Nella mia natura

By yannared

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🔺 Attenzione 🔺 Comprende contenuti maturi contrassegnati come tali all'inizio del capitolo che li racchiude... More

Prefazione
Nota dell'autore
° Prologo °
1. Dioniso in trappola
2. Aura ad Arachova
3. Incontri
4. Ricetta per un arrosto
5. Nella mente di Dion 🌶️
6. Ansia da escursione
7. Cotta, anzi stracotta
8. Il cuore bipolare di Aura
9. Io, tu e la montagna
10. Flashback
11. Sopralluoghi
12. Aura contro Aura
13. Voglia di niente
14. La piazzetta
15. Sporco di sangue
16. Ma sei serio?
17. Terra chiama Aura 🌶️
18. Ginepro mon amour
19. Il limite nord delle Dionisie
20. Dioniso Dioniso!
21. Ora cavatela da sola
22. Dion al tappeto
23. Il tempio
25. I Titani
26. Il giorno dopo
27. Il tramonto sul golfo
28. Conoscenze
29. Tu come il mio caffè
30. E notte fu 🌶️
31. Chi fila la tela e chi la sfila
32. Non ne fa una giusta....
33. L'acqua limpida e la tempesta
34. Il rituale
35. Nascondino 🌶
36. Cacciagione
37. Rivelazioni
38. La notte porta Dion
39. Sulle tracce di Eracle
40. Profumo di sangue
41. Batti il ferro finché è caldo
42. Il richiamo di luoghi antichi
43. Rinascere - epilogo

24. Aspettati l'inaspettato

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By yannared

La neve cade sciogliendosi a contatto con la mia pelle spoglia. Passi ovattati si confondono con rumori di fogliame. I battiti del mio cuore sconquassano il silenzio di questa notte così placida e i miei sogni scuotono l'aria dal profumo così dolce.

Il sogno si dirada, piano piano perdo il mio stato di incoscienza e ricordo dove mi trovo: sono tornata nel bosco di Delfi sperando di trovare Dion, lì dove l'ho visto fuggire arrabbiato ieri, ma non si è visto per tutta la sera. Mi sarò addormentata nell'attesa. Nel frattempo il fuoco sembra aver ripreso la sua foga, ci sono grossi nuovi ciocchi di legno che io non ho di certo sistemato lì, stanno cominciando a essere avvolti dalle fiamme. Perché io non ho sentito nulla?

Non è tanto la stranezza delle immagini create dalla mia mente della neve a luglio, quanto il fruscio alternato dei rami che mi fa trasalire. È la paura, l'essere qui sola, nell'incoscienza del riposo. Mi giro su una spalla, chiedo velocemente.

"Chi c'è? Ho un'arma!" Sono una bugiarda.

"Se ti avessero aggredita nel sonno ora saresti stata in mano a chissà quale malintenzionato, o morta." La voce calma, calda, proviene da uno di questi alberi. "Cosa ci fai qui?"

I miei occhi cercano Dion, il mio Dion. Allo stesso tempo cercano il dio dell'ubriachezza, che la mia mente aveva negli anni immaginato diversamente, senza sapere come si sta per rivelare a me. Scende da una chioma, si poggia sul ramo più basso, quasi al centro del tronco di ulivo. Lo vedo acquattato con le gambe piegate.

Come un primate, è appeso con le braccia allungate da un ramo alto. Ha la testa penzoloni e poggia la tempia su un avambraccio, i capelli gli cadono appena sugli occhi.

"Dimmi qualcosa, qualsiasi. Ma non lasciarmi in sospeso." Lo sento sospirare.

"Scusa." Non riesco a guardarlo in faccia.

"Va bene, errore mio. Non intendevo qualsiasi cazzata." Il suo tono s'indurisce.

Mi spiazza. Di scatto alzo lo sguardo con gli occhi sgranati, spaventata. Il respiro accelera senza volerlo ma non reagisco. Mi vergogno di aver reagito come una matta ieri notte, non so come dirgli che mi dispiace.

