Queen of thieves (libro 1)

By Loveonly277

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Ispirato all'omonima serie presente nel gioco interattivo Lovestruck, tristemente cancellato dai suoi autori... More

Cast
Act one
Prologo
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Act two
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Act three
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Secondo libro

2x01

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By Loveonly277

Conteggio parole: 1818
Canzone per il capitolo: Follow you- Imagine Dragons

Primo giorno: affondare il volto contro il cuscino di Vivienne per poterne sentire l'odore. 
Secondo giorno: trovare la forza di alzarmi da quel letto per darmi una sistemata.
Terzo giorno: provare a ragionare, entrando nella sua mente contorta. Forse credeva di starmi facendo un favore. Era cresciuta nel mondo dei criminali, perciò aveva avuto più tempo di me per scoprirne gli aspetti negativi. Forse voleva evitare che soffrissi o che perdessi me stessa. Quindi, forse, aveva avuto dei buoni motivi per avermi lasciata, ma aveva sicuramente sbagliato metodo. E mi aveva parlato di scelte solo per togliermi dalle mani la possibilità di scegliere.
Quarto giorno: lasciare che la rabbia mi dominasse, almeno per la prima parte della mattinata. 
Nel pomeriggio, sedevo sulla finestra e passavo le mani sul mio nuovo pigiama. Era la prima cosa che avevo rubato da sola, senza l'aiuto di nessuno. Alla stessa maniera, con un po' di impegno, avevo ritrovato la strada per entrare nell'Underbelly. Mentre mi vestivo per potermici recare, non potetti evitare di pensare a Vivienne, al nostro giretto sotterraneo e alle sensazioni che ancora invadevano il mio corpo al ricordo della sua mano stretta nella mia; la vicinanza del suo corpo e il suo profumo. Mi chiedetti se pensava a me o se provava un minimo di rimpianto per quello che era accaduto ed anche se le mie azioni future non dipendevano da lei, avremmo definitivamente dovuto avere una seria conversazione quando li avrei ritrovati. Perché non avevo intenzione di mollare finché non mi sarei riunita ai Poppy.

Parigi era calda e colma di persone mentre camminavo per le strade ed erano tutti così presi dal loro mondo che non mi videro sparire prima nelle ombre, poi nell'Underbelly. Appena scese le scale a chioccia, il buio del luogo mi fece sentire claustrofobica. Per i primi minuti, temetti che qualcuno avrebbe potuto indicarmi per urlare: "hey, questo non è il suo posto!" Ma erano le mie paranoie a parlare, poiché a malapena sembrarono notarmi.

<<Bene, bene, ecco la nuova fiamma di Vivienne>>, esclamò la voce familiare di Ariana. Frugò tra alcune delle sue cose, cacciando una fialetta contenente quelli che credevo essere chicchi di caffè. <<Devi recuperare l'energia...>>, si fermò, mostrandomi poi un tubetto di rossetto. <<...oppure è terminata la sua scorta?>>.

<<No, non ne ha bisogno. Ma, teoricamente, se ne avessi bisogno, potrei comprarlo da te?>>, domandai, ignorando la bile che minacciò di salirmi in gola al ricordo di quel rossetto. 

<<No. Lo preparo solo per Vivienne>>, disse con un tono deciso, ma senza sembrare scortese.

<<Immagino sia il motivo per cui lei ne è immune>>, mormorai tra me e me.

<<Esatto. Lei e Niko sono fatti della stessa pasta: due folli. Vivienne potrebbe mangiare l'intero tubetto e nel peggiore dei casi avrebbe solo un brutto mal di testa>>, rispose sorridendo. Poi, abbassò il tono della voce in maniera cospiratoria, sporgendosi in avanti. <<Non darle ascolto se dovesse chiederti di provarlo, le tossine scivolerebbero passivamente nella tua pelle e, nonostante sia una dose molto bassa, potrebbe fare seri danni se non hai sviluppato un'immunità>>. Troppo tardi, ma apprezzai comunque la buona volontà.

<<Proverò a non dimenticarlo>>. 

<<Solitamente, non rivelo i segreti dei miei clienti, ma ho un buon presentimento con te>>, ammise con un piccolo sorrisetto. <<Ed ho anche il presentimento che non sei qui per comprare>>, aggiunse subito, posando una delle boccette. 

<<No, hai ragione. Mi chiedevo se sapessi dove si riuniscono di solito i Gilded Poppy quando non sono a Parigi>>.

