La musica mi rimbombava nel petto e il fuoco del falò mi rendeva il viso incandescente più di quanto l'alcol non lo stesse già facendo. Le mani di una biondina dalla voce gracchiante mi stavano frugando dentro la camicia di flanella, mentre la mia era ben piazzata sul suo sedere sodo come un cocomero. Nell'altra stringevo una bottiglia di vodka ormai vuota. Avevo quasi raggiunto l'oblio. Quella sensazione che ricercavo costantemente dal secondo anno del liceo, da quando lui ci aveva lasciati. Sesso, alcol e serate estreme. Solo così tenevo a bada quel mostro che mi ruggiva nel petto. Solo così riuscivo a dimenticare il fatto che avesse smesso di lottare per noi.
La serata prometteva proprio quell'offuscamento dei sensi che cercavo. I ragazzi attorno a me sembravano muoversi a rallentatore, il che mi suggeriva che musica e alcol avevano già fatto la loro parte, mentre l'avidità di "sedere di marmo" prometteva una succulenta opportunità di sfogarmi selvaggiamente sul suo bel corpicino, affondo dopo affondo, finché non sarei finalmente svenuto senza pensieri o ricordi dolorosi.
Ma a un tratto, un brivido mi percorse la schiena. E no, non dipendeva dalle mani della biondina che mi alzavano ancora la camicia, perché in realtà quelle avevano già raggiunto la meta. Peccato che il mio fido compagno di serate estreme non stava reagendo come era solito fare. Per qualche strana ragione tutto il mio corpo era concentrato su quella sensazione di gelo che sentivo serpeggiare lungo la spina dorsale, creandomi una inspiegabile morsa alla bocca dello stomaco. Il calore del fuoco, la musica che pompava a decibel illegali e i tentacoli della ragazza che frugava nei miei jeans mi stavano improvvisamente soffocando.
Mi svincolai senza troppa galanteria, annaspando lontano dal falò. Fortunatamente, Miss Polipetto dalla vocina odiosa doveva essere più ubriaca di me, perché rimase disorientata solo per pochissimi secondi, per poi aggrapparsi al primo essere dotato di un qualsiasi pene e di una qualsiasi bottiglia di alcol.
Camminai per qualche decina di metri lungo la spiaggia di Fort Pond Bay e il senso di soffocamento si dileguò, passo dopo passo, mentre la sensazione nelle viscere rimase ben attanagliata dentro di me. Lontano dal falò era talmente buio che non si riusciva nemmeno a scorgere dove finisse il mare e dove iniziasse il cielo. Nero pece ovunque. L'unica cosa che spezzava tutta quell'oscurità era la linea sottile e lucente del lungo molo sbiancato dalla salsedine.
Una folata di vento mi investì, trasportando con sé un profumo dolce e agrumato che si insinuò prepotente nelle mie narici, sciogliendo in un attimo il nodo che mi stritolava lo stomaco. Una sensazione primordiale guizzò attraverso tutti i miei novanta chili di muscoli, destandomi i sensi intorpiditi dagli eccessi della serata. Il mio sguardo corse alla fine del molo. E lì la vidi per la prima volta.
Il suo abito bianco fluttuava nel vento e brillava nel buio come se fosse un'appendice della banchina. Non so come fosse possibile, ma la sua figura mi trasmise sofferenza nonostante fossimo a diversi metri di distanza. Come se insieme a quell'aroma agrumato potessi annusare nell'aria anche un familiare odore di solitudine e dolore.
Mosso da uno strano istinto, i miei piedi mi guidarono verso il pontile e la mia voce tentò di emettere un qualche suono con la speranza di farla voltare.
«Ehi!»
Nessuna reazione.
La musica, probabilmente, era troppo alta e il vento gelido che mi dilaniava la faccia mi suggerì che mi trovavo sottovento. Non poteva sentirmi.
«Ehi!»
Provai più forte.
Niente. Non si era accorta della mia presenza e a un tratto salì in piedi sulla ringhiera.
La vidi vacillare, perdere l'equilibrio e recuperarlo subito dopo, allargando le braccia.
«Ehi, tu!» urlai di nuovo, questa volta a squarcia gola, nella speranza di riuscire ad attirare la sua attenzione. Ma non ci fu nessuna reazione. Mi misi quindi a correre verso il molo il più velocemente possibile.
