Black Diamond (Assassin Night...

By Giusychiacchio

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Black Diamond (SEQUEL) - Assassin Night Dopo aver finto la sua morte, Kate ritorna dai fratelli Lewis dispos... More

.1. La Nuova missione💎
.2. Dentro la Scuola💎
.3. Informazioni riservate💎
.5. "A un metro da voi"💎
.6. Far parte della missione💎
.7. Il viaggio in auto💎
.8. Attacco improvviso💎
.9. La minaccia💎
.10. Attenzioni speciali💎
.11. La cena 💎
.12. La rivelazione💎
.13. Solitudine💎
.14. I biglietti💎
.15. L'asta💎
.16. Fino alla morte💎
17. Signor Presidente!
18. Una sgradevole conversazione
19. Sesso e droga
20. La vecchia Kate
21. La doppia dose
22. La proposta
23. Parigi
24. "Il pazzo"
25. Il primo segreto
26. I messaggi di terrore

.4. "Lasciami andare"💎

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By Giusychiacchio

CAPITOLO 4


Erano giorni che non uscivo da quella stanza, non facevo altro che lavarmi, vestirmi, bere il solito caffè lungo e lavorare al piano, cercavo di perfezionarlo ma non avevo abbastanza informazioni. Mi lasciai andare sul letto stremata, non ne potevo più. Andavo avanti e indietro per la stanza, quasi non mi usciva del fumo dal cervello per quanto stessi riflettendo. Chiusi brevemente gli occhi pensando a cosa avrei potuto fare, l'unica scelta era quella di andare via e poter prendere informazioni da vicino. Mi sollevai rapidamente dal letto e mi incamminai verso la porta, ma non prima di aver preso il giubbotto di pelle e le chiavi dell'auto offerta gentilmente dalla CIA.

Mi soffermai in ascensore attendendo che scendesse fino alla Hall dell'Hotel, intanto mi specchiai toccando i lineamenti del viso, spostai lo sguardo sul mento, poi salii sulle guance toccandole con i palmi delle mani. Incredula toccai il naso piccolo e a punta, mi guardai da sola negli occhi sentendo una strana pressione, era davvero da tanto che non mi specchiavo, non sembravo neanch'io, l'espressione decisamente diversa, molto più sofferente, stavo tornando ad essere la stessa Kate di prima, quella morta dentro, avevo tremendamente bisogno dei ragazzi. Chiusi gli occhi facendo scendere una sola mano sul collo, volevo il calore che solo loro sapevano darmi, mi mancavano terribilmente.

Il "Ding" dell'ascensore mi fece tornare in me. Aprii gli occhi e uscii subito dopo, quasi di fretta, quando il mio cervello smetteva di pensare accadeva quello, quei ragazzi mi comparivano in mente ogni secondo della mia vita. Odiavo essere così debole davanti a loro, diventavo indifesa, piccola ma tutto quello mi stava anche bene, volevo esserlo, mi facevano sentire viva. Ridevo all'idea che avrei potuto usare anche solo il dito indice per farli male in dodici punti diversi e farli svenire, potevo affrontarli tutti e otto insieme e vincere, ma non riuscivo a farlo, mi lasciavo andare. I ragazzi erano la mia Kryptonite.

<<Signorina Brown>>.

Lasciai i miei pensieri altrove voltandomi d'istinto, guardai la donna che mi chiamò correndomi incontro, quasi con il fiatone.

<<Mi dispiace, ma sono terribilmente impegnata>>.

<<Lo so, volevo solo dirle che non puliremo la sua stanza, come ci ha ordinato e...>>.

Distolse lo sguardo guardandosi intorno, c'era qualcuno lì con lei, ma perché non dirmelo subito? Spostai subito gli occhi nella sua stessa direzione, trattenni il respiro, avevo quasi una brutta sensazione, ma tutto quello sparì quando l'uomo si avvicinò a me.

<<Va tutto bene>>.

<<È sicura? Vuole che...>>.

<<Lui è con me>>. Dissi rassicurando la donna, che annuì e andò via. Sollevai lo sguardo verso l'uomo. <<Hai delle informazioni per me?>>.

