Anche stamattina quando apro gli occhi e guardo l'ora noto che è tardi ma sono ancora in tempo per pranzare ad un orario decente. Metto il telefono sotto carica, dato che stanotte si è scaricato avendo continuato a riprodurre musica per ore. Mi alzo e vado a controllare il corridoio, non sento rumori così mi accosto alla porta della stanza di mio padre e non sento niente quindi non c'è, faccio la stessa cosa in salotto ma non è neanche qui. Molto più tranquilla vado in cucina a prepararmi un insalata, con dentro qualsiasi cosa meno che l'insalata. Se c'è una verdura che davvero non riesco a mangiare è questa, non perché non mi piaccia il sapore, infondo sa di acqua ma è proprio il suo essere così neutra che mi innervosisce. Quando mangio qualcosa deve avere sapore altrimenti è come mangiare aria che riempie lo stomaco e non ha senso. Prendo tutto l'occorrente e inizio a versarlo in una grande ciotola per poi condire tutto con l'aceto balsamico che è la mia droga. Purtroppo non possono abbondare, come vorrei, dato che la maggior parte del cibo che si trova in casa, lo compro io rubando dei soldi a mio padre senza che lui se ne accorga.
Dovrei sentirmi in colpa ma infondo lo faccio per sopravvivere e si tratta solo della cena, nelle sere in cui ceno. Ho iniziato a perdere l'appetito anche per questo motivo, sapendo che non potevo mangiare non volevo patire la fame quindi ho insegnato al mio corpo come sopravvivere con poco. Non è una cosa sana ma nulla in me è davvero sano.
Quando finisco di mangiare, lavo i piatti e li risistemo per poi tornare in camera. Guardo fuori della finestra e vedo che è una giornata meravigliosa. Mi metto una tuta più comoda per poi iniziare a pulire casa, aprendo le finestre per arieggiare un po'. So che avevo intenzione di dormire per tutto il giorno però mi sento stranamente riposata e quindi non ho voglia di tornare a letto.
In un paio di ore ho finito di pulire ma ancora non mi sento stanca, quindi infilo le scarpe da ginnastica e mi metto gli auricolari per poi uscire di casa e andare a farmi una passeggiata pomeridiana.
Abito praticamente in campagna, prima di incontrare qualsiasi cosa che non sia un campo, ci vogliono almeno un paio di chilometri quindi è sempre tutto tranquillo e l'aria sembra più pulita. Oggi il sole splende e inizia a farci capire che il caldo si sta avvicinando. Respirando a pieni polmoni e godendomi il calore dei raggi sul mio viso pallido, mi sento stranamente felice. So che la felicità dura poco, soprattutto nella mia vita, quindi decido di godermela appieno.
Negli auricolari sento che parte - Dance with me tonight- di Olly Murs e io mi guardo in torno per controllare che non ci sia nessuno per strada per poi iniziare a cantare a squarciagola e lasciandomi andare facendo anche qualche passo di danza un po' goffo ma poco importa perché mi diverto. Per quanto io possa reputarmi brava nel canto, posso ammettere sinceramente di essere negata per la danza. Una volta Adam ha provato ad insegnarmi dei passi base che riguardavano solo il dondolamento del corpo ma io sembravo un paletto di legno che aveva ricevuto una leggera botta e non sa da che parte cadere. Non mi sono mai voluta cimentare in quest'arte perché non riesco a comprendere appieno e se si parte così, dubito si possano fare grandi progressi. Secondo me qualsiasi sia la vocazione di una persona, viene da dentro ed anche se c'è chi ha più di una vocazione. Io credo che le cose che si imparano perché obbligati, non esprimano nulla e se l'arte non ti fa provare qualcosa, allora non ha valore.
Sono le sette di sera e sto tornando a casa, mi sono davvero divertita, non ho fatto nulla di particolare ma è stata una bella giornata, abbastanza calda e rilassante. L'unica cosa a cui non ho pensato è mio padre. A quest'ora è sicuramente sveglio e in casa.
