È da quando sono tornata a scuola che Nic non fa altro che cercarmi. Dopo la nostra litigata in quel bar non abbiamo più parlato. Non sa nulla di tutto ciò che è mi è successo in questi ultimi giorni. Soprattutto non sa niente di Heric.
E forse è meglio così. Preferisco non raccontargli più niente, o per lo meno per un po' finché non mi sentirò più tranquilla.
"Eccoti finalmente." Dice comparendo davanti a me con le mani in tasca.
"Dimmi." Rispondo dura, essendo che è lui che mi ha chiesto di incontrarci all'entrata della scuola prima di cominciare le lezioni.
Qua Nic si ammutolisce. Prende un profondo respiro e mi guarda con espressione amareggiata.
"Senti, mi dispiace." Dice facendomi sollevare un sopracciglio. "Sul serio." Specifica, probabilmente vedendo la mia reazione. "Non volevo dire quel che ho detto..." Continua, ma notando che il mio viso non cambia tenta di rimediare diventando il più sincero possibile. "O forse sì, lo intendevo... ma non volevo buttarla giù in quel modo."
"Aha." Annuisco falsamente aspettando che vada avanti.
"Uff... Emma, sul serio. Non volevo dire quel che ho detto."
"Un attimo fa hai detto di sì." Lo metto con le spalle al muro.
"Oh, cazzo... sì, ok intendevo quello, ma non volevo dirlo così bruscamente."
Nella mente mi riecheggiano le sue parole: una bambina che corre dietro a un principe azzurro che non la degna di uno sguardo. Queste sono le parole che ha usato quella sera, dopo il casino successo con Heric e Samantha in quel locale.
Ma non sono state tanto le parole a farmi male, in quel momento, ma il fatto che dopo una situazione del genere avessi bisogno di staccare da ogni cosa, mentre lui non ha fatto altro che puntare il dito nella piaga causandomi un dolore ancora più profondo.
"Cosa posso fare per farmi perdonare?" Chiede sinceramente.
"Proprio niente." Rispondo. "Non hai speranze." Dico, ma appena vedo la sua espressione ferita inizio a pentirmi del tono che sto usando io, stavolta.
Diamine, sarà perché lui insieme ad Alison è uno dei miei primi e unico amico di una vita intera, ed è per questo che mi fa un effetto strano.
Forse ho solo paura di allontanare una delle poche persone con cui ho tanti ricordi belli, ma il mio orgoglio non mi permetterà mai di ammetterglielo.
"Capisco..." Dice soltanto, abbassando la testa. "Se dovessi cambiare idea..." Si gira per andarsene, ma stavolta sono io a prendere parola.
"Offrimi una birra." Dico, provocando una sua reazione confusa dove inclina la testa storcendo il labbro.
"Cosa?"
"Offrimi una birra." Ripeto io sbuffando. "L'ultima l'ho sprecata per colpa tua." Gli ricordo.
Se solo ripenso a quando ho sbattuto per terra quella bottiglia di vetro in preda ad un attacco d'ira mi domando che reazione avranno mai avuto i gestori del bar. Me ne sono andata troppo presto per vedere, ma ormai è acqua passata, non mi interessa nemmeno più di tanto.
Nic, da guardarmi confuso, accenna un sorrisetto d'intesa.
"Sarà fatto." Dice euforico venendo ad avvolgere un braccio intorno al mio collo.
"E staccati un po'!" Sbuffo io tentando di liberarmi, ma nel mentre che Nic comincia a lanciarmi qualche battuta a cui non faccio neanche caso vedo passare lui: Heric.
È appena arrivato. Sta parcheggiando la moto nel parcheggio della scuola. Quando si toglie il casco escono fuori i suoi ricci biondi, e per un istante mi tornano in mente le immagini di ieri sera, giù nel box di casa mia.
Con passo sicuro raggiunge l'entrata della scuola, ed è proprio qua che i nostri sguardi si incrociano in lontananza.
Sbatto velocemente le palpebre per ricompormi il prima possibile. Mentre lui, appena si accorge di Nic al mio fianco, distoglie infastidito lo sguardo.
Poi lo vedo sparire dentro scuola.
"E con lui?" Mi chiede improvvisamente Nic.
"Che cosa?" Domando innervosita.
"Ci hai parlato?"
"N-non ho voglia di parlarne." Dico soltanto.
Poi mi stacco definitivamente, e Nic non insiste nel chiedere più nulla.