<<In realtà volevo accertarmi che stessi bene>>.

<<Sto bene, come puoi vedere>>. Jared annuì stringendo le mani e poggiandole sui fianchi. Mi guardava aspettandosi qualcosa, come se avessi dovuto ringraziarlo, cosa che non avrei fatto assolutamente. <<Puoi anche andare>>.

Lo guardai un'ultima volta prima, visi il suo sguardo fisso nei miei occhi, sprofondarono dentro di me mettendomi a disagio, in quel momento ripensai al sogno avuto qualche giorno prima, non avrei permesso che si fosse avverato. Mi voltai raggiungendo l'ingresso principale, non ebbi il tempo di uscire, l'uomo dietro di me afferrò il mio polso con arroganza.

<<Perché non capisci che voglio solo proteggerti?>>.

<<Da cosa?>>. Jared smise di parlare, tenne ben salda la sua mano su di me distogliendo lo sguardo. <<Questi uomini vivono a New York, sono circa quattro ore di distanza da me, sono lontani, Jared. Perché mai dovrei stare attenta? C'è qualcosa che non mi hai detto?>>.

Lo destabilizzai, lo capii subito dal suo comportamento. Fece un passo indietro allontanando finalmente la sua mano dal mio polso, mollò la presa distogliendo ancora lo sguardo, come se avesse qualcosa da nascondere.

<<Kate...>>.

<<Cosa nascondi, Jared?>>.

<<Nulla>>. Si riprese tornando in sé, mi guardò ancora intensamente negli occhi avvicinandosi pericolosamente. Lo faceva tutte le volte, probabilmente pensava che se ci fossimo avvicinati fisicamente sarebbe riuscito a convincermi di qualsiasi cosa, ma non mi conosceva così bene, non sapeva che in realtà l'unica persona capace di farlo ero proprio io. <<Ora non dirmi che anche uscire in giro per un posto dove non ti conoscono non sia rischioso, ti ricordo che hai fatto arrestare Jayde Wright e lei sa che sei morta, pensa se dovesse scoprire il contrario, sicuramente ti farebbe dare la caccia>>.

<<Non ne sei certo>>.

<<Ne sono più che sicuro e lo sai anche tu, da quanti anni fai questo lavoro, Kate?>>.

<<Da tredici anni>>.

<<Allora non prendermi in giro, non inventare scuse, non cercare di farmi sembrare uno stupido. Sappiamo entrambi perché vuoi uscire>>. Stavolta fui io a distogliere lo sguardo, ecco la parte debole di me che usciva a galla, ogni volta che si parlava dei ragazzi io non riuscivo proprio a trattenermi. <<Pensi che andare da loro possa aiutarti?>>.

<<Ti do un consiglio>>. Dissi stufa. Stavolta fui io a guardarlo negli occhi con insistenza, mi fermai davanti al suo corpo, saldai i piedi sul pavimento, rivolti unicamente verso di lui e parlai ancora. <<Smettila di parlare dei ragazzi se non vuoi farmi incazzare>>.

Si tirò indietro, lo vidi strano, ma ero stata più che chiara. Lo guardai un'ultima volta prima di uscire davvero dall'Hotel. Camminai rapidamente verso il parcheggio, volevo assolutamente vederli, anche solo uno di loro, mi mancavano terribilmente. Salii in auto e mi sistemai per bene, misi a malapena le chiavi nel quadro, la portiera accanto a me si aprì facendo entrare qualcuno che conoscevo, sospirai stringendo le mani sul volante.

<<Vengo con te>>.

<<Sai che so cavarmela da sola>>.

<<Su, parti. Sono proprio curioso di sapere dove andremo>>. Allacciò la cintura e guardò davanti a sé. Ero stata poche volte in auto con qualcuno, di solito preferivo viaggiare da sola, soprattutto quando ero io a guidare. Poggiai il gomito sinistro sul finestrino, intanto guidavo solo con la mano destra. Mi rilassava stare al posto di guida, come se bevessi una grande tazza di camomilla. Poggiai la testa sulla mano sinistra, chiusa in un pugno, mi sosteneva alla grande prima che l'uomo accanto a me mi parlasse. <<Così rischiamo di schiantarci>>.

