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By hieveryoneagain

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Un amore lacerante, un amore nato prima che se ne accorgessero. Un amore assordante. Un amore vero. Abigail... More

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By hieveryoneagain


Grimmauld Place, numero dodici






























«Che cos'è l'ordine della fenice?» esordì Abigail.

«Non qui, ragazza!» ringhiò Moody «Aspetta che siamo dentro»

Le sfilò la pergamena dalla mano e la incendiò con la punta della bacchetta. Mentre il messaggio si arricciava tra le fiamme e fluttuava sino a terra,
Abigail guardò di nuovo le case. Erano davanti al numero undici; guardò a sinistra e vide il numero dieci; a destra, tuttavia, c'era il numero tredici «Ma dov'è...?»

«Pensa a ciò che hai appena mandato a mente» disse Lupin piano.

Abigail pensò e, non appena ebbe raggiunto la parte che riguardava il numero dodici di Grimmauld Place, una porta malconcia affiorò dal nulla tra i numeri undici e tredici, seguita in fretta da muri sudici e finestre incrostate di sporco. Era come se una casa in più si fosse gonfiata lì in mezzo, spingendo da parte quelle ai lati.

Abigail la guardò a bocca aperta, poi si girò verso il fratello, che aveva la sua stessa espressione. Lo stereo al numero undici continuò a pulsare. A quel che pareva, i Babbani all'interno non si erano accorti di nulla.

«Andiamo, presto» ringhiò Moody, incoraggiando i gemelli con un colpetto sulla schiena.

Abigail salì i consunti gradini di pietra, fissando la porta che si era appena Materializzata. La vernice nera era scrostata e graffiata. Il batacchio d'argento aveva la forma di un serpente intrecciato. Non c'erano serratura né cassetta delle lettere.

Lupin estrasse la bacchetta e picchiò alla porta una volta. Abigail udì molti rumori metallici e quello che suonava come i tintinnio di una catena. La porta si aprì con un cigolio.

«Entrate in fretta» sussurrò Lupin, «ma non andate troppo in là e non toccate niente»

Abigail varcò la soglia per ritrovarsi nell'oscurità quasi totale dell'ingresso. Fiutò umidità, polvere e un odore dolciastro di marcio; il luogo dava la sensazione di un edificio abbandonato.

Si guardò alle spalle e vide gli altri entrare dietro di loro, con Lupin e Tonks che trasportavano i bauli e le gabbia degli animali. Moody era sul gradino più alto, intento a liberare le sfere di luce che lo spegnino aveva rubato ai lampioni; volarono al loro posto dentro i bulbi e la piazza brillò per un istante di luce arancione prima che Moody entrasse zoppicando e chiudesse la porta, così che l'oscurità fu completa «Ecco...» batté forte con la bacchetta sulla teste di Harry e di Abigail, che si sentì scorrere lungo la schiena qualcosa di caldo, questa volta, e seppe che l'Incantesimo di Disillusione si era interrotto.

«Ora tutti fermi, che procuro un po' di luce» sussurrò Moody.

Le voci soffocate degli altri infondevano in Abigail un tetro presagio: era come se fossero appena entrati nella casa di un morente. Udì un sibilo basso e poi vecchie lampade a gas tornarono in vita sputacchiando lungo le pareti, gettando una luce tremolante e inconsistente sulla tappezzeria scollata e sulla moquette lisa di un lungo, cupo corridoio, dove un candelabro coperto di ragnatele brillava sopra di loro e
ritratti anneriti dal tempo affollavano i muri.

Abigail udì qualcosa zampettare dietro lo zoccolo della parete. Sia il candelabro appeso al soffitto che quelli posati su un tavolino traballante lì vicino avevano la forma di serpenti.

Si udirono dei passi affrettati e la madre di Ginny, la signora Weasley, emerse da una porta all'altro capo dell'ingresso.

Sorrise in segno di benvenuto correndo verso di loro, anche se Abigail notò che era più magra e pallida dell'ultima volta in cui l'aveva vista.

«Oh, ragazzi, che bello vedervi!» sussurrò, stringendoli in un abbraccio stritolacostole prima di spingerli indietro e osservarli con aria critica «Avete l'aria patita; avete bisogno di mangiare, ma dovrete aspettare un po' per la cena, temo»

Si rivolse alla banda di maghi alle spalle dei ragazzi e sussurrò frettolosa: «È appena arrivato, la riunione è cominciata»

I maghi dietro di loro si produssero in mormorii d'interesse ed eccitazione e lo oltrepassarono diretti alla porta da cui la signora Weasley era appena arrivata.
Harry fece per seguire Lupin, ma lei lo trattenne.

«No, Harry, la riunione è riservata ai membri dell'Ordine. Ron e Hermione sono di sopra, potete aspettare con loro finché non sarà finita, poi ceneremo. E parlate piano nell'ingresso» aggiunse, con un sussurro.

«Perché?» chiese Abigail confusa.

«Non voglio che niente si svegli»

«Che cosa...?»

