Cuori In Tempesta 1 | ❗In edi...

By XJonSnowX

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Se avesse saputo che andare a San Francisco per il college le avrebbe mandato in cortocircuito il cuore, Ronn... More

CARTACEO
Dedica
cast
1 | Cauzione
2 | La nuova sorellina di Adrien
3 | Buon appetito
4 | Vecchi ricordi
5 | Mi devi una cena
6 | Muffin al cioccolato
7 | Piccoli segreti
8 | Spettri dal passato
10 | Pizza, film e Ciao, amore
11 | Stelle & Minacce
12 | Una lunga e spericolata cavalcata
13 | Disguidi
14 | Gli opposti non si attraggono
15 | Goditi la serata, stronzo
16 | Tu mi hai spezzato per primo
17 | Noi due non finiremo mai a letto
18 | Gelato al cioccolato
19 | Cliché da romanzi rosa & Lorelai
20 | Mi sei sempre mancata
21 | Lascia che sia io il tuo papà stasera
Capitolo 22 | Capelli da cattivo ragazzo
Capitolo 23 | Litigata
Capitolo 24 | Cupido risolve
Capitolo 25 - Provocazioni
Capitolo 26 - Pranzo con Kim e Logan
Capitolo 27 - Un ginseng e un massaggio
Capitolo 28 - Festa in barca & Alcol
Capitolo 29 - Post sbornia
Capitolo 30 - Una sigaretta in due
Capitolo 31 | Un rapporto tossico
Capitolo 32 | Francisco
33 | Sbagliamo ancora una volta
34 | Un amico
35 | Ti piaccio da impazzire
36 | Adesso ti sfamo io
37 | Tra te e Adrien
Capitolo 38 | Trova ciò ami e lascia che ti uccida
Capitolo 39 | La famiglia Price
40 | Non possiamo essere amici
41 | Tu ami essere amato
42 | Ovunque ci sei tu
43 | Vieni con me a casa
44 | Il ciondolo
45 | Ti lascio andare
EPILOGO primo volume
Ringraziamenti

9 | Logan Price

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By XJonSnowX

CAPITOLO 9
Logan Price

Kim mi aiuta a sciacquarmi un po' la bocca per togliere via il retrogusto acido e poi insieme a Nathalie se ne va non prima di avermi chiesto di riposare una volta a casa. Riprendo quindi posto nella macchina e chiudo lo sportello, sprofondando nel sedile. Sento un'altra portiera aprirsi e poi chiudersi, Adrien si sporge su di me, afferra la cintura, la tira e la incastra.
Lo sento sospirare rumorosamente quando torna composto al suo posto e mette in moto, lasciando che i due ragazzi - Rafael e Matt - andassero con Kim e Nathalie. L'auto finalmente riparte e lui percorre la corsia di inversione più vicina.

Nell'abitacolo c'è solo silenzio.

Niente musica, né bassa e né niente. Niente che possa coprire questa strana atmosfera in cui mi lascio cullare a disagio. Il mio sguardo è puntato sul finestrino alla mia destra, fisso fuori nella disperata ricerca di sentirmi meno fuori luogo.

«Non volevo rovinarti la serata» ammetto d'un tratto. Posso percepire gli occhi di Adrien su di me.

«Non è niente di che» dice solo. Annuisco e ritorno in silenzio per alcuni istanti, finché la mia lingua non sembra voler restare a bada.

«Non sei arrabbiato?» chiedo, ricordarmi il suo sospiro che sapeva tanto di seccatura.

«No» dice lasciandomi confusa. Annuisco.

«Sono solo preoccupato, è ben diverso.»

D'istinto mi volto, stupita.

Lui mi rivolge un'occhiata di sfuggita.

«So che non sono affari miei e so che mi odi-» inizia col dirmi, ma lo fermo.