È vero: non ho alcuna voglia di raccontare. Preferisco andarci coi piedi di piombo. Non sia mai che questa momentanea pace possa svanire da un momento all'altro.
~
La giornata scolastica finisce dopo ore interminabili di noiosissime lezioni.
Sto per dirigermi verso l'uscita, ma quando passo davanti alla palestra e sento delle forti voci rimbombare al suo interno mi blocco davanti ad essa.
"Hogan, possible che tu non ne sappia nulla?!" Questa è la voce furiosa del coach della squadra.
"Non ne so niente, davvero!" Appena sento anche quella di mio fratello mi affaccio alla porta per sporgermi all'interno: sono presenti il coach e tutti i ragazzi della squadra.
Tutti, tranne...
"Da quando Evans prende e sparisce senza dire una parola?!" Il coach sbuffa facendo avanti e indietro per la palestra.
"Merda, non risponde neanche al telefono." Jace ricaccia dentro al suo borsone il cellulare, ma appena mi vede mi corre contro.
"Cosa succede?" Domando confusa nonostante abbia capito il problema.
"Heric, è sparito." Sbuffa Jace. "Tu ne sai qualcosa?"
"No." Rispondo soltanto, ma dentro di me un velo di preoccupazione sta cominciando a farsi sentire. E no, non è per il semplice fatto che non è presente ad uno stupido allenamento, ma perché ho paura possa ficcarsi nei guai con i Morris, dopo quello che mi ha rivelato.
Non è da lui non rispettare le regole scolastiche. Il suo portamento da cocco della Preside non lo permetterebbe.
"Cazzo, tra pochi giorni abbiamo una partita..." Jace si passa una mano tra i capelli. "Questa cosa di prendere e sparire... non è normale da parte sua."
Il fatto che anche Jace si stia preoccupando mi sta confermando ciò che vuole dirmi il mio sesto senso: Heric sta combinando qualcosa. E il problema è che non posso nemmeno farne parola con mio fratello.
Non è detto certo, ma ne sono quasi sicura. Difficilmente il mio intuito sbaglia. Basta ricordarsi quando li ho beccati andare all'incontro con Jeremy.
"Che tragedia vuoi che sia fare un allenamento senza di lui..." Dico con tono menefreghista. "Si sarà addormentato da qualche parte, vedrai." Faccio spallucce, ma Jace non sembra molto sollevato.
"Hogan, torna in campo!" Lo richiama il coach. "Oggi ci alleniamo senza di lui." Conclude borbottando qualcos'altro di incomprensibile sottovoce.
"Arrivo." Risponde lui per poi girarsi nuovamente verso di me. "Emma, se sai qualcosa fammelo sapere il prima possibile." Dice camminando all'indietro per continuare a guardarmi.
"Solo se mi paghi." Ironizzo beccandomi un'occhiataccia da parte sua.
Poi esco dalla palestra.
Mentre raggiungo la fermata del bus inizio a tempestare Heric di chiamate, ma questo non risponde nemmeno ad una.
Che diavolo stai combinando, brutto deficiente?
Se pensa di potermi tenere nascosto qualcosa si sbaglia di grosso. So molto bene come farmi dire tutto. C'è un metodo infallibile: la minaccia.
Se non mi dici immediatamente dove sei riferisco tutta quella storia a Jace.
Digito il messaggio alla velocità della luce schiacciando i tasti con fare nervoso. Poi mi siedo sul marciapiede aspettando una risposta che non arriva. O almeno non per almeno altri cinque minuti. Fino a che improvvisamente mi vibra il telefono: sto tornando a casa. Non fare cazzate, me l'hai promesso.
Rileggo il messaggio mordendomi le dita. Se non si decide a dirmi cosa diavolo è andato a fare lo ammazzo con le mie mani.
Ci troviamo sotto casa tua allora. Digito e invio.
Poi prendo il pullman con direzione la villa degli Evans. Immagino già la reazione scocciata di Heric a leggere il mio messaggio, ma la cosa non mi interessa minimamente.
In pochi minuti arrivo alla fermata più vicina alla villa, scendo e mi incammino con passo svelto fino a lì.
Aspetto forse una decina di minuti camminando avanti e indietro per il marciapiede. Poi lo scoppio di un motore inconfondibile si fa sempre più vicino. Heric frena proprio a pochissimi metri da me, levandosi il casco con entrambe le mani, e dopo aver scosso la testa per smuovere i suoi ricci si ferma a guardarmi.
"Dove sei stato?" Gli domando avvicinandomi a lui con le mani sui fianchi.
