Right Here // Pierre Gasly

By lovesickfoolforyou

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[SPIN-OFF DI ATLANTIS] Jasmine, dopo aver perso l'amore della sua vita, decide di non dar spazio all'amore pe... More

Cast+Disclaimer.
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By lovesickfoolforyou

Monte Carlo, quattro anni prima...

I primi due anni di Economia sono volati. Ho sostenuto tutti gli esami, prendendo ad ognuno di essi il massimo dei voti. Sono stati anni difficili, con non poche difficoltà. Papà si è rifatto vivo più di una volta perché detiene una percentuale delle azioni dell'università. Già, è uno degli investitori. Bella merda, vero?

Non è cambiato di una virgola. Ha cercato di approcciarsi, ma l'ho evitato come la peste. Mamma, invece, sta frequentando un uomo, Gerard. L'ho conosciuto qualche mese fa e abbiamo trascorso insieme le vacanze natalizie. È felice e questo mi basta.

Lucien continua a frequentare miriadi di ragazze, affermando che l'amore non fa per lui. Hel e Jacques sembrano più innamorati che mai.

Io e Amélie abbiamo festeggiato il nostro quarto anniversario al Cipriani con una cena speciale. È stata la sera in cui le ho giurato amore eterno. Non c'è alcun'ombra di dubbio: Amélie è la donna della mia vita. Frequentiamo ancora l'università, ma sto pensando di farle la proposta una volta terminata, o al massimo quando sono sicura che mi darà un responso positivo.

Certo, delle volte battibecchiamo. Nulla che una discussione civile non possa risolvere. Cerchiamo sempre di essere ragionevoli e non farci sopraffare dai momenti "no".

Lei è quella persona che riesce a farmi sorridere anche quando non voglio farlo. È la spalla su cui piango, la mia metà, la mia anima gemella. Quando ho bisogno di lei, c'è. Riesce a ritagliarsi dello spazio per esserci e non mi ha mai appiedata. Lei e Hel sono le mie persone preferite.

È marzo. Ieri Amélie ha festeggiato i ventidue anni. Le ho organizzato la festa a sorpresa. Ha apprezzato ogni singolo dettaglio e mi ha ringraziato un'infinità di volte. Le ho anche scritto una lettera, manifestandole tutto il mio amore.

Quest'anno sento che sia quello giusto.

Esco dall'aula di Diritto commerciale e raggiungo la biblioteca. I miei amici sono seduti ad un tavolo in fondo, accanto la finestra. Mi siedo accanto alla mia ragazza e studiamo per qualche ora.

Abbiamo già iniziato il tirocinio. Amélie continuerà a studiare per specializzarsi nell'ambito del business.

Tra qualche mese noi cinque ci laureeremo e imboccheremo strade diverse in vari settori dell'Economia. Hélène, ad esempio, nel Marketing.

«Odio il bilancio», bofonchia Lucien dopo aver svolto l'ennesimo esercizio. Pagine e pagine piene di cancellature e numeri. Non che i miei quaderni siano così ordinati quando devo calcolare il bilancio o gli interessi.

«Andiamo al Jimmy'z stasera? Ha riaperto. Un po' di svago ci farebbe bene», propone Jacques e approviamo.

Sono settimane pregne di studio matto e disperato per dare gli ultimi esami. Non so come faccia Amélie a essere organizzata in tutto.

Chiudo il manuale e lo ripongo in borsa. I ragazzi si congedano e si dirigono verso il loro dormitorio. Amélie risponde ad una chiamata e Hel sospira affranta.

«Ehi, che succede?» chiedo preoccupata. «Jacques mi sta riempiendo di attenzioni, mi regala fiori e mi fa tante promesse. Il suo comportamento mi puzza. Non è mai stato il tipo da relazioni smielate», confessa.

Effettivamente...

«Pensi che ti nasconda qualcosa?»

«Non lo so, Jas. Svolgiamo il tirocinio in due settori diversi. Non ho accesso a nulla. Sono l'unica ragazza, lì dentro»

«Hai paura che ti stia tradendo?»