«Io non ti odio» confesso rapida interrompendolo. Sono davvero sincera. Non riesco a odiarlo, per quanto tenti e per quanto io lo voglia. Odiarlo mi verrebbe comodo, soprattutto per la nostra convivenza. Odiarlo significherebbe provare solo rabbia e menefreghismo nei suoi confronti, ma io quando lo guardo - nonostante tutto - sento che c'è dell'altro. Qualcosa che noi due avevamo un tempo e quel qualcosa dentro di me è rimasto e non vuole cancellarsi. Non so se per lui valga lo stesso, se anche lui provi quel che provo io. Fatto sta che vorrei davvero trovare un pulsante da qualche parte per spegnere quel sentimento, porre fine alle mie sofferenze e andare avanti, guardare Adrien per ciò che è veramente: il ragazzo che mi ha spezzato il cuore e che l'ha fatto senza pensarci due volte.

«Io odio solo quello che mi hai fatto» concludo e mi giro a guardare i lampioni stradali. Adrien resta in silenzio per diversi istanti, forse non era la risposta che si aspettava di sentire. Beh, peccato, perché nemmeno io.

«Per quel che vale...» riprende il discorso di prima e lo sento sospirare. «Se non stai bene, tu puoi dirmelo» le sue parole mi colpiscono appieno, mi affondano il cuore in un mare di dubbi e incertezze. Dirgli cosa? Quello che si scatena dentro di me? Quello che mi tormenta la testa? Non posso e non voglio farlo mai più, non con lui. Un tempo ci dicevamo tutto, non c'erano segreti. Un tempo ci leggevamo a vicenda come due libri aperti e ci sostenevamo senza mezze misure.

Mi volto e lo guardo.

«A che pro?» chiedo sollevando le sopracciglia e sulle mie labbra si dipinge un sorriso colmo di amarezza.

«Io... non lo so, ma...» mormora e l'auto prende a rallentare. Do un'occhiata oltre al parabrezza e noto il semaforo rosso. Adrien si gira questa volta verso di me.

«Vedi? Non sai nemmeno di cosa parli» gli faccio notare la situazione trattenendomi dal ridere per la tristezza che mi sta avvolgendo l'anima. «Te l'ho già detto. Non devi essere gentile con me per piacere a mio padre. Gli piaci già. Gli sei sempre piaciuto» sorrido scuotendo la testa con dissenso. «Non devi fingere. Io sto bene e starò ancora più bene se smetterai di darmi attenzioni che sai bene di non volermi dare» esalo, sperando che la conversazione si chiuda qui.

Il semaforo passa sul verde e Adrien fa ripartire l'auto.

«Va bene.»

Lo sento dire e poi cala finalmente il silenzio.

Quando rientriamo, vado nella mia stanza da letto, prendo un cambio di vestiti puliti e vado a farmi una doccia rapida per poi infilarmi sotto le coperte. È stata una giornata tremenda. Ora voglio solo dormire e dimenticare.

Ma più tengo gli occhi chiusi nel tentativo di addormentarmi, più la sensazione delle mie mani attorno al corpo di Adrien si fa maggiormente insistente. Le mie braccia che lo tengono stretto a me. La mia fronte poggiata sul suo petto. Le sue mani su di me.

Ma in cosa mi sto cacciando esattamente?

Perché il mio subconscio mi tortura tanto? Vorrei metterci una pietra sopra e vivere in pace, ma non ce la faccio. Per tutto questo tempo ho pensato al momento in cui lo avrei rincontrato. A quante parolacce gli avrei sbraitato in faccia. A quanti schiaffi e pugni gli avrei tirato.

E... ora, beh, ora lui sta nella stanza accanto probabilmente a dormire serenamente mentre a me viene da piangere e sospirare.

Il mio forse è semplice rancore o rabbia. Perché noi eravamo amici, di quelli che non si trovano facilmente, un caso su un milione e lui per me era quel caso raro, e ha pensato bene di mandare tutto in rovina. Non so nemmeno se ci ha mai pensato, se si sarà mai pentito di quello che ha fatto. Per tutto questo tempo avrà mai pensato anche solo una sola volta a me?

Non ne ho idea, ma mi fa ugualmente rabbia. Io avevo lui e lui mi ha lasciata proprio nel momento del bisogno e infine mi ha ferita senza indugiarci più di tanto.

Sospiro profondamente con la faccia contro il cuscino e le lacrime scivolano via, imbrattando silenziosamente il viso, i capelli e la federa. La sento umida accanto alla tempia.

Il telefono prende a squillarmi.

