Quel giorno dormii tutto il tempo, non curandomi delle chiamate di Louis, Harry e Judie -che alla fine mi trovò addormentata quando rientrò in stanza-.
«Dovresti seriamente lasciarlo spiegare» Judie parlò in un rimprovero, seduta sul suo letto dall'altra parte della stanza. Era passata una settimana dal funerale di Debby, avevo costretto Louis a dirmi tutto su Harry e quanto pare faceva ancora da crocerossina alla ragazza, passando molto tempo con lei.
«Cosa c'è da spiegare, Judie?»alzai il sopracciglio «Mi ha letteralmente lasciata andare via, ora preferisce passare tutto il tempo con Debby».
«Ma Louis ti ha detto anche che non è più lo stesso, che non smette di chiedere di te» Judie incalzò. Ci pensai qualche secondo prima di sospirare scocciata.
«Ma da che parte stai?» sbottai. Judie sembrò incassare il colpo, perché si rizzò con la schiena.
«Starò sempre dalla tua parte, Annabel, ma devi capire quando sbagli e ora stai sbagliando!» esclamò alzando le braccia al cielo «Harry sta aiutando una persona che, che tu lo voglia o no, è stata importante per lui... ora condividono lo stesso dolore, Harry vuole essere solo d'aiuto e gli servirebbe un po' più di comprensione».
La guardai per qualche secondo, la scrutai. Non avevo mai sentito Judie prendere le parti di Harry con così tanta forza, eppure quel giorno sembrava più convinta del solito. Mi fidavo ciecamente di Judie, era la persona che sapevo non mi avrebbe mai abbandonato e che c'era stata dal primo istante. Era capace di urlarmi contro quando avevo torto, come ora, o di abbracciarmi quando mi serviva una spalla su cui piangere.
Il telefono squillò per l'ennesima volta e non fu una sorpresa quando sul display comparve nuovamente il nome di Harry.
«Dagli una possibilità» tagliò corto Judie, sapendo già di chi si trattasse. Sospirai chiudendo gli occhi per qualche secondo, poi decisi di accettare la chiamata e portare il cellulare all'orecchio.
«Annabel, dio santo ti avrò chiamata mille volte!» esclamò Harry dall'altro capo. Mi morsi il labbro con forza, torturando Toby.
«Cosa c'è?» parlai per andare dritta al punto. Lo sentii prendersi una pausa e sospirare sconfitto, poi parlò dopo qualche secondo.
«Sono fuori al campus, per favore parliamone» mormorò disperato. Così guardai Judie che intanto avrebbe voluto ammazzarmi con lo sguardo e alzai gli occhi al cielo.
«Cinque minuti ed esco» tagliai corto prima di chiudere la chiamata e gettare il telefono sul letto. Vidi Judie sorridere compiaciuta ma feci finta di niente, piuttosto pensai a rendermi almeno un minimo presentabile. So che questo non avrebbe cambiato la situazione, non avrebbe comunque preferito me a Debby, ma io le avrei provate tutte.
Mi preparai al meglio, salutando poi velocemente la mia amica e correndo via. Sentivo le gambe più molli, mi sentivo completamente nervosa e in ansia che questo incontro potesse andare male. Amavo Harry più di qualsiasi altra cosa, non riuscivo a stargli lontana nonostante tutto e pensai che questo fosse completamente sbagliato per la mia salute mentale.
Presi un respiro profondo quando arrivai fuori il campus, dove trovai Harry ad aspettarmi nella sua decappottabile, la stessa che usò la prima volta che salii in macchina con lui. Mi feci forza e mi diedi coraggio, poi iniziai finalmente a camminare verso di lui. Non si accorse di me fino a quando non aprii la portiera, in quel momento la sua testa si volse immediatamente verso di me, i suoi occhi quasi si illuminarono. Mi sentii improvvisamente inadeguata, la mia testa iniziò a rimproverarmi per questo gesto così azzardato, le mie gambe volevano convincermi a scappare via da quella macchina... il mio cuore, però, era fermo proprio nel punto in cui batteva quello del ragazzo riccio.
Il silenzio cadde tra di noi non appena Harry mise in moto per dirigersi non sapevo dove, intanto io guardavo fuori cercando di immaginare cosa avremmo detto una volta arrivati a destinazione. Il vento scompigliava i nostri capelli a causa della velocità a cui la macchina stava andando, una cosa che non mi spaventava se fatta da Harry. Mi strinsi nelle spalle per un brivido causato dal freddo che percorse tutto il mio corpo, portandomi a rannicchiare sul sedile. Harry se ne accorse, infatti si voltò per qualche secondo verso di me per poi riportare l'attenzione sulla strada.