Hel trema. Afferro le sue mani nelle mie. «Ho paura che non mi ami più...» mormora.

Da quando si fa le paranoie? Prima era solare, pronta ad aiutare gli altri e con il sorriso stampato in faccia. Lievitava in lei la speranza di trovare l'amore, di innamorarsi, di essere amata e messa al centro del mondo di quella persona. Cosa le è successo?

«Ho paura che abbia un'altra», confida con voce tremante. «Hel, non pensarlo minimamente! Se ti fa tanti regali un motivo c'è. Credo che te lo direbbe se avesse un'altra».

Ha la lingua biforcuta, quello. Dice sempre ciò che pensa. Perché nascondere una cosa simile a Hel?

Le lacrime le bagnano il viso. Mi premuro di asciugarle e la attiro in un abbraccio. «Non volevo innamorarmi di lui, giuro! Sapevo che fosse una battaglia persa. Purtroppo, al cuore non si comanda. Però lui è così apprensivo. Mi tiene testa e mi fa impazzire. Io lo amo, ma credo che il suo amore non sia grande quanto il mio. Delle volte ho l'impressione che mi sbarri la strada».

Hel è quel tipo di persona che sorride, ma dentro di sé ha un malessere che la avvolge. Di Jacques abbiamo parlato tante di quelle volte. Alle superiori lui mostrava tanto di quell'amore nei confronti della mia migliore amica. Stucchevole. Non so cosa sia cambiato col tempo.

Quando l'ho conosciuto, al primo anno di superiori, l'ho etichettato come stupido e menefreghista. Per due anni ha provocato Hélène con battutine e le ha regalato mazzi di rose a San Valentino. Il terzo anno è stato quello di svolta. Si sono fidanzati e non si sono più lasciati. Neanche le discussioni li hanno separati. Sono troppo succubi.

«Cosa vuoi fare?»

«Non voglio lasciarlo, Jas. Se posso salvare questa relazione, allora farò di tutto. Stasera voglio solo divertirmi».

Amélie torna e si scusa per il tempo impiegato. Sua mamma Justine la intrattiene molto a telefono.

La sera mi trovo a fissare l'armadio. Scarto vari vestiti e ne scelgo uno rosa pastello in velluto. Infilo i tacchi e mi trucco. Mi accingo a disegnare due linee dritte di eyeliner e stendo un rossetto nude. Spruzzo un po' di profumo. Busso alla porta della stanza della mia ragazza e mi apre Hel. Pare essersi ripresa. Mi sorride e mi fa spazio per entrare. Amélie allaccia il cinturino dei tacchi e il fiato mi si mozza. Un tubino nero avvolge il suo corpo sinuoso e il trucco è impeccabile. È una cazzo di Dea e sono davvero fortunata.

Lucien rompe la magia battendo le mani.

«Ragazze, direi di avviarci».

Amélie mi prende per mano e ci avviamo verso le scale. Jacques ha un braccio attorno alle spalle di Hel e ridono. Noto amore nei suoi occhi di ghiaccio.

Raggiungiamo a piedi il Jimmy'z, il quale straripa di gente, e la musica rimbomba altissima. Le luci colorate colpiscono ogni angolo del locale e c'è qualcuno a bordo piscina. Lucien adocchia una ragazza e le sorride maliziosa. La stessa sorte tocca a Hel e Jacques.

Io e Amélie superiamo corpi ammassati e chiedo due drink al barista. Ci muoviamo per il locale e bevo indisturbata. La mia ragazza molla i due bicchieri su un tavolo e mi trascina in pista. Da questa distanza noto Hel e il suo ragazzo ballare, ma il suo sguardo è puntato su un ragazzo dai capelli neri e occhi verdi: Charles Leclerc, il pupillo della Ferrari. So che tifa lui da anni, e mi ha confidato la sua delusione ai ritiri sul circuito di casa. Però noto che sotto c'è dell'altro. Lo guarda in modo strano, come se avesse occhi solo per lui.

