Continuo a mangiare indifferente, come se quello che ho appena fatto fosse sul serio una cosa da me mentre in verità il mio cervello continua a ripetere sei pazzo, in una litania inarrestabile quasi, fondendo quei pochi neuroni che mi sono rimasti. Dove diavolo ho trovato il coraggio di rispondergli? Mastico cercando di mascherare tutto il mio imbarazzo, celandomi dietro a una falsa facciata di sfacciataggine. «Comunque mio papà non c'è». Gli faccio sapere poi, dato che lui ancora non ha accennato per quale motivo è venuto oggi.
«Devo leggere tra le righe?». Mi domanda e lo immagino seduto sul suo trono ad aspettare solo la mia disfatta.
Alzo lo sguardo su di lui che ha preso posto di fronte a me. «Che righe?». Perché la verità è che io sono un completo idiota quando si parla di relazioni e flirtaggio.
«È un modo educato per dirmi che abbiamo casa libera e che vuoi consumare prima del matrimonio?».
Tossisco, facendo volare sul tavolo tra di noi alcune briciole di pane per rendere il tutto più sexy. «Non hai ancora il culo freddo che già cerchi qualcuno che te lo scaldi?».
E quando lo sento scoppiare a ridere fragorosamente con la bocca aperta e le mani sulla pancia, sorrido di rimando, soprattutto perché mi rendo conto di quello che ho appena detto a voce alta.
«Non ho ben capito se sia un offesa o un complemento, ma detto da te che mi hai chiesto di sposarti appena conosciuti voglio interpretarlo più come un invito».
Mi riempio la bocca di yogurt e faccio il possibile per ignorarlo anche se il tutto mi riesce piuttosto difficile visto quanto è bello con i capelli pettinati all'indietro che gli mettono in risalto gli occhi, fasciato da una camicia nera che gli tira leggermente sul petto e in quei jeans che ho notato gli scendono lungo i fianchi. «Hai una sfilata dopo?».
Alza e abbassa le sopracciglia. «No, ma posso farla per te». Poi alza la tazza e beve del latte freddo che ha trovato in frigorifero come se mi avesse appena detto che fuori c'è il sole.
Vorrei poter scrivere a Bee, chiedergli come dovrei comportarmi con questo ragazzo che mi sta facendo girare la testa, ma sopratutto per domandargli se sia tutto okay con questo mio folle delirio proprio quando lui si è lasciato con Riccardo. Perché so che non c'è niente di peggio nel doversi farsi vedere felici quando dentro si soffre. E per l'ennesima volta mi ritrovo spaesato nel constatare come nello stesso momento ci siano entrambi questi due ragazzi nei miei pensieri. «Cosa ci fai qui?». Cambio discorso, ripartendo dalla prima domanda ancora una volta.
«Se ti dico che avevo voglia di vederti?».
Lo fisso in quegli occhi grigi che a seconda dell'inclinazione risultano più chiari o più scuri e che sono capaci di inghiottirti nel loro mare per poi darti in pasto ai pesci peggiori, quelli in grado di spezzarti anche tutta le ossa. Perché è così che mi sento ora, a pezzi per una sola domanda.
«Ti mancava la mia musica?». Chiedo cauto, non volendo buttarmi nel vuoto questa volta senza un cazzo di paracadute che mi pari il culo. Quante volte ho creduto alle parole dei ragazzi con cui sono uscito? Quante volte ho sperato potessero capire e comprendere i miei bisogni per poi vedermi togliere ogni possibilità di un futuro assieme quando si rendevano conto che il mio tempo era quello che era?
«Qualcosa del genere». Inclina la testa e mi sorride dolcemente. «Ho letto degli studi di neuro imaging sull'amore che suggeriscono come ben dodici aree cerebrali vengano coinvolte quando si guarda o si pensa alla persona amata. Queste aree rilasciano un cocktail di neurotrasmettitori nel cervello, inclusi ossitocina, dopamina, vasopressina e adrenalina. Ed è come se il cervello avesse assunto una piccola dose di cocaina».
«E mi stai dicendo questo per...?». Gli domando, notando quanto in verità la psicologia sia radicata in lui quanto lo è in me la musica. E ignoro quel segnale luminoso che si accende nel mio cuore perché secondo il cervello non è nulla di rilevante.
«Ti sei mai sentito come se fossi drogato d'amore?».
Provo a pensare a una risposta che non sia ironica tipo "sì, adesso", perché sarebbe ridicolo mettere in tavola quei sentimenti che provo per un ragazzo che conosco solo online. «C'è qualcuno a cui non è capitato?». Domando invece, mentre dentro di me il cuore inizia a galoppare su una strada fatta di sassi che potrebbero farlo inciampare con un solo passo sbagliato mentre mi domando per quale motivo ora abbia tirato fuori questo discorso.
«Con il mio ex ricordo soprattutto che all'inizio ero innamorato di lui, ma non ho mai provato quel batticuore che fa paura. Ero felice di vederlo, di ricevere le sue attenzioni e di pensare a un futuro assieme, ma a pensarci ora non è mai scattata quella favilla che avrebbe poi incendiato tutto».
