Erano passate poco più di tre settimane dall'ultima volta che l'aveva vista, ovviamente il ricordo di lei non andava mai sfumando, era sempre vivido e lei sempre bellissima, dolce e solare.
Forse stava perdendo il ricordo della sensazione, del contatto, delle loro labbra unite in baci sempre molto magici.
Baci che non sapeva se avrebbe mai più assaporato di nuovo.
Un mostro.
Chiuse gli occhi e sentì una lacrima scendere.
Si sorprese di averne ancora da versare.
In questi giorni non aveva fatto altro che tormentarsi dandosi dell'idiota, perché tutto quello che stava passando era solo colpa sua, sua e dell'inutile voglia di scoprire se ci fosse mai stato di più tra lui e la ragazza che amava.
Ma cosa poteva volere di più?
Era tutto perfetto, aveva tutto ciò che poteva desiderare, ora lo sapeva, ora che aveva i vecchi ricordi, ora che quei dolori passati erano tornati vivi.
Quanto l'aveva voluta, desiderata, per poi vederla andare via con Luka. La rassegnazione non poteva essere presa nemmeno in considerazione perché, dannazione, lei era sua, sia come ladybug, sia come Marinette. Si appartenevano.
E ora lo sapeva, aveva capito che quello che non uccide, non rende più forti, ma fa desiderare di essere morti.
Il silenzio intorno era diventato insopportabile, quasi quanto la sua mente affollata e caotica a causa dei mille ricordi a cui non riusciva a dare un senso ed un tempo. C'era questo buco nella sua anima che cresceva sempre più in profondità e non sapeva come colmarlo.
La solitudine era sempre stata una parte fondamentale della sua crescita, gli dava la caccia, fin quando non era arrivata lei. E ora? Ora era tornato al punto di partenza, se non ancora più infondo
Il peso del mondo era sempre più difficile da reggere. Arrivava come onde, chiudeva gli occhi trattenendo il fiato e permetteva che lo sotterrasse.
Non sto bene, e niente va bene.
Non vuoi lasciare da parte il terrore e portarmi a casa di nuovo?
Pensò che avrebbe voluto ripercorrere ogni passo falso, ogni scelta azzardata, pur di riaverla pronta a salvarlo da se stesso.
Si sentiva una bambola di pezza, con uno squarcio nel petto e l'imbottitura morbida che fuoriusciva incontrollata e il volume aumentava talmente tanto che sarebbe finito sommerso da quella soffice ovatta.
Chi lo avrebbe aggiustato ora?
Doveva essere salvato da se stesso, non voleva essere lasciato ad annegare.
Senza la sua ladybug chi lo avrebbe spronato a combattere? Marinette si sarebbe tuffata una volta arrivato sul fondo?
Se poi alla fine non si muore, comunque si rimane rotti.
Non distrutti, ne tanto meno a pezzi, solo rotti. Non era una cosa da poter aggiustare. Come un oggetto di poco valore per cui non vale la pena spenderci tempo e fatica per ripararlo. Solo rotto.
Non poteva sopportare nemmeno un momento di più quel silenzio.
Eccola di nuovo, l'onda di solitudine e dolore.
Non stava bene e questo non andava bene affatto.
Era ancora a piede libero Papillon? Com'era andata a finire tutta quella storia dopo la sua quasi morte?
Non era un bene stare così male, lo avrebbe fatto tornare all'attacco.
Già la sua presenza come Chat Noir era un companello d'allarme, supponeva.
Sapeva benissimo di non poter affrontare tutto questo da solo.
Sospirò, prendendo forse la decisione più difficile della sua vita. Avrebbe messo da parte la paura di rivedere quello sguardo terrorizzato e sarebbe andato da lei, a chiederle di nuovo aiuto.
Sapeva benissimo, mentre correva e saltava aiutato dal suo bastone metallico, scorgendo i primi tetti di Parigi, che se lei lo avesse mai guardato allo stesso modo, se la sua reazione fosse stata la stessa, non ne sarebbe mai uscito con il cuore intatto e con ancora quella poca sanità mentale che gli era rimasta.
