Boris POV.
Mi sveglio al suono dell'acqua della doccia. Aggrotto la fronte, osservando lo spazio accanto a me, vuoto, ma ancora caldo, segno che si è alzata da poco. Mi sollevo a sedere, sgranchendomi il collo e le spalle, per poi spostare le coperte di lato, dirigendomi verso il bagno. Afferro il pomello della porta, aprendola silenziosamente, osservando l'ombra nella cabina doccia.
Sorrido, avvicinandomi per poi togliermi i boxer ed entrare nella cabina doccia. Non mi sente arrivare a causa dell'acqua, ma il mio sguardo si posa sul suo fondoschiena piccolo e sodo. Pensieri impuri si affacciano alla mia mente, ma li scaccio. Non è il momento. Non ancora. Quando sarà più a suo agio con me...chissà....
- Buongiorno principessa- Mormoro roco, abbracciandola da dietro.
Urla, sobbalzando.
- Boris! -
- Ti posso assicurare che non ci sarà mai nessun'altro nella doccia con te, piccola –
Sospira, voltandosi tra le mie braccia.
- Neanche tu dovresti esserci se è per questo -
Sollevo un sopracciglio.
- Mi stai dicendo che ti sei già stancata di me? – La motteggio, facendola arrossire.
- Non è questo che intendevo e lo sai –
- Allora cosa intendevi? -
Scuote la testa.
- Se prometto di comportarmi bene, posso restare? –
- Non sai comportarti bene –
- Non è vero. Terrò le mani apposto –
- Come le hai tenute quando c'erano i bambini in casa? –
Faccio una smorfia.
- Non è colpa mia se mi hai paragonato ad un gatto-
Scuote la testa.
- Un grosso gatto che fa le fusa- Mormora maliziosa.
Sorrido, abbassando la testa e posando le labbra sul suo collo da cigno.
- Vuoi che faccia le fusa o te le faccia fare? –
- Nessuna delle due. Attualmente dobbiamo ancora vestirci, fare colazione e accompagnare Davina a scuola. La preside vuole vedermi –
Aggrotto la fronte.
- Vederti? -
Annuisce, distogliendo lo sguardo.
Le afferro il mento, costringendola ad incontrare il mio sguardo.
- Perché la preside vorrebbe vedere "te"? –
Si morde le labbra, colpevole.
- Sembra che Davina abbia sparso la voce che sappia cucire e la Preside mi ha chiesto se sarei disponibile a cucire i costumi per la recita di Natale. Oggi vuole incontrarmi per definire l'accordo. Naturalmente la scuola fornirebbe tutto il materiale, io dovrei solo cucire. Ma non impiegherò troppo tempo e...-
Le poso un dito sulle labbra, sorridendo.
- Non ho nulla in contrario se vuoi renderti utile. Ti piace cucire, sei brava e sono sicuro che i bambini saranno felicissimi di avere dei costumi che per una volta non li facciano sembrare sacchi di patate –
Sorride.
- Ma non voglio che ti stanchi. E voglio che pensi al matrimonio. Chiaro? –
Annuisce, gli occhi che brillano.
Le do un bacio sul naso facendola ridacchiare.
-Ed ora come ringraziamento per essere stato così generoso da condividerti con quei mocciosi voglio un bacio-
- Anche tua figlia fa parte di quei mocciosi, lo sai vero? –
- A lei penserò dopo. Sto immaginando una punizione adeguata per averti coinvolta e aver sottratto il tuo tempo prezioso al tuo obbiettivo primario: io –
Scoppia a ridere.
- Prometto che non dimenticherò il mio obbiettivo primario. Ma è bello rendersi utile-
- Fino a quando ti andrà di farlo, nessuna obbiezione da parte mia. Hai un grande talento e magari questo è un passo verso il tuo splendido futuro nella moda –
Si incupisce.
- Cosa c'è? –
- Quando ho accettato di sposarti l'ho fatto con la consapevolezza di dover essere una moglie al tuo fianco e una madre per Davina –
- E cosa è cambiato? –
Si morde le labbra.
