Legami Celati

By FiordalisoScrittrice

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Una ragazza forte, senza paura, cercherà di riunire la propria famiglia e di abbattere gli stereotipi che la... More

Introduzione
Copertine
Prologo
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Realtà Parallela

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By FiordalisoScrittrice

Continuo a scavare nelle pile di documenti ma i certificati di nascita di quei bambini non ci sono, nemmeno il nome della coppia nominata nelle lettere o un orfanotrofio. È tutto così strano.

"Angy, è pronto a tavola", urla mia madre dalla cucina.

Metto tutto a posto ed esco dalla sua nuova camera da letto. Siamo arrivate da poche ore e l'appartamento sembra un campo incolto con tutti gli scatoloni lasciati alla rinfusa sul pavimento.

La nostra nuova abitazione è carina ma piccola. La camera della mamma è più stretta, manca la camera di Sharoon che dovrà condividere la mia, incluso lo stesso letto da una piazza e mezza. Nemmeno il soggiorno esiste, c'è solo una cucina compresa di tavolo da pranzo quadrato, un divanetto a due posti e una parete attrezzata senza TV.

In una parola: squallida.

Arrivo in cucina, affamata. Sharoon è seduta sulla poltroncina con il cellulare tra le mani e l'espressione imbronciata. Si starà sicuramente chiedendo che cavolo ci facciamo qui.

Spero che almeno fuori queste mura ci sia un mondo da esplorare.

"Sharoon, posa il cellulare e vieni a tavola. Per festeggiare il nostro arrivo ho preparato un bel risotto"

La mamma sembra così felice, la sua allegria è contagiosa. Persino Sharoon salta su dal divanetto come una molla.

Dopo pranzo, iniziamo a disfare pacchi e valige, cercando di rendere questo squallido appartamento un po' più nostro e abbellirlo per quanto possibile.

Terminiamo poco prima di cena. Avrei voluto avere del tempo in più per le mie ricerche ma ora sarà meglio riposare.

Domani inizierò l'università e non ho la più pallida idea di come sarà, come dovrò comportarmi o vestirmi. Mi guarderanno davvero dall'alto in basso come ha detto Vincenzo? Ma no, nemmeno ci è mai stato in una università, voleva solo confondermi.

Mi stendo a letto accanto a mia sorella e comincio a sentire un po' d'ansia. E se fallissi subito? Non sono mai stata una grande studiosa e adesso andrò all'università alla ricerca di due gemelli.

Tutti i soldi risparmiati per la casa, mamma li ha messi da parte proprio per l'università. Non posso deluderla ma, accidenti, proprio giurisprudenza dovevo scegliere?

Certo è forse la scelta più sensata dopo quello che è successo a papà ma sarò capace di capirci qualcosa?

Troppi punti di domanda mi affollano la testa, di questo passo non riuscirò a dormire e domani mi addormenterò sul banco il primo giorno di università.

Mi giro su un fianco e abbraccio mia sorella, cercando di dormire.
_________________

"Hai preso tutto?"
Mia madre mi controlla i miei capelli treccina per treccina.

Il mio abbigliamento è perfettamente anonimo: maglietta larga a maniche corte sistemata in jeans chiari e stretti.

Non mi sono proprio truccata se non leggermente sugli occhi con una matita nera da sfumatura e del mascara.

Inforco i miei occhiali tondi e lego i lacci delle scarpe da ginnastica.

"Sì, mamma, ho sistemato lo zaino ieri sera".

Mi aiuta a indossarlo, poi si ferma qualche momento a guardarmi.

"Sono così contenta che alla fine tu abbia scelto di continuare gli studi. Tuo padre sarebbe fiero di te".

Per poco non scoppia a piangere.

"Papà sapeva benissimo che non era mia intenzione farlo, è grazie a lui se ho cambiato idea. Farò giustizia, mamma, per tutte le persone come noi".

La abbraccio per consolarla e le poggio il mento sulla testa. Sono sempre stata alta per la mia età, per questo papà mi ha allenata al basket sin da piccola. Mamma e Sharoon, invece, sono perfettamente nella media.

"Angy, andiamo?"
Mi distrae proprio quest'ultima.

Anche lei oggi inizia, in ritardo di una settimana, il suo nuovo percorso di studi alle superiori. Liceo scientifico indirizzo sportivo è quello che ha scelto e non posso essere più fiera di lei.

Paradossalmente, lei ha preso lo sport più seriamente di quanto abbia fatto io. Per me è sempre stato un hobby, per lei il futuro.