Le luci si spostano su un viso in particolare, quello di Pierre Gasly. Quante possibilità avevo di beccarlo in questo posto? Per di più con Charles Leclerc? Mi perseguita, ecco. L'anno scorso, mentre Amélie era in giro per il paddock a comprare degli snack, si è avvicinato e ha ribadito che, al posto del rosso, dovevo indossare il blu.

«Peccato che tu sia fidanzata», mi ha detto prima di dileguarsi nella zona degli hospitality.

È così presuntuoso. Mi vede una volta all'anno e fa lo spavaldo. E io odio i tipi come lui.

Lucien no. Lucien è un caso a parte.

Pierre punta lo sguardo nella mia direzione e sorride bonario. Indossa dei jeans chiari e una camicia verde militare. Al suo fianco c'è una ragazza dai lunghi capelli ondulati. Indossa una gonna che a malapena le copre il sedere. A quanto pare, si dà alla pazza gioia fuori la pista. D'altronde ancora deve iniziare il Campionato. Correrà per la RedBull. Non che mi interessi, sia chiaro.

Amélie avvicina le labbra al mio orecchio e ne morde il lobo. Stringo i suoi fianchi e muove il bacino in modo provocatorio. Pierre non stacca gli occhi da me nemmeno quando Charles gli urla qualcosa all'orecchio. I miei saettano su Hélène, la quale fissa Charles con le gote arrossate. Okay, questa situazione è surreale.

«Amy, vado in bagno».

La mia ragazza annuisce intontita e supero con delle spallate le persone che mi intralciano. Percorro il lungo corridoio e la musica si attutisce. Apro la porta del bagno e fisso il mio riflesso allo specchio. Liscio la gonna del vestito e sospiro. Devo calmarmi. Finché mi provoca è okay, presumo. Ma se si spingesse oltre? Io amo Amélie, non voglio -non posso- rovinare la mia relazione per una persona come Pierre Gasly.

Il mio cuore scalpita per quella ragazza. Perderla sarebbe il colpo di grazia. Perderla significherebbe privarmi dell'amore della mia vita, di una parte di me, di un pezzo del mio cuore. Senza lei non sono niente. È lei che mi ha insegnato ad amare, ad essere paziente.

La porta che si chiude mi fa sussultare.

«Che ci fai qui? È il bagno delle donne!»

Pierre non se ne cura. Poggia la schiena contro il legno e incrocia le braccia al petto.

«Cosa penserebbe la tua ragazza?»

«Ragazza? Quale ragazza? Oh, Lucinda! È solo una modella che ha bisogno di un po' di fama. La tua cosa penserebbe, invece?»

Nel dirlo, i suoi occhi percorrono il mio corpo e gli schiocco le dita in faccia.

«Qualcuno ti ha mai detto che sei petulante, insistente e presuntuoso? È un hobby, il tuo, quello di provarci con le ragazze fidanzate? Non ti stanchi di darmi fastidio? Mi vedi una volta all'anno al Gran Premio. Non sai niente di me e continui impetuoso a rompermi le scatole», sbotto afflitta e con una punta di esasperazione.

«Mi attiri, Jasmine». Sbuffo. «Ti attira il pensiero di non potermi avere. Lasciami in pace. Vivi la tua vita».

Cerco di spostarlo di lato ma imprigiona i miei polsi. «Ti lascerò in pace, se è quello che vuoi. Partecipa al Gran Premio, però. Terrò la bocca chiusa e le mani a posto. Se è Destino tra noi le cose verranno da sé».

Detto ciò, apre la porta e scompare in corridoio. Resto interdetta per qualche minuto. Non so cosa abbia visto in me. Tra noi non accadrà nulla. Di questo ne sono sicura, quanto è vero che mi chiamo Jasmine Mercy Perrier.

Torno in pista e cerco Amélie. Adocchio Hel e Jacques seduti su un divanetto. Lui tiene una mano sulla sua coscia e si stanno baciando con fin troppa passione. Al bancone c'è Charles Leclerc e per un breve istante fissa la coppia, per poi spostare l'attenzione su un ragazzo riccio.

