Dear Diary ✷ Harry Potter

By -goosebumpss

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❛ non posso leggerti nella mente, daphne, ma posso capire il tuo sguardo. e quello parla chiaro ❜ ▬▬▬▬▬▬▬▬ �... More

Dear Diary
mixtape
Third Year / I've never felt this way for no one
cast
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Fourth Year / Please please please
cast
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Fifth Year / Lacy
cast
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By -goosebumpss

- ̥۪͙۪˚┊❛ chapter three ❜┊˚ ̥۪͙۪◌
𝙡𝙖 𝘾𝙤𝙤𝙢𝙖𝙣 è 𝙪𝙣𝙖 𝙥𝙖𝙯𝙯𝙖 𝙨𝙘𝙡𝙚𝙧𝙖𝙩𝙖

ϟ

𝐃𝐀𝐏𝐇𝐍𝐄

𝑭inito il banchetto, noi Grifondoro ci dirigemmo verso l'entrata della nostra Casa.

Come sempre, il banchetto mi aveva messo sonno, tanto che le palpebre avevano cominciato a chiudersi da sole. Passai tutto il tragitto a coprirmi la bocca, visti i continui sbadigli.

Gli eventi della giornata mi aveva sconvolta, e sinceramente avevo bisogno di farmi una bella dormita.

Camminammo tutti per le scale, che nel frattempo cambiavano di continuo, spostandosi da una parte all'altra. Durante il mio primo anno, avevo rischiato di cadere giù. Numerose volte.

Le pareti erano piene di dipinti, tutti diversi, ma simili in una cosa: in tutte le raffigurazioni, i soggetti potevano muoversi, poiché avevano vita propria. Se lo desideravano, potevano anche spostarsi da un quadro all'altro.

Quando arrivammo davanti al dipinto della Signora Grassa, mi venne tanta voglia di strapparlo o almeno di buttarlo da qualche parte. Come sempre, stava cantando, ma ad un tono di voce talmente acuto da trapanare i timpani.

Era insopportabile.

«Ecco, sentite. Non vuole farmi entrare» disse Seamus.

«Fortuna Major» tentò Harry.

Non servì a nulla.

La signora gli fece cenno di tacere, e tornò al suo canto. In mano temeva un bicchiere, che chiaramente stava cercando di distruggere con i suoi acuti terribili.

«No, no. Aspetta, aspetta» disse «State a vedere».

A quel punto, si mise ad urlare talmente forte che dovetti tapparmi le orecchie.

«Giuro che se non sta' zitta, la tolgo dal muro e la butto giù per le scale» ringhiai.

La Signora Grassa continuò ad urlare - non so con che quantità assurda d'aria nei polmoni - finché non decise di sbattere il bicchiere sul muro dietro di lei. Per fortuna, il pezzo di vetro si infranse, proprio come le sue probabilità di fare la cantante lirica.

«Sbalorditivo. Solo con la mia voce. Sbalorditivo!» esclamò.

«Fortuna Major» insistette Harry.

«Brava! Brava!» si stava elogiando la signora.

Poi smise, guardando imbronciata il mio amico e decidendosi finalmente ad aprire il suo dipinto, permettendoci di entrare nella nostra sala comune.

Entrai, chiacchierando con Hermione e continuando a brontolare a causa delle doti canore di quella donna. Un giorno di quelli mi sarei strappata le orecchie, state certi.

Amavo la sala comune: era uno spazio decisamente grande, le cui pareti erano ricoperte con una carta da parati rossa a fantasie. Le pareti, anche qui dentro, erano ricoperte di quadri. Su un lato c'era una caminetto, e davanti un divano e un paio di poltrone. In altri angoli, c'erano sedie imbottite, poltrone di velluto e panche piene di cuscini.

Io e la riccia salutammo in velocità Harry e Ron, e subito ci chiudemmo nella nostra stanza.

La prima cosa che feci fu buttarmi distesa sul mio letto. Mi sembravano passati secoli dall'ultima volta che avevo dormito su un letto vero, tanto che avevo premeditato quella notte per non poco tempo.

Hermione si mise a disfare la sua valigia.

«Sempre efficiente» le dissi.

«Prima faccio, prima vado a dormire» rispose.