"Da nessuna parte, Emma." Rotea gli occhi lui.
"È successo un casino in palestra per colpa della tua assenza."
"Immaginavo." Dice con tutta la calma del mondo stando ancora in sella alla sua moto.
"E da quando te ne fotti della scuola?"
"E tu da quando ti interessi così tanto per me?"
Alla sua domanda mi blocco. Le guance mi iniziano a bruciare dall'imbarazzo.
"Mettiamo in chiaro una cosa." Dico brusca puntandogli un dito contro. "Se ti ficchi in qualche stronzata ti ammazzo con le mie stesse mani." Lo minaccio guardandolo negli occhi, ma il sorrisetto che tenta di nascondere mi fa intuire che questo non lo intimorisco proprio per un cazzo. "Sono seria, Heric. Se tu, Jace o Nate finite ancora in uno di quei giri consideratevi già morti."
"Ti ho già detto che Jace e Nate non devono sapere niente." Ed ecco che il suo tono cambia improvvisamente, da perfetto lunatico che è.
Qua resto un attimo in silenzio a fissarlo. Studio il suo sguardo e qualcosa mi rimbomba in testa. Qualcosa che mi gira e rigira per la testa.
"Sei andato dai Morris." Lo accuso, tentando di metterlo alle strette con tutta la mia convinzione.
"No, Emma." Sbuffa lui. "Finiscila con questa storia."
"E allora dove sei stato?" Insisto, ma vedendo che continua ad evitare il mio sguardo e a restare in silenzio riprendo parola più convinta di prima.
"Tz, non avrai mica visto quel pazzo di Jeremy?" Rido pensando di dire la prima cazzata che mi viene in mente.
Ma Heric assume un'aria strana. Un'aria più nervosa. Si passa una mano tra i ricci e tira un grosso sospiro.
"No."
"Sì." Dico quasi senza credere alle mie parole. "Sei andato da lui."
"È in carcere, come potrei andare da lui?!" Il suo nervosismo lo tradisce. Sto iniziando a insospettirmi sempre di più per colpa della sua reazione.
Quando ad Heric non importa davvero di qualcosa o vuole ferire qualcuno fa il menefreghista più totale. Ma appena viene messo alle strette ho capito che reagisce con più agitazione.
Ci sto prendendo, me lo sento.
"Se non mi dici immediatamente dove cazzo sei stato vado a dire tutto a Jace, hai capito?!" Lo minaccio ancora con questa storia, avendo ormai capito il suo punto debole.
"Se lo fai le sai le conseguenze." Risponde più acido di me.
Ho capito cosa intende: vuole dire che Jace si metterebbe in mezzo pur di non lasciare da solo il suo migliore amico. E quindi ricominciare tutto quel terribile casino.
"Almeno dillo a me, cazzo!" Urlo trattenendomi dal non tirargli un fottuto pugno in faccia.
Heric mi guarda in silenzio. Sbuffa e riprende parola.
"Sì." Dice allungando il collo con fare sicuro. "Ho visto Jeremy." Ammette lasciandomi completamente senza parole.
"Co... cosa?" Domando a bassa voce.
Cazzo, non posso averci preso veramente.
"Sì, sei contenta? Tanto tenere qualcosa nascosto a te è diventato impossibile. Rischierei solamente di avere addosso una cozza rompi scatole per il resto della mia vita."
"Ti sembra il momento di scherzare?!" Sbotto dandogli una spinta alla spalla che però non lo smuove neanche di due centimetri. "Come cazzo hai fatto a vederlo?!"
"Sai già troppe cose-"
"Ti buco le gomme se non me lo dici." Dico avvicinandomi alle ruote con un piede nonostante non abbia nulla in questo momento per farlo davvero.
Heric sbuffa, poi mi afferra una ciocca di capelli per allontanarmi.
"Ah!" Urlo tirandogli un pugno sul bicipite, rischiando però solo di farmi male da sola.
"Vedi di stare buona, la mia moto è sacra."
"Allora muoviti a spiegarmi come diavolo hai fatto a incontrare quel pazzo che dovrebbe essere in carcere!"
"Ci ho messo un po' di settimane per trovare dove fosse, non è capitato così all'improvviso."
"E come hai ricevuto il permesso per parlarci?" Domando brusca non credendo davvero al fatto che questo deficiente si stia mettendo in questa situazione con le stesse persone che in passato hanno reso la vita di mio fratello un inferno!
