New Girl

By alessiaeyre

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Niente amore. Niente sentimenti. Niente coinvolgimenti. Dovevamo essere indipendenti e concentrati sul nos... More

Prologue
Strange Date
Choice On Fire
It Was So Good To Have Power
I Wanna Trust You
Dream About You
Ready To Philly
Take Me To Your Bed
Wake Up
Don't You Agree Tris?
Nightmare
I Was There With You
Thank You
Wanna Play?
Don't Worry Tris
Be Careful
She Saved My Life
Missing Jenna
Together Again
They Won't Be Safe
You Call That A Kiss?
I Remember That Girl
Room 232
Kiss Her
I Don't Wanna Do This
Truth Or Dare
Santa Monica
Choices
What The Hell Is Wrong With You?
Who's Jennifer?
Beatrice
New York
Don't waste your time
He's dead
Fireproof
Changing
Nobody knows, uh?
Answers
Deal?
Surprises
Nobody really knows her
Baby Girl
Back to the Start
Pregnancy
Come back to me
No longer by your side
Life and death
Last Goodbye
Out of Here
The End
The Actual End
Epilogue

Los Angeles

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By alessiaeyre

Ero nell'atrio di LAX, ad aspettare il mio nuovo capo. Era in ritardo e questo diceva molto su di lui. Meno male che aveva bisogno di me o chissà cosa avesse fatto se fosse stato il contrario.

Lasciai cadere il borsone con i miei vestiti per terra e mi sedetti su una panchina ad attenderli. Ero a dir poco distrutta. E non per il fatto che portassi i tacchi dalla mattina o per il volo. Ma per ciò che era successo prima.

-Tris finalmente! Dove diavolo eri sparita? - Katherine mi corse incontro, non appena io e Justin varcammo la porta di casa di New York.
-Dovevo schiarirmi le idee.
-Spero allora che tu lo abbia fatto. Perché ci devi molte spiegazioni.

Logan entrò in sala e si sedette sul divano accanto ad Aimee, che ci osservava in silenzio; nei suoi occhi c'era ancora solo odio.

Dovetti distogliere lo sguardo quando si incrociò con il suo. Presi un respiro profondo e mandai giù i sensi di colpa, o almeno ci provai. Mi sedetti di fronte a loro, mentre Justin prese posto accanto a me. Non sapevo da dove partire.

-Quando eravamo qui a New York l'altra volta, il giorno dopo che... - mi morsi un labbro - la casa prese fuoco, la mattina ero sparita, diciamo. Be' la verità è che ero andata da Jason. Mi aveva chiesto di andare da lui e non potevo dire di no.
-No, ma avresti potuto dircelo.
-Non proprio, Aimee... Mi ha fatto un'offerta e non potevo proprio rifiutare. E per quanto sia difficile per me fare ciò che devo fare, credetemi sarebbe stato più complicato dire di no.
-E quanto grande sarebbe questa proposta? - il sarcasmo di Katherine si faceva sempre più evidente.
-Dovrò andare a Los Angeles... Da sola.
-E allora? Non mi pare questa gran cosa.

Distolsi lo sguardo, massaggiandomi la nuca con la mano destra.

-Katherine, qualcun'altra prenderà il suo posto.

Justin continuò per me, ma non per aiutarmi. Per il semplice motivo che non riusciva a starsene li in silenzio senza neanche cacciare fuori un po' della sua rabbia e del suo disaccordo.

-E questo che vorrebbe dire? - Aimee parlò.
-Che non so per quanto tempo starò via, ma sicuro è che sarà abbastanza da aver bisogno di una sostituzione nella nost... vostra squadra.
-E tu come facevi a saperlo, Bieber? Perché a giudicare dal suo comportamento - Logan mi indicò - non sembrava proprio che fosse stata lei a dirtelo.
-No, infatti. È stata Jenna.
-Jenna? E lei come faceva a saperlo?

Justin si limitò a guardarlo, e ci arrivò da solo alla risposta. Io invece mi sforzai di rimanere in silenzio, e di ignorare la fitta al cure quando sentii il suo nome. Specialmente dopo aver incontrato Luke quel giorno, il mio passato stava tornando a galla pezzo dopo pezzo.

-Ma ovvio!
-Chi è questa Jenna? - chiese Katherine.
-Jennifer Keely. La ragazza scomparsa, quella che spopola sui notiziari. - risposi io.