«Oppure fai domani. Molto più facile».

La ragazza alzò gli occhi al cielo, un ghigno divertito che si faceva strada sulle sue labbra.

«Prima Silente mi ha guardata in modo strano. Quell'uomo certe volte mi fa paura» dissi di getto.

«In che senso "strano"?»

«Non saprei. Sembrava che cercasse di dirmi qualcosa con lo sguardo, ma non sono così perspicace» mi lamentai.

«Ma smettila» mi riprese lei «Fossi in te, andrei a parlarci il prima possibile. Magari si tratta si qualcosa di importante»

«Può darsi. Non appena mi verrà voglia, andrò da lui»

«Speriamo che questo momento arrivi prima delle fine dei nostri sette anni qui, che dici?»

«Come sei pesante!» risi «Ognuno ha i suoi tempi, va bene?»

«Peccato che i tuoi siano pari a quelli di un bradipo con qualche problema!».

Assunsi una faccia di finto sgomento, portandomi una mano sul cuore, come se mi avesse appena pugnalata.

Hermione scoppiò a ridere, trascinandomi presto con lei.

Andammo avanti a parlare per un po', finché le altre nostre compagne non rientrarono e a noi venne sonno.

Come sempre, tirai le tende del mio letto a baldacchino. Finalmente in pigiama, buttai la testa sul cuscino e presi sonno in men che non si dica.

⸻ ϟ ⸻

𝑳a mattina dopo, mi svegliai accompagnata dal canto degli uccellini. Sarebbero stati anche carini, peccato che io non mi chiamavo Biancaneve o Cenerentola, e la mattina era meglio non parlarmi.

Non so in quale strana maniera, ma Hermione mi trascino giù dal letto e mi costrinse a prepararmi. Poi, scendemmo in Sala Grande per fare colazione. O meglio, io mi trascinai giù, appoggiandomi a qualunque cosa pur di rimanere in piedi e non cadere a terra.

«Che abbiamo alla prima ora?» domandai, addentando un biscotto al cioccolato.

«Divinazione» rispose Ron, sedendosi accanto a me.

Mi rubò un biscotto dal piatto e io gli schiaffeggiai la mano. Il rosso mollò il biscotto, facendolo cadere sul tavolo.

«Ahi!» esclamò scioccato, tenendosi la mano.

«Ben ti sta, ladro» dissi.

E poi, sempre sotto il suo sguardo scioccato, addentai il biscotto che aveva cercato di rubarmi.

«Sei incredibile» sospirò.

Dopo colazione, io, Harry e Ron ci dirigemmo verso la torre dove si sarebbe tenuta la lezione.

Con tutta sincerità, non sapevo nemmeno perché mi fossi iscritta a quel corso.

L'aula era organizzata in modo bizzarro: era tappezzata di tappeti, sia sulle pareti che sui pavimenti. C'erano vari tavolini, ognuno con due seggiole accanto. Sopra ognuno di essi, proprio davanti alle sedie, stavano due tazzine di ceramica. Appese al soffitto, c'erano delle lanterne e delle tende.

Harry e Ron si sedettero assieme su una tavolino, lasciandomi sola.

«Traditori» bisbigliai, sedendomi nel tavolino dietro al loro.

«Benvenuti, ragazzi miei» ci salutò la Cooman.

Era forse la donna più bizzarra che avessi mai visto; diciamo che quell'aula rappresentava alla perfezione la sua personalità. Aveva capelli ricci sparati in tutte le direzioni, occhiali da lenti talmente enormi che tra poco riuscivi a vederle pure i capillari degli occhi, e dei vestiti che rispecchiavano perfettamente tutto quel teatrino.

«In quest'aula esplorerete la nobile arte della Divinazione!» continuò l'insegnante.

Io mi sporsi verso i due ragazzi davanti a me.

«Secondo voi, quando l'hanno assunta, il tono di voce spettrale era compreso nel contratto?».

Harry e Ron cercarono di soffocare le risate, con scarso successo.

Peccato che io parlavo seriamente.