«Siamo arrivati» annunciò sottovoce, sapevo benissimo dov'eravamo. Gli alberi e le luci della città mi permisero di riconoscere subito il luogo, era quella collina dove avevamo passato Capodanno, uno dei giorni più belli della mia vita. Mi guardai intorno, tutto era rimasto come l'ultima volta, tutto era deserto ed isolato come quel trentuno di Dicembre quando tutto mi sembrava più semplice... quando eravamo pienamente innamorati.
Finalmente ebbi il coraggio di voltarmi verso di lui, solo per avere una morsa allo stomaco che sapevo non mi avrebbe mai più abbandonato. Restai in silenzio così come fece lui, entrambi cercavamo il giusto modo per iniziare il discorso ed entrambi non sapevamo come fare.
«Non avrei dovuto tagliarti fuori» sentenziò d'un
colpo, lasciando le mani cadere giù dal volante. Lo guardai attentamente e non potei fare a meno di sbuffare una risata amara.
«Lo hai detto anche l'ultima volta, eppure...» lasciai la frase in sospeso, sapeva benissimo dal mio tono sarcastico cosa intendessi. Iniziavo a capire come le persone effettivamente non cambiavano, non l'avrebbero mai fatto. Harry avrebbe continuato a tagliarmi fuori dalla sua vita appena qualcosa di sbagliato sarebbe successo e non perché lui fosse stronzo o sbagliato, semplicemente era fatto così e non sarebbe cambiato. Non per me, almeno.
«Mi devi credere quando ti dico che non c'è niente tra me e lei» e finalmente le sue iridi s'incastrarono nelle mie. Lo guardai con rabbia, il solo fatto che Debby si fosse di nuovo introdotta nella nostra conversazione aveva iniziato a far battere il mio cuore molto più velocemente.
«Io lo vedo come ti guarda» annunciai con le mani sudate, probabilmente dall'ansia di scoprire la piega che avrebbe preso quella conversazione.
«Ma a me non interessa, Annabel!» esclamò subito con tono severo, tanto da farmi sobbalzare. Mi morsi il labbro inferiore mentre scrutavo le rughe delle sue fronti rilassarsi dopo l'urlo.
«E' successo qualcosa tra voi due?» domandai sottovoce. Ci fu un secondo in cui il mio cervello mi volle bloccare categoricamente dal pronunciare quella domanda, ma la mia coscienza sapeva di dover far chiarezza una volta per tutte.
«Assolutamente no» Harry rispose immediatamente, scuotendo anche la testa. Sospirai e non seppi se fosse davvero un sospiro di sollievo o di frustrazione.
«Hai ripensato ai vecchi tempi quando stavi con lei?» incalzai. Harry sospirò scocciato, prima di slacciarsi la cintura e girarsi con il busto completamente verso di me.
«Sì, Bel, è inevitabile pensare ai momenti passati... Ma sono passati per un motivo, per me ora ci sei solo tu e dovresti saperlo» annunciò prendendomi le mani «non è lei quella che voglio, perché non riesci a credermi?».
Lo guardai fermamente, cercando di non far trasparire le mie vere emozioni. Era chiaro che ci sarei caduta di nuovo, questo forse era la cosa peggiore dell'essere completamente innamorati di una persona. Sentivo che non riuscivo più ad amare me stessa nello stesso modo in cui lo facevo prima e questo perché sentivo di aver costantemente bisogno di certezze da parte di Harry. La mia costante paura era che potesse abbandonarmi da un giorno all'altro e questo mi spaventava così tanto da farmi stare male al solo pensiero.
«Ti porterà via da me» costatai e fu più qualcosa che riuscì a farlo ammettere a me stessa «lo sta già facendo...»
«Annabel, dammi solo un'altra possibilità per dimostrarti che possiamo funzionare e che Debby non conta nulla per me» i suoi occhi chiedevano pietà, la sua voce tremolante usciva così sottile che quasi non riuscivo a sentirlo. Mi presi qualche secondo per stare in silenzio, ma dentro di me sapevo già la risposta.
Abbassai lo sguardo sulle nostre mani intrecciate e non potei fare a meno di annuire lievemente.