Dragonfly

By ByKaleen

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18+ Kate, ragazza di 20 anni, si ritrova a lavorare al castello Dimitrescu. Senza alcun ricordo del suo passa... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Non un nuovo capitolo
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53

Capitolo 17

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By ByKaleen


Prima di lasciarvi leggere questo capitolo, qualche piccolo chiarimento.In uno dei capitolo precedenti, avevo scritto che Kate e Lara erano le due cameriere che lavorano al castello da più tempo. Quando ho scritto quel particolare, la storia non era ancora ben definita, era ancora un qualcosa scritto senza pensarci molto. Adesso che la maggior parte della trama è ben definita, devo cambiare ciò che ho detto in precedenza. Quindi, Kate lavora al castello sempre da tre mesi, ma Lara da molto più tempo di quello che avevo scritto in precedenza. E' a capo della servitù da due anni. Ci sono altre cameriere che lavorano al castello da più tempo di Kate, ma questo lo vedremo in futuro sia nei prossimi capitoli che in quelli vecchio quando tornerò a riscriverli.Detto ciò, buona lettura.


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Kate osservò la sua signora lasciare la stanza e chiudere la porta silenziosamente. Udì il suono dei tacchi farsi sempre più leggero mentre la donna si allontanava dalla camera. Stavolta, però, non sentì il rumore della chiave nella serratura.

"Non ha chiuso la porta" pensò, fissando confusa in quella direzione "Si è dimentica? O forse è un test?" In quel caso, cosa avrebbe dovuto fare? Eseguire quell'ordine era la scelta più sicura. Ad ogni modo, non aveva le forze per fare diversamente. Era stanca, provata dagli eventi a cui aveva assistito nel salotto e non avrebbe mai avuto le energie per una passeggiata nel castello. Oltretutto, si sentiva anche disorientata. Lady Dimitrescu era stata gentile con lei, anche troppo, e non era certa del motivo che l'aveva spinta a comportarsi così con lei. Alla fine, era solo una delle tante cameriere all'interno delle mura del Castello Dimitrescu. Eppure, negli ultimi giorni, aveva l'impressione di essere stata trattata diversamente dalle altre. Non solo da parte di Lady Dimitrescu, ma anche Bela. La ragazza dai capelli biondi era stata...buona?

La risposta ai suoi dubbi era piuttosto semplice. Aveva aiutato Bela quando era rimasta ferita, e quello era già un motivo valido per attirare l'attenzione della famiglia Dimitrescu. Poche ore prima,inoltre, aveva consegnato alla sua signora le colpevoli di quell'attacco, denunciandole e permettendo a Lady Dimitrescu e alle sue figlie di vendicarsi. E lei era rimasta ferma a guardare mentre la sua signora giocava con la speranza delle sue colleghe, illudendole con finte promesse. Quello che era successo dopo...solo il pensiero la nauseava. Strinse la coperta posata sulle sue spalle, cercando di scacciare quella sensazione.

Le immagini della punizione inflitta alle tre cameriere le riempirono la mente, vivide come se stesse accadendo tutto davanti a lei in quell'esatto momento. Poteva vedere tutto quel sangue, sentire nuovamente il dolore di cui lei era responsabile. Non aveva inflitto la punizione personalmente ma se non avesse parlato...se avesse mantenuto quel segreto che nemmeno sapeva di conoscere...

Lady Dimitrescu lo avrebbe scoperto comunque, solo che anche Kate sarebbe morta insieme alle sue colleghe. E forse era quello che meritava. Senza riuscire ad evitarlo, le lacrime ripresero a scorrere lungo il suo viso mentre si tirava le ginocchia al petto, stringendole con forza e nascondendoci il viso contro. Il corpo venne scosso dai singhiozzi mentre il senso di colpa riprendeva possesso di lei, opprimendole il petto. Non voleva sentirsi così, non voleva ricadere preda del terrore.