Amélie compare nel mio campo visivo. È con Lucien e una ragazza bionda. Mi nota e raggiungo il trio.

Bevo. Bevo tanto e non me ne curo. Mi accascio su un divanetto e poggio la testa sul bracciolo. Pierre mi guarda mentre balla con la tizia che ha menzionato in bagno. La testa inizia a dolermi e massaggio le tempie.

«Ma quanto hai bevuto?» domanda Hélène sedendosi al mio fianco e gemo dal dolore. «Voglio fare la proposta ad Amélie», bofonchio accucciandomi accanto alla mia migliore amica. «La amo, capisci? La amo e voglio che diventi mia moglie. Al diavolo le persone che ci guarderanno male. Voglio costruire con lei il mio futuro», blatero.

Forse sono ubriaca. Poco importa. So quello che voglio, quello a cui aspiro. «Ho già comprato l'anello. Volevo proporglielo al suo compleanno, ma mi sembrava troppo visto che le ho regalato i biglietti per il Gran Premio. È troppo avventato?»

«No, Jas. Vi amate ed è giusto che coroniate il vostro sogno»

«Sì, però, be'...Insomma...non abbiamo mai parlato di matrimonio o di avere figli. Però me lo ha fatto intendere in alcune situazioni»

«E allora cosa ti frena?»

«Non lo so, Hel. Dio, sembro una ragazzina alle prime armi!»

La mia ragazza si siede sul divanetto dinanzi al mio, Lucien al suo fianco.

«Amy, andiamo a casa? Mi fa male la testa...» borbotto e lei annuisce.

Saluto Hel e Lucien con un abbraccio maldestro e seguo la mia ragazza verso l'uscita del Jimmy'z. Queste luci sono da capogiro. Adocchio Pierre nell'angolo piscina e ci guardiamo a lungo. Charles lo raggiunge e sposta l'attenzione su di lui.

Amélie apre il portone del suo palazzo, prendiamo l'ascensore e chiude la porta. Mi butto di peso sul suo letto e sfilo i tacchi.

«Jas?»

«Mmh?»

«C'è qualcosa tra te e Pierre?» domanda titubante e apro gli occhi. «Ci ha provato con me, ma non gli ho mai dato corda. Ehi, Amy, amo te. Ti amo, okay? Ho occhi solo per te».

Amélie sospira e toglie le mie mani dal viso.

«Sicura che non ci sia altro?»

«Ha detto che mi lascerà in pace. È guerra persa».

Amy annuisce. Mi sposta i capelli dal viso e mi bacia.

«Non voglio perderti, Jas. Sei tutto quello che ho»

«Neanch'io voglio perderti, amour».

Mi stampa un bacio sulla fronte e mi addormento.

Tre giorni dopo mi trovo in biblioteca. Piove e Amélie non è in università perché è a Beausoleil. Be', tra un po' dovrebbe tornare.

Lucien è chiuso nella sua stanza per una "sessione intensiva di studio". Ciò include anche la sua ultima conquista, Sharon.

Hel e Jacques si sono rifugiati nella camera della prima.

È calato il sole. Raccatto i libri e mi dirigo verso l'uscita. Compongo il numero della mia ragazza e attendo che mi risponda.

«Ehi, Jas!»

«Ehi, amour. Dove sei?»

Sento un rumore di chiavi, pioggia e una portiera che sbatte. «Sto per tornare. Credo che in una decina di minuti sarò a Monaco». Mette in moto e un tuono mi fa sussultare. «Guida piano, d'accordo? Ti aspetto. Ti amo»

«Ti amo».

Stacca la chiamata e l'ansia mi assale. Piove a dirotto. Un lampo, seguito da un tuono. Salgo alla svelta le scale e chiudo la porta della mia stanza. Sistemo i libri sulla scrivania e organizzo i piani per la settimana prossima. Ho prenotato un tavolo al Cipriani per domani sera. Voglio fare la proposta ad Amy. Ho atteso fin troppo. Osservo la scatolina sul comodino e la prendo in mano. È un anello semplice, con un piccolo diamante che brilla alla luce.