«In quest'aula, voi scoprirete se possedete... la Vista!» disse, andando più a sbattere contro un tavolino, scatenando qualche risata «Salve, sono la professoressa Cooman. Insieme, ci proietteremo tutti quanti nel futuro! In questo trimestre ci dedicheremo alla Tassiomanzia, l'arte di leggere le foglie di tè, perciò prendete la tazza della persona di fronte a voi».

Mi girai. Ovviamente, non c'era nessuno.

«Cosa vedete?» chiese la Cooman «La verità giace sepolta come una frase nei meandri di un libro, in attesa di essere letta. Ma prima, dovete ampliare la vostra mente... prima, dovete guardare al di là!»

«È un mucchio di sciocchezze» sussurrò Hermione.

Mi girai di nuovo, trovandomi la riccia di fianco.

«Per tutti i Galeoni! E tu quando diavolo sei arrivata?» chiesi.

«Da dove spunti fuori?» le domandò Ron.

«Io?» fece lei «Sono sempre stata qui»

«Impossibile» dissi.

Lei mi fece un cenno, come per dirmi che mi avrebbe spiegato dopo.

«Tu, ragazzo... di', tua nonna sta bene?» chiese la Cooman a Neville.

«Credo di sì» rispose il ragazzo.

«Non ne sarei così sicura invece» ribatté «Dammi quella tazza».

Il ragazzo di fronte a Neville passò la tazza alla professoressa.

Ero sempre più sicura di trovarmi in un manicomio, e non più un'aula di scuola.

«Oh... mh... peccato» fece riappoggiandola.

La Cooman riprese a passeggiare attorno ai tavolini della stanza, parlando a vanvera di cose senza senso.

«Ampliate la mente!».

Andò avanti fino a quando non si fermò davanti a Ron, facendo un verso che lo fece saltare in aria dallo spavento.

«La tua aura s'invola, caro» gli disse agitata «Sei nell'aldilà? Io credo di sì!»

«Certo» rispose il rosso.

Dovetti coprirmi la bocca con una mano per non scoppiare a riderle in faccia.

«Guarda la tazza! Dimmi cosa vedi!»

«Eh... si».

Ron prese in mano la tazza di Harry, di fronte a sé, e cominciò a guardarci dentro, analizzando le forme che assumevano le foglioline di tè.

«Harry ha una specie di... croce storta; significa travagli e sofferenze» disse sfogliando il libro.

«Chi l'avrebbe mai detto» borbottai.

«E questo qua potrebbe essere il sole; significa felicità. Perciò... soffrirai, ma poi ne sarai felice, vedrai» concluse Ron guardando il suo amico.

Questa volta, scoppiai a ridere, mentre Hermione mi tirava uno spintone intimandomi di stare zitta.

«Dai, l'ha detto pure in rima. Come fai a non ridere?» mi asciugai una lacrima.

«Dammi la tazza» disse la Cooman a Ron.

Non appena la prese in mano, la mollò subito, come se scottasse. Urlò spaventata, allontanandosi dal tavolino dei miei amici. Si portò le mani al petto, ansimando.

«Oh, mio caro ragazzo... mio caro... tu hai il Gramo» disse la professoressa.

Vari bisbìgli e versi di stupore si levarono per la classe.

«Il Grano? Proprio il Grano?» chiese la voce di Seamus.

«Non il Grano, idiota. Il Gramo» gli rispose un altro.

La Cooman continuava ad allontanarsi da Harry, come se potesse attaccarle qualche strana malattia contagiosa e mortale.

«"Assume la forma di un cane fantasma gigante; uno dei presagi più oscuri del nostro mondo. È presagio... di morte"» lèsse qualcuno da un libro di testo.

«E ti pareva» sbuffai «Mai una volta tranquilli».

Harry guardò scioccato la sua tazzina.

Non prevedevo nulla di buono.

ϟ

𝑺ubito dopo la lezione di Divinazione, io, Harry, Ron ed Hermione ci dirigemmo verso la Foresta Proibita, dove si sarebbe tenuta la lezione di Cura delle Creature Magiche da Hagrid. Era anche la sua prima lezione, e io sinceramente ero elettrizzata.

Sulla strada, io e gli altri parlammo di ciò che era successo durante la lezione precedente. Harry sembrava ancora leggermente scosso.

«Tu non credi che quel Gramo c'entri qualcosa con Sirius Black, vero?» chiese Ron.