"Non di nuovo" pensò, alzandosi in fretta dal letto. Quasi perse l'equilibrio per il capogiro che ebbe subito dopo, ma si poggiò al comò e cercò di calmare il suo respiro affannato. Appena la stanza smise di girare, iniziò a camminare avanti e indietro, torturandosi le mani per occuparle in qualche modo.

- Devi pensare ad altro - ordinò a se stessa, ricordando il consiglio di Lady Dimitrescu. Se aveva funzionato per distrarla dal dolore della ferita, poteva anche tenere lontano il panico. Sospirò forte, cercando nella sua mente qualsiasi cosa di positivo e che potesse aiutarla a distrarsi.

Musica. Sole. Cioccolato. Parole sconnesse tra loro ma che erano collegate a pensieri positivi: la prima volta che aveva visto la Sala dell'Opera, rimasta affascinata dalla sua grandezza e bellezza. Il calore piacevole del sole che le accarezzava la pelle quando doveva occuparsi di stendere i panni. Le volte in cui la cuoca, Sara, le aveva passato di nascosto del cioccolato quando si trovava in cucina per dare una mano. Il fantasma di un sorriso le accarezzò il volto ricordando come la cuoca le avesse detto di mantenere il segreto. A quanto pare, seguire il consiglio della sua signora era stata la scelta giusta. Quelle spiacevoli sensazioni, per quanto ancora presenti, si erano affievolite. Aveva bisogno di altre parole, altri ricordi.

Neve. Adorava la neve. Kate ricordava la prima neve di quell'anno. Lara le era sembrata abbastanza scocciata dalla cosa, dicendole che le figlie della loro signora non uscivano mai con il freddo e diventavano ingestibili. Lei, invece era rimasta affascinata dai fiocchi che cadevano dal cielo e i suoi occhi si illuminarono la mattina successiva, quando tutto il cortile era ricoperto da un manto bianco.

Il suo sguardo poi si posò sul camino, fissando le fiamme che bruciavano la legna. Le tornò in mente il discorso di Bela, mentre entrambe erano sedute davanti quello stesso camino poche ore prima, come aveva paragonato la madre al fuoco.

- Non pensare a questo - sussurrò a se stessa, scuotendo la testa appena sentì il volto avvampare. Continuò a muovere lo sguardo per la stanza, notando un vaso di fiori posato sul davanzale della finestra. Ricordava di averli visti piantati nella serra, insieme ad altri fiori che spezzavano il verde della stanza con i loro petali rosa, gialli, viola. I fiori sul davanzale erano rose, ne aveva viste altre nella serra, dove crescevano, i loro petali di un bellissimo rosso. Come le labbra di Lady Dimitrescu. Si chiese se era la donna a piantarle e curarle. Probabilmente si. Appena pensò a lei, nuovamente sentì un calore avvolgerla e si posò le mani contro il viso, sospirando forte. Con quanta facilità la sua signora riusciva a causarle quelle reazioni, anche se non era presente. Ma il perché reagisse così, non le era chiaro. Scosse la testa e si avvicinò al camino, allungando le mani per scaldarsi ancora un po'.

Persa tra i pensieri, occupati quasi totalmente da Lady Dimitrescu, il senso di colpa e il terrore di essere di nuovo sopraffatta dai suoi demoni si attenuarono, quasi sparendo del tutto. Ma una parte di lei sapeva, nel profondo, che non l'avrebbero mai abbandonata completamente.

-

Kate, però, non era l'unica a sentirsi invadere dai sensi di colpa. Mentre camminava per i corridoi del suo castello, Lady Dimitrescu in persona si stava torturando con il pensiero di aver causato un qualche tipo di dolore alla cameriera. La sua mente era occupata dall'urlo disperato di Katherine, ripetendolo più volte, all'infinito. Non poteva dimenticare la supplica nel suo sguardo. Che cosa le fosse successo con esattezza rimaneva ancora un mistero, ma più tardi avrebbe avuto modo di porre le sue domande alla ragazza. E ne aveva parecchie. Poteva ancora sentire sotto le dita la trama della pelle di Kate dietro l'orecchio. Chissà che cosa si celava nel passato della ragazza, quali segreti teneva nascosti nel profondo della sua mente. Concentrata su quei pensieri, non si rese conto della cameriera che sorpassò, la quale stava cercando di attirare la sua attenzione. Alcina notò la presenza della ragazza solo quando sentì il suo vestito venir tirato e si voltò di scatto, fulminandola con lo sguardo. La cameriera, dai capelli castani stretti in una cipolla e dagli occhi dello stesso colore, ritrasse subito la mano, facendo anche un paio di passi indietro per precauzione.