"Sì, andiamo. A più tardi, mamma".

Usciamo di corsa da casa, nel mentre, afferro il cellulare per cercare la strada migliore verso le nostre rispettive scuole.

"Angy, non ridere, ma ho paura", confessa Sharoon all'improvviso.
"E perché mai?"
"Perché non conosco nessuno qui. Sull'isola sarei andata in classe con Margherita, saremmo state almeno in due".
"Non devi preoccuparti di questo, piacerai a tutti i nuovi compagni, sei una ragazza simpatica, generosa e che ama lo sport. I ragazzi ti andranno tutti dietro".
"Angy, vado a un indirizzo sportivo, lì tutti amano lo sport".

Alza gli occhi al cielo e poi riprende con le sue paranoie.

"E poi loro hanno già avuto modo di conoscersi la prima settimana di scuola, io sarò una stupida intrusa nel loro gruppo di amici".
"Non dire scemenze, ti integrerai subito, e se così non dovesse essere, puoi sempre chiamarmi".

Le faccio l'occhiolino quando siamo ormai davanti al cancello del liceo.

"Buona fortuna, sorellina", la saluto con un bacio e la lascio al suo destino.

Ho ancora mezz'ora prima che inizino le lezioni, quindi decido di farmi un giro nel quartiere pieno di università. Ci sono diversi edifici universitari passando da un marciapiede all'altro, sembra di essere in una dimensione creata apposta per il complesso.

A differenza di ciò che aveva sostenuto Vincenzo, il mondo universitario è davvero distaccato da tutto il resto e nessuno degli studenti si accorge di me o della mia pelle scura. La paura che portavo in corpo inconsapevole sparisce subito.

Vedo diversi studenti neri, asiatici, arabi, ebrei, vestiti come la loro tradizione vuole e nessuno ci fa caso. Sono tutti perfettamente integrati in un mosaico di colori ed etnie.

D'un tratto, mi sento molto più leggera e mi viene addirittura da sorridere.

Stavo davvero dando credito alle parole di un individuo come Vincenzo?

Le otto e mezza arrivano prima del previsto e sono costretta a correre verso la mia facoltà.

È tutto così bello, moderno e grande.

Sulla piantina posizionata all'ingresso, controllo il tragitto per raggiungere l'aula della prima lezione.

Chissà che cosa sarà Storia del Diritto Romano.

Entro nell'aula che è già piena, restano giusto un paio di posti liberi. Mi faccio strada per i corridoi e mi siedo accanto a una ragazza rossa.

Ha i capelli ricci ingarbugliati, una gonna scozzese e un sacco che somiglia proprio a una cornamusa. La sua patria sprizza da tutti i pori.
È proprio buffa.

Non mi nota subito, intenta a scribacchiare su un quadernino, ma, quando ridacchio senza potermi trattenere, si volta verso di me e sembra quasi una cerbiatta spaventata che non sa dove si trova.

"Ciao", le dico, trasformando la mia leggera risatina in un sorriso.

La rossa ha anche le lentiggini sulla pelle chiarissima. Siamo completamente opposte.

Scuote la testa come farebbe un cane dopo il bagnetto. È strana. Poi mi guarda con quei due occhioni verde acqua da cerbiatta e ricambia il mio sorriso.

"Ciao, sono Camilla", si presenta, allungando una mano verso di me.
Gliela stringo forte e sul suo volto intravedo la sua sofferenza.

"Io sono Angelica", e le lascio la mano che massaggia con l'altra.

"Accidenti che presa che hai", si lamenta, corrucciando la fronte.
"Scusami, a volte non riesco proprio a dosare la mia forza", rispondo dispiaciuta, anche se lei è davvero troppo delicata.

Non mi rivolge più la parola e riprende a scribacchiare. Mi piego verso il quadernino ma lo copre subito con i capelli.

Sbuffo e sistemo le mie cose sulla mia porzione del piccolo banco condiviso da altre nove persone lungo la fila.

Il professore di Storia del Diritto Romano è un bono da paura. All'improvviso comincio ad amare l'università.

Le prime ore di lezione passano lente ma Camilla riesce a stare concentrata tutto il tempo scrivendo su un tablet e disegnando schemi su un quaderno.

Le chiederò di passarmi gli appunti perché ho letteralmente perso tempo a guardarmi intorno.

Ci sono davvero troppi studenti in quest'aula, alcuni sono persino seduti sulle gradinate. Ci sarà da lottare nei prossimi giorni.