Stranita, lo afferro dal comodino e lo porto davanti agli occhi, stropicciandomi frettolosa gli occhi, scacciando via la tristezza e tirando su il naso che cola.

Papà.

Che strano. Che vorrà mai a quest'ora? Mi schiarisco la voce e premo sul pulsante verde per poi mettere in vivavoce.

«Tesoro?» sussurra. La sua voce è come un abbraccio virtuale. Confortante, che sa di casa.

«Ehi, papà» lo saluto. «Che succede?» chiedo con aria stanca.

«Ti disturbo? Stavi dormendo?»

«No. Ma stavo cercando di chiudere occhio» rido lievemente.

«E non ci riesci?»

«Un po' no. Ma non devi preoccuparti. È solo lo stress per la giornata d'oggi. Perché hai chiamato?» chiedo, terrorizzata dal fatto che potrebbe scoprirmi e venire a sapere che solo un secondo prima ero troppo occupata a piangere e demoralizzarmi. Io voglio che le cose tra lui e Amanda funzionino, non voglio farlo sentire in colpa o creare scompigli nella loro relazione. Posso farcela.

Papà sembra indugiare. Guardo di nuovo l'ora al cellulare. È veramente tanto tardi, non è da lui.

«Oh, beh, sono in ufficio per un caso e sto facendo gli straordinari. Volevo sentire un po' la tua voce.»

Rivelazione che non mi sorprende più di tanto. Sorrido lievemente.

«Ah, davvero? E com'è il tuo caso? Interessante?»

«Nah... solo dei ragazzini che spacciano ecstasy, ma sotto c'è un giro più grande. Stiamo cercando di capire chi fabbrica le pasticche. L'antidroga ci ha portato oggi dei fascicoli e li sto analizzando cercando di incrociare i dati e trovare una pista.»

Mi mordo inevitabilmente un labbro cercando di contenere un risolino.

«Parli proprio come uno sbirro, sai?» gli faccio notare e lo sento ridere di rimando.

«Come quelli che tu vedi in TV?» chiede lui.

«Papà, su Netflix» lo correggo divertita.

«E io cosa ho detto?»

«A casa come vanno le cose?» cambio discorso. So che si sta trattando dal sospirare.

«Si sente la tua mancanza» dice solo e io di conseguenza chiudo gli occhi cercando di contenere le lacrime che di punto in bianco tornando ad aggredirmi gli occhi.

«Jack come sta?»

«Oh... lui è in forma eccellente, non ti devi preoccupare! Tua nonna si è presa la briga non solo di accudirlo ma anche fargli fare delle passeggiate in giro per la riserva dei Watson.»

D'istinto spalanco gli occhi e scoppio a ridere, tanto da sentirmi male. Cerco di darmi un contegno, ma non ci riesco proprio.

«Cosa?!» chiedo incredula. Papà si unisce di rimando alla risata.

«Sì, sai, diceva che lo vedeva sempre triste da quando te ne sei andata e mi ha detto che forse gli manca portare in giro te. Quindi ha pensato bene, nonostante i mei no risoluti, di andargli in sella. La prima volta stava per cadere non solo lei, ma anche il cavallo» ride.

Intanto chiudo gli occhi, beandomi la sua voce calda.

«Ronnie?» mi richiama.

«Uh?» mugugno.

«Ti va se ti racconto una storia?» chiede.

«Poi mi addormento» gli rispondo contrariata e ad occhi chiusi, ricordandomi la sua piccola passione che da sempre lo caratterizza. Raccontare vicende, molto spesso della sua giovinezza o alcuni suoi casi particolari e tanto surreali da far morire dalle risate chiunque, soprattutto dei primi anni in servizio.

«Non importa, tesoro.»

E si mette a raccontarmi di quella volta che andò in Europa e incontrò una bellissima ragazza dai capelli lunghi capelli color mogano, di come si prese una forte cotta e provò a conquistarla.

«... un anno dopo l'ho portata a conoscere la mia famiglia. E così come io mi sono innamorato di lei, lei si è innamorata del Texas, della gente del posto, del ranch. E poi sei nata tu. La cosa più bella e piccola che io avessi mai visto in tutta la mia vita.»