- Perdonatemi, mia signora. Non intendevo spaventarvi -

- Spaventarmi? - Lady Dimitrescu rise a quelle parole, una mano posata sul petto - Tatiana, cara, non essere ridicola - aggiunse cercando di ricomporsi, mentre la cameriera le lanciava un'occhiata torva.

- D'accordo ma non c'è bisogno di offendere - Tatiana incrociò le braccia, mantenendo il contatto visivo con la sua signora, che ricambiò con uno sguardo pieno di rimprovero.

- Attenta con quella lingua, cara. Te l'ho ripetuto più volte - Lady Dimitrescu parlò in tono calmo ma lasciò trapelare il suo disappunto.

- Avete ragione - Tatiana alzò le mani in segno di resa, abbassando il capo per scusarsi con la sua signora - Ma credo di essere migliorata rispetto ai primi giorni, no? - Alcina alzò gli occhi al cielo alle parole della ragazza, cercando di reprimere un sorriso, prima di posare il suo sguardo ambrato sulla cameriera.

- Questo te lo concedo. Ma non credere che basti. Devi stare attenta a come ti rivolgi a me. Sono ancora la signora di questo castello, non dimenticarlo -

- Non lo farei mai, mia signora - Tatiana piegò il busto in avanti, in segno di rispetto verso la sua signora e sentì poi una mano posarsi sulla sua testa. Alcina sorrise soddisfatta, apprezzando i miglioramenti della ragazza. Da quando l'aveva scelta come sua cameriera personale, Tatiana aveva lavorato duramente per rispettare gli standard della sua signora. Ma c'era ancora qualcosa da sistemare e ogni tanto la ragazza ricadeva in vecchie abitudini. Alcina era più che propensa a sopportare quegli atteggiamenti un po' bruschi per via del sangue particolare della cameriera, che aveva sempre apprezzato ogni volta che ne aveva bevuto un po'. Per quel sangue l'aveva scelta come sua cameriera e, dopo i primi morsi, la ragazza si era rilassata, quando aveva capito che la donna non desiderava farle veramente del male. Dopo ogni morso si prendeva cura di lei, assicurandosi che stesse bene e che mangiasse abbastanza da riprendersi. Ogni volta la sua signora le ripuliva il segno del morso, coprendolo poi una con una benda. La mano di Lady Dimitrescu era posata sopra la benda, adesso, muovendo delicatamente le dita mentre ripensava al giorno in cui le figlie avevano portato Tatiana al suo cospetto. La ragazza, scioccamente, aveva provato a derubarla ma Alcina era stata clemente con lei, una volta assaggiato il suo sangue e la ragazza era stata grata alla donna e felice di ricambiare quella clemenza in ogni modo richiesto. Anche con il sangue. Alcina aveva ignorato le suppliche delle figlie di lasciare a loro la ragazza. Non avrebbe sprecato un sangue tanto delizioso. Ora però, era certa che il sapore del sangue di Tatiana non l'avrebbe esaltata più allo stesso modo. Non dopo aver assaggiato quello di Katherine. Sospirò, ritraendo la mano dal collo della cameriera per poi posarla su un fianco.

- Perché sei qui? - domando dopo tanti secondi di silenzio durante i quali aveva tenuto i suoi occhi dorati fissi sulla cameriera, senza guardarla veramente.