"Eppure ieri avevi la lingua lunga..." Sorride scendendo dall'albero. Il ciuffo di capelli ribelle gli scivola su un lato, sporco di cenere. Quante volte si sarà tirato indietro quella ciocca dal nervoso!

"Perché sei tornato?" Bisbiglio alzando lo sguardo.

"Non vuoi vedermi? Chiaro, mi giudichi un bugiardo. Come potresti..."

"No!" Strillo isterica. Dion si blocca, mi dà le spalle. "Non intendevo dire che non ti voglio vedere, ma sono sorpresa. Nonostante ciò che ti ho detto ieri sei tornato qui." Ma volevo dire: da me. Spero di essermi spiegata meglio. Come ogni momento critico il mio cervello non dà il meglio di sé mettendo insieme parole facilmente equivocabili. Sempre. "Ti prego, non andartene." Mi trema la voce.

Il montanaro si schiarisce la voce, tira su le spalle e si gira piano nella mia direzione. Appena i suoi occhi sono su di me alzo involontariamente la mano verso di lui, col palmo all'insù. Credo che non stesse aspettando altro, in pochi passi è davanti a me e mi stringe forte nell'istante in cui le sue labbra incontrano le mie. Mi solleva e sento il suo palmo che si apre sulla mia schiena, mi spinge sulla sua lingua che mi cerca. Io per non scivolare lo blocco al collo abbracciandolo. I miei capelli ci circondano creando il buio attorno.

Posso sentire tutta la tensione che si scioglie tra noi. I battiti dei nostri cuori cozzano tra di loro, in una sinfonia stonata ma decisa. Non so cos'è questo, quale sentimento si sta affacciando. So che devo capire tante cose di lui, ma anche di me.

Mi lascio cullare di nuovo, cercando di metabolizzare tutta questa situazione.

"Tu... Sei... Dioniso? Il dio?" Dico poggiata sul suo petto. Gli risulterò abbastanza stupida. "Come fai ad essere un dio? Gli dei sono...."

"...Eterei?" Continua la mia frase alzando un sopracciglio.

Lo starò guardando con due occhi da pesce lesso. I miei gangli cerebrali stanno lavorando sovraccarichi, cercando di ricreare un'entità come un dio accanto a una normale ragazza... Può esistere davvero??

Lo noto dalla faccia divertita che ha Dion, sembra trattenere una grassa risata. Il suo cruccio invece sembra sia passato.

"Si, Aura. Sono la stessa persona che è venuta con te sulla montagna."

"Come può un dio interagire con una persona... Normale? Come posso vederti, toccarti... Come...?" Sembro un disco rotto. Sono sotto shock.

"Gli dèi possono tutto, o quasi. Io per esempio non sono immortale ma rinasco grazie all'amore che mio padre ebbe nei miei confronti quando mi protesse da Hera, prima che io nascessi."

Piano piano nella mia mente si forma il puzzle, tutti gli avvenimenti, tutte le informazioni che lui stesso mi aveva fornito giorni fa, i modi vaghi di rispondere... Tutto finalmente ha un senso.

"Tu sei Dioniso. Le Dionisie... Il vino... Tu sei lui. Cioè... Tu sei Dioniso." Col dito alzato, lo punto per avere un appiglio su ciò che sto affermando.

Scoppia a ridere. Un dio è scoppiato a ridere in faccia a me! Quanto sono idiota...che sguardo avrò adesso?!

"Scusa, non so se hai preso bene la notizia o sei ancora fuori fase. La tua espressione è incomprensibile." Ride ancora lui. Sembra ormai più tranquillo.

Mi ha punta nel vivo. Lo ammetto, sono permalosa.

Mi scaglio contro di lui con i pugni sul suo petto. Lo prendo alla sprovvista. Lo stendo con la schiena lunga sul terreno, rischiosamente vicino al fuoco.

Mentre lo atterro mi trattiene le braccia, sono inevitabilmente finita su di lui e la coperta è scivolata a terra. Ci guardiamo negli occhi, come se niente fosse accaduto in questi giorni. Come se fosse la prima volta. Come se nessuno dei due volesse lasciare andare l'altro.