«Vi spiegherò dopo, adesso devo muovermi, devo andare alla riunione... vi mostro dove dormirete»

Premendosi un dito sulle labbra, passò in punta di piedi accanto a una coppia di tende lunghe e tarmate, oltre la quale Abigail suppose ci dovesse essere un'altra porta, e dopo aver evitato un grande portaombrelli che sembrava fatto con una zampa amputata di troll presero a salire le scale buie, passando sotto una fila di teste rinsecchite montate su targhe lungo la parete.

Un'occhiata più da vicino svelò a Abigail che le teste appartenevano a elfi domestici. Avevano tutti lo stesso naso simile a un grugno. La meraviglia di Abigail cresceva a ogni gradino. Che cosa diavolo ci facevano in una casa che sembrava appartenere al più Oscuro dei maghi?
«Signora Weasley, chi...?» chiese infatti Harry.

«Ron e Hermione vi spiegheranno tutto, tesoro, devo scappare via, davvero» sussurrò la signora Weasley distrattamente «Ecco» avevano raggiunto il secondo pianerottolo «...la tua Harry è la porta a destra, Abigail quella a sinistra. Vi chiamo quando è finita» E corse di nuovo giù per le scale.

Harry, seguito dalla sorella, attraversò il lugubre pianerottolo, girò la maniglia a forma di testa di serpente e aprì la porta.

Colse un rapido scorcio di una tetra stanza con il soffitto alto e due letti gemelli; poi si udì un forte cinguettio, seguito da uno stridio ancora più forte.

Hermione si era gettata addosso ad Harry, stringendolo in un abbraccio che quasi lo stese, mentre il minuscolo gufo di Ron, Leotordo,
sfrecciava eccitato attorno alle loro teste.

«HARRY! Ron, è qui, Harry è qui! Non ti abbiamo sentito arrivare! Oh, come stai? Stai bene? Sei arrabbiato con noi? Scommetto di sì, lo so che le nostre lettere erano inutili, ma non potevamo dirti niente, Silente ci ha fatto giurare, oh, abbiamo tante cose da raccontarti, e anche tu hai delle cose da raccontare a noi... i Dissennatori! Quando abbiamo saputo... e quell'udienza al Ministero... è semplicemente vergognoso, ho studiato tutto, non possono espellerti, non possono e basta, nel Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni è previsto l'uso della magia in caso di pericolo di vita»

«Lascialo respirare, Hermione» disse Ron con un gran sorriso, chiudendo la porta dietro Abigail.

Sembrava cresciuto di parecchi centimetri ed era più alto e dinoccolato che mai, anche se il naso lungo, i capelli di un rosso acceso e le lentiggini erano gli stessi.

Sempre sorridendo radiosa, Hermione lasciò andare Harry, poi si rivolse ad Abigail.

«Oh Abbie» disse stringendola in un abbraccio che fece rimanere stupiti tutti i presenti e soprattutto la ragazza tra le sue braccia «stai bene? I Dissennatori ti hanno fatto del male? Ma quanto sei dimagrita? Non va bene» poi si staccò e le prese la mano, non lasciandola neanche parlare «vieni, qui abbiamo un po' di schifezze. Tieni mangia una cioccorana» disse poi dandole tra le mani una scatoletta viola.

«Emh grazie» disse Abigail confusa, andando a sedersi nel letto, accanto a Ron, che la guardava non sapendo cosa dire.

«Ron» lo salutò cordialmente Abigail mentre lui sorrideva più tranquillo e rispondeva al saluto «Abbie» era la prima volta dopo tre anni, che la chiamava con il suo soprannome. Quando si erano conosciuti sul treno, avevano fatto amicizia, poi lei era stata smistata in Serpeverde e tutto era cambiato.

«Era arrabbiatissima» disse Ron guardando la civetta che ora stava sulla spalla di Harry «Ci ha quasi beccati a morte quando ha portato le tue ultime lettere, guarda qui...»

Mostrò a Harry il dito indice della mano destra, che esibiva un taglio quasi rimarginato ma profondo.

«Oh, sì» si scusò Abigail «Mi dispiace, ma volevamo delle risposte, sapete...»

«Noi volevamo darvele» disse Ron «Hermione era agitatissima, continuava a dire che avreste fatto qualche stupidaggine se foste rimasti bloccati tutti soli senza notizie, ma Silente ci ha fatto...»

«..giurare di non dirmi niente» terminò Harry «Sì, l'ha già detto Hermione»

Calò un silenzio teso; Harry accarezzava Edvige meccanicamente, senza guardare nessuno dei due, Abigail faceva rimbalzare lo sguardo tra i tre Grifondoro non sapendo bene cosa dire.

«Sembrava convinto che fosse la cosa migliore» disse Hermione in un soffio «Silente, intendo»

«Già» commentò Harry.

«Probabilmente pensava che eravate assolutamente al sicuro con i Babbani...» tentò Ron.

«Davvero?» disse Harry, inarcando le sopracciglia «Uno di voi due per caso è stato aggredito dai Dissennatori quest'estate?»

«Be', no... ma è per questo che ha messo gente dell'Ordine della Fenice a sorvegliarvi di continuo...»

«Non ha funzionato tanto bene, però, vero?» chiese Harry, facendo del suo meglio per controllare il tono di voce guardando la sorella in cerca di conforto «Dopotutto abbiamo dovuto badare a noi stessi, no?»