- Né voi né le vostre figlie siete venute a tavola e la cena è pronta da un po'. Stavo venendo a chiamarvi -

- Grazie, cara. Purtroppo un problema ha richiesto la mia attenzione. C'è voluto più tempo del previsto - pronunciò quelle parole ripensando a Katherine ma scacciò quel pensiero dalla mente e tornò a concentrarsi sulla conversazione con Tatiana - Accompagnami. Ho bisogno di bere -

- Dopo di voi - Tatiana indicò con un braccio il corridoio e fece un inchino, gesto che portò il sorriso sulle labbra di Alcina. Iniziò a muoversi con passo lento, permettendo alla cameriera di camminarle accanto senza bisogno di correre per starle dietro.

- Volete che vada a chiamare le vostre figlie? -

- Non ceneranno con me stasera. Si stanno occupando di quel problema - notò l'espressione incuriosita di Tatiana ma la ignorò - Fa tenere tutto in caldo per loro -

- Come desiderate -

Camminarono in silenzio fino al salotto. Lì, Lady Dimitrescu si fermò per un attimo. Il suo sguardo si fissò sulla pozza di sangue lasciata dalle tre cameriere. Altre due erano chine sul pavimento, due secchi colmi d'acqua accanto, e si stavano occupando di ripulire il salotto. Nessuna di loro ebbe il coraggio di alzare lo sguardo e incrociare quello della loro signora. Dovevano immaginare da dove proveniva quel sangue ma forse non esattamente da chi. Tatiana anche fissò la chiazza rossa sul pavimento, deglutendo nervosa mentre un brivido le percorreva la schiena. La reazione non sfuggì ad Alcina e quando abbassò lo sguardo su di lei, la vide aprire la bocca. La donna le afferrò il volto, costringendo la cameriera a incrociare i suoi occhi dorati, scuotendo piano la testa.

- Non è il momento delle domande, cara -

- Certo, mia signora - Lady Dimitrescu notò il tremore nella voce della cameriera e la liberò dalla sua presa, sorridendo compiaciuta.

- Andiamo - Alcina riprese a camminare, gettando un'ultima occhiata alle due cameriere, e Tatiana la seguì in silenzio. Raggiunsero la sala da pranzo e Lady Dimitrescu prese posto a capotavola, come suo solito. Osservò le sedie vuote, occupate normalmente dalle figlie e sospirò, massaggiandosi le tempie. Non riusciva a credere a ciò che era successo. Come quelle tre cameriere avessero tradito in quel modo la sua fiducia. Con un gesto della mano indicò il calice vuoto e Tatiana fu veloce a riempirlo con il vino. Afferrò il calice, muovendolo piano e poi respirò a fondo il profumo dolce della bevanda e quello più metallico del sangue. Solo dopo ne bevve un sorso.

- Fa servire la cena adesso - la cameriera annuì ma si fermò quando si sentì chiamare di nuovo - Un'altra cosa. Una cameriera non si sente molto bene. Fa preparare qualcosa alla cuoca per aiutarla a riprendersi -

- Certo, mia signora. Che tipo di pasto? - Alcina alzò un sopracciglio a quella domanda, avvicinando di nuovo il calice alle labbra - Quello che voglio dire... di cosa ha bisogno la ragazza? Cioè...voi...ehm...come posso dire - Tatiana si zittì quando sentì il verso scocciato della sua signora.

- Non sforzarti troppo, cara. Non ho bevuto il suo sangue, se è questo che stavi cercando di chiedere -

"Non così tanto, almeno" pensò ma si tenne quel pensiero per sé.

- E' solo un po' provata da...certi eventi. Traumatizzata, possiamo dire. Non hai bisogno di sapere tutti i dettagli - un altro gesto della mano, diretto verso la porta - Adesso vai -

- Con permesso - un altro inchino e Tatiana lasciò la sala. Alcina continuò a sorseggiare il suo vino, gustandosi il suo sapore nella pace di quel momento. La porta della sala venne aperta da un'altra cameriera, minuta e dai capelli biondi, che si avvicinò al tavolo con un vassoio in mano. Servì la cena in silenzio e si ritirò senza dire nulla, limitandosi a fare un piccolo inchino. L'unica cameriera che aveva permesso di parlare durante i pasti era Tatiana, le altre doveva servire silenziosamente a meno che non fosse richiesto loro di parlare. Ma quelle occasioni erano rare. La sua cameriera tornò poco dopo e subito riempì il calice della sua signora, ormai vuoto.