«Per favore, Ron!» esclamò Hermione «Per me Divinazione è una disciplina senza capo né coda. Invece, Rune Antiche, quella si che è una materia affascinante!»

«Rune Antiche? Quanti corsi segui questo trimestre, per l'esattezza?» le chiese il ragazzo.

«Abbastanza» rispose la riccia.

«No, fermi tutti» dissi, bloccandomi sul sentiero «Non è possibile, Mione. L'ora coincide con quella di Divinazione»

«Esatto!» mi appoggiò Ron «Saresti in due aule alla stessa ora!»

«Non siate sciocchi, ragazzi! Come si può essere in due aule alla stessa ora?» esclamò Hermione.

I due continuarono a battibeccare, e io ne approfittai per avvicinarmi a Harry, che era rimasto in silenzio per tutto quel tempo.

«Hey» lo presi per un braccio «Non pensare troppo a quello che ha detto la Cooman, va bene? Non sa nemmeno lei quello che dice»

«Mh» fece lui «Ci posso provare».

Alzai un angolo della bocca, facendogli un sorriso storto, che presto ricambiò.

Continuammo a camminare, finché non giungemmo nei pressi della capanna di Hagrid.

«Oh, si. Dai, forza. Avvicinatevi! Meno chiacchiere, prego» stava dicendo l'omone «Ho una vera chicca per voi, oggi. Una grande lezione. Perciò, seguitemi!».

Ci condusse tutti assieme nella foresta, rimanendo sempre in testa al gruppo e urlandoci ogni tanto di tenere il passo.

Mi aveva sempre incantata, la Foresta Proibita. Tanto affascinante, quanto pericolosa. Il secondo anno, io, Harry e Ron avevamo avuto una conversazione con dei ragni giganti - non commento la fifa di Ron.

Nonostante le creature spaventose che ci vivevano dentro, ogni giorno mi veniva voglia di entrarci e farci un giro. È buffo da pensare, ma il senso del pericolo mi piaceva; finché non diventava rischio di morte, ovviamente.

Finalmente arrivammo in uno spiazzo in mezzo agli alberi, circondato da un muretto per lo più diroccato.

«Eccoci qua. Basta parlare! Formate un gruppo da quella parte. Aprite il libro a pagina 49» ci disse Hagrid.

Noi ragazzi i raggruppammo dove ci aveva detto. In tanti continuavano a chiacchierare, ma una voce in particolare attirò la mia attenzione.

«E come facciamo ad aprirlo?» chiese Malfoy.

«Prova a sbatterci la testa contro» gli suggerii.

Lui mi guardò male, facendo un verso.

«Perché non taci, Mendoza?».

Sollevai gli occhi al cielo, esasperata. Un

giorno quel ragazzo mi avrebbe stufata, e io lo avrei preso a botte.

«Potrei chiederti la stessa cosa, Malfoy»

«Basta così» ci interruppe Hagrid «Per aprire il libro basta accarezzargli il dorso, naturalmente».

Feci come aveva detto, e diedi una carezza al libro. Non nego di essermi sentita stupida.

Nel mentre che Harry apriva il suo, io mi allontani da lui, tenendolo d'occhio.

«Ma dove vai?» mi chiese il corvino.

«Lontana dal tuo libro. Se non ricordi, l'ultima volta mi ha azzannato un piede» mi lamentai.

Lui rise ripensando al momento, e alla fine aprì il libro senza problemi.

L'unico ad avere qualche difficoltà fu Neville, il cui libro impazzì e cercò di morderlo dove possibile, sputacchiando pezzi di carta. Neville cadde per terra, circondato dalle risate degli altri.

«Come sei ridicolo, Neville!» esclamò Malfoy.

«Sto bene. Sto bene» affermò il ragazzo, rialzandosi.

«Io lo trovo divertente» disse Hermione.

«Ah, si. Molto divertente» s'intromise la voce del Serpeverde «Spiritosissimo. Dio, com'è caduto in basso questo posto. Quando mio padre saprà che Silente ha messo questo zotico a insegnare...».

I suoi amici scoppiarono a ridere.

Harry cominciò ad avvicinarsi a lui, ma io lo precedetti.