<<Jared, fidati di me>>.

<<Io morirei per te, Kate. Mi fido ciecamente>>. Girai il viso verso di lui sorpresa dalla sua spontaneità, non era mai stato così, di solito si limitava a darmi ordini, dirmi di stare attenta e basta, ma da quando mi aveva creduta morta il suo comportamento era decisamente cambiato, molto più protettivo di prima. Guardai con attenzione i lineamenti perfetti del suo viso, la barba ora sembrava essere leggermente più visibile, anche se la sua carnagione era chiara, come i capelli biondi. Stavolta erano molto più sbarazzini delle altre volte, non più tirati indietro e perfettamente allineati. I suoi occhi si guardavano intorno non fidandosi davvero di nessuno, mentre quando fissavano me rimanevano fermi, immobili, come se fossi una cosa meraviglioso che non avesse mai visto in tutta la sua vita. Stavolta notai qualcosa di diverso: le occhiaie.

Erano molto più visibili, marcate, come se non dormisse da un po'. Cosa stava accadendo a quel ragazzo che non spaventava nulla? Un uomo che lavorava da anni per la CIA, un pezzo grosso, lavorava con persone di successo, molto importanti, ma ultimamente era diventato l'opposto, aveva paura.

<<Allora smettila di lamentarti>>. Continuai a guidare facendomi condurre dalla mente, sapevo di non poter tornare a casa subito, decisi allora di fare una piccola tappa. Fermai l'auto subito dopo guardando l'edificio dal parabrezza, presi un grosso respiro e tolsi la cintura di sicurezza, giusto per non farmi sopraffare dall'ansia. <<Non ci metterò molto, aspetta qui>>.

Scesi dall'auto perdendo tempo con la portiera, la chiusi lentamente concentrandomi sull'ospedale che avevo davanti. Deglutii rumorosamente quando salii i pochi gradini che c'erano prima di raggiungere l'ingresso. Jared mi affiancò sistemando la giacca che aderiva perfettamente al suo corpo.

<<Credo tu non abbia afferrato ciò che ho detto>>.

<<Cosa non ti è chiaro di: Voglio solo proteggerti?>>. Mi disse fermandosi davanti a me, mi ostacolò il passaggio guardandomi ancora negli occhi. Si spostò lentamente aprendomi la porta, mi fece segno di proseguire e disse: <<Dopo di lei, signorina>>.

<<Preferirei mi chiamassi solo Kate>>.

Dissi entrando, avevo le mani nella tasca del giubbotto, come se volessi occuparle, ero talmente nervosa da camminare velocemente senza guardami intorno, volevo vedere una sola persona.

<<Mi scusi, il dottor Lewis è qui?>>.

<<Controllo se è di turno cara>>.

Disse dolcemente la donna, le sorrisi per togliere via tutta la pressione che avevo addosso, ma il mio viso non mentiva, avevo paura di incontrarlo e Jared non aiutava.

<<Credi sia una buona idea?>>.

<<Vedere i ragazzi lo è sempre>>.

<<Kate, potrebbero compromettere la missione, sei evidentemente coinvolta emotivamente e...>>.

Attesi che la donna si fosse allontanata prima di parlare, mi voltai verso Jared incazzata nera con lui, perché cercava di impedirmi di vedere i ragazzi? Non avevano mai compromesso nessuna missione, mi avevano sempre aiutata nonostante non fossero preparati.

<<Te lo ripeto, smettila di parlare di loro>>. Feci un passo in avanti guardandolo dritto negli occhi. <<O rischi di farmi davvero incazzare>>.

<<Sei veramente impossibile, Kate Brown>>.

<<Mi dispiace interrompervi, ma il dottor Lewis ha tempo>>.

Non aveva tempo, ovviamente doveva occuparsi dei suoi pazienti, ma volevo vederlo comunque. Diesi un'ultima occhiata a Jared per poi rincorrere l'infermiera.

<<Aspetti, la prego. Può chiamarlo ancora?>>.

<<Signorina, il dottor Lewis è un uomo impegnato, la raggiungerà solo se è davvero importante>>.