Non dissi altri dettagli. Tipo che aveva salvato la vita di Justin. O che i ragazzi per risparmiare la sua la portarono da Jason. O che lei era la migliore amica di Beatrice Collins. Oh, e che quella Beatrice Collins ero io. Non era necessario per Logan sapere quest'ultima parte. E per le ragazze sapere la prima.

-E dire di no - decisi di portare il discorso su un'altra direzione - avrebbe implicato raccontare ciò che c'è tra me e Justin. Non potevo dirgli che volevo rimanere per lui, o per voi. - e sicuramente non volevo rimanere perché i sensi di colpa mi stavano mangiando giorno dopo giorno sempre di più', pensai.

-Quindi parti?
-Si, ma non so ancora quando.

Una voce mi richiamò dai miei pensieri.

-Tris?
-Si, sono io.

Mi alzai, presi il borsone e seguii il ragazzo vestito di nero, fino ad un enorme van parcheggiato fuori dello stesso colore e con i finestrini oscurati.

Lasciai il mio bagaglio nel cofano, e poi mi sedetti su uno dei sedili posteriori. Lui si sedette avanti; alla guida c'era un uomo dal volto familiare. Ma per quanto mi sforzassi di ricordare chi fosse, ero troppo stanca per ricordarmi di lui.

All'incirca mezz'ora dopo, eravamo arrivati davanti una casa in periferia. Scesi, trascinando dentro la mia roba, e capii che in quella casa ci avrei abitato da sola. Almeno qualcosa di positivo.

-Il capo sta per arrivare - mi annunciò il moro che mi aveva portato fino a li.

"Almeno non avrei dovuto dormire sul divano" pensai, e abbozzai un sorriso; quelli in fondo erano bei tempi, tutto sommato.

-Tris, quanto tempo. Sempre incantevole.

Mi girai di scatto, solo per ritrovarmi davanti il viso amichevole di Bradley.

-Bradley, avrei dovuto sapere che ci fossi tu dietro tutto questo. - gli sorrisi.
-Già, in effetti è stata una mossa prevedibile.
-Come mai mi hai voluta qui? - chiesi - E perché da sola?
-Perché io e te abbiamo delle cose da fare. E sono sicuro che tu abbia bisogno di risposte,ed io le ho quasi tutte.
-Risposte? E a quali domande?
-Oh, lo sai benissimo. Non pensare solo a questa Tris. Pensa a tutta la tua vita e a tutte le domande che ti sei fatta. Prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno per ambientarti. Io ti aspetto tra due giorni. Per qualsiasi cosa, chiamami.

Mi porse un biglietto con il suo nome, che presi subito. Io però ero ancora confusa. Parlava come se mi avesse sempre conosciuto, ma come poteva essere possibile. Era la seconda volta che lo vedevo, e la prima era stata neanche qualche mese prima.

Quando se ne andò e rimasi sola, corsi di sopra a disfare la mia roba. Aveva ragione, avevo bisogno di tempo per ambientarmi. Mi faceva strano non avere più Katherine e Aimee in giro per casa.

Una volta finito, mi buttai sul letto e chiusi gli occhi. Era quasi ora di cena, ma non avevo per niente fame. Tutto ciò a cui pensavo era il modo in cui me ne andai.

-Io non posso credere che tu mi stia davvero lasciando! - Justin alzò la voce, mentre lanciava il bicchiere di vetro contro il muro, facendolo rompere in migliaia di pezzi.
-Justin, fermati, ti prego.

Lo raggiunsi e poggiai entrambe le mie mani sulle sue guance. Doveva guardarmi in faccia. Doveva capire che anche io stavo male per quella scelta.

-Non sono stata io a decidere di andarmene - continuai - Capisci che questa vita non è fatta per amare. Per queste dovevamo dire addio ai nostri sentimenti.
-Si, ma... Non è possibile che tu debba partire adesso che finalmente possiamo stare insieme.
-Justin, io e te, come tutti gli altri, non potremo mai stare insieme. Cristo Santo, ne parli come se io avessi piacere!
-Allora avresti potuto dire di no!

Stavo per replicare, ma mi zittii. Non aveva senso litigare ancora e ancora. Non facevamo altro che litigare dalla settimana prima che avevo confessato della mia partenza.

Presi una scopa e una paletta e cominciai a pulire per terra, mentre lui se ne stava lì, in piedi contro il muro, a fissare ogni mia mossa. Almeno non si sentivano più le nostre urla, ma solo i nostri respiri e il vetro che scivolava.