Il telefono squilla e aggrotto le sopracciglia quando leggo il nome di una delle mamme di Amélie sullo schermo. Non mi chiamano mai.

«Justine? Che succede?»

«Jasmine...» sta piangendo. «Amélie...Amélie ha avuto un incidente. Sono ad Avenue de la Madone. Io...io...oh, ti prego, raggiungimi!»

Il cuore smette di battere, le lacrime minacciano di sgorgare. Infilo il giubbotto e corro fuori, sotto la pioggia battente. La Avenue de la Madone dista venti minuti a piedi dall'università. Noto un'ambulanza e arresto il passo. Justine e Corinne sono sul marciapiede e parlano con degli agenti della polizia.

Justine mi nota e mi abbraccia.

Un paramedico sta caricando il corpo di Amélie sull'ambulanza.

«Cosa...cosa è successo?»

La macchina ha il paraurti disintegrato e il parabrezza rotto.

«Ha perso il controllo dell'auto. È slittata e ha colpito il muro».

La sirena dell'ambulanza mi stordisce.

«Vengo in ospedale con voi».

Accade tutto velocemente. Non smetto di piangere. Amélie viene portata in sala operatoria mentre io resto con le sue mamme. Tempo mezz'ora e Hélène e mia madre ci raggiungono. Abbraccio le due, le quali mi stringono forte.

Mi siedo su una sedia in plastica e muovo la gamba nervosamente.

«Se non l'avessi chiamata...È colpa mia, Hel. È colpa mia!»

«No, Jas. Non è colpa tua. Non avete parlato mentre lei era alla guida ma prima che mettesse in moto. Non incolparti», mi consola. Le lacrime non ne vogliono sapere di arrestarsi. «Sono l'ultima persona che ha sentito. È normale che mi dia la colpa...»

Hélène mi circonda le spalle e piango contro il suo petto. Mamma si accovaccia e scuote piano il mio ginocchio, segno che c'è anche lei.

Justine fissa il vuoto mentre Corinne la consola. Se non l'avessi telefonata, se non fosse andata a Beausoleil, se mi avesse permesso di accompagnarla...

Non so quanto tempo passa. Non mi curo della schiena dolorante o delle lacrime ormai secche. Voglio solo vedere Amélie, sapere che lei sta bene.

Sciolgo l'abbraccio di mamma e mi dirigo alle macchinette per comprare un caffè. Con la coda dell'occhio noto Lucien salire le scale e si immobilizza sull'uscio del reparto. Mollo il caffè e mi getto tra le sue braccia. Lui resta in silenzio. Lui e Hel sanno che in certe situazioni preferisco il silenzio nonostante vogliano propinarmi frasi rassicuranti.

«Luc, non posso perderla. Non posso...»

Anche Hel si aggiunge all'abbraccio. Siamo noi tre. In due si prendono il mio dolore.

Mia madre ci raggiunge. «C'è un dottore che vuole parlare con le mamme di Amélie».

Le due donne si tengono per mano e piangono.

«L'urto è stato violento. Ha perso molto sangue e i danni cerebrali sono incurabili. Abbiamo fatto il possibile per salvarla. Amélie non ce l'ha fatta. Mi dispiace».

Cado in ginocchio e urlo. Piango, tiro i capelli. Qualcuno mi abbraccia ma non ricambio.

Amélie. Amélie non c'è più. Se n'è andata. Mi ha lasciata da sola. Se non l'avessi chiamata, cazzo! Mi do la colpa perché non so fare altro.

Altre braccia mi circondano. Lucien mi tira su e strattono il suo maglioncino. Do dei pugni contro il suo petto mentre lui mi stringe. Sciolgo la presa per abbracciare Justine e Corinne. Non immagino quanto dolore stiano provando in questo momento. Hanno perso una figlia. Io ho perso l'amore della mia vita.

«Justine Lacroix e Corinne Simon?»

Le due donne annuiscono alla domanda di un'infermeria. «Tra poco porteremo il corpo di vostra figlia nella sala mortuaria».