<<Lo è!>>. Urlai alzando la voce per farla fermare. L'infermiera sospirò guardandomi esausta, non avrei dovuto insistere ma avevo davvero bisogno di vederlo. <<La prego>>.

<<Non posso...>>. Non sembrava molto convinta, nella sua voce c'era quasi della paura, perché mai una donna come lei avrebbe paura di parlare con Aaron?

<<Potrei andare io, se me lo permette>>.

<<No, mi dispiace, quando l'ospedale è così pieno non permettiamo alle persone di andare in giro per poter parlare con i medici>>.

<<Allora faccia un ultimo tentativo, la prego. È davvero importante>>.

Probabilmente fu il mio sguardo abbattuto, la mia voce bassa e il dolore che mostravo sul viso che mi fece dare una seconda possibilità. La donna annuì stringendo le labbra, non felice di farlo, si incamminò nei corridoi lasciandomi sola. Mi sedetti nella sala d'attesa aspettando delle informazioni, magari mi avrebbe attesa in una delle stanze, o forse si sarebbe presentato lui di persona. Intorno a me c'erano persone che attendevano, malate, con medicazioni, ingessati, mamme che stringevano forte i loro figli. La sedia in quel momento divenne scomoda, volevo alzarmi e andare via, pensare solo che stavo togliendo la possibilità ad una persona di poter essere assistita da Aaron, stavo diventando egoista, insistente, quasi disperata per loro. Erano la mia droga preferita, non ne potevo fare a meno.

<<Non risolverai nulla stando lì seduta>>.

<<Jared, per favore>>.

<<Ti stai rammollendo, Kate. Non ti riconosco più>>.

Aveva ragione, neanch'io mi riconoscevo. Fissai le mani che stavano torturando ingiustamente le dita dal nervosismo. Sollevai poco dopo la testa guardando Jared.

<<Sto solo diventando più umana>>. Mi alzai dalla sedia andando incontro all'infermiera, dalla sua espressione capii che Aaron non si sarebbe presentato. <<Allora?>>. Chiesi nonostante tutto con speranza. La donna scosse la testa e abbassò lo sguardo.

<<Mi dispiace, signorina. Purtroppo il dottor Lewis non può>>.

<<La ringrazio...>>. Dissi abbattuta. L'infermiera sospirò avvicinandosi ancora a me.

<<Sa, lui... ultimamente non è in sé. Ha perso una persona cara e sembra essere davvero distrutto>>. Abbassai la testa sentendomi in colpa per ciò che stava passando Aaron, ma sicuramente anche gli altri. Tornai in Hotel quel giorno, da sola, avevo bisogno di riflettere e feci qualcosa di diverso, per i ragazzi.

<<Sei sicura che verrà?>>.

<<No, ma lo spero, lui merita tutto questo>>.

<<Con questo mi stai dicendo che siamo pari?>>. L'uomo davanti a me lo chiese sorpreso, aveva un conto in sospeso con me, qualcosa che valeva quanto la sua vita, chiedergli di permettere a Noah di esporre i suoi quadri a New York, avrebbe permesso di fargli cambiare aria, distrarlo e permettere anche che la sua arte vivesse ancora una volta, come prima.

<<Si>>.

<<Deve valere tanto per te questa persona>>.

Annuii distogliendo lo sguardo, pensare a lui mi faceva male quanto bene. Presi il cellulare guardandolo ancora una volta, aspettavo un messaggio davvero importante, ma intanto osservavo anche la strada, mi aspettavo di vederlo, correre incontro a questa grande opportunità.

<<Will, non deludermi>>.

<<Farò tutto il possibile, infondo te lo devo>>.

Aver salvato la vita a tante persone mi assicurava molti favori. Guardai insistentemente intorno a me cercando Noah con lo sguardo, ma di lui non c'era traccia, finché non riconobbi qualcosa di suo. Indossava una maglietta particolare, azzurra come i suoi occhi e con una minuscola paperella gialla sul fianco che adoravo, la metteva solo in alcune occasioni speciali.

<<Will, cerca di...>>.

<<Lo so, sta tranquilla>>.