«Era così arrabbiato» continuò Hermione, quasi intimorita «Silente. L'abbiamo visto. Quando ha scoperto che Mundungus se n'era andato prima della fine del suo turno. Faceva paura»

«Be', sono contento che se ne sia andato» disse Harry freddamente «Altrimenti non avrei fatto nessuna magia e Silente probabilmente ci avrebbe lasciato tutta l'estate in Privet Drive»

«Non sei... non sei preoccupato per l'udienza al Ministero?» gli chiese Hermione piano.

«No» mentì Harry in tono di sfida, mentre Abigail lo guardava trattenendo un sorriso divertito e scuotendo la testa «E allora perché Silente aveva tanta voglia di tenermi all'oscuro di tutto?» chiese Harry, sempre sforzandosi di mantenere un tono di voce noncurante «Per caso vi siete... ehm... presi la briga di chiederglielo?»

«Abbiamo detto a Silente che volevamo raccontarti che cosa stava succedendo» disse Ron «Gliel'abbiamo detto, Harry. Ma al momento è davvero molto impegnato, l'abbiamo visto solo due volte da quando siamo qui e non aveva molto tempo, ci ha fatto solo giurare di non dirti cose importanti nelle lettere, ha detto che i gufi potevano essere intercettati»

«Però poteva tenerci informati, se voleva» ribatté Harry secco «Non ditemi che non sa come mandare messaggi senza gufi»

Hermione scoccò un'occhiata a Ron e poi disse: «L'ho pensato anch'io. Ma lui voleva che voi non sapeste niente»

«Forse non crede di potersi fidare di me» buttò lì Harry, osservando le loro espressioni.

«Non essere idiota» rispose Ron, completamente allibito.

«O che non sappia badare a me stesso»

«Ma certo che no!» esclamò Hermione agitata.

«E allora come mai noi dobbiamo stare dai Dursley mentre voi due potete partecipare a tutto quello che succede qui?» chiese Abigail, le parole che inciampavano l'una nell'altra, la voce più alta mentre si alzava e raggiungeva il fratello «Come mai voi due potete sapere tutto? Alla fine siamo noi quelli in pericolo di vita»

«Non è vero!» protestò Ron «La mamma non ci permette nemmeno di avvicinarci alle riunioni, dice che siamo troppo giovani...»

«E COSÌ NON ANDATE ALLE RIUNIONI, BELLA ROBA! MA ALMENO SIETE QUI, NO? STATE SEMPRE INSIEME! NOI SIAMO STATI BLOCCATI UN MESE DAI DURSLEY! E HO AFFRONTATO COSE BEN PIÙ GROSSE DI QUANTO NON SIA MAI SUCCESSO A VOI, E SILENTE LO SA...CHI HA SALVATO LA PIETRA FILOSOFALE? CHI SI È SBARAZZATO DI RIDDLE? CHI VI HA SALVATO LA PELLE, A VOI DUE, DAI DISSENNATORI?» urlò Harry in preda ad un attacco d'ira «CHI HA DOVUTO SUPERARE DRAGHI E SFINGI E TUTTE QUELLE ALTRE SCHIFEZZE L'ANNO SCORSO? CHI HA VISTO LUI CHE TORNAVA? CHI HA DOVUTO SFUGGIRGLI? IO! CHI HA VISTO CEDRIC DIGGORY MORIRE? SORPRESA SEMPRE IO»

Per Abigail quell'ultima frase fu una pugnalata allo stomaco. In quegli ultimi giorni Cedric era stata una costante dolorosa nei suoi pensieri.

«Harry!» esclamò Ron lanciando uno sguardo preoccupato ad Abigail che era sull'orlo delle lacrime.

«MA PERCHÉ MAI DOVREI SAPERE CHE COSA STA SUCCEDENDO? PERCHÉ QUALCUNO DOVREBBE PRENDERSI LA BRIGA DI DIRMI CHE COSA SUCCEDE?»

«Harry, noi volevamo dirtelo, davvero...» cominciò Hermione, subito interrotta da Harry.

«NON LO VOLEVATE PROPRIO TANTO, EH, ALTRIMENTI POTEVATE MANDARMI UN GUFO, MA SILENTE VI HA FATTO GIURARE»

«Be', è vero...»

«QUATTRO SETTIMANE, SONO RIMASTO PRIGIONIERO IN PRIVET DRIVE, A PESCARE I GIORNALI NEI BIDONI PER CERCARE DI SCOPRIRE CHE COSA SUCCEDEVA»

«Noi volevamo...»

«IMMAGINO CHE VI SIATE FATTI DELLE BELLE RISATE, VERO, RINTANATI QUI TUTTI INSIEME»

«No, sul serio...»

«Harry, ci dispiace tanto!» disse Hermione disperata, gli occhi luccicanti di lacrime «Hai assolutamente ragione, Harry... io sarei furibonda se fosse capitato a me!»

Harry la scrutò irato, ancora ansante, poi si voltò di nuovo e prese a misurare la stanza a grandi passi.

Abigail stava singhiozzando. L'ira del fratello, mischiata alla sua e al dolore per la perdita così prematura del suo ragazzo l'avevamo completamente distrutta dentro.

Ci fu una lunga pausa, interrotta solo dal funereo scricchiolio delle assi del pavimento sotto i piedi di Harry e dai singhiozzo sommessi di Abigail.