«Per caso nel tuo vocabolario sono comprese anche frasi in cui non dici "mio padre lo verrà a sapere"? Sai, chiedo per un'amica» commentai.

«Ti credi tanto simpatica, Mendoza?» domandò.

«Più di quanto credi» affermai, avvicinandomi ancora di più.

Eravamo praticamente ad un soffio l'uno dall'altra, e io ero pronta a tirargli un ceffone. Non ero una tipa violenta, ma quando qualcuno si meritava di essere preso a botte, allora io non mi fermavo di certo.

«Tu, sporca mezz-»

«Sta' zitto, Malfoy» esclamò Harry, posizionandosi accanto a me.

«Uh, uh, uuuh» fece lui, ghignando «Potter viene in soccorso della sua principessa?»

«Te la faccio vedere io la principessa...» borbottai.

Harry cominciò a tirarmi indietro, capendo che ero a tanto così da mollare a quel biondo ossigenato dei miei stivali un ceffone.

Malfoy mollò la sua borsa a uno dei suoi schiavetti. Prese ad avvicinarsi di nuovo a noi, con una faccia da schiaffi... ah no, scusate, quella era la sua faccia e basta. All'improvviso si bloccò, guardando le nostre spalle spaventato.

«Dissennatore! Dissennatore!» strillò.

Ci girammo tutti di scatto. Harry mi afferrò la mano, stringendo forte.

Quando ci voltammo, però, non vedemmo nulla. Quell'idiota ci aveva appena fatto uno scherzo, talmente di cattivo gusto che faceva pena.

Malfoy e i suoi amici si misero a ridere. Quando i girammo verso di loro, ce li ritrovammo con i cappucci alzati sulle loro teste e le mani verso di noi. Si misero a fare versi, come se fossero fantasmi.

Presi il mio amico per una spalla e lo trascinai via, facendo un bel dito medio ai Serpeverde prima.

«Idioti» gli dissi.

Hagrid richiamò la nostra attenzione con qualche colpo di tosse. Al collo portava una catena con appesi... dei furetti. Dei furetti morti.

«Ta-ta-ra-tá!» esclamò, allungando le braccia verso una creatura.

Assomigliava ad un incrocio tra un cavallo e un grifone. Era ricoperto di piume su tutto il corpo. Sul dorso aveva un paio d'ali immense. Le zampe avevano gli zoccoli, che scalpitavano sul terreno.

Hagrid gli lanciò uno dei furetti, che la creatura prese al volo, alzandosi sulle zampe posteriori.

«Dite, non è bellissimo?» ci chiese «Salutate Fierobecco»

«Hagrid, ma quello che cos'è?» gli chiese Ron.

«Questo, Ron, è un ippogrifo. La prima cosa da sapere sugli ippogrifi è che sono creature molto orgogliose. Si offendono subito. Quindi non dovete mai insultare un ippogrifo: potrebbe essere l'ultima cosa che fate nella vita» ci avvertì.

Alzai un sopracciglio, dubbiosa. Detto sinceramente, quella creatura sembrava capace di potermi saltare addosso e smembrarmi. Non era molto rassicurante quel becco affilato peggio di una lama.

«Allora, chi vuole venire a salutarlo?» ci chiese Hagrid, battendo le mani.

Tutti ci allontanammo, sussurrando spaventati. L'unico scemo che rimase fermo, fu Harry. Il corvino rimase impalato davanti alla creatura alata, e nessuno gli disse nulla.

Ognuno pensi a sé, no? Non potevo salvargli sempre le chiappe.

«Bravo, Harry. Bravissimo!» gli disse quando lo notò davanti a tutti noi.

Il ragazzo si girò per un attimo verso noi altri, assumendo una faccia confusa. Quando il suo sguardo si posò su di me, sorrisi innocente e alzai le spalle.

«Avanti, su» lo invitò il professore.

Ron, da vero traditore, gli diede una spintarella per mandarlo in avanti.

«Ora, dev'essere lui a fare la prima mossa. È un tipo educato, perciò ti avvicini, gli fai un bell'inchino, poi aspetti e vedi se lo fa anche lui. Se lo fa, puoi andare a toccarlo. Se non lo fa, beh... ne parleremo più tardi» disse Hagrid.