- Grazie, cara -

- Dovere. Ho informato la cuoca. Mezz'ora e dovrebbe essere pronto - Alcina si limitò ad annuire a quelle parole, continuando a mangiare e bere in silenzio. Sperava veramente che con quel pasto caldo, e magari qualche altra ora di sonno, Kate si sarebbe ripresa da quella spiacevole situazione. Così la sua mente tornò a essere occupata dalla ragazza e dalle sensazione che le faceva provare. Quel senso di dispiacere si fece largo in lei e si ritrovò a chiedere perché si sentisse così nei confronti della ragazza. Non era indifferente a ciò che capitava alle cameriere che lavoravano per lei ma non si era mai sentita così verso una di loro. O almeno era passati anni dall'ultima volta. Sentiva il bisogno di proteggere quella ragazzina e lo aveva dimostrato quando l'aveva difesa dalle accuse di Daniela, convinta che fosse stata lei a mettere in pericolo la sua vita e quella delle sorelle. Ma Alcina era certa del contrario. Aveva sentito quello stesso bisogno quando aveva visto Katherine sconvolta da ciò che stava succedendo alle altre cameriere. In quel momento, aveva desiderato allontanarla da tutto quel dolore, di proteggere la sua innocenza. Aveva l'impressione, però, che la ragazza l'aveva già perduta, solo che non ne aveva memoria.

- Mia signora? - Lady Dimitrescu si riscosse dai suoi problemi, voltandosi verso Tatiana e incrociando il suo sguardo preoccupato - Va tutto bene? -

- Si, cara - sospirò, prendendo un altro sorso di vino - Ho solo molto a cui pensare, come sempre -

- Posso fare qualcosa per aiutarvi? - Alcina notò il gesto della mano della cameriera, come se avesse pensato di darle conforto per poi cambiare idea.

- Sei molto dolce ma no, non puoi fare nulla - sorrise dolcemente alla cameriera che ricambiò con un sorriso più timido - Vieni qui - le fece cenno di avvicinarsi e Tatiana obbedì immediatamente. Alcina posò le posate sul piatto e poi mosse le mani verso il collo della cameriera. Lei rimase immobile sotto il tocco della sua signora, non sottraendosi a esso mentre rimuoveva la benda che copriva il segno dell'ultimo morso. Quando era stata l'ultima volta che si era concessa di bere direttamente dalla cameriera? Se la sua memoria non la ingannava, era stato il giorno dell'incidente di Bela. Lady Dimitrescu osservò attentamente il segno del morso, i due fori lasciati dai suoi denti, e tastò delicatamente la pelle intorno a essi.

- Ti fa male? -

- Non più, mia signora -

- Sta guarendo bene - constatò dopo averlo osservato ancora per qualche secondo, per assicurarsi che non ci fossero segni di infezioni. Poi lo ricoprì con la benda.

- Mi assicuro che sia così - Tatiana tenne lo sguardo fisso sulla sua signora, fiera per il complimento ricevuto. Quell'espressione soddisfatta causò in Alcina una risatina divertita e scosse piano la testa.

- Molto bene -

- Ancora qualche giorno e potrete placare nuovamente la vostra sete, mia signora -

- Sto aspettando con impazienza quel momento - disse Lady Dimitrescu, afferrando piano il mento della cameriera e sorrise come se fosse un predatore che fissava la sua preda, il tono di voce basso. Liberò la ragazza dalla presa della sua mano, abbandono quello sguardo per un più divertito al volto leggermente arrossato della cameriera e riprese a mangiare.

