22
TRUTH OR DARE?
Era bello stare insieme e bastava.
~Bukowski
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DAIANA
«Cazzo, ma lo sai che mi hai spaventata?»
sbottai con il respiro corto, scostandomi dalla mano di Axel.
«Voglio delle spiegazioni»
disse serio, incrociando le braccia al petto.
Non sembrava importargli del fatto che ci fosse il diluvio universale, tanto eravamo entrambi fradici ormai.
«Se è per questo, anch'io le vorrei»
alzai un sopracciglio.
«Riguardo cosa?»
scosse il capo, come se fossi io ad essere impazzita.
«Certo, fai finta di niente. Continua pure»
sputai acida, alzando le mani al cielo.
Lo sorpassai, con l'intento di andarmene a casa.
Sì, a piedi.
«Si può sapere dove credi di andare con questa pioggia?»
si mise a seguirmi, ma io non mi fermai.
«Lontano da te sicuramente»
sbottai, ma ad un certo punto scivolai per via della strada bagnata e caddi per terra.
Lui mi aiutò ad alzarmi e neanche lo ringraziai.
«Cosa ti prende Daiana? Cos'è cambiato da stamattina?»
aggrottò le sopracciglia.
«Me lo stai davvero chiedendo?»
«Direi di sì»
«Beh, come me lo spieghi il fatto che ieri Thomas e Oliver ti hanno trovato in un fottuto strip club a farti una prostituta?!»
gli puntai un dito contro, urlando. Le lacrime stavano iniziando a pizzicarmi gli occhi, ma le ritrassi. Non potevo piangere difronte a lui.
«Cosa?»
chiese come paralizzato.
«Perché Thomas avrebbe dovuto mentirmi?»
lo guardai seriamente negli occhi.
«Non lo so»
sussurrò quasi più a se stesso che a me.
All'improvviso mi arrivò un messaggio da un numero sconosciuto.
Deglutii e cliccai sulla notifica: era una foto.
Non molto convinta la aprii, ed ebbi tutte le risposte.
La foto ritraeva Axel con una prostituta sulle ginocchia in quel fottuto strip club.
Risi amaramente, serrando poi la mascella e scuotendo il capo.
«Non lo sai, mh?»
voltai lo schermo verso di lui.
Lui rimase impassibile, fissava la foto senza dire niente e senza muoversi.
«Quanto sono stata stupida a crederti...non avrei dovuto avere niente a che fare con te sin dall'inizio»
sputai acida, dandogli le spalle e andandomene, ma mi bloccai.
«Tra noi è finita»
dissi da sopra la spalla, senza neanche girarmi a guardarlo.
«Tanto non è mai iniziata»
rispose lui, con voce dura.
«Bene»
Dopodiché me ne andai.
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DAIANA
Quando arrivai a casa aveva smesso di piovere, ma ero zuppa.
Tolsi le scarpe prima di entrare e cercai di fare silenzio, perché sicuramente mia madre stava riposando. Lo faceva sempre dopo il lavoro.
Il soggiorno era completamente buio e solo quando accesi la luce vidi mio fratello dormire sul divano.
«Perché sei tornata a casa a piedi?»
borbottò nel sonno.
«Volevo camminare»
mentii, ma era ovvio che non se la sarebbe bevuta.
«Con il diluvio universale, tu volevi camminare...ma certo...»
alzò le sopracciglia, tenendo ancora gli occhi chiusi.
Sbuffai rumorosamente e feci per salire al piano superiore, ma lui parlò ancora.
«Ero convinto ti avrebbe accompagnata Axel»
Strinsi gli occhi in due fessure a sentire il suo nome.
«Per favore, non pronunciare più il suo nome»
Non rispose, così andai in camera mia per fare una doccia e mettere qualcosa di asciutto.
Dopo aver indossato un pantalone di tuta e una felpa di James asciugai i capelli con un asciugamano e lanciai uno sguardo al cellulare, buttato sul letto.
C'era un messaggio da parte di Dean.
Avrei risposto più tardi.
Riportai lo sguardo allo specchio del bagno, osservando il mio riflesso, ma qualcosa catturò la mia attenzione.
Era un post-it incollato alla finestra dietro di me.
Aggrottai le sopracciglia e andai a prenderlo, vedendo che c'era qualcosa scritto sopra.
"L'ho colto con le mani nel sacco. Ho goduto nel fargli la foto. Peccato, vi consideravo una bella coppia"
Cosa?
Improvvisamente mi venne un'idea: potevo chiamare il numero sconosciuto che mi aveva inviato la foto, per poter risalire al messaggero segreto. Sicuramente era la stessa persona, no?
