«Torno a casa per qualche ora, ce la fai a rimanere qui senza avere istinti da fuggitivo?» mi chiese alzando un sopracciglio dopo che ebbe finito di sistemarsi la cravatta.
«Potrei prendere in considerazione l'idea di andarmene quindi no, non credo di farcela» scherzai e affondai ancora di più il corpo fra le coperte.
«Lo prendo come un sì» sorrise prima di avvicinarsi e stamparmi un bacio sulle labbra.
«Vediamo se mi troverai appena tornerai» lo provocai e la sua mano scivolò fino alla mia gamba che accarezzò sensualmente.
«Non vedo l'ora di scoprirlo» mi disse e io feci un mezzo sorriso riuscendo poi a staccarmi da lui che uscì dalla stanza lasciandomi solo.
Sospirai pesantemente e mi alzai, recuperai i vestiti da terra e me li misi in fretta per ritornare da Ginny. Era a malapena l'ora di pranzo e volevo farle un po' di compagnia prima che iniziasse la serata.
Mi diressi in stanza e quando aprii la porta, la trovai intenta a sfogliare una rivista. Non avevo la minima idea di dove l'avesse presa ma sembrava interessante.
«Sei rientrato, finalmente» mi disse senza distogliere gli occhi da lì «Pensavo saresti rimasto fino alla fine dei tuoi giorni lì con lui» e io ridacchiai scuotendo la testa, mi avvicinai fino a mettermi al suo fianco e sbirciare ciò che stesse leggendo.
Sgranai gli occhi alla vista e mi resi conto che quella che stava sfogliando era una rivista porno. Non riuscii a trattenere una risata.
«Dai, ma che ti ridi! È l'unica cosa che ho trovato» provò a giustificarsi e io mi passai una mano sul viso incredulo continuando a ridere.
«È un giornalino porno, Ginny!» esclamai togliendoglielo dalle mani «È ridicolo»
«Tu sei ridicolo, tesoro!» me lo strappò dalle mani fingendosi offesa e io scossi la testa divertito.
Calò il silenzio per qualche secondo prima che potesse parlasse di nuovo. Posò il giornalino sulle sue gambe e si girò verso di me, si avvicinò a me e posò lo sguardo sulle mie labbra.
«Hai un taglietto» constatò indicandomi con il dito il punto in cui si trovava «E un livido» indicò la parte accanto.
Io non risposi non sapendo minimamente come giustificare quello che aveva visto ma poi lei ebbe l'illuminazione e io mi trovai costretto a sospirare pesantemente.
«Voi due vi baciate» disse allontanandosi da me.
«Scherzi?» risposi con tono divertito «Non lo farebbe mai»
«Non prendermi in giro» mi guardò dritto negli occhi e io sbuffai arreso roteando gli occhi al cielo «Lo sapevo» sorrise felice «Chi ha baciato per prima chi?» chiese.
«Lui mi ha baciato per primo» raccontai «Sotto la pioggia, come nei film» ridacchiai al ricordo.
«Wow» disse sognante «Se ti ha baciato non pensi tu possa piacergli?» mi chiese poi e io risi, solo sentire una cosa del genere mi provocava un senso di divertimento assoluto. Era impossibile.
«Assolutamente no!» la guardai «Non potrei mai piacergli, siamo troppo diversi e non abbiamo nulla in comune»
«Questo non è necessariamente vero, non vi conoscete abbastanza bene» mi disse ma io scossi la testa.
«Anche se ci conoscessimo non saremo compatibili, passeremo la maggior parte del tempo a litigare e io non ho bisogno di una relazione così»
Lei sospirò e si mise su un fianco per guardarmi.
«Però ci proveresti?» domandò «Se un giorno dovesse chiederti di provarci, tu lo faresti?»
«Non lo so» la guardai «Ma non penso proprio che Draco si spinga a tanto. Sarebbe una cosa troppo grande e non so se lui saprebbe gestirla»
*
La serata stava per iniziare e Ginny era già uscita dalla stanza lasciandomi solo. Il buio stava pian piano calando e fu quando vidi la luna farsi spazio fra le stelle che la porta si aprì piano rivelando la figura di Draco. Probabilmente era appena tornato e la prima persona da cui era andato ero proprio io.
Mi misi seduto sul letto con le gambe incrociate e lo guardai venire verso di me. Si sedette al mio fianco.