"Chiedendolo." Risponde ovvio. "I poliziotti mi hanno chiesto che tipo di rapporto avessi con lui, e parlandoci un po' mi hanno dato il permesso."
"E perché sei andato?" Chiedo stringendo i pugni. "Perché l'hai fatto?"
Poi silenzio. Una folata di vento è l'unica cosa che provoca un po' di rumore attorno a noi.
"Perché volevo capirci di più su questa storia." Dice abbassando lo sguardo.
"Tu non devi capire nulla!" Sbotto di colpo. "Cosa diavolo devi capirci?! Quel bastardo vi ha incastrati, fine!"
"No, non è solo quello." Dice improvvisamente interrompendomi con fare deciso. "C'è qualcosa che non mi quadra." Continua sospettoso.
"Che cosa?"
"Non sei stata attenta a un particolare che ti ho raccontato in biblioteca, ma sono sicuro che anche tu ci potresti arrivare senza problemi."
Resto un attimo zitta a tentare di ragionare, ma in questo momento non riesco proprio a capire dove voglia arrivare.
"Non capisco-"
"Cos'è che ti ho detto? Che i Morris avevano comprato la droga da Jeremy."
"Eh." Dico io guardando per terra.
"Eh." Ripete lui.
Poi, dopo pochi istanti di ragionamento, ci arrivo.
Appena realizzo tiro su la testa di scatto dallo shock.
"Perché l'hanno presa da lui?" Domando confusa e scettica.
"Visto? Ci sei arrivata." Sorride fiero. "Perché l'avrebbero dovuta prendere da lui, che si prendevano a botte pur di eliminare la concorrenza?"
"Merda, non ci sto capendo un cazzo." Dico in modo retorico.
Ovviamente ho capito perfettamente: Jeremy e i Morris non andavano per nulla d'accordo. Anzi, si potrebbe dire che tra loro scorresse solo un'odio reciproco. Ci sono state liti, discussioni, risse e botte di ogni tipo.
Quello che non si spiega è... perché due persone che non facevano altro che minacciare Jace e gli altri di trovare un modo per allontanare Jeremy dai loro affari, tutto a un tratto sono proprio gli stessi che decidono di acquistare droga da quello stesso pazzo psicopatico che tanto temevano e volevano lontano?
"È questa la cosa che non mi torna." Ragiona Heric. "C'è qualcos'altro. Qualcosa che mi sfugge."
"E hai tentato di scoprirlo oggi." Affermo capendo a questo punto perché l'ha cercato per settimane.
"Sì."
"E...?"
"Secondo te?" Alza le sopracciglia scendono dalla moto per accendersi una sigaretta.
"Non ti ha detto nulla."
"Ovviamente."
"Cazzo!" Sbotto tirando un calcio alla ghiaia per terra. "Quel bastardo... e ora? Cosa facciamo?"
"Facciamo?" Ripete lui con tono di disappunto.
"Seh, facciamo." Ripeto anch'io.
"Scordatelo. Tu non fai proprio nulla." Dice facendo aumentare i miei istinti d'ira a mille.
"Pensi che ti lascerò da solo in questa storia?"
"E tu pensi che ti permetterò di aiutarmi?" Risponde tenendomi testa.
"Non sarai tu a permettermi qualcosa. Io se voglio una cosa... la faccio." Dico puntando il mio sguardo dritto nel suo.
Heric non dice più nulla. Sbuffa soltanto e poi si infila le mani tra i capelli.
"Mi stai facendo venire mal di testa."
"Ringrazia che non te l'ho ancora spaccata." Dico facendogli comparire quel sorrisetto divertito. "Che cazzo ridi?" Domando brusca. "Te l'avrei già rotta in due se solo non-"
"Ah, stai zitta un po'." Ridacchia lui tirandomi improvvisamente verso sé.
"C-che cosa-?"
"Non ho più voglia di parlarne." Sussurra appoggiando la fronte sulla mia spalla. "Mi scoppia la testa."
Il contatto improvviso con lui mi manda in panico totale. Nonostante la temperatura bassa della giornata inizio a sentirmi sempre più calda.
"Hey, non ti aspettare nessun trattamento di alcun tipo da parte mia!"
"Non me lo aspetto infatti." Dice stavolta avvolgendo entrambe le braccia intorno ai miei fianchi.
Qua mi prende un altro colpo al cuore. Appena mi sento stringere a lui il petto inizia a bloccarsi impedendomi di riempire d'aria i polmoni.
Mi sento di pietra. È come se il mio corpo si fosse fatto tutto a un tratto pesante. Non riuscirei a muovermi nemmeno se mi sollevassero di peso.
