«Come mi hai chiamato?» Brittany guardava Brandon con sguardo furente.
«Brittany! Ti ho chiamato Brittany!» Cercò di convincerla.
La cheerleader bionda con la coda di cavallo incrociò le braccia al petto e finse una risata. «Non prendermi per il culo, Brandon. Chi è Zoey?»
Brandon, in preda alla frustrazione e all'agitazione, si passò le dita tra i capelli. «Nessuno, Brittany. Davvero.»
Brittany gli puntò contro l'indice. «Ti ricordo che sono la figlia del tuo coach. Posso farti radiare dalla squadra con una chiamata.»
Il biondo spalancò gli occhi. «Piccola, andiamo. È stato solo un malinteso.» Forzò un sorriso, cercando di rallentare il suo battito cardiaco e di calmarsi. Le prese il viso tra le mani e la guardò negli occhi. «Lo sai che sei l'unica per me.»
Brittany gli prese le mani e gliele spostò. «Chiunque sia questa Zoey, non voglio che la vedi più. Non voglio che la senti più. Altrimenti puoi dire addio alla squadra.»
«Cosa? Come faccio? Ci lavoro insieme! Non dipende da me.»
La ragazza deglutì e socchiuse gli occhi. «Allora fai in modo di non lavorarci più.»
Brandon scosse la testa sbigottito. «E come faccio?»
Brittany fece un sorriso beffardo. «Quello sta a te. Buona fortuna.» E lasciò la stanza sbattendo la porta, mentre Brandon rimase in piedi a fissare un punto indefinito davanti a lui. Il basketball era stata la cosa più importante per lui sin da quando era bambino e non poteva dir addio alla squadra. Doveva parlare con Enzo il più presto possibile. Doveva convincerlo a non far coincidere più i suoi turni con quelli di Zoey.
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Passarono giorni e ottobre si avvicinava, al contrario di Madison e Kai, che si allontanavano ogni giorno di più. «La minestra riscaldata non è mai buona come prima», si ripeteva sempre lui, cercando di trovare il coraggio di lasciarla. E quando l'aveva finalmente trovato, Madison l'aveva chiamato al telefono, raccontandogli di come i suoi genitori stavano venendo a trovarla e ci tenevano a fare una cena, tutti e quattro insieme. Kai era convinto che, nonostante Madison lo amasse davvero, quella fosse una mossa manipolatrice; sapeva che lei aveva capito che le cose non stavano andando per il verso giusto e una cena con i genitori sarebbe stata la mossa perfetta per incastrarlo. Almeno per un altro po'. Ma più tempo passava e più si sentiva soffocato. E l'unica persona con cui voleva stare nei momenti in cui aveva bisogno di tranquillità, ma allo stesso tempo di scintille, era la stessa persona che nell'ultimo mese era riuscito a fargli provare cose che non provava da tempo. E nonostante avesse provato in tutti i modi di togliersela dalla testa, ogni tentativo era risultato vano. Si era preso una cotta per Zoey e non c'era nulla che potesse fare.
«Quale preferisci? Il vestito rosso o quello nero?» Kai era seduto sul letto di Madison mentre lei gli mostrava i due abiti tra cui era indecisa per la cena che avrebbero avuto una settimana dopo con i signori Williams.
Kai si accarezzò il collo. «Quello rosso.»
Madison gettò entrambi i vestiti sul letto. «Non li hai nemmeno guardati.»
«Sì, invece.» Cercò di convincerla. «Quello rosso è più adatto al ristorante dove andremo.»
La ragazza tirò un profondo respiro, per poi sedersi di fianco a lui. «Sei strano, Kai.» Posò una mano sulla sua coscia. «Che ti prende?»
Kai scosse la testa, senza dare una risposta.
Lei abbassò lo sguardo e deglutì. «Si tratta di noi?» Chiese rialzando la testa e cercando i suoi occhi.
Kai tentava in tutti i modi di evitare il suo sguardo e, anche questa volta, si rifiutò di rispondere.
«Di qualsiasi cosa si tratti, riusciremo a superarla.» Lei allungò la mano e gli accarezzò il viso, facendo scorrere un dito lungo la sua guancia, fino alle labbra. «Siamo Kai e Madison. Ce l'abbiamo sempre fatta.»
«Mad-» cercò di intervenire Kai. Ma Madison non lo lasciò finire. «Ascolta, tra qualche giorno abbiamo la cena con i miei genitori. Non ti permetto di rovinare tutto. Sono stati così felici di sentire che siamo tornati insieme.»
«E che vuoi fare, Madison? Fingere per tutta la cena?» Kai si alzò in piedi, nascondendo il viso tra le mani.
«Non fingiamo! Tu mi ami, io ti amo. Stiamo solo passando un brutto periodo, può succedere.» Lei fece altrettanto e si avvicinò a lui, prendendogli il viso tra le mani. Posò lo sguardo sui suoi occhi celesti e lo fece scendere fino alle labbra. «Siamo fatti per stare insieme, ricordi?» Mormorò avvicinando il viso al suo. Le loro labbra si sfiorarono e dopo qualche secondo si unirono in un lungo bacio, finché Kai non le prese le mani e la allontanò.
«Ho bisogno d'aria.» Si limitò a dire.
Lei annuì, mordendosi nervosamente il labbro inferiore e cercando di trattenere le lacrime, mentre Kai lasciava la stanza.
Guardò le scale e poi spostò lo sguardo in fondo al corridoio, sulla porta di Zoey. Rimase in piedi per un paio di secondi e alla fine decise di raggiungere la stanza della ragazza. Non si preoccupò neppure di bussare.