Il mio compito era compiuto, adesso dovevo solo andare via prima che mi vedesse, invece andai contro tutti i miei ideali, tutto ciò che mi ero raccomandata di non fare quel giorno solo per poterlo vedere ancora una volta. Mi sedetti poco distanti da loro, a dividerci era solo un angolo che offriva dei tavoli e delle sedie del bar dove si erano appostati anche Noah e Will.

<<Salve, signor Lewis, sono il signor Moon>>. Girai il viso verso la vetrina che rifletteva perfettamente i loro corpi. <<Spero non le dispiaccia, ho ordinato due caffè>>.

<<Affatto>>. Rispose Noah, si sedette davanti a Will e poggiò le mani sul libro nero che aveva portato con sé, aveva quasi il terrore di mostrarlo all'uomo che sedeva dinanzi a lui. Non smise neanche un secondo di stringere l'album anche se l'aveva poggiato sul tavolino completamente bianco. Will fissò l'album per un po' prima di parlare, Noah non sembrava affatto sicuro di sé come gli avevo detto, c'era qualcosa di diverso in lui, di oscuro. Sembrava aver perso tutto ciò che c'era di sfacciato in lui, qualunque sua sicurezza era scomparsa lasciando il posto ad un ragazzo diverso, quasi paranoico.

<<Dio, Noah... Che cosa ti ho fatto...>>. Dissi sottovoce sentendomi responsabile, adesso avevo la conferma di aver distrutto i cinque ragazzi più importanti della mia vita, speravo davvero tanto di poter almeno contare sugli altri tre.

<<Queste sono le sue opere? Posso vederle?>>. Chiese Will educatamente. Noah non era sicuro di volerlo fare, tintinnò per molto tempo, tenendo ben stretto l'album, quasi con gelosia, ma solo alla fine, quando Will lo richiamò ancora, Noah decise di lasciar perdere tutto. <<Signor Lewis>>.

<<Mi scusi, ma non credo che...>>. Si alzò in fretta e furia, lo vidi al quanto sconvolto. Mi sollevai di scatto dalla sedia più veloce che potevo per poterlo raggiungere, ma sentii parlare Will.

<<È la sua ragazza?>>. Non capii di chi stesse parlando, girai leggermente il viso verso il vetro riuscendo a vedere ben poco di quella foto.

<<Lei è...>>. Si ammutolì, smise di parlare e sperai con tutto il cuore che non si trattasse di un'altra. Chiusi gli occhi sentendo una fitta al petto. <<Lei era... Kate, mia sorella>>. Tirai un sospiro di sollievo, come se respirassi per la prima volta in tutta la mia vita. Poggiai una mano sul petto lasciandoli parlare, ora dovevo proprio andare via o sarei esplosa davanti a tutti.

<<Era molto legato a lei?>>.

<<Era più di una sorella per me, ma ora che l'ho persa per sempre sento di aver lasciato andare tutta la mia arte. Ascolti, non ho nulla da mostrarle se non queste foto, e non so quanto possano piacerle>>.

<<Vuoi davvero saperlo?>>. Mi fermai poggiando le mani sul tavolo, Noah mi aveva spezzato il cuore in mille pezzetti, dopo averlo allontanato in quel modo facendolo soffrire, lui era ancora tremendamente innamorato di me e anch'io, non avrei mai più lasciato i ragazzi per nessun motivo al mondo. <<Dedicherà la mostra a sua sorella, a New York>>.

Abbassai la testa e andai via, andare a New York in questo periodo era tremendamente pericoloso, ma avrei fatto di tutto per Noah, di tutto per i ragazzi, sperai tanto che ci fossero anche loro, vederli tutti insieme mi avrebbe fatta impazzire. Rimasi tutto il tempo in giro per poter attendere il messaggio di una persona importante, ma ancora nulla, avrei cambiato la vita e risollevato il morale dei ragazzi. Aprii la porta della camera sospirando, rimisi il cellulare in tasca ed entrai lentamente, la stanza era completamente al buio.