Sono sulla porta e ho paura ad entrare ma dopo un respiro profondo, mi faccio coraggio ed entro.
Come al solito è seduto sulla poltrona con una birra in mano e il telecomando nell'altra. Si sta guardando una vecchia replica di Dr. House in tv e quando vedo che non si muove penso che non mi abbia vista o che stia dormendo, ma appena passo accanto alla poltrona per andare in camera mia lo sento parlare e rischio che mi venga un infarto.
Mi sento chiamare con un tono mezzo divertito e mezzo disgustato. "Ehi puttanella"
Sta biascicando ma questa è una cosa abbastanza comune visto che non lo vedo sobrio da anni ormai.
Cerco di mantenere un tono fermo e deciso, non voglio fargli capire quanta paura mi fa. "Alan"
Non è la prima volta che provo a tenergli testa, ho bisogno di spiegazioni ed essendo lui il mio boia in questa situazione, solo lui può rispondere alle mie domande.
Nonostante tutti i lividi e le minacce, non mi sono mai voluta sottomettere a lui. Voglio che lui capisca che può farmi quello che vuole, può piegarmi quanto vuole ma io non mi spezzo e credo sia proprio questo ad infastidirlo.
Si finge offeso per poi sorridermi maligno e stringere più forte la presa sulla bottiglia. "Alan? Non mi chiami più -papino-?"
Lo guardo fredda. "No"
"Ok, non mi importa. Ti ho chiamata solo per avvertirti che si torna in affari, questa volta solo per una settimana. Mi raccomando devi essere flessibile quindi ti conviene iniziare a fare stretching"
Il suo sorriso perverso mi fa venire voglia di vomitare. Mi trattengo perché è il momento giusto di sfogarsi, devo togliermi qualche peso.
"Mi fai schifo! Spiegami perché mi fai tutto questo? Spiegami perché non riesci a guardarmi in faccia. Dimmi come hai fatto a dimenticarti che sono tua figlia! Ammetti a te stesso che non vali più nulla e spiegami perché hai voluto far sprofondare in questo modo la tua vita. Prima era qualcuno, eri rispetto, eri un uomo vero. Adesso invece sei un ammasso di cattiveria e birra"
Sono così felice essermi sfogata almeno un po' ma so che adesso ci sarà la sua reazione.
"Sta zitta! Ti ho detto che non devi parlare in mia presenza! Tu non sai un cazzo eppure credi di poter parlare"
Sconfitta e con gli occhi lucidi, provo a farlo ragionare un'ultima volta. "Perché? Forse perché le somiglio, oppure è perché ho la sua voce. No, credo che sia perché sono una parte di lei. Ti rendi conto che ti sono rimasta solo io e tu mi hai venduta?"
"Tu non le somigli, non hai la sua voce e non sei una parte di lei. Se vivi ancora sotto questo tetto è solo grazie ad Edward, che realizza i desideri del figlio che per tua fortuna è così ossessionato da te da pagare per averti"
Sento la rabbia crescere insieme alla frustrazione. "No! Io mi rifiuto"
Scoppia in una fragorosa risata che mi fa venire la pelle d'oca. "Pensi davvero di avere una scelta?"
"Se dico no, è no!"
"Ti sbagli, se dici no, io sento solo più soldi"
Prendo il coraggio a due mani e gli urlo contro: "Non ti riconosco più, fai pena. Sei solo un mezzo uomo. Sei vuoto e spregevole. Vai a puttane solo per poterti sentire ancora forte e autoritario ma dentro di te sai di essere solo un inetto e questo ti sta logorando"
Alza il tono anche lui. "Hai ragione e sai perché lo sono? Perché tu, lurida puttana da quattro soldi mi hai portato via mia moglie e mio figlio"
La differenza tra noi è che le mie parole non lo hanno minimamente scalfito mentre le sue mi uccidono ogni volta.