Mormoro una serie di "no" e corro verso il bagno più vicino per vomitare. Fisso il mio riflesso nel piccolo specchio e sciacquo la bocca.

La realtà mi colpisce come uno schiaffo. Amélie non c'è più. Come farò d'ora in avanti? Con chi devo prendermela? Con me stessa? L'amore della mia vita è volato in cielo. Si è portata via metà del mio cuore. L'altra è in frantumi. Non potrò più dirle "ti amo", non potrò più guardarla negli occhi, ridere con lei. Non potrò più tenerla per mano o progettare il futuro. Non si laureerà. Non andremo a vivere a Milano. Non faremo nulla. Mi manca il respiro. Stringo il lavabo e cerco di calmarmi.

Il telefono vibra nella tasca. Hélène mi aspetta in sala d'attesa. Gli altri sono già nella sala mortuaria. La mia migliore amica mi prende per mano e prendiamo l'ascensore per raggiungere il piano -1. Mi stringo nel mio cappotto a causa del freddo e Corinne mi scorta all'interno.

Amélie è inerme, fredda, con qualche livido sul viso e sulle braccia. Ha una ferita sulla fronte e una sullo zigomo. Le afferro una mano e me la porto alle labbra.

«Oh, amour de ma vie...» mormoro.

Non è giusto. Non è giusto che se ne sia andata così presto. Non è giusto che la sua vita sia stata stroncata proprio ora. Qualcuno non vuole che io sia felice, che lei sia felice.

Vorrei che fosse un sogno. Vorrei tanto svegliarmi e ridere a questa burla. E invece è la fottuta realtà. La mia ragazza è morta e io sono al suo capezzale a piangere. Nessuno me la restituirà. Vorrei strapparmi il cuore dal petto. Vorrei non inglobare tutto questo dolore. Vorrei che questa vita portasse via me.

«Ho prenotato un posto al Cipriani per domani sera. Avevo intenzione di farle la proposta. Ho già l'anello. È nella mia stanza in un'università», mormoro guardando Justine e Corinne.

Con gli anni il nostro legame si è rafforzato, tanto che mi reputano una seconda figlia. E ora non resta nulla.

Fisso il corpo della mia ragazza.

Il tempo. Il tempo è bastardo. La vita lo è altrettanto. Un giorno stai bene e l'altro ti ritrovi coinvolta in un incidente. È così ingiusto.

Come farò ad andare avanti?

Amélie era l'unica cosa bella che avevo. È entrata nella mia vita in un momento in cui ero confusa, non sapevo chi fossi e cosa volessi. Mi ha dato tante certezze, mi ha fatto sentire apprezzata. Mi ha insegnato ad amare, a distinguere il buono dal cattivo.

Non c'è più. Sarò in grado di amare qualcun altro dopo di lei?

Il giorno dopo ci sono i funerali. Non ho dormito, né tantomeno mangiato. Ho il viso pallido e struccato. Non ho la forza di uscire di casa e andare in chiesa. Non sono pronta a dire addio alla mia ragazza.

Qualcuno bussa alla porta della mia stanza ma non emetto un suono. Poi la sento chiudersi e dei passi.

«Jas...»

È la voce di Lucien. Non mi muovo. Resto sotto le coperte. Il materasso cede sotto il peso di due persone.

«Jas, ci siamo noi qui».

È Hélène. Non fiato. Voglio crogiolarmi nel dolore e sperare che sia solo un brutto sogno. E invece lo squarcio che ho nel petto continua imperterrito ad aumentare. Mi manca l'aria. Fatico a respirare. Lucien scosta le coperte e mi costringe a guardarlo.

«Jas, guardami. Guardami. Inspira. Espira. Brava. Così. Stai andando bene». Riesco a regolarizzare il respiro. «Non...non voglio dirle addio», mormoro.

Le lacrime minacciano di sgorgare per l'ennesima volta, ma le ricaccio indietro.