Sollevai la testa di colpo quando sentii un rumore. Mi fermai mettendo le mani dietro la schiena, spostai la maglietta che copriva la pistola nascosta dietro, nel pantalone. L'afferrai per bene e presi un grosso respiro prima di sollevarla davanti al viso e camminare a passo lento, spostai la porta per bene e mi guardai intorno. Moderai il respiro per poter sparare meglio, nel buio della stanza non vedevo altro che ombre, finché la porta alle mie spalle non si chiuse di colpo. Una grossa mano afferrò la pistola abbassandola rapidamente, fu inutile difendermi, colpii pi volte la figura dietro di me sentendo i suoi gemiti di dolore. Schiacciò il mio petto contro la porta chiusa e portò indietro il braccio stringendolo sulla schiena.

<<Prima che tu possa fare qualsiasi cosa, voglio sapere chi sei>>. Disse con poca voce, sentii un sospiro provenire dalle sue labbra. Lasciò la presa, ma solo di poco, giusto per permettermi di girarmi. Stavolta fu il suo corpo a schiacciarmi il petto, mentre la mia schiena incontrò la porta.

<<Sono io...>>.

<<Jared... Cazzo, ho davvero creduto...>>.

Si chinò in avanti tappandomi la bocca, aveva una mano contro la porta, per evitare che potessi scappare, in quel momento volevo davvero farlo. Sentii le sue labbra sulle mie, spingeva contro di me volendone sempre di più. La sua lingua si fece spazio entrando in bocca come se fossi solo sua. Ci mise poco a far scendere entrambe le mani sul mio corpo, lo toccò avaramente stringendomi i fianchi, mi spingeva contro di lui facendomi sentire quanto mi desiderasse.

Mi allontanai da lui spingendolo via con entrambe le mani contro il suo petto, abbassai la testa allontanando soprattutto il pensiero che potesse esserci qualcosa tra noi.

<<Jared, che cazzo fai?>>.

<<In questi giorni non sei te stessa, stai perdendo di vista la Kate che sei, ritorna lucida, Kate. Torna ad essere quella persona che sei sempre stata>>.

<<Non credo che questo sia un modo adatto>>.

Mi avvicinai al bagno passando una mano sulle labbra, avrei voluto togliere via quel bacio, ciò che c'era stato tra noi.

<<Kate, ascoltami>>.

<<Giusto che se non vai via ti sparo>>.

<<Non lo faresti>>. Disse mettendomi alla prova, lo guardai con rabbia prima di entrare in bagno e chiudermi dentro, la mia vita non era mai stata così tanto incasinata, neanche quando in giro c'erano persone che volevano uccidermi. Mi specchiai vedendo il dolore sul mio viso, passai più volte la mano sulle labbra, stavolta raccogliendo anche l'acqua per poi poggiarmi contro il muro freddo e piangere dalla rabbia. Stavano tutti male, mi avrebbero odiata se fossi ritornata e sarei morta una seconda volta se mi avessero respinta. Uscii dal bagno solo quando fui calma, credevo che Jared sarebbe tornato a casa sua ma era seduto sul letto che mi aspettava. Sollevò la testa quando sentì la porta del bagno aprirsi, si alzò avvicinandosi a me e guardandomi negli occhi mi chiese scusa, nonostante non avessi ricambiato il suo bacio neanche una volta, sentivo ancora le sue labbra sulle mie. <<Scusa...>>.

<<Come se bastasse a cancellare tutto>>.

<<Ma io non voglio cancellare tutto, volevo solo chiedere scusa per come è stato improvviso, ma Kate, mi fa male vederti così, guardi quei ragazzi e ti demoralizzi, li cerchi e ci stai male. Devi reagire>>.

<<Decido io quando reagire, tu dovevi solo occuparti della missione>>.

<<E di te>>.

<<Perché non capisci?! Non ho bisogno di te! Sto bene!!>>. Urlai fermandomi davanti a lui, ci scontrammo come due fratelli, come se avessimo un conto in sospeso, ma in realtà Jared da me voleva qualcosa che non potevo assolutamente dargli. Mi afferrò ancora una volta per i fianchi e mi avvicinò a lui facendo aderire i nostri corpi. Si sedette sul letto portandomi con sé, non smisi un secondo di guardare i suoi occhi chiari, avevo un'repressione fredda, cupa e dura. Mi trasportò con lui facendomi sedere a cavalcioni sulle sue gambe.

