Orco, raccontami dall'ombre del giardino
e cantami dell'aria, del cielo,
di bianche mani di colombe ridenti,
strette in mano ad un aquilone di iride.
Narrami di volti giocosi, bocche di giglio,
di risa sguaiate e di lacrime accese
nel tepore d'un germoglio marzolino,
nelle foglie colorate di settembre.
Ma dove sono ora i boccioli e le rondini e il sole
nel giardino fatto di baracche, strisce e polveri fini?
Dimmi, donde stanno ora
le estasi candide dei giochi infantili,
come neve di maggio su tappeti di rose,
tra mura rigonfie di filo spinato?