Con le mani che tremavano presi il cellulare e lo portai all'orecchio, dopo aver cliccato il tasto 'chiama'.
La voce robotica del telefono, però, diceva che il numero non era esistente.
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AXEL
Quando entrai in casa avevo ancora la mascella serrata e ripensavo a quello che era appena successo.
Sbattei la porta e con una mano mi scompigliai i capelli, mentre mi dirigevo in cucina per bere qualcosa.
Aprii il frigorifero ma proprio quando stavo per bere sentii un tonfo al piano superiore.
Tanti altri tonfi.
Come se qualcosa stesse sbattendo contro il muro.
Salii e notai che il rumore proveniva dalla camera di Thomas.
Che stesse scopando?
All'improvviso sentii una voce femminile urlare:«Cazzo!»
Si, stava decisamente scopando.
«Sta' zitta, Amy»
sbottò lui.
Beh, alla fine ci erano riusciti.
Ce l'avevo con Thomas? Da morire. Come aveva osato dire a Daiana della notte precedente? Non sapeva un cazzo di quello che era accaduto e non doveva saperlo. Nessuno doveva. Quindi non avrebbe dovuto parlare a vanvera.
Se solo avessi parlato, loro mi avrebbero ucciso. Chiunque fossero.
LA NOTTE PRECEDENTE
«Cazzo, ci vuole proprio una bella bevuta dopo aver massacrato quei coglioni»
sbottò Oliver, mentre ci sedevamo al bancone del pub.
«E pensare che erano convinti di averci fatto fuori accerchiandoci e puntandoci delle pistole addosso»
ridacchiò il biondo, mentre ordinava tre bicchieri di whisky.
Nel frattempo io mi stavo guardando intorno, per capire che tipo di posto fosse quello. Non ci ero stato molte volte.
All'improvviso qualcuno mi venne addosso, facendomi rovesciare addosso la bevanda che avevo tra le mani. Mi voltai pronto a dirgliene quattro ma qualcosa di appuntito mi toccò la schiena. Mi paralizzai.
Mi stava puntando un coltello alle spalle, di nascosto. Neanche i miei due amici se ne accorsero.
Lentamente mi voltai e cercai di guardarlo in volto, ma indossava un cappuccio in modo che non potessi capire chi fosse.
«Alzati e non fare un fiato»
mi ordinò all'orecchio, con voce severa.
Non aveva una voce riconosciuta. Non era uno degli uomini di mio padre, o lo avrei capito subito.
Feci come ordinato e solo in quel momento Thomas mi chiese:«Dove vai?»
«Vado un attimo in bagno»
risposi secco, provocandogli un'espressione confusa, ma alla fine si rassegnò facendo spallucce.
Quell'uomo mi prese saldamente dal braccio e mi trascinò in modo discreto fino allo strip club collegato al pub. Una volta spostate le tende rosse mi ci spinse all'interno.
«Che cazzo vuoi? Chi sei?»
sbottai, assicurandomi che fosse da solo.
Non era così.
Dalla penombra del luogo uscirono altri tre uomini, tutti incappucciati.
«Cosa volete da me?»
sbraitai nuovamente, facendo per prendere la pistola che avevo nelle tasche, ma non la trovai.
«Cerchi questa?»
domandò l'uomo davanti a me, mostrandomi la mia pistola.
Me l'aveva rubata, merda. Adesso ero disarmato.
«Lo ripeto per l'ultima volta, chi siete e cosa volete»
dissi a denti stretti, serrando i pugni.
«Non vogliamo niente di che, ragazzo. Sta' tranquillo, non ti faremo nulla di spiacevole»
rispose sottolineando la parola "spiacevole" e ridendo con gli altri.
In che senso?
All'improvviso comparve un'altro uomo che teneva stretta una ragazza, una prostituta. Piangeva e pregava che non le venisse fatto del male. Quasi mi dispiaceva.
Il quarto uomo la buttò per terra, e lei fece per allontanarsi il più possibile da noi.
«C-cosa volete da me»
balbettò lei, facendo sbuffare l'uomo dinanzi a me.
«Un po' di originalità no eh? Tutti che fate sempre le stesse domande»
alzò gli occhi al cielo.
«'Chi siete?'»
prese a parlare l'altro, cercando di fare una voce impaurita.
«'Cosa volete?'»
continuò un'altro.
«Adesso dovrete collaborare, entrambi»
spiegò, alzando un sopracciglio.
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DAIANA
"Stasera c'è una festa a casa di un mio amico, vieni a farmi compagnia?"
Era questo il messaggio che Dean mi aveva inviato prima.
Gli altri probabilmente non ci sarebbero andati, poiché Jake e Virginia avevano da fare per conto loro ed Amy doveva uscire con Thomas Scott.
