1.
"Non è esattamente questo quello che intendevo, Hanni." sbuffò Will salendo in macchina e sbattendo la portiera del passeggero.
"Prima di tutto, ti devi calmare. Seconda cosa, abbiamo solo iniziato. Devi pazientare." rispose Hannibal, mettendosi al volante e accendendo di nuovo il navigatore del telefono, riprogrammandolo.
"Quindi? Dov'è il prossimo locale? Come si chiama? È molto lontano da qui? Ti prego dimmi di no." continuando a lamentarsi il moro si portò una mano sul viso, togliendosi gli occhiali, si strizzò fortissimo gli occhi e continuò "non è così che voglio trovare la mia anima gemella, mi sento ridicolo."
L'altro, che, come accese la macchina, la rispense, sorrise. Sorrise perché era stato lui il primo a dire quanto fosse inutile mietere ogni singolo locale gay nel raggio di 30 chilometri per trovare un fidanzato. Ma sorrise principalmente perché era felice di non averlo ancora trovato, e più tempo passava con Will, più avrebbe continuato a sorridere.
"Non voglio dirlo ma lo farò. Te l'avevo detto."
Will si rimise gli occhiali e si girò verso il dottore e fissandolo gli chiese, "Perché sei venuto allora?"
"Will ma... Mi hai praticamente costretto. Hai detto, e ti sto citando parola per parola: Male che vada, troviamo del cibo. E poi..." Will si tirò su dal sedile e lo interruppe, incalzando "E poi cosa? Eh?"
"E poi sei mio amico. Lo sai." Dicendo quest'ultima frase, Hannibal, riaccese di nuovo il motore della macchina, ingranò la marcia e uscì dal parcheggio come un missile. "Quindi, stasera troveremo l'amore della tua vita!" urlò come se fosse l'ultima cosa che potesse dire prima di morire, e guardando la luce fissa del semaforo rosso pensò "perché tanto io, l'ho già trovato."
***
"Andiamo a casa? Sono esausto"
Will si tolse gli occhiali per la centesima volta e li appoggio sul cruscotto, tirò un profondo sospiro e continuò, "voglio solo stendermi sulla poltrona e bere". Era deluso. Non c'erano altri aggettivi adatti per descrivere il suo stato d'animo. Il suo piano si era rivelato un enorme buco nell'acqua, ma nonostante la prevedibilità la sua unica sensazione era solo e soltanto delusione.
Hannibal non replicò ma prima di infilare la chiave pensò alla bottiglia – l'ultima – di Batard-Montrachet che aveva in frigo e gli sfuggì un risolino dalle labbra. Strinse forte il volante e sfrecciò via.
***
Poco dopo venti minuti i due arrivarono davanti all'enorme cancello che divideva il suolo pubblico dalla loro modesta villa a due piani. Il cigolio metallico anticipò il rombo della Bentley che, quasi da sola, si parcheggiò davanti al portone principale.
Hannibal si slacciò il bottone dorato della giacca e scese dalla macchina aspirando intensamente, come se non tornasse a casa da anni. Fece per andare ad aprire la portiera del passeggero ma venne interrotto dal brontolio di Will "Sono single ma riesco ancora ad aprirlo lo sportello, grazie". Quest'ultimo entrò in casa stizzito e prima che Hannibal potesse proferire parola proseguì "...scusami. Sono solo molto stanco."
Hannibal sorrise e si tolse il soprabito bluastro, lo appoggiò sull'attaccapanni e si diresse verso le scale per poter andare in camera da letto, e cambiarsi.
"Per fortuna ci sei tu, eh" esordì Will, sussurrando teneramente.
Hannibal, di spalle, si bloccò. Sentì un profondo tuffo al cuore e si voltò con un sorriso sornione stampato nel viso. Will era lì, davanti a lui, che stava accarezzando Winston e lo stava riempiendo di baci sul muso.
Il sorriso di Hannibal non sparì, ma si mutò in imbarazzo e con tre balzi raggiunse la camera da letto e dopo aver sbattuto la porta alle sue spalle scoppiò a ridere. Completamente da solo. "Era ovvio che stesse parlando con il cane..." disse ad alta voce "...perché mai avrebbe dovuto dirlo a me" non riusciva a smettere di ridere e probabilmente se Will non avesse iniziato a bussare alla porta sarebbe rimasto lì seduto sul letto per ore. Fermo a fissare lo specchio davanti a sé, e a ridere.
"Hanni, ma che stai facendo? Non costringermi a prendermi il vino da solo. Lo sai poi come va a finire... sbaglio i bicchieri, non uso il cavatappi giusto blah blah blah... Quindi muoviti. Ho sete."
Ancora tra il riso e l'ironica disperazione Hannibal gli rispose "Arrivo Will, non toccare nulla!"
***
Prima di quanto potessero immaginare, la bottiglia era arrivata a meno della metà. Le fragorose risate dei due, che erano quasi completamente distesi sulle rispettive poltrone, riecheggiavano nell'enorme salone e rimbalzavano da una parete all'altra. Hannibal aveva acceso il camino e la temperatura era perfetta, la freschezza del vino e il caldo del fuoco erano una combinazione impeccabile.
Come Hannibal sapeva bene.
"Vieni qui, siediti qui davanti. Ti faccio un massaggio al collo e alle spalle. Ne hai bisogno" nel dire – o meglio ordinare – ciò a Will, Hannibal appoggiò il bicchiere sul tavolino da caffè davanti a lui e si tirò su le maniche del maglioncino bordeaux. Si spostò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio destro e fece un cenno a Will, "Qua, qua davanti, vieni" continuò battendo il palmo della mano sull'imbottitura della poltrona.
Will si alzò, appoggiò anche lui il bicchiere sul tavolino e a piccoli passi arrivò e si sedette proprio tra le gambe di Hannibal. La schiena appoggiata sulla poltrona e il sedere per terra, distese le gambe verso il fuoco e sospirò buttando la testa all'indietro, quasi sfiorando il cavallo dei pantaloni dell'altro. Hannibal, che per trattenere qualsiasi tipo di pulsione alla vista del pomo d'Adamo perfettamente centrato di Will, si strofinò insieme le mani e stirò verso l'alto entrambe le braccia. Era pronto, come se dovesse sciogliere i muscoli del più importante atleta esistente. Si abbassò quel poco che bastò per sentire l'odore del nuovo gel di Will misto a quello della legna umida. Appoggiò i due pollici sul suo collo e... suonò il campanello.