Lui con la testa alzata mi osserva le labbra, le chiama. Io sono praticamente stesa su di lui. Stento a rimanere lucida. Dion mi stringe i glutei agganciandosi con le sue gambe a me. Ormai sono appesa alla realtà da un filo sottilissimo, che sento spezzarsi appena le sue labbra calde sfiorano le mie.

La sua delicatezza è sempre una sorpresa.

Mi assapora passandomi la lingua prima sul labbro superiore, poi su quello inferiore. Si allontana appena per guardare la mia espressione. Ho i battiti e il respiro accelerati.

Mi lascia andare gli avambracci solo per stringermi in un abbraccio morbido, mentre mi accarezza la schiena con le mani aperte. Mi sento mancare per un attimo.

Dion rotola su un lato, tenendomi stretta a sé con un braccio, allontanandoci dal fuoco. Si mette a cavalcioni su di me e i suoi occhi mi parlano.

Io accarezzo piano il suo viso, come a voler controllare se sia vero. Le sue ferite, gli zigomi, le labbra carnose. Quella fossetta alla radice del collo, sopra lo sterno. Ho bisogno di sentire al tatto che lui è reale.

"A cosa pensi?" Dion interrompe il flusso dei miei pensieri.

"A niente." Abbasso gli occhi.

"Bugiarda." Mi alita sulle labbra ridendo.

Beccata! Sorrido mentre le guance si colorano di amaranto. Distolgo lo sguardo da lui. Sono davvero al cospetto di un dio?

"Dimmi cosa pensi." Incalza lui con voce molle. "Di me, di questa situazione... Parlami! Perché sono giorni che non mi dò pace."

"Sono sorpresa. Non riesco ancora a rendermene conto. Cosa sei in grado di fare?"

Ridacchia leggero. "Scherzi? Non sono un supereroe, quelli non esistono." Mi bacia dolcemente. "Sei spaventata?"

"Non proprio. Non so come comportarmi." Me ne vergogno...

"Non mi credi? Dovevo prima imparare qualche trucchetto di magia da mostrarti..." Afferma con un sorriso divertito. "Devi essere solo... Tu." Bisbiglia.

Nel silenzio, si sente il crepitare del fuoco e i nostri respiri sommessi. Lui mi guarda come se stesse cercando qualcosa nei miei occhi.

"Tu a cosa pensi?" Mi azzardo a chiedere io.

"Credo che se non stai più dando di matto sarà un buon segno." Sorride anche con gli occhi.

Non avevo mai notato quanto fossero profondi.

Non avrei mai potuto immaginare l'universo nascosto dietro quegli occhi di cioccolato.

Trovo appena il coraggio di rispondere a quella domanda implicita. "Se non ricordo male ho dato i numeri su un po' di situazioni prima di sapere che tu fossi un dio... Quanto mi fa strano dirlo!" Mi copro il viso con una mano, il solo pensiero mi riaccende di rosso le guance.

"No, non nasconderti. Non farlo mai. Non te lo permetterò più." Mi sfiora la pelle accaldata con la punta del naso, godendo del mio profumo.

Lo sento fremere sopra di me. Muove piano la mia maglia sollevandola, sento la delicatezza della sua mano sfiorarmi l'epidermide. Scie di pelle d'oca si rizzano al suo tocco sul mio ventre, al calore che sprigiona il suo palmo su di me.

Io ho così tanti pensieri che mi frullano per la testa che non so distinguere cosa può avere la meglio: imbarazzo, curiosità, lussuria...

Ma è lui a scegliere per me. Lentamente si tira su con un flebile lamento e mi porge la mano. "Vieni, ti faccio vedere una cosa." Mi dice lasciandomi annebbiata e confusa.

Mi lascio aiutare. Dion non mi lascia andare, mi accompagna tenendomi per mano.

"Dove andiamo?" Mi permetto di chiedere.

"Ti porto a vedere una cosa che non ho mai fatto vedere a nessuno." Mi sorride.

Quanta tenerezza nelle sue parole. Sono così presa da questo momento che non mi accorgo di esprimere ad alta voce un inevitabile prolungamento del mio pensiero. "Cosa ne hai fatto di Dion?"