Saremmo stati solo io e Dean.
In un primo momento volevo dire di no, perché non ero dell'umore giusto e la stanchezza mi faceva vacillare, ma poi ripensai al fatto che avevo bisogno di divertirmi per togliermi Axel dalla testa. E poi, sicuramente, lui avrebbe avuto da fare altrove, piuttosto che venire ad una stupida festa organizzata dai giocatori di football.
Accettai l'invito.
La festa sarebbe iniziata alle 22:00, così avrei avuto tutto il pomeriggio per prepararmi.
Aprii l'armadio e scelsi qualcosa da mettere, non troppo elaborato.
Presi un pantaloncino di jeans e un top nero che risaltava abbastanza il seno per via della scollatura. Indossai anche un paio di stivali alti fino al ginocchio sempre di colore nero.
Legai i capelli in una coda alta e applicai giusto del correttore, del mascara e un bel rossetto rosso fuoco sulle mie labbra piene.
Nonostante fosse quasi natale, faceva abbastanza caldo. Infondo la California era così.
Doveva venirmi a prendere Dean stesso e alle 21:50 precise sentii suonare il clacson della sua auto.
Salutai mia madre con un sorriso e mio fratello con il dito medio, facendo per uscire dalla porta, ma la voce di quest'ultimo mi fece alzare gli occhi al cielo.
«Non rimanere incinta»
disse, mentre giocava ai videogiochi con un'altro suo amico di cui non sapevo il nome. Sapevo solo che andavano in classe insieme.
«Perché non vieni anche tu?»
domandai.
«No grazie. Ne ho abbastanza di queste feste inutili.»
fece spallucce.
«Lo so che è perché ti sei trovato la ragazza»
incrociai le braccia al petto, guardandolo con un sorrisino furbo, facendo riferimento a Ginevra, la ragazza che mi aveva presentato giorni prima.
«Dean ti aspetta!»
sbottò sventolando la mano per farmi andare via.
Scossi il capo e finalmente uscii.
Sempre il solito.
Ad aspettarmi però non c'era Dean, come pensavo, ma Oliver.
«Che ci fai qui?»
mi accigliai, andando verso di lui e guardandomi intorno, per controllare nel caso ci fosse anche Axel.
«Ordini di Axel»
sorrise squadrandomi, mentre fumava beato poggiato all'auto.
Oliver era un bel ragazzo. Aveva le labbra carnose e gli occhi verdi, che risaltavano per il colorito scuro della sua pelle.
Sapevo che suo padre avesse origini africane, mentre sua madre era italiana, ma lui era nato in America. Conosceva Axel e Thomas sin dall'asilo praticamente.
Ad essere sincera lui era il mio preferito, perché era quello che si cacciava meno nei guai. Gli altri due erano delle bombe pronte a scoppiare. Anche se Thomas se la faceva sotto per ogni cosa, alla fine era il primo a mettersi nei guai.
«Beh, allora sicuramente non salirò su quell'auto. Non voglio né vederlo né parlargli»
pronunciai, marcando maggiormente il 'sicuramente'
Lui ridacchiò e lanciò la sigaretta per terra, calpestandola.
Dopodiché si avvicinò con le mani in tasca e disse:«Sapevo che non avresti accettato così facilmente»
«Allora mi conosci»
«In realtà no, non ti conosco affatto. Io conosco la Daiana che ama mettersi in gioco e che affronta i problemi. Non una Daiana che scappa dai problemi»
spiegò, fissandomi negli occhi.
Mi stava mettendo alla prova.
«Accompagnami ad una festa e forse accetterò di incontrare Axel»
«Oh, che sbadato, ho dimenticato di dirti che Axel è proprio alla festa»
sorrise prendendosi gioco di me.
Sbuffai e proprio in quel momento mi arrivò un messaggio da parte di Dean.
"Mi dispiace ma non credo di poter venire alla festa, ho forato e non ho alcun passaggio"
«Fanculo»
sbottai, aprendo la portella per entrare in auto. Ormai ero pronta, tanto valeva andarci a quella benedetta festa.
Prima che potessi entrare in auto Oliver mi bloccò dal braccio, dicendo:«Abbiamo scoperto che ci sarà anche Theodore stasera.»
Riflettei un secondo.
Avrei potuto vendicarmi.
Theodore. Axel.
Nonostante odiassi Theodore, facendomi vedere con lui, la furia di Axel si sarebbe accesa.
Era quello che volevo.
Con aria da innocente risposi:«E quindi?»
«Non fare cazzate. So che lo stavi già pensando»
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Il viaggio fu silenzioso e rapido, visto che Oliver premeva molto sull'acceleratore.