- Se diventassi una stilista verrei meno a quel patto –
Le sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
- E perché mai? Perché farai qualche cosa che ti piace? Perché per la prima volta nella tua vita avrai fatto qualche cosa che desideri e non ciò che gli altri si aspettano da te? –
- E 'dura pensare a sé stessi quando per tutta la vita ti hanno detto che non hai diritto di pensare, ma devi solo ubbidire –
- Il passato è passato. Ora hai me e Davina e non permetteremo a nessuno di farti del male o di fermare i tuoi sogni –
Sorride, annuendo.
- Ma torniamo a noi. Aspetto la mia ricompensa-
Si solleva in punta di piedi aggrappandosi alle mie spalle, per poi posare le sue labbra sulle mie. Quando si stacca ha uno sguardo malizioso.
- Stavo pensando che abbiamo ancora un po' di tempo prima di dover accompagnare Davina...-
Sollevo un sopracciglio.
- Interessante, cosa proponi? –
Percorre il contorno del mio collo con un dito.
- Non lo so, usa l'immaginazione-
- Oh, tesoro se uso l'immaginazione non usciamo da qui per un mese –
Scoppia a ridere, ma grida quando la sollevo facendole circondare la mia vita con le gambe.
Si aggrappa alle mie spalle.
- Dicevamo? –
Mi prende il volto tra le mani, baciandomi.
La faccio appoggiare alla parete della doccia, senza mai staccarmi dalle sue labbra.
Esattamente mezz'ora dopo, vestiti di tutto punto, accogliamo Davina in cucina.
- Irina stai bene? Sei arrossata. Hai la febbre? –
Trattengo una risata, mentre Irina diventa ancora più rossa.
- Sto bene, piccola. Solo un po' accaldata. Sei pronta per oggi? –
Annuisce felice.
- Sono sicura che cucirai dei costumi pazzeschi! –
Sorrido, afferrandola sotto le braccia e issandola sul bancone della cucina, per poi darle un bacio a schiocco sulla guancia.
- Papà! – Urla, ridacchiando.
-Non posso baciare la mia principessa? -
- Non hai baciato Irina però –
- Oh, lo farò tranquilla. Le darò tanti baci, promesso –
Annuisce, mentre Irina le mette davanti la colazione.
- Grazie Irina – Mormora prendendo in mano la sua brioche e dandole un morso.
- Perché lei ha una brioche ed io no? –
Solleva un sopracciglio, divertita.
- Perché lei è in crescita, tu no –
- Stai forse dicendo che sono grasso? –
- Beh, papà un po' cicciottello lo sei – Mormora la peste, cercando di farmi il solletico ai fianchi.
Irina trattiene un sorriso, mentre io osservo la peste di mia figlia che ridacchia, cercando con le sue manine i punti deboli.
- Signorina lo sai vero che cosa accadrà ora? -
Sgrana gli occhioni, fermandosi immediatamente.
Sollevo un sopracciglio, fintamente severo.
Deglutisce.
Sospiro, scuotendo la testa.
- Non mi lasci altra scelta che punirti –
- No! Papà no! - Mormora cercando di scendere dal bancone.
Le mie mani si chiudono attorno a lei, per poi sollevarsi sui fianchi e iniziare a farle il solletico.
Scoppia a ridere, divincolandosi.
- Ecco cosa succede alle bambine che dicono al proprio padre che è cicciottello! – Dichiaro seguitando a farle il solletico.
- No. Basta! Ti prego...basta!! –
- Sono cicciottello? –
Scoppia a ridere, le lacrime agli occhi.
- No! No! –
- Falsamente magro oserei dire – Interviene Irina, ridendo.
Mi fermo un secondo, osservandola attentamente.
Sgrana gli occhi, indietreggiando.
- No! – Ordina, sollevando la paletta che ha in mano.
- Mi stai veramente minacciando con un cucchiaio da cucina? –
Sgrana gli occhi, abbassandolo.
- No –
Annuisco.