Lo osservo mentre sembra pensare a qualcosa, probabilmente a qualche momento assieme al suo vecchio ragazzo. Vorrei saperne di più sulla sua vita, di quello che gli piace e come si comporta in determinate situazioni, ma non oso chiederglielo. Chissà come potrebbe essere con me se solo avessimo la possibilità di frequentarci davvero. «E nessun altro prima di lui?». Non gli dico che eviterei benissimo di scoprire la risposta.
«In realtà c'è il sogno di qualcun altro». Mi sorride dolcemente, troppo per impedire alla mia testa di creare fantasmagorici castelli.
«Cosa intendi?».
Gioca con il cucchiaio spalmando una goccia di marmellata sul piatto disegnando o almeno provandoci, un piccolo cuore. «Potresti prendermi per il culo».
«Stai per confessarti?». Scherzo, ma nei suoi occhi appare una scintilla troppo luminosa per ignorarla e capisco in questo istante che ovviamente non sta parlando di me, del figlio anonimo del suo professore.
«Okay». Mi dice e poi appoggiando i gomiti sul tavolo si sporge un po' di più verso di me invadendo la mia bolla con il suo profumo. «C'è un ragazzo che ho conosciuto online, ma non ci siamo mai incontrati».
Lo guardo intensamente tanto quanto lui sta facendo con me e per una qualche ragione inizio a sentirmi a disagio, come se in realtà avesse scoperto il mio segreto e ora mi stesse solo ridicolizzando. Solo che è impossibile che sia successo e quindi davvero anche lui si trova nella mia stessa situazione. «E perché no?». Domando, ormai convinto che stia sul serio parlando di lui. E non so perché, ma mi sento geloso anche se non dovrei dato che non mi ha promesso niente. Ma cazzo. Tutti quei gesti che ha fatto nei miei confronti davvero non significano nulla per lui? Metto a tacere la mia mente e sopporto. Accetto come ho sempre fatto che la mia vita può essere solo di Bee a quanto pare.
Torna a sedersi come prima, la schiena appoggiata sullo schienale della sedia, rilassato. «Troppe probabilità di insuccesso e incompatibilità».
Inclino la testa mentre ripenso che questa risposta mi sembra di conoscerla. «Eppure dici d'esserti sentito drogato per lui».
«Sì perché è una persona meravigliosa, intelligente, sagace, divertente, compassionevole e che è sempre in grado di tirarmi su l'umore. Ogni volta che mi succede qualcosa, lui c'è sempre e ha sempre la parola giusta da dirmi quando sono giù di morale o non si fa problemi a rimproverarmi quando lo merito. È quel punto fermo al quale mi aggrappo ogni volta ne ho bisogno, quella certezza che non mi abbandona mai. Mi fa stare bene, mi fa sentire importante e nonostante lui dica che non è portato per amare, so che in realtà ne avrebbe tanto da dare».
Gli occhi sono due fari nella notte mentre parla di questa persona. «Sembri conoscerlo fin troppo bene». La gelosia cerca di farmi suo ancora una volta, ma come posso lasciarmi prendere quando è come vedermi riflesso allo stesso specchio? Siamo davvero così simili io e lui che mi ritrovo a pensare come potremmo mai avere una possibilità quando entrambi i nostri cuori sono già stati presi da qualcun altro.
«Così bene che però potrei averlo di fronte e non riconoscerlo». Mi fa notare, una punta di tristezza nella voce mentre mi fissa intensamente.
E fa male guardare la sua sofferenza che rispecchia la mia, soprattutto per le probabilità che ci potevano essere di avere così tanto in comune. A pensarci bene però siamo due scemi patentati che si sono presi una sbandata colossale per due sconosciuti qualunque, solo che essendo i nostri sentimenti a comandarci possiamo fare ben poco per svoltare la situazione, almeno è quello che penso adesso. «E se in verità fosse un vecchio bavoso?». Gli dico per spezzare questa strana atmosfera che si è creata tra di noi.
«Ti assomiglia». Se ne esce all'improvviso mentre sorride delle mie parole.
«Ehi! Non illudermi d'avere una possibilità». Lo ammonisco, nella voce un tono scherzoso, ma che nasconde nel suo bel fondo, una parte di verità.
«Non capisco come tu faccia a essere davvero single».
È serio, lo chiede veramente come se mi conoscesse da una vita. «Sono un musicista, tu stesso hai detto che non mi presenteresti a nessuno».
Sospira. «Già, dovrei essere impazzito a presentarti a qualcun altro».
Scuoto la testa e poi finisco la mia colazione. «Ho lezione tra poco».
«Umm. Ti accompagno».
Non alza nemmeno lo sguardo mentre parla, come se il fatto che mi accompagni al conservatorio fosse un gesto normale di tutti i giorni e per l'ennesima volta questa mattina rimetto in discussione quello che posso avere e quello che mi è vietato sperare d'avere da questo strano ragazzo.
-