<<Io ti capisco, ma adesso tu capisci me>>.

<<Non posso...>>.

<<C'è qualcosa che ti frena, smettila di pensare, Kate>>.

<<No, io non voglio!>>.

Allungò il viso in avanti baciandomi ancora con foga, raccolse le mie labbra nelle sue facendomi ancora del male, le sue mani strinsero aggressivamente i miei fianchi permettendo al corpo sopra di lui di muoversi facilmente, strofinò la parte più sensibile sulla sua erezione che continuava a crescere provocandogli dei sospiri. Lo fermai ancora una volta allentandolo da me.

<<Non posso darti quello che vuoi, andrei contro me stessa, ferirei tutti coloro che mi sono accanto>>.

<<Non è così, questo è quello che pensi tu>>.

<<No, io lo so...>>.

Mi passò una mano sul viso, accarezzò il labbro inferiore, gonfio per i baci e lo rifece ancora, e tutte le volte non ricambiavo affatto.

<<Basta, smettila>>.

Cercai di alzarmi ma le sue mani mi spinsero ancora una volta sulla sua erezione.

<<Non ti lascio andare>>.

Abbassai la testa e chiusi gli occhi.

<<Lo farei senza amore, senza passione... Senza voglia perché tu non sei quello che voglio>>.

<<Ma tu si, Kate>>.

Si alzò poggiandomi sul letto, aprii gli occhi solo poche volte, quando lo sentii spingere contro il mio corpo mentre mi baciava, ancora vestito, quando sentii la sua maglia lasciare il corpo e soprattutto quando mi sbottonò il pantalone.

<<Jared, non voglio...>>.

<<Devi solo lasciarti andare>>.

Stavolta rimasi con gli occhi aperti, fissai il soffitto mentre il suo pantalone veniva giù, spinse rapidamente dentro di me lasciandomi senza fiato. Serrai le labbra muovendomi solo durante le sue spinte forti e sicure, mentre i miei occhi si riempivano di lacrime, scivolavano sui lati bagnandomi i capelli, in quel momento avrei voluto chiamare i ragazzi, chiedere il loro aiuto, desideravo averli accanto e non essere ancora una volta sola e usata da un altro uomo.

Lo sentivo ansimare, i suoi sospiri mi finivano nelle orecchie occupandomi tutto il cervello, sarebbe stato davvero saggio aggredire un'agente della CIA prima di una missione così importante? Gregor mi avrebbe detto di stare zitta, lasciare fare e vendicarmi alla fine di tutto, ma quello era il mio corpo, quella sotto di lui ero io, non lui. Jared spinse sempre più forte fino al termine. Si alzò dal mio corpo ma non prima di essermi venuto dentro, poi addosso e infine esordire con:

<<Ho finito...>>.

Mi alzai rapidamente correndo in bagno, non sapevo da dove provenisse tanta forza, forse era l'abitudine. Entrai in doccia senza neanche attendere che l'acqua si scaldasse, dovevo togliere quello schifo che avevo addosso, magari avrebbe anche annullato ciò che era accaduto, ma mi sbagliavo, era ancora una volta impressa nella mia mente. Mi sedetti sul pavimento della doccia stringendo le gambe al petto, mi sentivo così piccola, così inutile, mi sentivo uno schifo ma dovevo sopportare ancora un po', presto avrei rivisto i ragazzi a New York.


SPAZIO AUTRICE

Questo è il capitolo più difficile che abbia mai scritto.

Siete liberi di insultare Jared quanto volete, ve lo concedo.


DOMANDEEEE

1. Pensate che Kate rivedrà davvero i ragazzi a New York?

2. Rivelerà mai loro cosa è accaduto? O lo terrà per sé fino alla fine della missione?

3. Pensate che Jared possa rifarlo ancora?

RISPONDETE ALLE DOMANDE, NON DIMENTICATE DI COMMENTARE ANCHE I PEZZI DI CAPITOLO SOPRA E LASCIATE UNA STELLINAAA❤️

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