È l'ultima cosa che sento prima di sprofondare nel buio, avvolta dalla voce di mio padre e il ricordo delle braccia di mia madre.

***

Il secondo giorno di università lo passo interamente con la testa sui libri e sulle spiegazioni dei docenti.
La telefonata di papà mi ha rincuorata e mi ha dato abbastanza coraggio e forza da andare avanti, e non lasciarmi condizionare più dalla valanga di pensieri che mi tormentano la testa.

Nell'ora di pausa mi reco al bar del campus, prendo una mela e una brioche, e mi siedo da sola a un tavolo. Mi sono fissata una regola: niente più distrazioni.

Sono qui per studiare, non per pensare alle mie vecchie cotte liceali oppure per cercare di... fare non so nemmeno io cosa di preciso con il mio ex migliore amico. Ancora non ho capito con esattezza cosa sto cercando, ma la cosa della cui sono invece sicura è che da oggi in poi io terrò la testa a posto ed eviterò qualunque tipologia di distrazion-

«Ciao, Ronnie.»

Logan appare dal nulla cosmico, tira la sedia davanti a me e si siede.

Oh, ma dai!

Punto gli occhi su di lui. Capelli scuri, due pozzi neri al posto delle iridi e come sempre la sua giacca di pelle da motociclista.

«Ho sentito che il tuo stomaco ha fatto capricci» dice e mi ruba la mela, dandole un morso. Vedo che è un fanatico delle buone maniere.

«Guarda che puoi dirlo che mi hai vista vomitare anche l'anima» gli dico senza troppi giri di parole e mi riprendo la mela, strappandogliela dalla mano. Non ho intenzione di mangiarla, non dopo che l'ha morsa lui, ma non ho nemmeno intenzione di godermi lo spettacolino di lui che non fa altro che rubarmi il cibo a quanto pare.

«Eri lì» gli ricordo.

Lui mi manda un'occhiata.

«Va bene, ho visto tutto» afferma alla fine e prova a rubarmi la brioche. D'istinto riduco gli occhi in due fessure e gli schiaffeggio la mano. Logan resta stupito.

Quindi alza gli occhi e mi manda un'occhiata... maliziosa?

«Uhm... sei cattiva oggi... molto sexy, mi piace» mormora con sorrisetto furbo e poi mi indica la mano.

«Puoi farlo di nuovo?» ammicca senza il minimo pudore lasciandomi intontita, quando mi rendo conto che sta parlando del lieve schiaffo resto a dir poco incredula. E' pazzo.

«Dunque... che hai?» riprende il discorso di prima come se non avesse sganciato una bomba poco ortodossa soli pochi istanti fa.

«Le mestruazioni» rispondo di getto, mentendo. E' una scusa che funziona nella maggior parte dei casi e spero funzioni anche con lui e che mi aiuti farmelo togliere dai piedi. Davanti la mia risposta Logan sembra di punto in bianco disorientato come una povera pecorella smarrita in mezzo al nulla.

«Quindi l'appuntamento per questo fine settimana salta» dice sovrappensiero. Lo fisso per certi versi rincretinita.

«Scusa?» chiedo, infatti. Lui gesticola con una mano.

«Se sei sul tuo periodo rosso, niente più appuntamento, no?»

«Di che appuntamento parli?»

Logan ancora è qui. Non è andato via e adesso è con le braccia sul tavolo. In viso un'espressione che non mi piace affatto e con essa si china verso di me.

«Ti aspetterò» dice solo e si alza in piedi, si prende la mela prima che possa fermarlo e mi lancia un occhiolino andando via. Ma poi torna indietro, lasciandomi incredula.

«Stasera hai impegni?» chiede.

Che cosa?

«Hai detto niente appuntamento» gli ricordo, magari così se ne andrà. Lui solleva un angolo della bocca.

«Quindi vuoi uscire con me» fa i suoi calcoli dementi.

«No» gli spezzo ogni strana illusione che sta vivendo.

«Ti terrò compagnia» la sua affermazione mi lascia spiazzata. Gli rivolgo un'espressione da pesce lesso. Lui riapre rapidamente bocca dicendo abbastanza da lasciarmi più basita del normale.