Pochi minuti dopo, mentre Tatiana le riempiva per la terza volta il bicchiere, una serie di ronzi riempirono la sala e poco dopo uno sciame di insetti si avvicino al tavolo, prendendo poi la forma di Bela.

- Madre - la vampira spostò lo sguardo sulla cameriera, sorridendole - Tatiana -

- Miss Bela, buonasera - la cameriera piegò la testa in segno di saluto e cercò di sorridere tranquilla, ignorando le vesti, il volto e i capelli ricoperti di sangue. Rimase il più impassibile possibile a quello spettacolo, non essendo la prima volta che vedeva una delle figlie della sua signora in quello stato.

- Tatiana, sii un tesoro e va a controllare a che punto è la cena. Dovrebbe essere pronta ormai -

- Subito, mia signora -

- Grazie. Se così fosse, servila pure nelle mie stanze e aspettami lì -

- Come desiderate - Tatiana annuì a quell'ultimo ordine, poi si voltò verso l'altra vampira - Miss Bela -

- Arrivederci, Tatiana - Lady Dimitrescu e la figlia rimasero in silenzio finché la porta della sala non fu chiusa. In quel momento, Alcina si rivolse alla maggiore delle sue figlie.

- Perché sei qui, mia adorata? - domandò Lady Dimitrescu osservando lo stato della figlia, come il rosso del sangue macchiasse la sua veste i suoi capelli - Dimmi che le cameriere sono ancora vive. Vi avevo dato degli ordini ben chiari - Alcina si massaggiò la radice del naso, sospirando, certa che le figlie avevano disobbedito ai suoi ordini.

- Sono ancora vive. La mia ha solo perso i sensi - spiegò Bela, sorridendo divertita - Ho pensato di approfittarne per aggiornarti - Alcina ricambiò il sorriso della figlia, posandole poi la mano sulla testa con affetto.

- Molto bene - le fece cenno di continuare mentre afferrava il calice e beveva un altro sorso di vino.

- Con una di loro potremmo fare del vino, è l'unica vergine tra le tre. Il sangue delle altre due è buono solo per un bagno caldo, nulla di speciale -

- Capisco. Continuate a tenerle in vita, dopo si vedrà cosa fare -

- Certo, madre - concordò la vampira, annuendo per enfatizzare la sua risposta. Lady Dimitrescu notò come Bela rimase ferma dov'era, lo sguardo fisso sulle mani, le dita che si muovevano nervosamente.

- Devi dirmi qualcos'altro? - domandò inarcando un sopracciglio mentre la figlia incrociava il suo sguardo.

- Volevo chiederti una cosa - Alcina non mise fretta alla figlia, notando quanto nervosa fosse. Era raro vederla in quello stato, Bela si mostrava sempre sicura di sé e perciò rimase in silenzio, dando modo alla figlia di trovare le parole che stava cercando - La ragazza? - chiese infine, la voce poco più di un sussurro.

- Sta riposando - rispose Alcina, presa alla sprovvista dall'interesse delle figlia verso la cameriera - Dopo un pasto caldo e altro riposo sono sicura che si riprenderà del tutto - afferrò piano il volto della figlia, costringendola a incrociare il suo sguardo quando vide che stava per abbassarlo - Perché lo chiedi, Bela? -

- Ero solo curiosa - Alcina alzò di nuovo un sopracciglio, capendo che la figlia le stava mentendo. Con quel gesto, spinse la vampira a dirle la verità. Bela sapeva quanto la madre non accettasse nessun tipo di bugia - Ho sentito il suo grido, prima, nel salotto. Non lo so, mi ha lasciata un po'... - fece una pausa e Alcina rimase in silenzio, non costringendola a continuare. Vide la confusione sul suo volto mentre, ancora una volta, cercava le parole per esprimere quello che stava pensando. Di nuovo, Alcina le lasciò il tempo che le serviva - Non lo so - ripeté Bela, abbattuta. La mano della madre si spostò dal mento alla guancia, accarezzandola piano. Bela chiuse gli occhi, godendo di quell'affetto materno, stringendo la mano della madre nella sua.