«Scusa Abbie» disse il fratello calmandosi, quando vide Abigail in quel modo, le si avvicinò e le circondò la vita con le braccia «Che cos'è questo posto, comunque?» sbottò poi, rivolto a Ron e Hermione.

«Il Quartier Generale dell'Ordine della Fenice» rispose subito Ron.

«Qualcuno si prende il disturbo di dirmi che cos'è l'Ordine della Fenice?»

«È una società segreta» rispose Hermione in fretta «La guida Silente, l'ha fondata lui. Sono le persone che hanno combattuto contro Tu-Sai-Chi l'ultima volta»

«Chi ne fa parte?» chiese Harry, abbracciando stretto la sorella, che si stava riprendendo.

«Un po' di gente...»

«Ne abbiamo visti una ventina» disse Ron, «ma crediamo che ce ne siano degli altri» Harry li guardò fosco.

«Allora?» chiese, guardando dall'uno all'altra.

«Ehm» disse Ron «Allora cosa?»

«Voldemort!» disse Harry furioso, e sia Ron che Hermione trasalirono «Che cosa sta succedendo? Che cosa sta combinando? Dov'è? Che cosa stiamo facendo per fermarlo?»

«Te l'abbiamo detto, l'Ordine non ci permette di partecipare alle riunioni» rispose Hermione nervosamente «Quindi non conosciamo i dettagli... ma ci siamo fatti un'idea generale» aggiunse in fretta, vedendo l'espressione di Harry.

«Fred e George, sai, hanno inventato le Orecchie Oblunghe» disse Ron «Sono proprio utili»

«Orecchie...?» chiese Abigail allontanandosi dal fratello.

«Oblunghe, sì. Solo che ultimamente abbiamo dovuto smettere di usarle perché la mamma ci ha scoperto ed è andata su tutte le furie. Fred e George hanno dovuto nasconderle tutte per evitare che la mamma le buttasse via. Ma ci sono state parecchio utili prima che la mamma ci beccasse. Sappiamo che alcuni membri dell'Ordine stanno seguendo dei noti Mangiamorte, li tengono d'occhio, insomma...»

«Alcuni lavorano per reclutare altre persone nell'Ordine...» disse Hermione.

«E alcuni sorvegliano qualcosa» proseguì Ron «Parlano sempre di turni di guardia»

«Non eravamo noi, magari?» chiese Abigail sarcastica.

«Oh, già, certo» disse Ron con l'aria di chi capisce qualcosa all'improvviso.

Harry sbuffò. Riprese a marciare per la stanza, guardando ovunque tranne che verso Ron e Hermione «Allora, che cosa fate voi due, se non potete assistere alle riunioni?» chiese «Avete detto che avete avuto da fare»

«È vero» rispose Hermione in fretta «Stiamo disinfestando la casa: è vuota da secoli e c'è un sacco di roba che si è riprodotta qui dentro. Siamo riusciti a ripulire la cucina, quasi tutte le camere da letto e credo che domani faremo il salo... AARCH!»

Con due schiocchi sonori i gemelli Fred e George, i fratelli maggiori di Ron, erano comparsi dal nulla nel centro della stanza.

«Smettetela!» ordinò debolmente Hermione ai gemelli, che avevano gli stessi capelli rosso vivo di Ron.

«Ciao, Harry» disse George con un gran sorriso «Mi pareva di aver sentito i tuoi toni soavi»

«Non devi reprimere la rabbia così, Harry, lasciala sfogare» disse Fred, che pure sorrideva «Forse a una quarantina di chilometri da qui ci sono due o tre persone che non ti hanno sentito»

«Abbie!» esclamò poi George scaraventandosi sulla ragazza e stringendola in abbracciato.

«Ciao Georgie!» ricambiò lei, aggrappandosi alla sua schiena e ricevendo un bacio sulla fronte.

«Lasciala un po' a me George!» esclamò Fred, staccando di forza il fratello e stringendo l'esile corpo della ragazza tra le braccia, «Mi sei mancata serpe!»

«Anche tu mi sei mancato Freddie!» rispose lei facendosi cullare da quelle braccia così famigliari.

«Allora voi due avete superato gli esami di Materializzazione, eh?» chiese poi Abigail.

«Con lode» rispose Fred, che reggeva quello che sembrava un filo molto lungo color carne.

«Ci avreste messo solo trenta secondi di più a scendere le scale» osservò Ron.

«Il tempo è galeoni, fratellino» ribatté Fred «Comunque, Harry, stai disturbando la ricezione. Orecchie Oblunghe» aggiunse in risposta alle sopracciglia inarcate di Harry, e mostrò il filo che, Harry se ne accorse in quel momento, si dipanava fin sul pianerottolo «Stiamo cercando di sentire che cosa succede di sotto»

«Dovete stare attenti» disse Ron, fissando l'Orecchio, «se la mamma ne vede un altro...»

«Vale la pena di rischiare, è una riunione importante» rispose Fred.

La porta si aprì e comparve una lunga zazzera di capelli rossi.

«Oh, ciao, Harry!» disse allegramente Ginny, la sorella minore di Ron «Mi pareva di aver sentito la tua voce»

«Ginny!» esclamò Abigail, spostandosi dalle braccia di Fred per abbracciare la piccola Weasley.