Quando arrivammo vidi che c'erano già un sacco di persone nel giardino, dove c'era un'enorme piscina.
Qualcuno si voltò verso di noi quando scendemmo dall'auto. Possibile che attiravamo sempre l'attenzione?
«Che il divertimento abbia inizio»
sbottò lui divertito, scomparendo in mezzo alla folla e lasciandomi da sola.
«Aspetta ma dove vai?»
ormai era andato via.
Perfetto.
Sbuffai e decisi di avventurarmi nella casa, a cercare qualche viso conosciuto.
Andai verso la cucina, dove c'erano gli alcolici, e mi versai in un bicchiere della vodka alla pesca.
La gente ballava e parlava, alcuni si baciavano.
All'improvviso mi venne incontro un ragazzo con indosso una maglietta di calcio.
Lessi il nome che c'era scritto sopra 'Michael Trey'
Oh certo, era l'amico di Dean. Il proprietario della casa.
«Ciao, tu sei Daiana giusto?»
mi sorrise, mentre reggeva un bicchiere.
Si poggiò allo stipite della porta, squadrandomi da testa a piedi.
«Già. E tu devi essere Michael»
dissi retoricamente.
«Sono proprio io. Non sapevo che il caro Dean avesse amiche così belle»
sì mordicchiò l'interno della guancia, sorseggiando poi qualsiasi cosa ci fosse nel suo bicchiere.
Arrossii leggermente e mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
D'un tratto qualcuno lo chiamò da lontano.
Lui si voltò e sembrò capire subito cosa volesse il suo amico.
Successivamente mi prese per mano e mi disse:«Vieni con me. Ti divertirai»
Dopodiché mi portò nel bel mezzo della folla, fino al salotto, dove c'era un tavolo con tantissime persone sedute in cerchio.
Rimasi scioccata quando vidi cosa c'era sul tavolo: una bustina con della polverina bianca all'interno, tre bustine di preservativi e delle manette.
Alzai lo sguardo per vedere se conoscevo qualcuno di quelli che si trovavano lì e rimasi paralizzata quando incontrai lo sguardo penetrante di Axel.
E non era da solo.
Aveva sulle ginocchia una ragazza. Anzi, non una qualunque.
Aveva in braccio quella stronza di Rose Mitchell.
Dopo quello che aveva fatto lui la tollerava ancora? Ci aveva fatto litigare per i suoi stupidi giochetti da gelosa psicopatica.
Oliver mi aveva detto che ci sarebbe stato alla festa, ma non pensavo di trovarlo a fare lo stronzo. Credevo volesse parlarmi.
Michael mi sussurrò all'orecchio:«Ti va di giocare? Ci divertiamo»
Annuii, continuando a guardare negli occhi Axel, che faceva altrettanto.
Mi sedetti accanto al ragazzo, che mi fece un occhiolino mentre prendeva una bottiglia di birra vuota e la posava al centro del tavolo.
«Adesso vi spiegherò le regole del gioco. A turno gireremo la bottiglia e la persona che uscirà dovrà scegliere tra obbligo o verità. Questi premi che vedete qui sul tavolo, saranno per chi avrà le palle di scegliere sempre obbligo. So che qualcuno di voi starà pensando che è una cazzata, ma credetemi, non lo sarà. Gli obblighi dovranno essere impossibili e folli.»
spiegò, guardandoci uno per uno.
Deglutii e arrossii leggermente quando vidi che lo sguardo di Axel non si era spostato da me neanche un secondo.
Cosa credeva di fare? Perché era lì? Con la sua ex?
Uscii da quello stato di trance quando Michael mi porse la bottiglia, pronunciando:«Cominciamo dalla più carina»
Sorrisi leggermente e poi mi sporsi in avanti, per girare la bottiglia.
Non lo davo a vedere ma stavo morendo d'ansia. Il mio piede continuava a muoversi.
La bottiglia si fermò su una ragazza dai capelli blu e con il piercing al labbro.
«Bene bene bene...»
sbottò Michael, poggiando il mento sul palmo della mano, con sguardo interessato.
«Obbligo o verità?»
chiesi, cercando di essere il più sicura di me possibile.
«Obbligo»
rispose la ragazza prontamente.
Avrei dovuto scegliere un obbligo. Un obbligo impossibile, giusto?
«Ecco...»
mi guardai intorno, aspettando che qualcosa mi venisse in mente.
Bingo.
«Vedi quel ragazzo laggiù?»
indicai un ragazzo che si trovava poco più in là, mentre beveva una birra e parlava con una ragazza.
«Va' avanti...»
rispose la ragazza dai capelli blu, assottigliando gli occhi in due fessure.