Ma realizzo troppo tardi di essere stata ancora una volta inopportuna... Mi porto una mano alle labbra per serrarle, come se potessi tornare indietro per evitarlo. Ma come riesco a fare queste figuracce ogni volta che sono con lui?!

Dion mi mette un braccio attorno alla spalla e se la ride di gusto. "E tu? Che ne hai fatto di Dioniso?" Mi chiede guardandomi negli occhi.

Continua a ridere solleticandomi l'orecchio, mentre mi avvicina tirandomi piano verso di lui. Assapora il mio profumo mantenendo il contatto sulla pelle, ma senza smettere di camminare.

Mi fa ridere, mi fa venire brividi di piacere...

Proseguiamo per qualche minuto inerpicandoci su una stradina rocciosa, ormai visibile grazie alla luce del sole che si affaccia in lontananza.

A un bivio cambiamo direzione, spostandoci verso occidente. Questa zona mi è completamente nuova.

"Stiamo salendo ancora... Qui c'è la sorgente?"

"Vedo che hai intùito!" Mi guarda compiaciuto. "Esatto, più in alto nasce il fiume che rifornisce la Fonte. La sorgente è incasonata nella rupe orientale, il tratto interno è accessibile da una grotta ad ovest. Vieni con me." Mi prende per mano.

Arriviamo presto davanti ad un foro roccioso, si mimetizza tra i vari anfratti che costeggiano questo tratto.

Lui va a passo spedito, senza neanche cercare la grotta.

"Come fai a orientarti senza analizzare ciò che hai attorno?" Chiedo perplessa.

"Vuoi davvero saperlo?" Mi guarda con lo stesso cipiglio. Io annuisco timidamente. Così riprende. "Ricordo qualunque particolare di ogni vita vissuta. Non hai idea di quante volte l'ho fatto al buio questo tratto di roccia..."

"Uhm, modesto il ragazzo!" Mi fermo un attimo.

Cosa ho detto?? Spalanco gli occhi. Certo che è modesto... Per quanto ancora me lo deve ripetere chi sarebbe veramente? Mi tappo ancora la bocca. Sono una frana.

"Si, umana." Ride sarcastico. "E ti ho detto di non coprirti il viso. Altrimenti mi costringi a fare cose da dèi!" Ride ancora più forte.

"Che stronzo, non prendermi in giro!"

"Brava, così ti voglio..." Mi sussurra. Quando si allontana mi tira dentro la grotta e riprende il suo ruolo-guida. "Questo è l'Antro Coricio. Mio padre relegò qui Tifone, un suo diretto rivale, per il comando dell'Olimpo. Non prima di avergli reso mani e piedi fuori uso. Glieli tranciò di netto."

Io trasalisco. Dion mi guarda dubbioso e gli spiego. "Ho studiato la nostra cultura antica a scuola, ma sentire da te certe cose mi turba non poco."

"Quando sei con me niente ti deve spaventare."

Come fosse del tutto naturale, mi avvicino con le mani sul suo petto e mi allungo in un bacio. Lui ne approfitta, mangiandomi quasi, mi prende il viso con entrambe le mani. Come se potessi sfuggirgli...

Profuma di Dion e di cenere.

Mi dà un ultimo bacio e poi mi porta davanti all'ingresso dell'Antro, verso l'uscita della grotta. Il panorama che si staglia davanti a noi è stupefacente. Alla vista si apre una sorta di vallata piena di vegetazione, che lascia intravedere solo il mare all'orizzonte: Il golfo di Corinto. I raggi solari giocano colorando a tratti le chiome degli alberi. Il montanaro mi abbraccia da dietro le spalle, sospirando vistosamente.

Mi scosto appena per guardarlo in viso. Lui capisce al volo la mia espressione e risponde alla mia domanda muta. "È la prima volta che da qui mi godo l'alba per davvero..." Mi stringe più forte, come se abbia paura che io possa scappare.

"E lo stai facendo con me?" Chiedo emozionata.

Lui mugugna dolce al mio orecchio, senza perdere di vista il panorama.

Rimaniamo fermi così, in silenzio, ebbri di questa vista e di noi.

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