«Abbie!» ricambiò la rossa stringendo la ragazza così simile a lei.

Poi rivolta a Fred e George, aggiunse: «Niente da fare con le Orecchie Oblunghe, ha gettato un Incantesimo Imperturbabile sulla porta della cucina»

«Come fai a saperlo?» chiese George, mortificato.

«Tonks mi ha spiegato come scoprirli» rispose Ginny «Basta buttare qualcosa contro la porta, e se non riesce a fare contatto vuol dire che la porta è stata Imperturbata. Ho provato a gettare delle Caccabombe dalla cima delle scale e non fanno che rimbalzare indietro, quindi non è possibile che le Orecchie Oblunghe riescano a passarci sotto»

Fred trasse un profondo sospiro «Peccato, avevo proprio voglia di scoprire che cosa sta combinando il vecchio Piton»

«Piton!» esclamò Harry, mentre Abigail spalancava gli occhi sorpresa e grata «È qui?»

«Sicuro» disse George, che chiuse cautamente la porta e si sedette su uno dei letti; Fred e Ginny lo imitarono «Fa rapporto. Top secret»

«Idiota» disse Fred pigramente.

«È dalla nostra parte, adesso» osservò Hermione in tono di rimprovero.

Ron sbuffò «Questo non gli impedisce di essere un idiota. Le occhiate che ci tira, quando ci vede...»

«Non piace nemmeno a Bill» disse Ginny, come se questo sistemasse la faccenda.

Abigail sprofondò nel letto di fronte agli altri.

«Bill è qui?» chiese Harry «Credevo che fosse in Egitto»

«Ha fatto domanda per un lavoro di ufficio in modo da poter tornare a casa e collaborare con l'Ordine» disse Fred «Dice che gli mancano le tombe, ma» e fece una smorfia, «ci sono dei vantaggi»

«Cioè?» chiede Abigail.

«Ti ricordi la vecchia Fleur Delacour?» disse George, mentre Abigail annuiva leggermente rattristata dai ricordi dell'anno precedente «È stata assunta alla Gringott per migliorooore il suo engleeese...»

«E Bill le dà un sacco di lezioni private» ridacchiò Fred.

«Anche Charlie fa parte dell'Ordine» disse George, «ma è ancora in Romania. Silente vuole assoldare tutti i maghi stranieri che può, così Charlie cerca di prendere contatti nei giorni liberi»

«Non potrebbe farlo Percy?» chiese Harry.

Alle parole di Harry, tutti i Weasley e Hermione si scambiarono eloquenti sguardi cupi.

«Comunque vadano le cose, non parlare di Percy davanti a mamma e papà» gli disse Ron con voce tesa.

«Perché no?» chiese Abigail confusa.

«Perché tutte le volte che si sente il nome di Percy, papà rompe qualunque cosa abbia in mano e la mamma scoppia a piangere» disse Fred.

«È terribile» mormorò Ginny triste.

«Credo che ci siamo proprio liberati di lui» continuò George, con un'espressione insolitamente tetra.

«Che cosa è successo?» chiese quindi Abigail.

«Percy e papà hanno litigato» disse Fred «Non ho mai visto papà litigare così con qualcuno. Di solito è la mamma che urla»

«È successo la prima settimana dopo la fine della scuola» riprese Ron «Stavamo per venire a unirci all'Ordine. Percy è tornato a casa e ci ha detto che era stato promosso»

«State scherzando?» disse Harry.

«Sì, ci ha stupito tutti» disse George, «perché si era ficcato in un sacco di guai per via di Crouch; c'è stata anche un'inchiesta. Hanno detto che Percy avrebbe dovuto capire che Crouch era fuori di zucca e informare un superiore. Ma lo sai com'è fatto Percy: Crouch gli aveva lasciato le redini dell'ufficio, e lui certo non aveva intenzione di lamentarsi»

«E allora come mai l'hanno promosso?» chiese Abigail.

«È quello che ci siamo chiesti anche noi» disse Ron, «È tornato a casa tutto compiaciuto, anche più del solito, se riesci a figurartelo, e ha detto a papà che gli era stato offerto un posto nell'ufficio di Fudge. Un posto davvero buono per uno uscito da Hogwarts da appena un anno: Assistente del Ministro. Si aspettava che papà fosse colpito, credo»

«Solo che papà non lo è stato» disse Fred cupo.

«Perché no?» chiese Harry.

«Beh, a quanto pare Fudge continua a impazzare per il Ministero controllando che nessuno abbia contatti con Silente» spiegò George.

«Il nome di Silente è fango per il Ministero in questo periodo, sai» disse Fred «Sono tutti convinti che provochi solo guai andando in giro a dire che Tu-Sai-Chi è tornato»

«Papà ha detto che Fudge ha dichiarato che chiunque sia in combutta con Silente può anche sgombrare la scrivania» disse George.

«Il guaio è che Fudge sospetta di papà, sa che è amico di Silente e ha sempre pensato che sia un po' svitato per via della sua ossessione per i Babbani»

«Ma che cosa c'entra questo con Percy?» chiese Abigail confusa.