- Lo capisco, tesoro - sorrise allo sguardo preoccupato della figlia, cercando di farle capire che anche lei era tormentata dal ricordo di quel grido. Prese poi un tovagliolo dal tavolo e iniziò a pulire il viso della figlia dal sangue. Non che quel pezzo di stoffa potesse fare molto, ma si divertì nel vedere la sua reazione.

- Tra le tre, sei la più dolce, bambina mia -

- Madre! - esclamò Bela, indignata, cercando di sottrarsi dal tocco della donna - Smettila - si trasformò in uno sciame di insetti, l'unico modo per sfuggire alla madre, e riprese la sua forma umana poco lontana da lei. Alcina rise divertita al gesto della figlia, allegria che contagiò anche Bela, nonostante cercasse di nascondere il suo sorriso.

- Torna dalle tue sorelle adesso. Di loro di lasciare in pace le cameriere. Diamo modo alle ragazze di riposarsi prima di continuare con le punizioni -

- Cassandra e Daniela non ne saranno felici - disse Bela, immaginandosi già la loro reazione - Si stanno divertendo parecchio -

- So che puoi gestirle. Datevi una ripulita e poi venite a cenare. Più tardi potrete continuare con le torture. Magari verrò a farvi compagnia - il volto di Bela si illuminò sentendo quelle parole - Voglio assicurarmi che la loro permanenza nei sotterranei sia...come posso dire... più lunga possibile -

- Sarà fatto - il sorriso sadico di Bela imitò quello della madre.

- Bela? - la chiamò Alcina prima che questa potesse andarsene e la vide voltarsi verso di lei - Controlla le tue sorelle. Non voglio che vadano in giro a terrorizzare le cameriere mentre sono ricoperte di sangue dalla testa ai piedi - si massaggiò la radice del naso, sospirando forte - Non voglio dover sostituire altro personale -

- Certo, madre. Puoi contare su di me -

- Ne sono certa - Bela sparì dalla sala da pranzo, sotto forma di insetti e il ronzio di essi sparì con lei.

Lady Dimitrescu si ritrovò nuovamente sola e finì di cenare nella pace di quella sera.  

-

-

-

Spero che questi cambiamenti non rendano difficile continuare a seguire la storia.

Probabilmente avrei dovuto pensarci prima ma se non avessi seguito l'istinto, quel giorno non avrei pubblicato il primo capitolo di una storia che non pensavo mi avrebbe preso così tanto.

Comunque, sono soddisfatta del risultato di questo capitolo. Sicuramente ci sarà qualche errore ma siete clementi. Non so perché riesco a scrivere solo di notte e purtroppo non sono al massimo delle mie capacità.

Questo capitolo è stato veramente difficile da scrivere. Purtroppo mi sono lasciata prendere dai miei attacchi di depressione e non riuscivo a concentrarmi.

Mi sono sbloccata grazie a un sogno che ho fatto un paio di sera fa e che ho poi scritto (quando ricordo un sogno, lo scrivo sempre. Non si sa mai possa essere utile). Nel sogno, ovviamente, c'era Alcina Dimitrescu e una volta finito di scrivere, sono riuscita a sbloccarmi sempre di più e a buttare giù questo capitolo e qualche linea guida per i prossimi. 

Vi ricordo che non posso assicurarvi i due capitoli alla settimana con cui ho iniziato, ma continuerò a provarci.

Grazie a tutti voi che continuate a seguire la mia storia. I commenti sono ben accetti. 

Instagram: https://www.instagram.com/bykaleen/

archiveofourown: https://archiveofourown.org/users/ByKaleen


P.s. Sono molto tentata di comprare l'autografo di Maggie Robertson e anche una stampa della cospleyer ceekayecosplays (potete trovarla su Instagram e Tiktok) Qualcuno mi fermi, non posso farlo. Devo risparmiare.

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Storia tratta dalla mia immaginazione le vicende raccontate non seguono i fatti reali che avvengono nella scuola di Amici