Zoey, che era seduta alla scrivania a studiare, si girò, pensando di trovarsi davanti una delle sue coinquiline. Non si aspettava di vedere Kai e quando i loro sguardi si incrociarono, sentì il suo stomaco ribaltarsi e le sue guance avvampare.
Kai era rimasto in piedi, dopo aver chiuso la porta alle sue spalle. La guardava senza dire niente, inumidendosi le labbra e tentando di calmare le farfalle che svolazzavano in ogni organo del suo corpo. Ecco, erano queste le sensazioni che non provava da tempo e che rinascevano ogni volta che era con Zoey. «Ti odio.»
Lei aggrottò la fronte rimanendo seduta. «Come scusa?»
«Non so che fare.» Continuò Kai.
Zoey si alzò in piedi, ancora più confusa. «Che stai dicendo, Kai?»
«Non sono felice della mia relazione con Madison.» Disse abbassando la voce.
Zoey rimase senza parole. Non sapeva se esserne dispiaciuta o felice. «E perché dovrebbe interessarmi?»
Kai fece dei passi veloci verso di lei e si fermò. «Perché tu-» e si interruppe, chiedendosi se fosse una buona idea buttar fuori ogni pensiero e ogni sentimento che provava nei suoi confronti.
Zoey deglutì, guardandolo dritto negli occhi. Sentiva l'adrenalina scorrerle nelle vene, sperando che Kai le stesse per dire quello che lei voleva sentirsi dire. «Io cosa?»
Il moro cominciò a torturarsi il labbro inferiore con i denti, senza distogliere lo sguardo dagli occhi di Zoey. Diglielo, si ripeteva nella sua testa. Ma l'altra voce, quella della ragione, gli ricordava che stava ancora con Madison e che confessare tutto a Zoey non l'avrebbe portato da nessuna parte. Se non altro, avrebbe solo peggiorato la situazione.
«Io cosa, Kai?» Chiese di nuovo Zoey.
Forse non devo dirglielo, si disse lui, con gli occhi ancora incollati a quelli della ragazza. E allora non glielo disse, almeno non a voce. Così non valeva, no?
Si fiondò su di lei afferrandole il viso con una mano e premendo le labbra contro le sue con foga. Con l'altra mano le spostò il viso dai capelli, senza staccarsi nemmeno per prendere fiato.
Lo stomaco di Zoey ormai poteva entrare a far parte della squadra di ginnastica artistica del college per tutte le capriole che stava facendo. Si avvinghiò a lui, facendo scorrere le dita tra i suoi capelli sulla nuca, tirandoglieli piano, mentre Kai la prendeva in braccio e la poggiava sulla scrivania. Le strinse la coscia con vigore e al contempo, picchiettò la lingua sul labbro inferiore di Zoey, suggerendo che voleva di più. E lei non glielo negò. Le loro lingue si sfioravano, si intrecciavano mentre lui spingeva il suo corpo contro quello di lei e lei si aggrappava a lui più che poteva. Kai infilò le mani sotto la maglietta di Zoey, stringendole i fianchi e affondando le dita sulla sua pelle, mentre sentiva il cavallo dei suoi pantaloni diventare sempre più stretto. Spinse il suo bacino contro quello di Zoey, che avvolgeva le gambe attorno ai suoi fianchi, stringendolo ancora di più a sé. Ma per quanto volesse continuare, sapeva che non era giusto. Posò le mani sul petto di Kai e lo allontanò. I due si staccarono e si guardarono, con il respiro pesante. I loro occhi si scrutavano a vicenda, con lo sguardo si urlavano di volersi.
«Non possiamo, Kai.» Sussurrò lei, scrutando ogni centimetro del suo viso.
Kai la fissò in silenzio, alzando un angolo della bocca formando un mezzo sorriso. «Ricordi quando ti ho detto che provocarti mi divertiva?» Allungò la mano e le spostò una ciocca di capelli dal viso, portandogliela dietro l'orecchio. Zoey si limitò ad annuire, al che Kai proseguì. «In realtà era l'unico modo che avevo per starti vicino.» Mormorò accarezzandole il labbro inferiore con il pollice.
Zoey abbassò lo sguardo imbarazzata. «E Madison?» Sussurrò.
«È una situazione complicata ora.» Si passò la lingua tra le labbra.
Lei annuì, evitando gli occhi di Kai.
«Ehi, la risolverò. Te lo prometto.» Le prese il viso tra le mani, costringendola a guardarlo, per poi posare nuovamente le labbra sulle sue.
Zoey lo scansò e scese dalla scrivania, sistemandosi la maglietta. «Quando lo farai, io sarò qui.»
Kai aggrottò la fronte. «Che vuoi dire?»
«Non voglio essere la terza. Non voglio fare tutto di nascosto. Finché non la lasci, non potremo essere nulla se non amici.» E si allontanò verso la porta.
«Zoey...» la implorò Kai. «Non sono in grado di starti lontano, lo capisci o no?»
«E allora fai in modo che tu non sia costretto a farlo.» Ed aprì la porta, invitandolo ad uscire dalla stanza.
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Ho scritto questo capitolo in un paio d'ore, non penso di essere mai stata così veloce. Finalmente è successo qualcosa!! Spero che non sembri una cosa affrettata e nata dal nulla, forse avrei dovuto sviluppare di più la nascita del loro rapporto ma ci sarà tempo anche per quello + ho risolto il problema delle gif!!
Che ne pensate?
Prossimo capitolo a 8 stelle e 5 commenti!! ♡ xx