Elizabeth non si era mai domandata cosa potesse esserci dopo la morte. Le era sempre sembrata una cosa così lontana. Diceva a se stessa di essere troppo giovane per anche solamente pensare alla morte e che la sua vita sarebbe stata ancora lunga.
Si sbagliava.
La vita non è mai troppo breve per finire.
Si aspettava di tutto e allo stesso tempo niente. Fiamme, angioletti vestiti di bianco, urla, canti religiosi, ma sicuramente non si aspettava il viso di un ragazzo. I capelli disordinati e rossi che incorniciavano un viso cosparso da lentiggini. I suoi occhi la scrutavano con attenzione ed Elizabeth non poté che soffermarsi ad ammirarli. Erano blu, dello stesso colore del mare di Vesi, una cittadina sul grande continente nella quale andava spesso con il padre. Erano così meravigliosi che si potevano intravedere spiragli di blu diversi.
Quegli occhi le infondevano tranquillità e tutta la preoccupazione che prima sentiva si stava pian piano affievolendo. Riuscì a distogliere lo sguardo solamente quando il ragazzo parlò. Una voce calma e sicura.
<<Come ti senti?>>
Elizabeth non rispose. Dopo quello che aveva appena vissuto faceva fatica a fidarsi. E se invece di aiutarla le avesse voluto fare del male? Non lo conosceva. Non sapeva come fosse finita in quella situazione. Si ricordava l'aggressione, il suo tentativo di combattere e poi aveva chiuso gli occhi per ritrovarsi a terra con il rosso accanto. Nei paraggi non c'era l'uomo. Non sembrava ferita, aveva solamente un gran mal di testa.
Il ragazzo probabilmente capì i pensieri che le frullavano in testa e da rilassato si fece preoccupato. Si sedette accanto a lei, appoggiando la schiena al muro.
<<Io sono Kevin e posso decisamente capire che non ti fidi. Al tuo posto non lo farei neanche io>>
<<Stai cercando di convincermi? Perché credo che questo non sia il modo giusto.>> Disse ironica.
Una piccola risata uscì dalle labbra del ragazzo.
<<Lo so, faccio pietà in queste cose.>> Sul suo viso era spuntato un piccolo sorriso.
<<Già.>>
I due rimasero in silenzio, guardando di fronte a loro, per un tempo per Elizabeth indefinito, potevano essere passati secondi come minuti. Però, la curiosità tipica della ragazza si faceva sentire. Voleva sapere cos'era successo, perché si era trovata in quella situazione, chi era l'uomo e molto altro. Era piena di domande e il ragazzo accanto a lei era l'unico che poteva risponderle.
<<So che può sembrare strano e non ci conosciamo, ma posso chiederti una cosa?>>
Il ragazzo annuì.
<< Che cos'è successo e chi era quel tipo? Ho come un vuoto, dal momento in cui ho chiuso gli occhi a quello in cui gli ho aperti, è come se mi fossi isolata dal mondo.>>
Sentendo quelle parole il ragazzo, Kevin, fece una piccola smorfia, quasi impercettibile.
<<Ti dirò tutto, ma ti prego di ascoltare fino in fondo. È sempre facile giudicare, più difficile è comprendere e convincersi di quella che è la realtà.>>
Dopo quelle parole Elisabeth era ancora più attirata dalla futura risposta.
Si sistemò meglio seduta, con le gambe incrociate e lo sguardo curioso rivolto al rosso accanto a lei.
<<Immagino che tu sappia che esistono persone con abilità magiche, gli stregoni.>> Elisabeth annuì. Ovviamente lo sapeva anzi amava tutto ciò che aveva a che fare con la magia.
<<Devi sapere però, che non esistono solo gli stregoni. La magia si manifesta in modi diversi, in quantità differenti.>>
Kevin fece un leggero sbuffo e tirò in dietro il collo, portando il volto verso l'alto. Chiuse gli occhi e fece un grande respiro.
<<Quel tipo be era...>> Si fermò incerto su come continuare.
<<Era?>> Elizabeth lo spronò ad andare avanti. Cosa poteva essere così difficile da dire.
<<Era un vampiro. Sai quelli che bevono il sangue e...>>
Elizabeth non lo lasciò finire di parlare. Si alzò di colpo e si posizionò di fronte al ragazzo.
Lo sguardo sul suo volto era incredulo. Impossibile i vampiri erano solo storielle inventate per spaventare i bambini. Non potevano esistere.
Iniziò ad urlargli in faccia: <<Impossibile! Mi stai prendendo in giro!>> Voleva prendersi gioco di lei?