<<Non puoi chiederglielo tu?>>, domandò con un sopracciglio inarcato. Sapevo che non avrebbe mai rivelato quell'informazione senza un buon motivo.

<<Mi hanno lasciato un compito da svolgere e una volta completato, dovrò ritrovarli>>, dissi. Ripensai alla nostra ultima sera insieme; alle destinazioni sul telefono di Zoe. <<Dovrebbe essere da qualche parte in Russia, Spagna o Italia...>>.

<<Lascia che ti dica questo. Se fossero in Italia, dovresti escludere Roma>>. E ripensai a quella mezza conversazione in cui Vivienne mi aveva rivelato di esserci stata con un tono di voce così triste e preoccupato da lasciarmi credere che era accaduto qualcosa. Da allora, le sue risposte alle mie domande divennero solo più evasive e compresi di dover porre fine alla nostra conversazione. 

<<Ti lascerò in pace, ma ho un'ultima domanda. Se invece di comprare dovessi vendere qualcosa, chi potrebbe aiutarmi?>>.

<<Dovresti andare da Jace>>, rispose. La ringraziai e feci per andarmene, tuttavia la sua voce mi interruppe.

<<Hey, ragazzina, quando rivedrai Vivienne, dille di fare attenzione ai fantasmi>>, esclamò, con quegli occhi scuri fissi nei miei in maniera seria. Mi limitai ad annuire, anche se la sua frase mi lasciò più confusa del dovuto. Mentre cercavo informazioni e mi procuravo un telefono usa e getta per contattare Jace, ripensai attentamente a quelle parole.

Arrivata vicino alla Torre Eiffel, ignorai le persone che provavano a scattare foto per forzare una porta di servizio. Le scale mi condussero fino in cima, anche se non fu una salita facile ne valse la pena per la vista che mi accolse. Per un secondo, desiderai che Vivienne fosse lì con me, però spinsi via il pensiero con decisione e mi concentrai su quello che ero andata a fare.

<<Ottimo lavoro. Chi ti ha insegnato a forzare una serratura in quel modo?>>, domandò Jace appena i nostri occhi si incontrarono. 

<<Internet?>>, dissi facendola suonare come una domanda piuttosto che un'informazione. Scoppiò a ridere, scuotendo la testa con fare divertito.

<<Ariana mi ha detto che hai qualcosa da vendere. Fammi vedere di che si tratta>>.

<<Si tratterebbe di uno scambio, ad essere sincera>>, mormorai, mostrandogli un bracciale d'oro ricoperto da gemme di vario tipo. Vivienne mi aveva convinta a conservare almeno un oggetto dal colpo di Celine. 

<<Ha il suo valore. Cosa vorresti in cambio?>>, domandò. 

<<Informazioni. Ho bisogno di sapere dove sono i Gilded Poppy>, risposi.

<<Molte persone vorrebbero quest'informazione. Mettiamo il caso che tu sia una cacciatrice di taglie, divideresti il denaro con me?>>, volle sapere, studiandomi attentamente. 

<<Non voglio fare loro del male, voglio solo trovarli!>>, esclamai, sentendomi quasi oltraggiata.

<<Se vogliono essere trovati, si faranno trovare>>, fu tutto quello che disse. Sì che vogliono essere trovati, altrimenti Nikolai non mi avrebbe lasciato la lettera! Ma non potevo di certo condividere con Jace quell'informazione. Osservai il modo in cui guardava il bracciale, girandolo attentamente tra le mani.

<<A Vivienne sono sempre piaciuti gli oggetti scintillanti. Braccialetti, collane...prende di mira famiglie ricche per il potere che credono di possedere, mostrando loro quanto è facile sottrarglielo. Una gemma arancione posata su una lastra di vetro blu>>, mormorò, posando il bracciale in tasca. Mi lanciò poi un'occhiata divertita, aggiungendo: <<E' tutto ciò che ti dirò>>.

<<Non è uno scambio corretto!>>, borbottai. 

<<Dici? Perché non ci ripensi un po' e vedi cosa ti fluttua per la testa?>>. Boccheggiai, chiedendomi silenziosamente cosa significavano quelle parole. Portai per alcuni minuti lo sguardo verso l'orizzonte, soltanto per rendermi conto che Jace non era più al mio fianco. Non potetti evitare di pensare che quel gioiello avrebbe avuto più valore se l'avessi venduto.