«Ci sto arrivando. Papà sospetta che Fudge voglia Percy nel suo ufficio solo per spiare la nostra famiglia... e Silente» continuò Fred. Abigail emise un fischio sommesso.

«Ma Percy è stato felicissimo» Ron rise, una risata cupa.

«Ha perso completamente la testa. Ha detto... beh, ha detto un mucchio di cose terribili. Che ha dovuto lottare contro la pessima reputazione di papà fin da quando è entrato al Ministero e che papà non ha ambizioni ed è per questo che siamo sempre stati... sai... che non abbiamo tanti soldi, voglio dire...» disse Ron.

«Che cosa?» chiese Harry incredulo, mentre Ginny soffiava come un gatto arrabbiato, e Abigail spalancava bocca e occhi.

«Lo so» disse Ron a voce bassa «E le cose sono peggiorate. Ha detto che papà era un idiota a frequentare Silente, che Silente si stava cacciando in un grosso guaio e papà sarebbe affondato con lui, e che lui, Percy, sapeva a chi essere fedele, cioè al Ministero. E se papà e mamma avevano intenzione di tradire il Ministero lui avrebbe fatto in modo che tutti sapessero che non faceva più parte della nostra famiglia. E ha fatto i bagagli la sera stessa e se n'è andato. Adesso vive qui a Londra»

«La mamma è completamente sconvolta» disse Ron «Sai... piange, eccetera. È venuta a Londra per cercare di parlare con Percy, ma lui le ha sbattuto la porta in faccia. Non so che cosa fa quando incontra papà al lavoro: lo ignora, immagino»

«Ma Percy deve sapere che Voldemort è tornato» disse Abigail lentamente «Non è stupido, deve sapere che vostra mamma e vostro papà non rischierebbero tutto senza averne le prove»

«Sì, beh, mentre litigavano è saltato fuori anche il tuo nome Harry» ammise Ron, scoccando a Harry uno sguardo furtivo «Percy ha detto che la sola prova era la tua parola e... non so... non credeva che fosse abbastanza valida»

«Percy prende sul serio La Gazzetta del Profeta» disse Hermione acida, e tutti gli altri annuirono.

«Di che cosa state parlando?» domandò Harry, guardandoli. Lo osservavano tutti con aria circospetta, persino Abigail, che con tutto il trambusto si era dimenticata di dirgli degli articoli di giornale su di lui.

«Non... non hai ricevuto La Gazzetta del Profeta?» gli chiese Hermione nervosa.

«Sì che l'ho ricevuta!»

«E l'hai... ehm... letta tutta?» insisté Hermione, ancora più tesa.

«Non da cima a fondo» rispose Harry, sulla difensiva «Se avessero scritto qualcosa su Voldemort sarebbe stato in prima pagina, no?»

Gli altri sussultarono sentendo pronunciare quel nome. Hermione riprese in fretta «Be', avresti dovuto leggerla da cima a fondo per notarlo, ma quelli... ehm... ti nominano un paio di volte la settimana»

«Ma l'avrei visto...»

«No, se hai letto solo la prima pagina no» Hermione scosse il capo «Non sto parlando di articoloni. Ti citano di sfuggita, come se fossi uno zimbello fisso»

«Che cosa...?»

«È proprio una cattiveria» disse Hermione con calma forzata «Stanno solo continuando il lavoro che aveva cominciato Rita»

«Ma non scrive più per loro, no?»

«Oh, no, ha mantenuto la promessa... non che avesse scelta» aggiunse soddisfatta «Ma ha gettato le basi per quello che stanno cercando di fare adesso»

«E cioè che cosa?» chiese Harry, impaziente.

«Sai che ha scritto che svenivi dappertutto e dicevi che ti faceva male la cicatrice eccetera, no?»

«Sì» rispose Harry, che non poteva aver dimenticato tanto in fretta gli articoli di Rita Skeeter su di lui.

«Beh, parlano di te come se fossi un frustrato, uno che cerca altenzione, che crede di essere un grande eroe tragico o roba del genere» disse Hermione rapidissima, come se fosse meno spiacevole per Harry venire a sapere quei fatti velocemente «Continuano a buttar li commenti malevoli su di te. Se esce un articolo su una storia inverosimile, scrivono cose tipo 'Un racconto degno di Harry Potter!', e se qualcuno ha un incidente brutto o cose così, 'Speriamo che non gli resti una cicatrice sulla fronte o presto ci toccherà adorarlo'»

«Io non voglio che nessuno mi adori...» Harry cominciò a scaldarsi.

«Lo so che non vuoi» disse Hermione in fretta, con aria spaventata «Io lo so, Harry. Ma lo capisci che cosa stanno facendo? Vogliono trasformarti in una persona inattendibile. C'è dietro Fudge, ci scommetto tutto quello che vuoi. Vogliono che ovunque i maghi credano che sei solo uno stupido ragazzino, una specie di macchietta, che racconta storie esagerate e ridicole perché adora essere famoso e vuole rimanere tale»

«Io non ho chiesto... io non volevo... Voldemort ha ucciso i nostri genitori!» farfugliò Harry indicando anche Abigail «Sono diventato famoso perché ha assassinato la nostra famiglia, ma non è riuscito a uccidere noi! Chi vuole essere famoso per questo motivo? Non pensano che preferirei che non fosse mai...»