Cercò di passare nei punti meno illuminati della città, lontano da dove i ragazzi passavano le nottate a divertirsi ingenuamente, a cavallo tra dove avrebbe incontrato qualche essere umano sconfitto, gettato in un vicolo per essere invisibile anche alla vita, e dove la vita brulicava di gente che pregava di essere notata, dove c'era ancora speranza di vittoria.
Arrivò a destinazione. Quel tetto non gli era mai parso più illuminato di così.
Si affacciò dal comignolo, con estrema discrezione, i suoi sensi sviluppati avevano udito un paio di voci e due odori inconfondibili.
<< Farò di tutto per farti stare meglio, Marinette.>>
<< Grazie Luka, non so come farei senza di te.>>
Li vide stretti in un caloroso e amorevole abbraccio. La sua principessa aveva la fronte poggiata sulla spalla del ragazzo più grande, riusciva a scorgere piccole lacrime sulle gote umide, il torace che si abbassava e alzava dalla fatica che trovava nel respirare regolarmente per via dei singhiozzi.
Andava bene, ci credeva davvero, finché lei avesse avuto Luka al suo fianco, era sempre stato un leale amico, le voleva davvero bene e sapeva che avrebbe davvero fatto di tutto pur di aiutarla. Era fortunata Marinette ad avere lui al suo fianco, soprattutto in questo periodo in cui, immaginava e, una rilevante parte di sé stesso, sperava che lei stesse affrontando il dolore della perdita e la preoccupazione del non saper dove fosse lui.
Tutto non iniziò ad andare più bene nel momento in cui vide il piccolo movimento della mano del ragazzo sulla schiena della sua ragazza.
Qualcosa in lui cominciò a ribollire.
Era stupido, da essere umano normale avrebbe lasciato correre, però quel breve movimento che, come una carezza, era scesa dal centro della schiena fino alla linea lombare, significava molto di più adesso, ci vedeva bene il desiderio di averla più vicino, di possederla, anche se nel modo più dolce, ci vedeva dei sentimenti che prima non aveva scorto mai.
Le pupille si assottigliarono maggiormente, anche se la luce era scarsa, gli artigli sembravano essere diventati improvvisamente più letali.
Gli bastava un nulla, un salto, un "cataclisma" e tutto poteva finire lì. Non li avrebbe più rivisti insieme.
La mano che con lo sguardo stava sgretolando si spostò, andando con l'altra sulla magra spalla della corvina.
<< Ti riporterò il tuo Adrien. È una promessa.>>
Adrien era sicuro che nella sua testa passasse lo stesso pensiero della ragazza.
Perché? Perché lo aveva detto? E perché tutta quella sicurezza?
Come avrebbe fatto a trovarlo e a riportarlo da lei?
Aveva idea di come farlo tornare normale?
L'ira nel suo sguardo lasciò il posto alla curiosità.
<< Luka sono settimane che la polizia non ha nessuna traccia di lui.>> Disse con la voce rotta dal pianto.
<< Devi avere fiducia Marinette.>>
Luka le diede un delicato bacio sulla fronte, prima di dirle che sarebbe tornato a casa e che sapeva la strada per uscire.
Una volta rimasta sola la ragazza si poggiò alla ringhiera in ferro battuto nera, celando il volto alla figura indesiderata che la stava spiando.
Chat noir aveva milioni di ricordi con lei su quella ringhiera, sicuramente molti più di quanti ne avesse lei con Adrien.
Cosa avrebbe dovuto fare?
Limitarsi a guardarla?
Si forse sarebbe stato meglio, almeno per il momento.
Sapeva che a parlare era solo la sua codardia, ogni fibra del suo corpo tremava di paura al pensiero di un nuovo rifiuto, ciò lo spinse davvero ad arretrare, anche senza rendersene conto. Ma il cuore, il cuore è un'altra cosa.
Vederla li, con il viso poggiato sul palmo candido, anche la tristezza le donava alla perfezione, era un misto tra battito accelerato e mancanza di fiato.
Le labbra rosee e carnose erano dischiuse e visibilmente secche, rosse per via del pianto, le guance arrossate come la punta del naso e quei grandi occhi azzurri splendevano di malinconia.
I capelli erano talmente neri e lucenti da creare giochi di luce con i raggi della luna.
Era bellissima la sua lady.
La Dea Bendata: Il Gatto Nero.
By RedGuitar96pt2
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