le vedevo infrangersi contro le rocce. Era...bello. -

Mi siedo sul bordo del letto e gli stringo la mano, invitandolo a continuare.

- Stavo camminando su una specie di pontile. A un certo punto, le assi hanno ceduto e sono caduto in acqua. È successo per quattro volte. Quando sono arrivato alla fine, qualcosa mi ha spinto di nuovo giù. Non so cosa fosse, ma...mi stava soffocando. -

I quattro arresti cardiaci che ha avuto. E il quinto, quello causato da quella maledetta. È lei quel qualcosa che lo stava soffocando.

- Sono finito sott'acqua. Era tutto buio. - Alex inchioda il suo sguardo nel mio. - E poi ti ho sentita. Ho sentito la tua voce. Mi dicevi...la prima volta che ti ho visto...ho pensato che ci fosse qualcosa di te...di cui avevo bisogno. Poi...ho capito che...non era qualcosa. Eri... -

- Tu. - finisco, con le lacrime agli occhi.

- Ed è stato come se l'abisso in cui ero finito, si fosse improvvisamente prosciugato. Mi sono ritrovato di nuovo sul pontile e... - abbassa lo sguardo sui test. - In mano, avevo questi. -

Sto di nuovo piangendo, ma non di tristezza.

Alex mi appoggia una mano sullo stomaco e lo accarezza dolcemente. - Neanch'io so se sono pronto o se sarò all'altezza, ma non è questo il bello? Sì, forse è un po' presto, ma se è successo proprio ora, un motivo ci sarà. -

Ripenso a Kaleb. A ogni nascita, corrisponde una morte. E, non so perché, ma sento che lui rivivrà nel sorriso del mio bambino.

- Non piangere. - mi asciuga le lacrime con i pollici. - Vieni qui. - allarga appena le braccia, permettendomi di appoggiare la testa sul suo petto. Faccio attenzione alla ferita e mi sistemo. - Voglio sentire il suo cuore. Si può rifare l'ecografia? -

- Credo di sì. -

- Quando sarà successo? -

- Sono alla settima settimana, quindi... -

- Wow, ho fatto centro al primo colpo. -

Scoppio a ridere. - Un tiro da dieci punti, Presidente. -

- Il miglior tiro della mia vita. - mi bacia i capelli. - Ma tu sei felice? -

Lo guardo negli occhi. - Più che mai. -

- Allora, me lo merito un bacio? -

Sorrido e incollo le labbra alle sue. Quanto mi era mancato questo contatto! Sentire il sapore della sua bocca, mescolare il mio respiro al suo.

- Diventerò papà. - sussurra. - Non ci posso credere. Se sto sognando, ti prego non svegliarmi. -

- Non stai sognando. - gli mordicchio il labbro inferiore.

- Amore mio, non posso ancora muovermi, perciò non stuzzicarmi così... -

Rido di cuore. - Hai già marcato il territorio. -

- Sai che ora non mi fermerò, vero? - mi stringe contro di sé. - Se sarà un maschio, poi dovremmo riprovarci per avere una femmina. E se dovesse essere un altro maschio, continuare fino a quando... -

- Ehi! - gli pizzico il braccio. - Non mi trasformerò in una sforna-bambini! -

- Perché no? Non dimenticare i tuoi doveri, donna! -

Ridiamo fino alle lacrime. È bello tornare alla "normalità", anche solo per un po'. È notte fonda, eppure continuiamo a scherzare e a immaginare tutti gli scenari più strani del nostro futuro. Non c'è spazio per i problemi, in questo momento.

Qualcuno bussa alla porta, interrompendo i nostri schiamazzi. Forse, ci siamo lasciati prendere un po' troppo dall'entusiasmo e abbiamo causato fastidio agli altri pazienti. Accidenti, che figuraccia. Ma, quando si apre, mi rilasso all'istante.

- Ah, lo sapevo che ti eri svegliato! - Sasha corre dentro e arruffa i capelli di Alex. - Il tuo infermiere sexy è tornato! -

- Voglio tornare in coma. - farfuglia lui, trattenendo a stento un sorriso.

- Non dirlo neanche per scherzo. - Harry gli appoggia una mano sulla spalla. - Hai qualcuno di cui prenderti cura, adesso. -

- Oh, sì. - solleva fiero l'ecografia e la osserva. - Beh, per ora sembra più una specie di fagiolo, ma quando sarà abbastanza grande da salire sulla Harley... -

- Scordatelo. - lo interrompo. - Niente Harley, se sarà un maschio. -

- E niente ragazzi fino ai trent'anni, se sarà una femmina. -

- Riparliamone tra quindici anni. -

- Non mi interessa, sarò irremovibile. -

- Non cantare vittoria troppo facilmente. - ridacchia Harry. - Cederai al primo sorrisetto furbo, soprattutto se sarà una femmina. -

Alex gli stringe la mano. - Ma lo zio Harry mi aiuterà, vero? -

- Oh, puoi scommetterci. -

- Ehi, e io? - chiede Sasha, toccandosi il petto. - Che ruolo avrò? -

Alex, Harry e io, ci guardiamo per un momento, prima di rispondere in coro. - Lo zio pazzo! -

- Mai appellativo fu più giusto per Sasha. - gongola Liam, raggiungendoci. Tiene un vassoio con dei bicchieri di carta fumanti e una bottiglia d'acqua. - Scusa Alex, ma per te solo acqua, per ora. -

- Finalmente, stavo morendo di sete. - svita il tappo e fa per bere.

Sasha, però, lo blocca. - Non puoi bere come pensi. Solo a piccoli sorsi. -

- Oh, giusto. Dimentico sempre che sei un infermiere. -

- Se è per questo, lo dimentica spesso anche lui. - lo prende in giro Liam. - L'altro giorno gli ho chiesto una pastiglia per il mal di testa e mi ha dato il viagra. -

- L'ho fatto di proposito. La tua ragazza ci ha provato con me e ho pensato che la pillolina blu potesse aiutarti. -

Scoppiamo tutti a ridere. Alex non riesce neanche a bere e deve tenersi le ferite con le mani. È bello vederlo così allegro. E, se non fosse per questi ragazzi, oggi chissà cosa sarebbe successo.

Queste sono le vere famiglie. A volte, i legami di sangue non contano niente. 

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