«Porterò una pizza, qualcosa da bere e ci vedremo un film. Hai il ciclo, no? Bene, allora ci metteremo sul divano a farci le coccole.»

Sbatto inevitabilmente le palpebre lentamente non sapendo come altro dovermi comportare a riguardo.

«Cosa?» scoppio a ridere non potendone farne a meno. Lui si avvicina di qualche passo finché non lo ritrovo a un soffio da me. Si china, poggiando una mano sul tavolo, e mi scruta da vicino.

«Ma che stai facendo?» rido, confusa.

«Non vuoi baciarmi?» chiede serio, provando a strofinare il suo naso al mio. Rapida, poggio una mano sul suo petto e lo allontano via. I miei occhi però si fermano lì, sulla mia mano, che tasta i muscoli sotto la maglietta e le guance mi vanno a fuoco.

«No...?» chiedo, con fare ovvio, riprendendomi rapidamente da qualunque cosa mi sia capitata e rimetto gli occhi sul suo viso. Logan alza le spalle, sembra non essere minimamente offeso.

«Non fa niente, ci penserai più in là» dice con una sicurezza che mi lascia disorientata.

«No, invece» replico io con la poca determinazione che mi è rimasta. Stare a stretto contatto con lui mi spreme come un limone per fare una limonata e tutti i miei buoni propositi vanno in fumo, soprattutto quando lui inizia a sparare le sue frasi geniali da rimorchio.

«Il futuro riserva a tutti noi inaspettate sorprese...» cita con fare teatrale e se ne va via, lanciandomi un bacio volante e per niente molesto che cattura l'attenzione di non pochi nel locale e che, nonostante tutto, mi fa ridere fino a farmi scuotere la testa con profondo dissenso e coprirmi il viso con una mano.

Vedo le sue spalle fasciate dalla giacca di pelle scomparire oltre la porta trasparente, mi volto e attraverso le vetrate noto raggiungere Rafael e un'altra ragazza, alla quale poggia un braccio intorno al collo, sulle spalle, attirandola a sé. Da questa prospettiva sembrano una coppia perfetta. Chissà chi è quella ragazza, probabilmente una sua fiamma. Non l'ho mai vista nella comitiva di Adrien. Non che mi importi effettivamente, ormai penso di capire che tipo sia questo Logan. Vuole divertirsi e gli piace farlo. Gli piace vedere le ragazze cadere come mosche ai suoi piedi. Ma con me non capiterà.

Prendo la mia borsa, afferro la brioche ed esco dal locale. La consumo di fretta e furia mentre raggiungo la mia prossima ora di lezione.

Arrivo a casa all'una. Tolgo i vestiti, metto un cambio più comodo e poi vado in cucina per preparami uno spuntino, dopodiché mi ritiro in stanza da letto dove resto a studiare e a fare qualche altra ricerca.

Verso sera sento squillare il campanellino di casa più e più volte. All'ennesimo drinn sbuffo, mi alzo e mi reco in soggiorno dando un'occhiata in giro. Adrien sembra non esserci.

A piedi scalzi vado ad aprire e sulla soglia della porta trovo l'ultima persona che mi sarei mai aspettata di trovare qui e a quest'ora. Credevo stesse seriamente scherzando e invece l'ha fatto davvero. Non ci posso credere.

«Allora... mi fai entrare o mi lasci sul pianerottolo?» mi indica la pizza, sollevandola. «Si fredderà» dice con un sorriso che mi lascia incantata come una stupida. So che è sbagliato e che dovrei chiudergli la porta in faccia, magari prima rubargli la pizza, ma non posso far a meno di scrutarlo con la faccia aggrottata e un sorriso incredulo stampato sulle labbra.

Niente distrazioni, eh?

___________________________________________

C'è poco da dire. Ahaha
Finalmente Ronnie e Adrien si sono parlati, certo, poco, ma almeno le cose sono un po' più chiare. Per quanto riguarda invece Logan, vi aspettano belle sorprese :)

Se il capitolo vi è piaciuto, mi raccomando: lasciate una stellina o un commento. Mi farebbe tanto piacere.
Un abbraccio e grazie per essere giunti a questo punto della storia ♥♥💫

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