Afferrai il braccio di Hermione e ci affondai le unghie.

«Ora, fai il tuo inchino».

Harry cominciò ad abbassarsi, facendo appunto un inchino all'ippogrifo.

«Bello profondo» gli disse Hagrid.

Fierobecco prese ad agitarsi e a sbattere le ali, facendo versi strani.

«Indietro, Harry. Indietro!».

Harry si allontanò, ma schiacciò un rametto secco, che produsse rumore. Hermione mi afferrò un braccio, imitandomi.

«Non ti muovere...».

Alla fine, l'ippogrifo s'inchinò davanti a Harry, facendomi tirare un sospiro di sollievo.

Nella mia mente lo avevo visto morto in varie maniere, tutte causate da Fierobecco, e sinceramente ero contenta che nessuna di quelle di fosse avverata. Alcune erano proprio violente, cavolo.

Hagrid rise, contento.

«Complimenti, Harry. Complimenti!» gli disse, per poi lanciare un altro furetto alla creatura «Bene, ora puoi andare a dargli un buffetto. Coraggio! Non essere timido».

Il corvino si avvicinò, in modo cauto e lento. Allungò una mano verso la creatura, sempre tranquillamente. Fierobecco gli si avvicinò e si lasciò accarezzare. Hagrid si complimentò con lui, iniziando un applauso per il ragazzo.

«Credo che ora si lascerà cavalcare!» disse poi.

«Cosa?» fece Harry.

Hagrid lo sollevò da terra, mentre lui si dimenava e si lamentava, senza però ottenere nulla. L'omone lo mise sulla groppa dell'ippogrifo, per poi dargli una bacca sul fondoschiena. Fierobecco cominciò a correre, sempre con Harry sulla groppa, e alla fine spiccò il volo, salendo in alto nel cielo limpido.

Noi rimanemmo a terra, a guardarli sparire.

Non saprei dire dopo quanto tornò, ma per fortuna lo fece tutto intero, con ancora tutti gli arti integri e attaccati al corpo.

I ragazzi cominciarono a complimentarsi con lui.

«Che leccaculo» sussurrai, facendo ridere Ron.

Un altro applauso si levò, mentre Hagrid faceva i complimenti ad Harry per la cavalcata, complimentandosi poi anche con Fierobecco.

«Bah, per favore» fece Malfoy, infastidito.

Spinse via vari ragazzi, facendosi strada verso l'ippogrifo.

«Uh, ci sarà da divertirsi» esclamai.

«Si... tu non sei pericoloso, vero? Brutta bestiaccia» disse, avvicinandosi alla creatura.

«Malfoy...» provò a fermarlo Hagrid.

Fierobecco si alzò sulle zampe posteriori, incombendo sul Serpeverde. Vari ragazzi si misero a strillare, mentre io e Hermione ci facevamo indietro. L'ippogrifo scagliò una zampa su Malfoy, strappandogli la divisa e facendolo cadere a terra.

Mentre gli studenti urlavano, io mi misi a ridere. Se solo avessi avuto una videocamera...

«Fierobecco!» esclamò Hagrid.

Poi lo calmò, lanciandogli qualche altro furetto deceduto.

«Mi ha ucciso! Mi ha ucciso!» strillò Malfoy.

«Ma magari» dissi.

«Hagrid!» esclamò Hermione «Dev'essere portato in infermeria»

«Secondo me non è necessario» commentai.

«Io sono il professore; lo porto io» disse l'omone, prendendo il ragazzo il braccio.

Malfoy continuò a lamentarsi.

«Te ne pentirai!» esclamò.

«La lezione è finita» disse Hagrid.

«Tu e il tuo maledetto pollo!» aggiunse poi.

«Se solo potessi battere il cinque a Fierobecco...» sospirai.

«Non saresti l'unica a farlo» mi disse Ron.

ϟ

˗ˏˋ ꒰ 𝙖𝙪𝙩𝙝𝙤𝙧'𝙨 𝙣𝙤𝙩𝙚 !

Vi giuro, non so mai cosa dire nelle note se non che Daph è la mia fidanzata. La amo con tutto il mio cuore, spero valga lo stesso per voi🫶

Detto questo, ci sentiamo presto ❥ sofi

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