- Mi occuperò di te dopo che avrò finito con questa peste – Dichiaro riprendendo a farle il solletico.
Ben presto la cucina si riempie di risate.
Quando finalmente usciamo di casa, è passata un'altra mezz'ora. Come al solito Davina scappa dalle sue amiche, non appena mette piede nel cortile della scuola.
- Direi che è ora di andare dalla preside e poi mi occuperò di te-
- Non vorrei mai distrarti dai tuoi numerosi impegni. Puoi anche andare –
- Bel tentativo ragazzina, ma non funziona. Ora andiamo – Dichiaro afferrandole il braccio e trascinandola dentro.
Sbuffa.
- Se ti cucino il tuo piatto preferito? –
- Lo farai. Ma la tua punizione resta-
- Sei spietato –
- Fiero di esserlo – Mormoro trascinandola davanti alla porta della Preside.
- La preside ci attende – Dichiaro alla segretaria che non mi toglie gli occhi di dosso. Con la coda dell'occhio vedo l'occhiata inceneritrice che le lancia Irina e sorrido.
- L'avverto immediatamente – Mormora sculettando verso la porta.
- Mio Dio e quella fa la segretaria in una scuola elementare? Dovrebbero cacciarla su due piedi! –
Trattengo la risata che mi è salita in gola al commento della piccola iena accanto a me. Se uno sguardo potesse uccidere, la donna sarebbe stecchita sul pavimento.
- Stai per caso reclamandomi come tuo? –
Sgrana gli occhi, arrossendo, accorgendosi solo allora di aver parlato a voce alta.
Sghignazzo, divertito, baciandole la punta del naso.
- Sono già tuo, non hai bisogno di arrivare alla giugulare della poveretta –
Arrossisce ancora di più.
- Prego, la Direttrice vi attende-
Il suo sguardo scatta sulla segretaria che non si accorge del pericolo, troppo intenta a mangiarmi con gli occhi.
Sospiro.
- Andiamo tesoro – Dichiara tra i denti la piccola iena, afferrandomi la mano e portandosela alle labbra sotto gli occhi della segretaria.
Immagino che sia l'alternativa al cane quando segna il territorio.
- Grazie – Mormoro alla segretaria, prima di venire trascinato dentro l'ufficio della preside.
La donna di mezza età che ci accoglie da dietro l'ampia scrivania di mogano, ci sorride cordialmente.
- Sono così felice che Davina ci abbia messo al corrente che la sua futura mamma è una stilista –
La vedo arrossire e sorrido.
Mia figlia è un genio del male e passerebbe sul cadavere di chiunque pur di ottenere ciò che vuole. Ha ripreso tutto da me.
- Non sono proprio una stilista. Mi piace disegnare abiti e cucire, ma non so se sarò in grado di essere veramente utile –
La donna sorride, amichevole.
- Oh, cara tutto sarà meglio dei costumi della scorsa recita –
Trattengo una risata al ricordo dei sacchi di patate a cui erano stati attaccati dei decori natalizi, fatti passare per costumi natalizi.
- Se pensa che possa rendermi utile sarò felice di dare il mio contributo. Quale è il tema della recita? –
Il sorriso scompare dal volto della Preside.
- Il consiglio direttivo ha deciso per la messa in scena della nascita del bambino Gesù –
Sgrano gli occhi.
- Impegnativo –
Sospira.
- Faremo del nostro meglio –
- Angeli, bue e asinello e Maria e Giuseppe? –
Annuisce.
- E gli altri bambini? –
- Faranno da comparse –
- Non mi sembra giusto. Tutti hanno diritto a divertirsi quel giorno –
- Perfettamente d'accordo. Finalmente una che la pensa come me –
La voce di donna ci fa voltare e i nostri sguardi si posano su una donna dai capelli rossi raccolti un nodo, perfettamente truccata, che ci sorride amichevolmente.
