Mi svegliai di soprassalto a causa di alcuni movimenti intorno a me, e come avevo imparato alla tana dovevo essere sempre vigile, quindi girai la testa di scatto mettendo il mio corpo in posizione d'attacco, ma ben presto mi accorsi che davanti a me c'era Mark che mi fissava stupefatto "Stai bene Andromeda?" Mi chiese preoccupato, mi ricomposi velocemente "Come ci sono arrivata qui?" chiesi indicando i sedili di una macchina ultimo modello che profumava ancora di nuovo.
"Stavi dormendo cosí profondamente che non ho voluto svegliarti allora, ti ho portato qui in braccio" Disse con tono dolce.
Mi morsi il labbro sovrappensiero per poi sibilare di dolore; mi ero dimenticata che Matty me lo aveva rotto, mi sfiorai la guancia e sentendo una fitta di dolore ritrassi velocemente la mano "Che cos'è successo?" chiese Mark e con un cenno indicò la mia faccia "Niente che la riguardi signore" e rivolsi lo sguardo verso il finestrino fissando i lampioni che illuminavano la notte.
Il resto del viaggio fu silenzioso e senza interruzioni, finché la macchina si arrestò davanti a un gigantesco cancello in ferro, sgranando gli occhi cercai di scorgere cosa ci potesse essere nascosto dietro; improvvisamente il cancello si aprí, e la macchina si avviò al suo interno.
L'auto Seguì una strada in cemento che attraversava un bosco immenso con lampioni stile 800 che illuminavano la strada da entrambe le sponde.
quello che vidi arrivati in fondo al viale, mi illuminó gli occhi ; davanti a me si trovava fontana illuminata e dietro, una gigantesca immensa e spaziale villa, ma cosa dico, un castello; aprí la bocca esterrefatta e Mark rise piano "Andromeda, questa è casa tua".
la richiusi subito, stizzita la bocca, Mark si sbagliava io non avevo una casa, non l'ho mai avuta e soprattutto questa non lo sarebbe mai stata; osservai meglio la villa, era sui toni scuri gotici, di un'epoca passata, dove solitamente si ospitavano balli con dame in maschera, una casa da favola, una favola non mia e a cui non sarei mai appartenuta.
Delle ampie finestre in vetro occupavano gran parte della facciata della casa e si potrebbe presupporre che illuminassero a meraviglia l'interno.
Un'uomo mi apri la portiera e mi invitò a scendere accennando a un inchino, titubante scesi e ammirai la villa con occhi sognanti; mi sembrava di essere caduta dentro in uno dei miei amati libri; accennai a un sorriso, che scomparí subito dopo, non potevo illudermi, e non potevo farmi trarre in inganno.
"Andromeda adesso è notte e i ragazzi staranno dormendo, li conoscerai domani" e rise sommessamente vedendo un cipiglio sul mio viso " Lo capirai, non preoccuparti" e mi sorrise "per prima cosa ti mostrerò la tua stanza e visto che tra i pochi vestiti che avrai messo nel tuo zaino non ci sarà sicuramente un pigiama, te lo presterò" mi fissò un'ultima volta prima di aprire la porta e spostarsi di lato per farmi entrare.
Se fuori era magnifica, dentro era eccezionale; al centro esatto dell'ingresso si trovava un'enorme scala di marmo bianco, striato da venature sui toni marroni che a metà si divideva in due; gli arredamenti e addirittura i soffitti erano anch'essi di un'epoca passata ma non per questo meno belli e preziosi , tutto ero cosí confortevole, il calore delle luci soffuse, i colori sul tono scuro che anziché opprimere ti avvolgevano in un abbraccio per darti un benvenuto.
Mark nel frattempo era arrivato a metà scalinata e vedendo che non lo avevo seguito si era fermato a fissarmi; sembrava un re nella sua reggia, un dio sceso in terra, onnipotente e spietato.
Deglutí, e senza fare troppe storie lo seguì; a momenti mi cedettero le ginocchia, l'arredamento, i muri, il soffitto erano da fare perdere la testa, ma chi cazzo è stò qui da permettersi una reggia con tutti questi straordinari mobili antichi.
Mark dopo un lungo corridoio aprí una porta e con un sorriso entró facendomi segno di seguirlo; la stanza come il resto della casa era ampia e magnifica, con un grande letto a baldacchino attaccato al muro e davanti ad esso un sofá che non vedevo l'ora di provarlo; sulla parete opposta si trovava una scrivania e accanto ad essa uno specchio mobile con la cornice in legno di mogano, e proprio davanti a me un'enorme porta finestra con tende di velluto, che decisi subito di aprirla; quando mi fui affacciata che sotto di me vi era un' enorme giardino con piscina
" Ti piace? " disse avvicinandosi a me invadendo un pó troppo il mio spazio personale " Ci stá" dissi solamente, allontanandomi da lui con fare casuale.
Questo gesto non sfuggí a Mark che alzó un sopracciglio " Adesso e tardi e sei molto stanca, ma tra poco dovremmo affrontare un paio di argomenti" lo fissai con fare interrogativo " Quali argomenti dovremmo affrontare tu e io?" Mark espiró pesantemente dalle narici molto arrabbiato "Davvero Andromeda, quali argomenti? Forse cose ti è successo alla faccia o dove sei stata in questi 12 anni lontano da me, da tuo padre!!" respirai lentamente e strinsi i pugni " Io e te non abbiamo niente da dirci e poi come ho detto alla detective io non ho un padre, non ne ho mai avuto bisogno in quel posto di merda!!" Mark serró fortemente la mascella e disse lentamente "Io, però ho bisogno di una figlia " detto questo uscí dalla stanza dopo aver impregnato l'ambiente circostante con il suo buonissimo e costosissimo profumo.
Sbuffai esasperata chi si credeva di essere quello lí; soltanto perché afferma di essere mio padre e perchè è ricco sfondato, e coi soldi molto probabilmente ci si pulisce culo, non aveva il diritto di farmi la predica.
Mi incamminai verso il letto, e solo adesso scorsi due porte che prima avevo ignorato, mi avvicinai alla prima e sbircia dentro ; c'era un'enorme cabina armadio completamente vuota.
Feci spallucce e mi avviai verso la seconda e la aprí; per prima cosa notai un'enorme vasca in marmo e accanto ad essa un'enorme, ma che dico gigantesca doccia , sul lato opposto dei lavandini anch'essi di marmo e un water con un bidet, tutto sui toni del marrone che richiamavano l'intero castello.
Chiusi la porta e mi buttai sul letto, ero molto stanca la testa mi girava e non riuscivo a pensare piú a niente, e questo è un male, dovevo pensare a un piano per scappare da quella casa e anche da lui, non mi piaceva essere messa alle strette e non volevo affrontare argomenti che ormai avevo sepolto dentro di me, avrei sofferto troppo, ed ero stanca di questo.
Sentí bussare alla porta e con lentezza mi alzai e là aprí, non c'era nessuno ma per terra si trovava un pigiama da uomo, lo aprí e vidi che era molto grande; che cazzo me ne frega pensai, ho messo di peggio nella mia vita, poi detto questo lo indossai e con gli occhi quasi chiusi dalla stanchezza mi misi sotto le coperte e mi addormentai.