«Noi lo sappiamo, Harry» disse Ginny, appassionata.

«E naturalmente non hanno scritto una riga sull'aggressione dei Dissennatori» riprese Hermione «Qualcuno ha detto loro di tenere la bocca chiusa. Dissennatori a piede libero: quella sì che sarebbe stata una notizia. Non hanno nemmeno scritto che hai violato lo Statuto Internazionale di Segretezza. Credevamo che l'avrebbero fatto, collimava così bene con l'immagine di te come uno stupido fanfarone. Secondo noi stanno aspettando che tu venga espulso per andare fino in fondo... voglio dire, se vieni espulso, ovviamente» continuò in fretta «Non dovrebbe succedere, se si attengono alle loro stesse leggi: non ci sono argomenti contro di te»

Erano tornati a parlare dell'udienza e né Harry né Abigail volevano pensarci.

Fred e George con un altro sonoro schiocco scomparvero.

Qualche istante dopo, la signora Weasley apparve sulla soglia «La riunione è finita, potete scendere a cena, adesso. Muoiono tutti dalla voglia di vedervi cari. Si può sapere chi ha lasciato tutte quelle Caccabombe davanti alla porta della cucina?»

«Grattastinchi» rispose Ginny senza arrossire «Gli piace tanto giocarci»

«Oh» disse la signora Weasley, «credevo che fosse stato Kreacher, continua a fare strane cose del genere. Non dimenticate di tenere la voce bassa nell'ingresso. Ginny, hai le mani sporchissime, che cos'hai fatto? Vai a lavartele prima di scendere a cena, per favore»

Ginny fece una smorfia e seguì la madre, lasciando Harry ed Abigail soli con Ron e Hermione.

«Sentite...» borbottò Harry, ma Ron scosse il capo e Hermione disse piano: «Lo sapevamo che ti saresti arrabbiato, Harry, non c'è da biasimarti, sul serio, ma devi capire, ci abbiamo provato, a convincere Silente...»

«Sì, lo so» concluse Harry asciutto.

«Chi è Kreacher?» chiese poi Abigail per cambiare argomento velocemente.

«L'elfo domestico che abita qui» rispose Ron «Un pazzo. Mai visto uno così»

Hermione lo guardò accigliata «Non è un pazzo, Ron»

«La sua massima ambizione è farsi tagliare la testa per vederla inchiodata su una targa come quella di sua madre» disse Ron irritato «È normale, Hermione?» Ron sgranò gli occhi rivolto verso Harry «Hermione non ha ancora rinunciato al CREPA»

«Andiamo, muoio di fame» aggiunse poi velocemente, per interrompere Hermione che stava per aprire bocca nuovamente.

Uscì per primo sul pianerottolo, ma prima che cominciassero a scendere le scale.

«Fermi!» bisbigliò Ron, facendo scattare un braccio per bloccare Abigail e Hermione che precedevano Harry «Sono ancora nell'ingresso, forse riusciamo a sentire qualcosa»

Il quartetto spiò cauto oltre il corrimano. Il tetro ingresso era affollato di maghi e streghe, compresa la scorta dei gemelli.

Sussurravano eccitati. Al centro del gruppo Abigail vide la testa scura e unticcia e il naso prominente dell'insegnante di Hogwarts che più amava, il professor Piton. Si sporse un po' di più.

Un sottile spago color carne calò davanti agli occhi di Abigail. Guardando in su, vide Fred e George sul pianerottolo di sopra, che facevano scendere cautamente l'Orecchio Oblungo verso lo scuro manipolo di persone di sotto. Un attimo dopo, però, presero tutti a muoversi verso la porta e sparirono.

«Maledizione» Abigail udì Fred sussurrare, mentre riavvolgeva l'Orecchio Oblungo. Sentirono la porta d'ingresso aprirsi e richiudersi.

«Piton non cena mai qui» disse Ron a Harry, piano «Grazie al cielo. Andiamo»

«E non dimenticate di tenere bassa la voce nell'ingresso» sussurrò Hermione rivolta ai due fratelli.

Mentre passavano sotto la fila di teste di elfi domestici appese al muro, videro Lupin, la signora Weasley e Tonks sulla soglia, intenti a sigillare con la magia le molte serrature e i lucchetti dietro coloro che erano appena usciti.

«Si mangia giù in cucina» sussurrò la signora Weasley, raggiungendoli alla base delle scale «Cari se attraverste l'ingresso in punta di piedi, è oltre quella porta là....» disse rivolta ai Potter.

«Tonks!» urlò la signora Weasley esasperata, voltandosi per guardare alle proprie spalle da dove proveniva il rumore.

«Mi dispiace!» ululò Tonks, che giaceva a terra lunga distesa «È quello stupido portaombrelli, è la seconda volta che ci inciampo...»

Ma il resto delle sue parole fu soffocato da un terribile stridio, da spaccare i timpani e inacidire il sangue.

Le tende di velluto tarlate davanti alle quali Abigail era passata prima si erano dischiuse, ma non c'era nessuna porta dietro.
Per un istante, Abigail credette di guardare attraverso una finestra oltre la quale una vecchia con una cuffia nera urlava e urlava come sotto tortura. Poi capì che era solo un ritratto in grandezza naturale, ma il più realistico e il più sgradevole che avesse mai visto.