«Vai da lui e digli di essere l'amante di suo padre e che sei incinta. E il figlio è suo»
Lei si morse il labbro divertita e alzandosi fece come avevo detto.
Da lontano vedemmo la faccia sconvolta del ragazzo, che scappò via chiamando qualcuno al telefono.
La ragazza tornò a sedersi, con un sorrisetto malizioso sulle labbra.
«Forse ho esagerato un po'...»
si mordicchiò il labbro, divertita.
«Cos'è successo?»
domandò un ragazzo di cui non sapevo il nome.
«Gli ho detto che sono minorenne e che se suo padre avesse rinnegato l'avrei denunciato»
«Ci sa fare la ragazza»
borbottò con tono malizioso un tipo che le si avvicinò pericolosamente, ma lei lo bloccò con una mano dicendo:«Mi piace la figa, amico»
Spalancai la bocca per lo stupore, e così fecero tutti gli altri.
«Che cazzo avete da guardare? A voi non piace?»
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Era da quasi un quarto d'ora che stavamo giocando, e fortunatamente neanche una volta la bottiglia era finita su di me. Ne su Axel.
Speravo vivamente di arrivare alla fine di quel gioco orribile senza danni psicologici.
A quel punto si erano aggiunti anche altri ragazzi, tra cui Oliver.
Thomas non si era fatto vivo e neanche Amy.
Un ragazzo dai capelli ricci e biondi girò la bottiglia. Si stava per fermare alla ragazza che avevo accanto, ma la sfiga ce l'avevo scritta in fronte forse.
Per un centimetro si fermò nella mia direzione. Non volevo crederci. Cazzo.
Ti prego, non un obbligo impossibile.
Ti prego.
Ti prego.
«Obbligo o verità, bellezza?»
domandò guardandomi tutta, come se fossi un gioiellino.
«Obbligo»
risposi convinta.
«Ti obbligo a strusciarti sulla persona che trovi più attraente»
alzò un sopracciglio.
Porca.
Miseria.
Mi guardai intorno sperando di non essere arrossita.
Axel continuava a mangiarmi con gli occhi, o forse stava solo cercando di intimorirmi, per non fare cazzate.
Oh, ma tranquillo caro Axel, non sarei di certo venuta da te. Ma questo lo sapevo solo io.
Mi alzai quando decisi.
Era la scelta giusta.
Assolutamente.
Aggirai il tavolo con passo lento e sensuale, leccandomi il labbro inferiore.
Arrivai dietro Axel e iniziai ad accarezzargli la nuca.
Non me ne fotteva un cazzo che Rose mi stesse guardando male.
Lui contrasse la mascella a quel gesto, e strinse il pugno.
Ad un tratto però, inaspettatamente, mi misi a cavalcioni sulla misteriosa ragazza dai capelli blu che a quanto pareva aveva una preferenza per le donne.
Le sussurrai all'orecchio:«Tienimi il gioco, per favore»
E lei ridacchiando disse:«Non c'è problema, tesoro»
Iniziai a muovermi su di lei, mentre le sue mani mi accarezzavano tutta.
Nel frattempo tenevo lo sguardo fisso in quello di Axel. Per provocarlo.
Come se non bastasse, incollai le mie labbra alle sue, e lei ricambiò.
Lei inserì la lingua, provocando qualche fischio da parte dei ragazzi.
«Merda, mi viene duro così»
sentii dire ad uno di loro.
Continuai a fare movimenti circolari con il bacino, mentre lei mi prendeva una ciocca di capelli e se la arrotolava tra le dita.
Sorrisi sulle labbra della ragazza quando vidi lo sguardo di Axel indurirsi. Scese lentamente, fino ad arrivare al mio bacino che continuava a strofinare contro quello della ragazza.
Scosse il capo e chiuse gli occhi per qualche attimo. Era eccitato.
«Come ti chiami?»
domandai alla ragazza con il fiato corto per via del bacio quando mi staccai.
«Tania»
mi sorrise.
«Grazie mille, Tania»
le sussurrai soddisfatta e mi alzai, con lo sguardo di tutti incollato addosso.
Mi rimisi seduta come se niente fosse e sorrisi guardando il ragazzo che mi aveva detto l'obbligo.
«Credo di aver completato l'obbligo abbastanza bene, no?»
inclinai il capo per prendermi gioco di lui.
Non mi stava neanche ascoltando per quanto era scioccato ed eccitato allo stesso tempo.
Portai lo sguardo su Axel, facendogli un occhiolino, e lui si passò la lingua sul labbro inferiore, stringendo la presa sulla coscia di Rose, che come una gatta morta si incollò di più a lui.