Il ragazzo la guardò accigliato, sempre seduto a terra con la schiena appoggiata al muro.
<<Mi sembrava di averti detto di ascoltare fino in fondo.>>
Elizabeth continuava a guardarlo in malo modo.
<<Non pensavo avresti detto qualcosa di così...così impossibile.>>
Una risata leggera uscì dalle labbra del ragazzo.
<<Tu mi hai chiesto di raccontarti cosa era successo e chi era quel tipo. Io ti ho solamente risposto.>>
<<Lo so, ma quello che hai detto è impossibile, i vampiri non esistono, sono storie, racconti e nulla di più!>>
Kevin a quel punto si alzò e si avvicinò ad Elizabeth.
<<Solo perché qualcosa è scritto in un racconto non vuol dire che non sia reale.>>
I due si guardarono negli occhi, marroni nel blu, terra nel mare.
La ragazza fu la prima a distogliere lo sguardo.
Si morse un labbro e si risedette a terra con le gambe incrociate.
Una strana sensazione si fece largo dentro di lei. Qualcosa le diceva di credere a quelle parole, di fidarsi.
<<Senti, mettiamo che io creda alle tue parole, ipoteticamente. Puoi... puoi dirmi ciò che è successo o quello che hai visto?>>
Kevin fece un leggero sorriso ed annuì.
Si sedette di fronte a lei ed iniziò a raccontare: <<Stavo tornando a casa, quando ho sentito delle urla, le tue. Sono corso qui e una persona ti stava tenendo attacca al muro. Non ti muovevi, sembrava non stessi respirando...>> Elizabeth tremava leggermente mentre ascoltava quelle parole. <<...Immagino abbia usato un qualche potere su di te. Abbiamo diciamo, discusso e alla fine sono riuscito a mandarlo via. Anzi alla fine mi ha detto di farti le sue scusa quando ti saresti svegliata e ...>>
Alla parola "scuse" Elizabeth fece una smorfia disgustata. <<Quindi prima mi attacca e quasi mi uccide e poi mi chiede scusa! Che ipocrita! Ti prego dimmi che non tutti i vampiri sono così.>>
Faceva ancora fatica a credere che i vampiri esistessero, ma dopo quello che le era successo e che le aveva detto Kevin, quella non era di sicuro la cosa più assurda a cui credere.
Il ragazzo non rispose subito, sembrava stesse pensando a qualcosa.
<<Non sono tutti così...>> sorrise <<...alcuni sono dei veri idioti, ma innocui.>>
A quel commento una leggera risata uscì dalle labbra di Elizabeth.
<<Bene.>> Kevin ricominciò a parlare con un tono più serio. Si alzò in piedi e tese una mano alla ragazza, che la accettò e si alzò anche lei.
<<Ti accompagno a casa. É stata una giornata decisamente impegnativa.>>
လоလ
Kevin ed Elizabeth stavano camminando verso casa della ragazza, la quale aveva più volte rifiutato che il ragazzo la accompagnasse, sostenendo che non ne avesse bisogno e che si sentisse bene. Alla fine però, dopo diversi tentativi, venne convinta.
Tutta la strada fu percorsa nel silenzio più totale. Nessuno dei due emise un suono fino a quando arrivarono a destinazione.
Elizabeth abitava in un appartamento al terzo piano di un grande edificio in periferia. Da fuori sembrava una struttura abbastanza vecchia, ma tenuta in modo impeccabile.
I due arrivarono al portico dove si trovava la porta d'entrata.
<<Grazie per tutto, davvero. Io non so bene cosa pensare, ma sono sicura che se non ci fossi stato tu ora non mi troverei qui.>>
Il ragazzo si massaggiò il collo evidentemente a disagio.
<<Non devi ringraziarmi. Non potevo permettere che venisse compiuta un'azione del genere. Ho fatto solamente quello che era giusto.>>
Poi fece un cenno di saluto la testa ed iniziò ad allontanarsi.
<<Aspetta.>>
Kevin si fermò, era in mezzo alla strada. Degli alti pali della luce illuminavano la via sepolta nell'oscurità e nel silenzio.
<<Mi sono accorta ora che non ti ho nemmeno detto come mi chiamo.>> ci fu un attimo di silenzio. <<Elizabeth.>> disse con la voce leggermente tremante.
Il ragazzo ancora girato di spalle alzò una mano e la scosse come saluto mentre riprese a camminare.
<<Spero di rivederti presto Elizabeth, magari in una situazione in cui nessuno dei due stia rischiando di morire.>>
La sua figura continuò ad allontanarsi fino a quando scomparve completamente, inghiottita dalla notte.