Merda, staccati o qua rischio di impazzire...!
Poi, improvvisamente, sento che la sua mano si infila dentro la mia giacca. Quando da questa esce fuori il suo vecchio iPod mi sento morire dentro.
"Te lo sei portata dietro?" Domanda continuando a tenermi stretta.
"N-no!" Sbotto spingendo le mani sul suo petto per tenerlo lontano. "L'ho dimenticato nella giacca..." Invento, sapendo che non se la berrà mai: non avevo la giacca quando me l'ha dato ieri.
Diavolo, come si fa a diventare invisibili di colpo?!
"Dimenticalo sempre allora." Ride lui prendendomi in giro.
"S-staccati." Sbotto non riuscendo più a reggere il suo viso così vicino al mio.
Poi, un attimo dopo, riprende a guardarmi da lontano.
"Ho fame." Dice.
"Vai a mangiare."
"È un modo alternativo di mandarmi affanculo?"
"Forse." Dico facendolo ridere.
"Allora vieni con me."
"Dove?"
"A mangiare." Risponde. "O affanculo, come preferisci."
"Ah, ah." Fingo una risata. "Lì ci puoi andare da solo."
"Ok, allora prima vieni a mangiare con me. Poi me ne vado affanculo. Da solo." Aggiunge.
"Io non ho fame." Rispondo, ma quando lo vedo entrare in casa senza darmi più ascolto sbuffo rotando gli occhi.
Dopo pochissimi minuti lo vedo ricomparire mentre sta uscendo con in mano il casco che più volte ho visto addosso ad Alison.
"Tieni." Dice passandomelo. "Allaccialo bene."
"Seh..." Sbuffo infilandolo timidamente.
Faccio qualche tentativo per provare ad allacciarlo bene, ma appena Heric si accorge della mia fatica si gira per aiutarmi.
Rimango ferma a guardare il suo viso vicino al mio. Con quello sguardo concentrato, i ricci che gli ricadono sul viso e le mani che mi sfiorano il collo. Sono secondi che sembrano infiniti. Ma appena termina riprendo un lungo sospiro di sollievo.
Poi mi aiuta a salire sulla moto. Quando anche lui è già su, accende e afferra le mie mani tutto all'improvviso. Le mette intorno alla sua cintura e per l'ennesima volta non vorrei fare altro che sparire.
"So che non ti fa piacere, ma ti tocca tenerti stretta se non vuoi rotolare giù." Lo sento ridacchiare sotto i baffi.
"Parti e stai zitto." Dico chiudendo gli occhi nonostante sappia che da davanti non riuscirebbe comunque a vedermi.
Poi parte davvero. In pochissimi minuti raggiungiamo il centro di New York.
Le luci, i negozi e i passanti mi ricordano quanto questa città non dorma mai.
Ci mettiamo un po' a trovare un parcheggio, ma appena riusciamo mi sento molto più sollevata a non dovergli stare così vicina.
"Dove vuoi andare?" Domanda mentre iniziamo a camminare per le vie affollate.
"Che cazzo ne so?" Rispondo rendendomi conto che è la prima volta che usciamo in questo modo.
Solo io e lui. Senza nessun altro.
Merda, non avevo calcolato che potessi provare tutto questo panico.
Giuro che non ce la faccio più a sentirmi così... così vulnerabile, così debole.
Ad un tratto, mentre continuiamo a camminare in silenzio e distanti l'uno dall'altra, ci imbattiamo in un uomo straniero, dalla pelle olivastra. Sta tentando di vendere qualche rosa ad ogni coppia che passa.
Bleah, che robe imbarazzanti e smielate.
"Emma, vuoi-"
"Scordatelo." Esclamo con voce tremante.
Tra di noi cala un silenzio abissale in cui ci fissiamo. Lui mi guarda confuso e con le sopracciglia ricurve, mentre io lo sto praticamente fulminando.
Se si azzarda a comprarmi una rosa lo ammazzo.
"Va beh, pensavo ti andasse di andare al mc."
"Eh?" Domando assumendo io l'aria confusa, stavolta.
"Sì, al mc." Ripete. "Ma tra un po' mi ammazzi."
Appena alzo lo sguardo mi trovo la scritta McDonald.
Cazzo, stavo per fare una figura di merda bella e buona.
"Allora andiamo-"
"No!" Lo blocco. "Va bene, andiamo al mc. Ho cambiato idea." Senza neanche guardarlo in faccia mi dirigo verso l'ingresso, sorpassando il tizio che vende rose.