- Lei è Alisa, la madre di un compagno di classe di Davina e responsabile del comitato mamme-
- Piacere. Perdonate l'entrata d'effetto, ma la preside ha convocato anche me in virtù del mio ruolo. A questo proposito, non mi sembra che tu faccia parte del comitato. Posso chiedere perché? –
Irina arrossisce.
- Non sono la madre di Davina-
- Oh beh, non è richiesto che il bambino sia uscito dal tuo corpo per far parte del comitato –
- Alisa per l'amor di Dio! –
Sghignazza, maliziosa.
- Andiamo Preside, tra donne bisogna essere solidali. E questa donna ha tutte la carte in regola per essere un grande socio del nostro comitato. Lo sa anche lei-
- Io...-
- Tu farai parte del comitato, punto. Ci incontriamo una volta a settimana, normalmente facciamo una volta per una. Tranne che la sottoscritta. È un po' complicato fare una riunione in un ambasciata-
Sgrano gli occhi.
Questa donna così schietta è la madre di Andrea?!
- Beh, sarò onorata di fare parte del circolo –
- Perfetto. Ed ora mettiamo a punto il piano per far cambiare idea al Comitato. Sono sicura che se anche tu sarai dalla mia parte, le altre ci seguiranno –
- Io...-
- Pensaci. Ma fallo in fretta, non abbiamo molto tempo per allestire tutto-
- Bene se questo è tutto, possiamo aggiornarci quando avrete nuove informazioni –
- Se non vogliono cambiare completamente la recita, perché non fare cantare i bambini? Tutti si sentirebbero importanti a questo modo-
- Questa è più facile da realizzare come idea perché si tratta di un aggiunta e non richiede la loro approvazione – Dichiara sollevata la Preside.
Sorrido.
Sempre detto che la mia fidanzata è un genio.
- Quindi siamo d'accordo. Tutti i bambini canteranno oltre che a recitare –
- Benissimo. Detto io che eri un elemento prezioso –
Sasha POV.
Il rumore della porta che viene aperta mi fa scorrere un brivido lungo la schiena, il terrore che si impossessa di me, impedendomi di respirare. Il mio sguardo si posa sul pavimento sudicio, rimanendovi incollato come se ne andasse della mia stessa vita. Ed è così. Se oso guardare negli occhi Luka, verrò punita e le sue punizioni mi lasciano sofferente per giorni, quando va bene.
- Eccola qui. Il nostro fiore all'occhiello, la nostra Sasha. Che ne dici? Non è bellissima? –
- Una vera meraviglia. E mi assicuri che in grado di darmi un figlio? –
- Certamente. I suoi figli precedenti sono nati tutti sani –
- Ti pagherò il doppio se sarà un maschio. Mia moglie sa darmi solo femmine, insulse e inservibili se non per darle in sposa a qualcuno. Ma un maschio sarebbe il mio erede –
- Non posso assicurarti che sarà un maschio, ma il precedente figlio lo era –
Sgrano gli occhi, il cuore che perde un battito. Quindi era un maschio.
Mi mordo le labbra, impedendomi di piangere. Il fagottino che ho dato alla luce, ma che mi è stato tolto appena nato, era un maschio.
- Come vuoi procedere? Con l'inseminazione o con il metodo naturale? –
Con l'inseminazione. Ti prego scegli l'inseminazione artificiale. Prego dentro di me.
- E perdermi questo bel bocconcino? Ho intenzione di godermi un po' di sesso oltre che mettere al mondo un figlio. E questa qui è una vera bellezza. Sarà un piacere fare del sano sesso con una donna e non con un cadavere frigido –
- Perfetto. Sasha hai sentito? Vai nella tua stanza e spogliati. Il tuo nuovo cliente ti raggiungerà appena firmato il contratto –
Deglutisco, alzandomi dalla brandina che è il mio letto quando non sono impegnata a soddisfare le voglie di questi porci.
- Si, padrone – Mormoro, dirigendomi verso la porta, scortata da una guardia.
In poco tempo mi ritrovo davanti alla stanza che utilizzo per incontrare i clienti.
Questa è la mia vita. L'unica che conosco.