«Ho visto tuo figlio» mi informò e io lo guardai «Penso che dovresti prendere davvero in considerazione l'idea di mandarlo in adozione» io rabbrividii, gli occhi mi divennero improvvisamente lucidi. Distolsi lo sguardo e mi passai entrambe le mani sul viso «Non te lo dico per egoismo. Penso solo che gli farebbe bene stare con una famiglia presente»
«Se tu mi lasciassi uscire da qui, vedrai che non avrà bisogno di finire in adozione» lo attaccai.
«Non posso» scosse la testa.
«Non vuoi, è diverso» sbottai «Tutto si riconduce sempre allo stesso punto, il tuo egoismo»
«Non si tratta di egoismo Harry, te lo assicuro» mi guardò serrando la mascella «Anche se uscissi da qui e andassi da lui, sarebbe felice sì, ma passerebbe il resto della sua vita a rinfacciarti di essere stato assente per tre anni facendolo stare male. E tu a quel punto che gli dirai? Che stavi in un bordello a farti sfondare il culo? Perché a quel punto lo perderai e ti odierà. Vuoi questo?»
Una lacrima scese lungo il mio viso e solo a quel punto mi resi conto di quanto dolore gli stessi procurando. Aveva cinque anni e stava passando la vita che non avrei mai voluto passasse solo a causa mia che speravo ogni giorno di svegliarmi e incrociare i suoi occhi.
«Non lo manderò in adozione, scordatelo» insistetti ugualmente, il pensiero di mandarlo vivere con un'altra famiglia che non fosse la mia mi faceva contorcere lo stomaco e bloccare il respiro nei polmoni. Era mio figlio e non volevo mandarlo via da me, non ne avevo l'intenzione.
«Senti Harry, lo so che è difficile ma-..»
«Ma un cazzo» lo interruppi bruscamente «Non lo manderò in adozione, smettila di chiedermelo!»
Lui sospirò pesantemente.
«Tua madre ha firmato i documenti» annunciò e io sentii improvvisamente il peso dell'intero mondo cadermi sulle spalle. Non poteva essere vero.
«Che cazzo dici, Draco?!» urlai alzandomi dal letto con uno scatto.
«Mi dispiace» continuò a guardarmi e io, con gli occhi colmi di lacrime, corsi verso la porta che riuscii ad aprire solo abbassando la maniglia. Uscii da quella stanza e appena fuori notai che la serata era iniziata e corpi nudi riempivano quel posto.
Mi feci spazio tra la folla per raggiungere prima possibile l'ufficio di Draco che appena mi aveva visto uscire da lì, si affrettò a seguirmi per evitare che facessi qualche cazzata. Ma ormai era fatta, la mia mente si era azzerata, la vista era offuscata e sarei stato in grado di uccidere chiunque mi intralciasse la strada in quel momento.
Spalancai la porta e iniziai ad aprire tutti i cassetti in cerca di qualcosa, qualsiasi cosa che mi aiutasse a capire meglio ciò che stava succedendo ma i passi di Draco riempirono la stanza togliendomi dalle mani tutti i documenti che ero riuscito a trovare. Mi girai di scatto e mi alzai.
«Dammeli» ringhiai.
«Puoi scordartelo» sbottò venendo verso di me «Non uscirai da qua per andare a cercarlo, ormai è fatta ed è solo questione di giorni»
«Mia madre non ha firmato di sua spontanea volontà, l'hai minacciata. Vero?» chiesi duramente mentre cercavo con le mani sulla scrivania qualcosa che potesse proteggermi. Gli occhi verdi fissi nei suoi argentei.
«Io non ho minacciato proprio nessuno» rispose e fu solo a quel punto che la mia mano entrò in contatto con una superficie fredda: una pistola. La presi e glie la puntai all'altezza del fianco mentre lui, con la stessa agilità, mi puntò la punta di un coltellino sul collo, vicino la vena.
«Ah no?» sussurrai serrando la mascella.
«No» rispose deciso «Non lo farei mai»
«Non lo faresti mai?» chiesi divertito mentre caricavo la pistola «Tu saresti in grado di rovinare la vita ad una persona»
«Non in questo caso, non metterei mai in mezzo la famiglia» ringhiò.
«Lo faresti invece» spinsi di più la pistola contro il suo fianco «Ti sei preso mio figlio e mi stai minacciando per farmi fare tutto quello che vuoi tu. Fai schifo, sei una persona di merda, te ne rendi conto?!»
«Non lo farei» insistette «Non ho toccato tuo figlio nemmeno con un dito e non potrei mai farlo, so il dolore che ti procurerei» sbottò.
«Tu non sai un bel niente! Tu non capisci cosa si prova!» urlai.
«Ho un figlio anche io!» urlò anche lui «E so perfettamente cosa si prova»