Oliver si sedette accanto a me e dandomi una leggerla spallata mi disse:«Cazzo, credo che Axel non potrà mai dimenticarsi di questa scena»
«Lo credo anch'io»
dissi ridendo sotto i baffi.
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«Giù, giù, giù, giù, giù!»
urlarono in coro un gruppo di ragazzi mentre Oliver beveva come un alcolizzato.
Il giorno dopo non sarebbe riuscito ad alzarsi, già lo immaginavo.
Avevamo smesso di giocare, o meglio, io mi ero annoiata di giocare, e quindi Michael mi aveva portata a prendere qualcosa da bere.
«E così...ti piacciono le ragazze?»
domandò quasi imbarazzandosi, mentre beveva la sua birra.
Per poco non sputai ciò che avevo appena sorseggiato.
Che cosa?
«Oh no no, intendi per quello?»
dissi alludendo all'obbligo e lui annuì.
«No, sono etero»
ridacchiai, quando lo vidi fare un sospiro di sollievo.
«Okay, mi sentivo un completo idiota perché avevo pensato di provarci con te»
scosse il capo passandosi una mano tra i capelli.
Risi anch'io. Era buffo.
Non si faceva scrupoli a dire le cose.
Dopo un po' chiese riflettendo:«E allora per quale motivo hai baciato Tania?»
aggrottò le sopracciglia.
«Beh...»
mi guardai intorno, in cerca di qualcosa da dire, ma l'unica cosa che trovai furono gli occhi di Axel addosso, mentre beveva poggiato al muro.
Era inquietante. Controllava ogni mia mossa.
Senza curarmi del fatto che Michael stesse aspettando una mia risposta, gli dissi gentilmente:«Ti dispiace se vado un attimo al bagno?»
dopodiché gli diedi le spalle per allontanarmi da lì.
Dovevo respirare un po'.
Quando finalmente trovai il bagno bussai e nessuno rispose, così mi ci fiondai dentro, chiudendomi la porta alle spalle.
Mi bloccai però quando non sentii la porta sbattere.
Lanciai uno sguardo allo specchio e vidi dietro di me Axel, che aveva bloccato la porta con il piede.
«Esci»
«Non credo proprio»
sbottò incazzato entrando completamente e chiudendo la porta a chiave.
«Che cazzo fai? Cos'è che non capisci della parola "esci"?!»
Lo spinsi dal petto quando si avvicinò pericolosamente. O almeno ci provai.
Non si spostò neanche di un millimetro.
«Sai cos'è che odio più di ogni cosa?»
domandò assottigliando gli occhi in due fessure e piegandosi su di me, imprigionandomi tra se e il lavandino.
Era ad un centimetro dalle mie labbra e sentivo il suo respiro caldo su di esse.
Non attese una mia risposta, infatti continuò:«Mi fa così dannatamente incazzare il fatto che qualcun'altro tocchi ciò che è mio»
ringhiò fissandomi le labbra.
«Mi sento logorare dentro, ogni nervo del mio corpo si contorce e il sangue mi va al cervello»
«Spero tu non ti riferisca a me, io non appartengo a nessuno, Axel»
alzai un sopracciglio sfidandolo.
«Intanto è il mio cazzo che hai succhiato beatamente questa mattina»
me lo rinfacciò.
Stronzo. E presuntuoso.
«La prossima volta dovrei usare i denti»
sbottai spingendolo leggermente.
«Vorresti rifarlo?»
Mi prende per il culo?
«Sì...»
sussurrai al suo orecchio, attirandolo a me dalla maglietta.
«vorrei proprio...ho così tanta voglia che potrei farlo anche adesso...»
gli morsi il lobo.
«Secondo te a Michael piacerebbe l'idea che io glielo lecchi?»
sorrisi malignamente nel vedere la sua faccia passare da eccitata a più incazzata di prima.
«Credo proprio che andrò a chiederglielo»
mi allontanai da lui, che però mi prese dal polso e mi attirò di nuovo contro il suo petto.
Violentemente fece scontrare le nostre labbra, avvolgendo una mano intorno al mio collo e con l'altra mi strinse i capelli.
Mi infilò la lingua in bocca e continuammo a baciarci fin quando lui non mi prese in braccio da sotto le cosce e mi bloccò al muro.
Ci staccammo solo per riprendere fiato.
Stavamo ansimando contemporaneamente e le nostre labbra si sfioravano.
Chiusi gli occhi maledicendomi mentalmente. Non era questo il piano. Non avrei dovuto baciarlo!
«Prova solo ad avvicinarti di nuovo a Michael e te ne pentirai»
sussurrò sulle mie labbra con voce roca.