La vecchia sbavava, i suoi occhi roteavano, la pelle ingiallita del suo volto si tendeva; e lungo tutto il corridoio gli altri ritratti si ridestarono e presero anch'essi a urlare. Abigail strizzò gli occhi e si premette le mani sulle orecchie.

Lupin e la signora Weasley scattarono in avanti e tentarono di chiudere a strattoni le tende sulla vecchia, ma quelle non si spostarono, e la donna gridò più forte che mai, tendendo le mani unghiute come per graffiare i loro volti.

«Sozzura! Feccia! Sottoprodotti di sudiciume e abiezione! Ibridi, mutanti, mostri, via da questo luogo! Come osate insudiciare la casa dei miei padri...»

Tonks si scusò più e più volte, trascinando l'enorme, pesante zampa di troll al suo posto; la signora Weasley abbandonò il tentativo di chiudere le tende e corse su e giù per l'ingresso, Schiantando tutti gli altri ritratti con la bacchetta; poi un uomo con lunghi capelli neri corse fuori da una porta di fronte a Abigail.

«Taci, orrida vecchia strega, TACI!» ringhiò, afferrando la tenda abbandonata dalla signora Weasley.

La vecchia impallidì.
«Tuuuu!» ululò, gli occhi fuori dalle orbite «Traditore del tuo sangue, abominio, vergogna della mia carne!»

«Ho... detto... TACI!» ruggi l'uomo, e con uno sforzo formidabile lui e Lupin riuscirono a richiudere le tende.

Gli strilli della vecchia si spensero ed echeggiarono nel silenzio. Un po' ansante, Sirius, il padrino di Harry e Abigail, si allontanò i lunghi capelli scuri dagli occhi e si voltò verso di loro.

«Ciao, ragazzi» disse in tono cupo «Vedo che avete avuto l'onore di fare conoscenza con mia madre»

«Tua...?» chiese sconvolto Harry.

«La mia cara vecchia mamma, sì» disse Sirius «È un mese che cerchiamo di tirarla giù, ma deve aver gettato un Incantesimo di Adesione Permanente sul retro della tela. Scendiamo, presto, prima che si risveglino tutti quanti»

«Ma che cosa ci fa qui il ritratto di tua madre?» chiese Abigail, sconcertata, mentre varcavano la porta e scendevano per primi lungo una rampa di stretti scalini di pietra.

«Non ve l'hanno detto? Questa era la casa dei miei genitori» spiegò Sirius «Ma io sono l'ultimo Black rimasto, quindi adesso è mia. L'ho offerta a Silente come Quartier Generale... praticamente è l'unica cosa utile che sono riuscito a fare»

Abigail, che si era aspettato un benvenuto più affettuoso, notò come suonava dura e amara la voce di Sirius. Seguì il padrino in fondo ai gradini, oltre una porta che conduceva in cucina. Era poco meno tetra dell'ingresso di sopra, una stanza cavernosa con le pareti di pietra viva. La luce proveniva per lo più da un gran fuoco all'altra estremità. Una cortina di fumo di pipa aleggiava nell'aria come su un campo di battaglia; attraverso i vapori affioravano indistinte le forme minacciose di pesanti pentole e padelle di ferro appese al soffitto buio. Molte sedie erano state stipate nella stanza per la riunione, attorno a un lungo tavolo di legno, carico di rotoli di pergamena, calici, bottiglie di vino vuote, e un
mucchio di quelli che sembravano stracci.

A un capo del tavolo il signor Weasley e il suo figlio maggiore Bill parlavano piano, con le teste vicine.

La signora Weasley si schiarì la voce. Suo marito, un uomo magro, coi capelli rossi, una calvizie incipiente e occhiali di corno, si guardò intorno e balzò in piedi.

«Harry! Abigail!» esclamò. Si avvicinò per salutarli e strinse forte le loro mani «È bello vedervi!»

Dietro di lui Abigail scorse Bill arrotolare in fretta le pergamene rimaste sul tavolo. Portava ancora i lunghi capelli raccolti in una coda.

«Tutto bene il viaggio, Harry?» gridò Bill, cercando di raccogliere dieci rotoli in una volta sola «Malocchio non vi ha fatto venire via Groenlandia, allora?»

«Ci ha provato» disse Tonks, che si fece avanti per aiutare Bill e rovesciò all'istante una candela sull'ultimo foglio «Oh, no... mi dispiace...»

«Ecco, cara» sospirò la signora Weasley esasperata, e riparò la pergamena con un colpo di bacchetta. Nel lampo di luce provocato dall'incantesimo della signora Weasley, Abigail colse uno scorcio di quella che sembrava la pianta di un edificio.

La signora Weasley si era accorta del suo sguardo. Tolse bruscamente la pergamena dal tavolo e la ficcò tra le braccia già sovraccariche di Bill.

«Queste cose dovrebbero essere messe via in fretta alla fine delle riunioni» sbottò, prima di spostarsi verso un'antica credenza, dalla quale prese i piatti per la cena.

Bill estrasse la bacchetta, borbottò «Evanesco!» e i rotoli sparirono.





















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