Venne verso di me, e mi tolse quegli oggetti dalle mani, per poi portarmi fuori da quella cucina.

-Davvero vuoi passare anche questa sera a litigare? Di nuovo? - gli chiesi tranquillamente.
-No.
-Bene, perché io avrei in mente qualcos'altro.

Mi avvicinai al suo viso lentamente, e una volta sicura che non mi avrebbe respinta, lo baciai. Feci scorrere le mie mani tra i suoi capelli da poco tagliati, mentre lui mi strinse la vita e mi alzò, in modo da far allacciare le mie gambe attorno al suo bacino.

Sempre rimanendo in questa posizione, salì le scale fino alla sua stanza. Mi buttò sul letto, e risi, quando lui si buttò su di me. Prese a baciarmi il collo e dovetti ricordarmi di come si respirava.

Lo staccai da me, premendo le mie mani sul suo petto muscoloso, dove aveva tatuato una croce, per riprendere fiato, e ne approfittai per toglierli la maglietta grigia e poi lui fece lo stesso con la mia t-shirt nera e i miei skinny dello stesso colore.

Mentre tornò a giocare con le mie labbra, mi tolsi con i piedi entrambe le scarpe, buttandole ai piedi del letto.

Gli slacciai i jeans chiari e lui li fece scivolare via, dopo essersi tolto scarpe e calzini. Mi fece posizionare sopra di lui, mentre con una mano massaggiavo il suo sesso, ancora dentro il suoi boxer, anche se non per molto, e con l'altra lo stringevo sulla nuca. Volevo il massimo contatto con lui.

Quando capii che fu abbastanza, liberai il suo pube dai boxer davvero troppo stretti e potei sentirlo molto bene. Così non persi tempo e mi spogliai anche io completamente.

Lo presi tra le mani e poi mi posizionai sopra di lui, gli poggiai un bacio veloce, e poi affondai sopra di lui. Un sospiro di piacere lasciò le mie labbra e anche le sue.

Le nostre labbra si muovevano in sincronia, mentre lui mi stringeva i fianchi e mi muovevo a ritmo sopra di lui. Qualche spinta più tardi, arrivammo entrambi al limite e venimmo sussurrando i nostri nomi.

Crollai al suo fianco e sorrisi. Era stato fantastico. Dopo qualche minuto di silenzio, sentii la sua mano a contatto con la mia amichetta dei piani bassi, e lo guardai divertita.

-Secondo round, piccola?
-Secondo round.

Ridendo, si mise sopra di me, e dopo avermi torturata abbastanza con le sue mani esperte, decise di entrare in me di nuovo. Gemetti quando riprovai di nuovo quella sensazione.

Le sue spinte erano dolci, ma decise. Sentivo il mio corpo quasi andare in fiamme, e la prova stava nei graffi che lasciai sulla sua schiena con le mie unghie, anche se non erano così lunghe.

Sentivo che stavo per venire, e baciai il mio bellissimo ragazzo, anche se poi lui si staccò per scendere a torturare il mio collo. Si dovette trattenere dal lasciarmi qualche succhiotto stile "adolescente".

Venimmo di nuovo, e poi mi accoccolai tra le sue braccia, finché non mi addormentai, cullata dal battito del suo cuore contro la mia schiena.

Tutto ciò durò fino alle otto del mattino seguente. Il sonno sparì di colpo e la realtà mi colpì come un treno in corsa. Justin dormiva ancora beato tra le lenzuola.

Raccolsi i miei vestiti che indossai velocemente e feci lo stesso con le scarpe. Mentre uscivo, passai davanti la sua cassettiera e vidi li sopra la foto che ci eravamo scattati pochi giorni prima in camera di Ryan, con la sua polaroid.

La presi e la guardai, e non potei evitare di assumere un'espressione triste, ma allo stesso tempo felice. Andarmene era la scelta migliore per tutti. Più stavamo lontani, più potevamo vivere.

Io ero come kriptonite per Justin, e lui lo era per me.

Poggiai la foto sul cuscino su cui avevo dormito, e mi piegai per poggiargli un bacio sulle labbra. Divagai a lungo, finché non mi resi conto che se non sarei partita subito, avrei finito con il non farlo mai più.

Uscii dalla sua camera, ma mi trovai a fare uno o due passi indietro. Con una mano mi appoggiai allo stipite della porta. Lo guardai, mentre dormiva ancora. Sembrava così vulnerabile e dolce.

-Ti amo, Justin. - sussurrai, prima di partire. Per sempre, questa volta.

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