«Amo giocare con il fuoco»
gli feci l'occhiolino, prima scendere dalle sue braccia e dargli una pacca nelle parti basse, facendolo piegare dal dolore.
«Così impari a minacciarmi, coglione»
dopodiché uscii da bagno.
Non mi fotti, Axel Wilson.
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Quando scesi al piano di sotto decisi di andarmene a casa. Quella festa era tremendamente noiosa, e la presenza pressante di Axel non la rendeva migliore.
«Hey, tutto okay?»
mi venne incontro Michael, preoccupato.
«Sì, sono solo un po' stanca. Credo che tornerò a ca-»
«Daiana»
mi paralizzai quando sentii la voce di Theodore Foster alle mie spalle.
Lentamente mi voltai e lui nel vedermi rimase quasi scioccato.
«Da quanto tempo»
continuò, avvicinandosi.
«Si, infatti»
risposi, non sapendo se assecondarlo o se allontanarmi.
La serata aveva assunto una piega diversa. Non avevo più tanta voglia di far ingelosire Axel con lui. Volevo solo andarmene.
«Come stai?»
chiese ancora, come se volesse iniziare una conversazione.
«Bene, come puoi vedere»
dissi secca, sorpassandolo, dopo aver sorriso a Michael, che ricambiò.
Uscii nel giardino, ma Theodore mi seguì.
«Sei ancora arrabbiata con me?»
«Secondo te, Theodore? Dovrei fare come se non fosse accaduto niente? Come se non avessi cercato di uccidermi quando avevo solo tredici anni?»
sbottai girandomi verso di lui, con le lacrime agli occhi.
Forse urlai troppo, poiché la maggior parte dei presenti si girarono verso di noi.
Ma il ragazzo difronte a me continuò:«Mi dispiace, okay? Come posso rimediare?»
«Andando a fanculo»
tuonò qualcuno alle nostre spalle.
Maledettissimo Axel.
«Ancora tu?»
chiese retoricamente Theodore, voltandosi con un sorrisetto di sfida.
«Potrei farti la stessa domanda»
rispose Axel, avvicinandosi a lui mentre beveva la sua birra.
«Cosa non hai capito della frase 'Non devi mai più rivolgere la parola a Daiana, né toccarla, ne guardarla?'»
continuò, spingendolo leggermente dal petto.
Era così che gli aveva detto?
«Non prendo ordini da un criminale»
sbottò Theodore, provocando una risata maligna di Axel.
«Che succede qui?»
arrivò Michael, poiché molta gente si era riunita in cerchio, attorno a noi.
«Chiedilo al bastardo»
disse Theodore, indicando Axel che continuava a bere tranquillamente la sua birra.
«Non voglio problemi a casa mia»
parlò serio Michael, guardandoli entrambi.
Axel alzò le mani in segno di resa, facendo per andarsene, ma prima di sorpassare Theodore, sferrò un pugno in pieno viso a quest'ultimo, facendolo cadere.
«Sta' tranquillo, guarirà con un po' di coca»
Axel si piegò vicino a lui lo prese in giro infine, alludendo al fatto che Theodore fosse un drogato.
Dopodiché si avviò verso la strada, ma di spalle sbottò:«Ci si vede sabato, Foster».
Sabato?
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«Ha parlato di sabato, sai a cosa si riferiva? Cosa c'è sabato?»
domandai a Dean, mentre eravamo in videochiamata. Gli stavo raccontando com'era andata la festa.
«Sinceramente non lo so»
scosse il capo.
Sbuffai buttandomi sul letto.
«Lo odio»
borbottai con il viso sprofondato nel cuscino.
«Chi non odia Wilson?»
disse lui retoricamente ed io lo fulminai con lo sguardo.
«Okay scusa»
fece spallucce.
«È solo che...tu credi che io abbia esagerato ad arrabbiarmi così tanto?»
chiesi pensierosa.
«No, cazzo. Come avresti dovuto reagire altrimenti? Hai fatto più che bene. E non lo dico solo perché non lo sopporto.»
mi rassicurò lui, ed io annuii.
«Hai notizie di Amy? Non la sento da stamattina.»
decisi di cambiare discorso.
«Io sapevo fosse uscita con quell'altro coglione»
«Thomas. Si chiama Thomas»
lo ripresi.
«Come cazzo si chiama, chiama. Fatto sta che non ho notizie di Amy. Dovresti chiedere a Virginia»
Aveva ragione.
«Comunque-»
A quel punto sentii un frastuono provenire dal giardino, così salutai frettolosamente Dean e titubante scesi al piano di sotto.
Mia madre e mio fratello stavano già dormendo, quindi non potevano essere loro.
Andai in cucina e presi un coltello.