Finalmente il professore ci saluta ed esce dall'aula.

"Oh, bene, vado a sgranchirmi un po' le gambe".
"Ma sei impazzita? Ti ruberanno subito il posto così".

Spalanco gli occhi, incredula.
"Mi stai dicendo che non posso andare nemmeno in bagno o mi fregano il posto?"

Camilla annuisce, seria.

Accidenti, questa proprio non ci voleva.

"Ti consiglio di bere poco a colazione perché non potrai alzarti prima della pausa pranzo", mi spiega, poi torna a guardare la cattedra in fondo all'aula dove un altro professore prende posto.

Neanche cinque minuti di pausa. Quanto mi mancano le superiori.
__________________

"Ehy, Angelica, tutto bene lì dentro?"

La voce di Camilla rimbomba tra le strette pareti dei bagni.

"Sì, grazie, stavo esplodendo".

La mia vescica era proprio sull'orlo del collasso e ora mi fa malissimo il basso ventre.

"Sì, anch'io, è stato un po' assurdo in effetti", commenta dal bagno accanto al mio.

"Dobbiamo trovare un'altra soluzione perché così non va. Dopo puoi passarmi gli appunti?"

"Certo, approfittatrice", risponde, ridacchiando.

Mi sistemo i vestiti e lo zaino ed esco da questo buco.

"Grazie, benefattrice".

Mi lavo e disinfetto le mani mentre il mio stomaco brontola.

"Sì, lo so, adesso ti sfamo".

Aspetto che Camilla esca dal bagno e ci dirigiamo insieme fuori dalla struttura universitaria.

"Qui vicino c'è un piccolo locale per gli studenti, mangeremo lì", mi spiega la mia nuova collega.

Sembra così distinta se non fosse per la gonna un po' troppo corta che attira gli sguardi di diversi ragazzi.

"E così sei scozzese nell'anima".

Camilla mi sorride senza fermarsi.

"Sono nata in Scozia quando i miei si erano già impiantati qui. Sono tornati in terra natale solo per farmi nascere lì e io sono sempre stata orgogliosa di questo".

"Beh, si vede", le dico, indicando il suo sacco a forma di cornamusa.

"So suonarla, sai? E non sono affatto un'alcolizzata come molti dei miei compagni di scuola sostenevano. Stupidi stereotipi".

Il sorriso abbandona per un attimo il suo volto e lascia il posto a un'espressione di pura rabbia.

Arrivate al locale, torna serena e tranquilla.

"Eccoci qua, ho una fame".
"A chi lo dici".

Il locale funge quasi da mensa. Ci sono un paio di primi e un paio di secondi, panini di tutti i tipi e tranci di pizza.

Con la fame che ho, decido di pranzare come si deve e prendo un piatto di pasta alla genovese e una cotoletta di pollo. Camilla invece prende un panino con la porchetta.

Mentre mangiamo mi illustra gli appunti. La sua calligrafia è così elegante e ordinata.

"Grazie, Cami, come farei senza di te?"
"Finiresti fuori corso dal primo giorno".

Scoppiamo a ridere come due amiche che si conoscono da sempre.

Purtroppo la pausa pranzo finisce troppo in fretta e abbiamo l'ultima lezione da seguire.

Ci trasciniamo in aula con la pancia piena e prendiamo posto giusto in tempo.

Mentre sistemo le mie cose con l'intenzione di aiutare Camilla con gli appunti, mi arriva una notifica.

È un messaggio di Sharoon.

Sto tornando a casa. Li odio tutti.

Accidenti!

Il professore entra in aula e cerco di restare concentrata ma la mia mente vaga verso il pensiero di mia sorella.

Spero non sia successo nulla di grave altrimenti dovrò fare una visitina ai suoi compagni di classe.

"Ehy, Angy, ci sei?"
Camilla mi sventola una mano davanti agli occhi, preoccupata.

Chissà che espressione ho in volto.

Le sorrido e lei torna a concentrarsi sulla lezione.

Saranno lunghe ore.
















~~~~~~~~~~~~~~~~~
Angolo scrittrice:

Inizia l'università ed ecco che un nuovo personaggio entra nella vita di Angelica. Cosa ne pensate di Camilla?

Voi come siete caratterialmente? Somigliate più ad Angy o a Camilla?

Cosa pensate sarà successo alla piccola Sharoon?

A presto,

Fiordaliso 💙

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