Quelle parole sostituirono la frase di Ariana; tormentandomi anche quando mi misi a letto. L'intera stanza profumava di cioccolata, perciò anche se mi ero giurata che non l'avrei più rifatto, presi un cuscino e me lo premetti contro la faccia, inalando. Patetica, ero assolutamente patetica.

<<Forse Nikolai si sbagliava su di me. Questo non è il mio mondo>>, mormorai, togliendo il cuscino per poter guardare il soffitto. Posai lo sguardo fuori la finestra, rendendomi conto che i lampioni creavano un riflesso simile a delle gemme...Misi giù i piedi dal letto ancor prima di poter processare per intero il pensiero, affrettandomi a prendere il telefono per poter prenotare un biglietto aereo con i pochi risparmi che avevo. Un solo biglietto per Venezia. "Una gemma arancione posata su una lastra di vetro blu: è Venezia vista dall'alto"; le parole usate da Henry James per descrivere la città fluttuante.

***

Navigare per le strade italiane fu più facile che girare a Parigi, poiché l'italiano e lo spagnolo erano abbastanza simili da permettermi di capire cosa dicevano la maggior parte dei segnali e quando non succedeva, internet si occupava del resto. Nel frattempo, provavo ad entrare nella loro mente; nella mente di un gruppo di ladri desiderosi non solo di denaro ma anche di fama. Vecchie famiglie, gioielli, potere, notorietà...c'era tutto. Venezia era come una capsula del tempo e l'acqua era tutto intorno a me, dandomi l'impressione che sussurrasse parole incomprensibili alle mie orecchie. Ma, stando alle mie ricerche, fui costretta ad allontanarmi dalle strade principali per potermi recare in uno dei quartieri più vecchi. L'articolo che avevo trovato parlava di una famiglia che aveva da poco acquisito dei cimeli dalla collezione di un museo. Camminando, ebbi l'impressione per un secondo di sentire una risata familiare. Mi voltai, pronta ad incontrare lo sguardo di Remy, tuttavia erano semplicemente due uomini anziani. Stavo dando di matto: vedevo dei capelli rosa e pensavo a Jett, guardavo attentamente le macchine in attesa di vedere Leon e avrei scommesso che quel randagio somigliava tantissimo a...notai prima il taglio all'orecchio, poi il collare azzurro. Infine, com'era solita fare, corse verso di me per potersi premere contro le mie gambe nude.

<<Elizabeth!>>, esclamai, abbassandomi per prenderla tra le braccia. Mi permise di accarezzarla e lasciarle dei baci sul capo, soltanto per dimenarsi come un pitone quando le mie attenzioni iniziarono ad infastidirla. La posai a terra, osservando il modo in cui camminava verso un angolo, lanciandomi un'occhiata finale come ad invitarmi a seguirla. 

<<Non posso venire con te, non ancora. Ho un lavoro da svolgere, prima>>, sussurrai, guardandomi le spalle. In seguito alla mia missione, avrei cercato i Poppy per conto mio e se non li avessi trovati senza l'aiuto di una gatta, quello allora non era il mio posto.

Trovai la casa in questione quasi subito, dunque rimasi in attesa che si svuotasse per poter fare il mio ingresso forzandone la serratura. Non ero molto brava a fare silenzio, però fortunatamente non c'era nessun motivo di essere silenziosa e mi presi il mio tempo per cercare ciò di cui avevo bisogno. Dovetti andare al piano superiore, in camera da letto, ma poi trovai la preziosa spilla quasi in bella vista. Così piccola da entrare perfettamente nel palmo della mano e con sopra un piccolo dipinto. Minuscoli dettagli attirarono la mia attenzione, risvegliando l'artista in me che ammirava le tecniche utilizzate. Scattai sull'attenti quando la finestra alle mie spalle venne spalancata, perciò mi preparai a combattere la minaccia. 

<<Cosa ci fai tu qui?>>. Rimase bloccata, con una gamba ferma a terra all'interno della stanza e l'altra in equilibrio sul cornicione. La mano destra scattò in avanti per poter afferrare la finestra, come se temesse di perdere l'equilibrio. L'espressione di sorpresa sul suo volto svanì prontamente, indossando la maschera di impassibilità a cui ero abituata.

<<Cercavi questa...>>, domandai, mostrandole la spilla con un sorriso dolce in volto. <<...Tesoro?>>.

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