"Te sei strana forte." Heric comincia a seguirmi, finché a un certo punto non sento più i suoi passi dietro di me.
Quando mi giro noto che è stato bloccato dal vendirose.
"Hey amico, litigato con tua ragazza? Prendi rosa e fai pace." Sorride gentilmente il tizio.
Qua tiro su gli occhi, e mi appoggio al muro per godermi la scena.
Insieme a Jace sono una delle poche persone che conosce la vera arroganza di Heric Evans, e vederlo fare il gentiluomo con le altre persone è qualcosa che non smetterà mai di divertirmi.
"Una rosa, eh? Meglio di no." Sorride cordialmente.
Diamine, quel suo lato gentile ha qualcosa di...
Mi tocca battere le palpebre velocemente per risvegliarmi da questi stupidi pensieri.
"Come no? Ti regalo!" Insiste il vendirose, porgendogliene una quasi in bocca. "Fai pace con fidanzata."
"No amico, davvero. Se gliela regalassi sarebbe peggio. Quella è pazza, me la lancerebbe in faccia." Ride Heric, toccandogli una spalla.
Ma... io lo ammazzo! Io sarei pazza?! Ma questo vuole finire di vivere oggi stesso?!
Il vendirose lo guarda dispiaciuto, ed Heric si blocca a fissarlo. Ad un tratto fruga tra le tasche, afferrando qualche moneta.
"Tieni, prendi questi." Heric gli porge le monete con un sorriso e il signore lo guarda confuso, ma con aria di gratitudine.
"No, tu troppo gentile! Almeno prendi una." Insiste.
"Va bene, allora dammene una." Heric guarda un punto dritto davanti a sè, e ad un tratto ferma una coppia di giovani sposati che tengono per mano una bambina.
"Tieni piccola, ti piacciono le rose?" Gli sorride, piegando le ginocchia per arrivare alla sua altezza.
A quel sorriso il mio cuore sembra stia per esplodere. Il mio sorrisetto divertito si spegne e rimango incantata a fissarlo mentre saluta la bambina a cui si sono illuminati gli occhi dalla felicità.
"Mamma, guarda che bella!" Canticchia felice la piccola, mentre i genitori le sorridono.
"Grazie, sei molto gentile." La giovane donna ringrazia Heric, che si rimette in piedi con le mani in tasca.
"Si figuri." Saluta infine, per poi tornare verso di me.
Oh merda, fai la disinvolta.
"Eccomi scusa." Dice affiancandomi. "Dicevo, come mai hai cambiato idea?" Si affretta ad aprire la porta e io passo per prima.
"E tu come mai hai deciso di uscire con una pazza?" Faccio riferimento a ciò che ha detto poco fa.
Mentre entriamo finalmente veniamo circondati da un calore piacevole.
Continuo a camminare seria, senza degnarlo di uno sguardo, mentre sento che Heric mi sta seguendo.
"Ah, ma allora hai sentito."
"Oh, eccome." Mi avvicino alla macchinetta per ordinare.
"Beh, mi vuoi dire che non ci ho preso?" Si appoggia comodamente con tutto il peso alla macchinetta, abbassando lo sguardo per continuare a fissarmi.
"Sul fatto che te l'avrei lanciata in faccia ci hai preso in pieno." Sto digitando cose a caso. Dal nervoso che ho addosso non so nemmeno cosa prendere ma pur di non dargli la soddisfazione di guardarlo in faccia inizio a girare a caso tra i menù.
"Ammettiamolo, anche sul fatto che sei un po' pazza."
"Pazza a tal punto da poter quasi accettare una rosa da te." Ironizzo.
"Davvero?"
"No!" Sbotto, pressando col dito sullo schermo.
Sto continuando ad evitare il suo sguardo, ma sento che sta sorridendo divertito.
"Ma la finisci di-"
"Hey, calma!" Alza le mani davanti a se. "Guarda che so benissimo che non ti piacciono questi regali. Non mi sarebbe mai passato per la testa di farti una rosa. Probabilmente l'unico regalo che potrei farti è il cioccolato, visto che lo adori." Dice provocandomi un brivido lungo la schiena.
Sapere che Heric si ricorda così tante cose da quando eravamo bambini mi fa uno strano effetto. E pensare che questo regalo me l'ha già fatto... solo ieri.
Sarei davvero curiosa di sapere quante altre cose ricorda. Perché io, purtroppo, sto iniziando a dimenticarne molte...