Dopo tutto ciò che era successo avevo paura che Charli stesse continuando a cercarmi. Avrebbero potuto essere i suoi uomini.
Lentamente aprii la porta-vetrata che collegava il soggiorno con il giardino e uscii.
Mi guardai intorno: tutto tranquillo.
Fortunatamente, grazie alle lucine di natale poste nei giardini di quasi tutti, compreso il nostro, c'era abbastanza luce da vederci qualcosa.
A quel punto ci fu un'altro rumore, proveniente fuori dal cancello.
Okay Daiana, forza e coraggio.
Giunsi davanti al cancello e non esitai ad aprirlo.
Urlai quando vidi una sagoma scura trasportare un sacco nero.
«Porca puttana, ma quanto pesa?!»
sbottò la voce femminile.
Okay, era una donna.
Indossava una felpa con il cappuccio e un pantalone del pigiama, con delle pantofole molto buffe.
La figura si fermò quando si accorse della mia presenza e si voltò a guardarmi.
«Tania?»
«Oh, tu sei la ragazza dell'obbligo»
disse ridacchiando.
«Che ci fai qui?»
domandai alzando un sopracciglio.
«In teoria ci abito, qui»
indicò la casa accanto alla mia.
«Sei la figlia del signor Davis? Il nostro vicino?»
«Non proprio, sono la figlia della sua compagna. Ci siamo trasferite da poco a casa sua»
Infatti non l'avevo mai vista da quelle parti.
«Okay...»
poi mi cadde lo sguardo sul sacco che stava trasportando.
«Cosa c'è lì dentro?»
«Un cadavere, me ne sto sbarazzando»
disse con nonchalance, ed io impallidii.
A vedermi scoppiò a ridere.
«Cazzo, ma tu credi proprio a tutto eh?»
scosse il capo, portando il sacco fino ad un cassonetto della spazzatura.
«È semplicemente immondizia, bellina»
continuò, tornando poi da me.
«E tu perché hai un coltello?»
alzò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto.
«Oh ehm...niente»
lo nascosi dietro la schiena e lei ridacchiò.
«Sei strana, bellina, ma mi piaci»
mi fece un occhiolino, prima di sedersi sul marciapiede e accendersi una canna.
«E poi baci bene»
continuò, dopo aver fatto un tiro.
Arrossii e mi sedetti accanto a lei, nascondendo il coltello nelle piante.
Falso allarme.
Si abbassò il cappuccio, rivelando i suoi lunghi capelli blu.
«Vuoi?»
mi porse la canna ed io la presi, facendo un bel tiro profondo.
«Insomma, non sei poi così innocente come sembri»
disse scrutandomi.
«Già»
ridacchiai, guardando avanti a me.
C'era una leggera ebrezza e mi vennero i brividi.
Gli passai nuovamente la canna e lei la afferrò, prendendo anche il suo cellulare e rispondendo a qualche messaggio, facendo calare il silenzio.
La sentii sbuffare e le lanciai uno sguardo.
«Tutto okay?»
«Sì, è solo che questo bastardo non mi ha ancora procurato l'auto»
scosse il capo, tenendo la canna tra le labbra, così da avere entrambe le mani libere per scrivere al telefono.
«Auto?»
«Sveglia bellezza, come pensi si gareggi alla corsa di sabato? A piedi?»
Bingo. Ecco cosa c'era sabato. Una corsa.
«Chi l'ha organizzata?»
domandai interessata. Axel ci sarebbe stato.
«Theodore Foster, mi pare tu lo conosca. Vi ho visti discutere alla festa»
mi lanciò uno sguardo.
«Sì, infatti»
alzai gli occhi al cielo.
In quel momento il suo telefono prese a vibrare e lei dovette rispondere.
«Hey Mike, qual è il problema? Cosa?! Non hai la mia auto?»
iniziò a discutere, facendomi segno che sarebbe dovuta rientrare in casa, così la salutai e lo stesso feci io.
Prima di chiudere il cancello la sentii dire:«La prossima volta me ne occuperò da sola, non sai fare un cazzo!»
ridacchiai.
Non prendere impegni per sabato Daiana, piuttosto esercitati a guidare.
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SPAZIO AUTRICE
✍🏻
Bentornati my lovesss❤️
Come state? Spero tutto bene.
Finalmente sono riuscita a scrivere questo benedetto capitolo e spero di partorire il 23esimo molto presto.
Cosa ne pensate? Vi è piaciuto?
Secondo voi chi sarà il messaggero segreto di Daiana?🤔 Io ho alcune idee...
E poi, chi saranno gli uomini che hanno minacciato Axel?
Ci vediamo al prossimo capitolo!
~ con amore, Denise❤️