Purtroppo ero ancora troppo lontano. Lei non si voltò e io non feci in tempo a raggiungerla. Si lasciò cadere nel vuoto tenendo le braccia aperte, rigide come le assi che scricchiolavano sotto i miei piedi. Sentii il forte schianto nell'acqua come uno schiaffo doloroso. Mentre stavo ancora correndo, mi strappai dai piedi gli stivali e mi sfilai la giacca a vento.
Balzai sulla balaustra e mi gettai in acqua senza pensare all'impatto gelido a cui sarei andato incontro. Per qualche secondo rimasi stordito dall'improvvisa assenza della musica assordante e dalla totale e ghiacciata oscurità in cui ero piombato. Non riuscivo a comprendere nemmeno in quale direzione fosse il fondale e in quale la superficie.
Lasciai andare l'aria dai polmoni e seguii le bolle che risalirono verso l'alto. Una volta riemerso ripresi fiato e la cercai intorno a me, ma come prevedevo non c'era nessuna macchia bianca in mezzo a tutto quel buio. Se il suo intento era quello intuito dalle mie budella, allora le sue braccia erano ancora rigide, invece che intente a dimenarsi per tornare a galla.
Feci tre respiri profondi e mi immersi nuovamente, spingendomi con forza verso il fondale. Allungai freneticamente le braccia nell'oscurità in ogni direzione, alla ricerca del suo corpo. Per tre volte mi rituffai senza alcun risultato. Per fortuna la quarta fu quella decisiva. Mentre nuotavo stremato verso la superficie, mi imbattei finalmente in una nuvola bianca. La strinsi forte come se quel corpo inerme potesse d'un tratto scappare via dalle mie braccia e la riportai su con me per poi condurla velocemente verso riva.
«Qualcuno chiami il 911, presto!» urlai alla piccola folla di ragazzi curiosi, non ancora del tutto sbronzi, che si erano accorti dell'accaduto.
Quando mi resi conto che l'acqua mi arrivava ormai alla vita, la presi tra le braccia e iniziai a correre per poi distenderla sul bagnasciuga. Per la prima volta fui contento di quell'estate trascorsa a lavorare come bagnino al Country club di Montauk, dove avevo imparato le tecniche di rianimazione.
«Uno, due, tre, quattro, cinque.»
E le mie labbra si posarono sulle sue per ventilare l'aria, che le gonfiò vistosamente il petto.
«Uno, due, tre, quattro, cinque.»
Nessuna reazione.
Il mio cuore accelero travolto dalla paura. Non sapevo con esattezza quanto tempo avevo impiegato a trovarla sott'acqua e a trascinarla a riva. Ma avevo la netta sensazione che non stesse andando per niente bene.
In preda alla disperazione, premetti sullo sterno con più forza di prima, finalmente i suoi occhi si spalancarono e mi catturarono con una tale intensità da immobilizzarmi.
Ebbi l'impressione che quelle due pozze dal colore indefinito mi stessero fissando. Eppure guardandole meglio, erano vuote e inespressive, tanto che temetti per qualche danno cerebrale.
Ma poi si riempirono di qualcosa simile all'odio e all'irritazione. Si socchiusero e il suo volto si contorse in un penoso lamento, scattando sul lato sinistro. Tossì e rigurgitò acqua dai polmoni assieme a qualcosa che assomigliava all'alcol.
Buon segno! Rimasi sopra di lei in attesa di incrociare nuovamente il suo sguardo nella speranza di trovarlo pieno di vita, ma sentii due mani afferrarmi per i bicipiti e trascinarmi via. I giubbotti dei paramedici la circondarono, allontanando tutta la ressa che si era creata intorno a noi.
Era fatta! Ero riuscito a salvarla. Mi sfuggì un sorriso sospirato, pieno di un retrogusto che poteva ricordare la soddisfazione di aver salvato qualcuno.
Poi tutto svanì in pochi istanti. Con l'aiuto dell'adrenalina, la bestia nel mio petto aveva rotto nuovamente le catene ed era tornata a ruggire riportandomi alla mente l'intento di quella ragazzina.
Fu in quel momento che la odiai per la prima volta.
Benvenuta ufficialmente in questo romanzo!
A fine di ogni capitolo troverai questo piccolo angolo caffè, dove potrai lasciare commenti, impressioni e consigli e dove io potrò risponderti a eventuali domande...spoiler esclusi ovviamente!
In questo prologo hai conosciuto un Nate giovane e allo sbando, ma comunque già attento al prossimo.
Cosa ne pensi di questo primo capitolo?
Sei curiosa di sapere chi è la misteriosa ragazza?
Ci vorrà qualche capitolo per mettere insieme i pezzi ma ti prometto che alla fine verrà svelato tutto!