Continuo ad urlare con le lacrime che minacciano di uscire. "Erano anche mia madre e mio fratello. Anche io li amavo"
"Non me ne fotte un cazzo dei tuoi sentimenti" All'improvviso vedo che mi lancia addosso la bottiglia di birra. Essendo brillo, cade ai miei piedi e si frantuma. Faccio un passo indietro, spaventata. Lo guardo ancora sotto choc per il suo ultimo gesto. Si avvicina e quando mi arriva davanti, mi spinge talmente forte da farmi andare a sbattere contro la finestra che si rompe e uno dei pezzi di vetro mi taglia il braccio sinistro. "Devo ricordarmi di dire a Matthew di insegnarti a tacere. Non vuoi ascoltare me quindi ascolterai lui"
Guardo la ferita e vedo che è profonda, sto sanguinando come un fiume in piena e questo mi fa paura.
Nel panico, sussurro: "S-sto sanguinando"
Mi guarda come se volesse sputarmi addosso ma per fortuna si limita a quello. "Mai quanto Ethan quando lo hai trasformato in un albero"
L'immagine del suo corpo attraversato dai rami mi si ripropone nella mente. Una rabbia ceca mi attraversa mentre le lacrime mi solcano le guance. "Tu non c'eri! Non l'hai visto. TU NON ERI LÌ"
"Le tue lacrime non mi fanno nessun effetto. Per me non sei altro che un bancomat. Tu mi porti talmente tanti soldi che non puoi immaginarti, se così non fosse, saresti già sotto terra"
Senza guardarmi prende la sua giacca ed esce di casa. Mi ha lasciata qui a terra e sanguinante dopo avermi minacciata.
Passo minuti interi a ripetere la conversazione appena avuta con mio padre fino al momento in cui ha nominato Ethan.
Lui ha ragione, sono stata io a ridurlo in quello stato.
No, lui era solo arrabbiato. Non devi farti condizionare.
Tu eri lì con me quando è successo, sai cos'è successo e hai davvero il coraggio di venirmi a dire che non è colpa mia?
Si, perché ho ragione.
No, non so cosa ti ricordi di quel giorno ma posso assicurarti che se me ne fossi fregata di quello stupido peluche, a quest'ora avevamo ancora una famiglia.
Scusa, ma non la penso così. Se il destino voleva questo allora doveva succedere.
Il destino? Mi stai davvero mettendo davanti queste motivazioni? Non ci credo, quindi io adesso dovrei inginocchiarmi e chiedere a Dio perché ha voluto che andasse in questo modo, giusto? Dato che è stato lui a far succedere queste cose dovrei odiare lui e non me stessa. Ma se non è colpa mia allora non mi merito certamente una punizione tanto dolorosa, perché a parte quello non ho fatto altro di cattivo in vita mia.
Io...non lo so.
Ecco, visto che non sai, stai zitta.
Ok, scusa volevo solo dare una mano.
Be' potevi farne a meno, ora va via.
Appena finisco di litigare con quell'idiota che mi hanno messo come coscienza, mi alzo dal pavimento e vado in bagno. Metto il braccio sotto l'acqua fredda per poter pulire la ferita dal sangue che ormai si è seccato. Subito dopo ci spruzzo del disinfettante e poi lo fascio con una garza che trovo nel mobile. È poca, ne lascio un pezzo per domattina, poi andrò a comprarla dopo scuola.
Sento delle fitte di dolore alla schiena così mi tolgo la maglia e vedo che la botta mi ha causato dei lividi e qualche graffio ma niente di troppo grave.
Passeranno.
Come sempre.
Come tutte le altre ferite.
Decido di andare a letto e così entro in camera, mi metto il pigiama che consiste in una vecchia maglietta di mio fratello e poi mi stendo per terra. Non ho neanche voglia di controllare il cellulare per vedere se ci sono dei messaggi. Voglio solo disconnettermi e sparire per un po'.
Nota autrice:
Le minacce velate si stanno trasformando piano piano in realtà.
La nostra Mia ha riportato un'altra grave contusione sia fisica che emotiva.
Fatemi sapere che ne pensate del personaggio di Alan e della sua reazione ogni volta che vede sua figlia.