«Jas, Amélie non vorrebbe vederti in questo stato. Lei vuole che tu sia felice», cerca di confortarmi Hélène e scrollo la sua mano sulla spalla. Apro l'armadio e getto sul letto un pantalone elegante e un maglione nero. Con un cenno indico loro di uscire e mi preparo.

Lego i capelli in una coda alta e infilo un paio di anfibi. Questo look total black non mi si addice. Eppure, me lo faccio andar bene.

Hélène è in balcone e parla con mia mamma e Jacques. Non notano la mia presenza, Lucien sì.

Mi lascio andare tra le sue braccia.

«Dai bijou. Forza», mi conforta. «Mi manca, Luc. Mi manca così tanto», mormoro.

«Lo so, bijou. Ci siamo io e Hel con te. Non ti abbandoniamo».

Raggiungiamo a piedi la chiesa. Hélène mi tiene per mano. Gliela stringo quando gli addetti delle onoranze funebri adagiano a terra la bara di Amélie. Posta su un cavalletto c'è una sua foto. Quanto mi manca il suo sorriso.

La funzione dura un'ora. Le sue mamme intavolano un discorso in suo onore. Justine si avvicina alla panca su cui sono seduta.

«Jas, te la senti a scambiare due parole per Amélie?»

Annuisco. Percorro la navata fino a raggiungere il leggio. Sistemo il microfono e mi schiarisco la voce.

«Amélie era una ragazza solare, spigliata, vivace e con la battuta sempre pronta. Ci siamo conosciute a una festa e da quella sera non le ho tolto gli occhi di dosso. Ci siamo incontrate a casa sua per l'ennesima festa, e da lì è iniziata la nostra storia. Amélie mi ha insegnato ad amare, mi ha fatto capire cos'è l'amore e che non c'è nulla di sbagliato nell'amare una persona dello stesso sesso. La nostra relazione è durata quattro anni. Sono stati anni bellissimi, costernati da alti e bassi. Non abbiamo mai perso la speranza. Ci siamo amate tanto. Farà male all'inizio, ma cercherò di andare avanti. La porterò nel cuore. Addio, amour de ma vie».

Torno da Hélène e la funzione religiosa si sposta al cimitero. Con il cuore pesante getto un pugno di terra sulla bara e indietreggio per lasciar spazio ai familiari di Amélie. La lapide recita: "N: 1.3.1997, M: 16.3.2019. Custodiremo per sempre il tuo ricordo."

Hélène, Lucien e Jacques restano al mio fianco. Justine piange mentre sua moglie la consola. Mormora parole sconnesse e abbraccia Corinne. Hel mi stringe la mano e mi lascio andare ad un pianto silenzioso.

Justine cerca la mia mano libera e la stringe. Mi guarda e si asciuga le lacrime. Fa un cenno alla moglie e si allontanano. Le mani tremano.

«Stasera avrei dovuto farle la proposta e invece sono sulla sua lapide a piangere».

Hel mi abbraccia e piango contro la sua spalla. Perché? Perché proprio lei? Parte di me se n'è andata con lei. Riuscirò mai ad andare avanti?

Se fosse qui mi direbbe di asciugarmi le lacrime. Non vorrebbe vedermi in queste condizioni. Vorrebbe che io andassi avanti. Non sono sola. Ci sono Lucien e Hel al mio fianco. Però...vorrei crollare. Perdere chi ami fa tanto male. Il cuore ha smesso di battere e soffre perché ha bisogno dell'altra metà per poter respirare.

«Jas, so che è un momento doloroso, ma devi prometterci che non ti crogiolerai nel dolore», dice Hel e annuisco poco convinta.

Lo devo ad Amélie, no?

*****

Eccoci qui con un nuovo capitolo.

Scrivere di Jasmine e Pierre mi rilassa. Nessun dramma. Sono la coppia sana, ecco.💆🏽‍♀️

Per chi se lo fosse perso, Atlantis, la storia madre, sarà disponibile dal 20 gennaio su Amazon.
Posterò tutte le notizie sull'altra storia una volta pubblicata.

Grazie per leggermi.💓

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