Il vento le smuoveva i capelli, lunghi ormai oltre le spalle, scuri e mossi. Ci si poteva perdere nel loro movimento, desiderare di accarezzarli, sfiorarli, sentirne il profumo.
Asia non era mai stata una bella ragazza e ne era sempre stata consapevole. I suoi occhi erano all'ingiù, le labbra non erano carnose, il naso dritto, quasi stonava con il resto del suo volto spigoloso. Gli zigomi erano poco accentuati, a differenza della mandibola definita, e le guance erano cosparse di lentiggini, che ad ogni colpo di sole, aumentavano inesorabilmente. In più, il suo colorito non era mai stato roseo, ma pallido. Le occhiaie le davano quasi un aspetto malaticcio, sul viso scarno. Quelle due macchie violacee sotto gli occhi, le avevano sempre fatto compagnia.
Il fisico, in oltre, non presentava forme troppo accentuate. Era magra, alta ciò che basta, ma il suo corpo non aveva mai avuto le curve sinuose che invece aveva sua sorella, che aveva Jenny, che aveva una qualsiasi ragazza avesse incontrato.
In generale, lo specchio le aveva sempre restituito più incertezze che sicurezze, eppure non le era mai importato così tanto.
Perché, seppur il suo aspetto lasciasse a desiderare, il suo carattere l'aveva sempre definita.
Sua madre l'aveva sempre definita senza regole, orgogliosa, a tratti arrogante. Un perfetto ritratto di una ragazza a cui era stato strappato ogni buon senso e rimpiazzato con i più infimi piaceri terreni. Una ragazza che odiava le regole e che faceva di tutto per infrangerle; qualcuno che ci sputava sopra alle imposizioni o restrizioni.
Cominciò a sfuggire dalla noia a quindici anni, saltando oltre muretti o recinzioni per esplorare posti sconosciuti e desolati.
A sedici anni, si andava a sbucciare le ginocchia allo skatepark, bombolette nello zaino con cui aveva adornato di graffiti i muri più nascosti della cittadina, e sigaretta sempre in bocca.
Fino ai suoi diciassette anni, sbatteva porte in faccia ai suoi genitori, solo per sgattaiolare fuori dalla finestra al primo invito di qualche conoscente a una festa.
Poi erano arrivati i diciotto anni. E aveva perso tutto.
Aveva perso il suo carattere tempestoso, la sua voglia di sfuggire alle regole, l'energia per far fronte ai suoi genitori.
Era diventata stanca. Eppure quegli strascichi della sua vera persona, erano ancora così visibili in lei, che era difficile non notarli.
E Alex li notava bene. Li notava così bene, che forse erano proprio proprio questi ad attrarlo a lei come falena alla luce.
La guardava a debita distanza, scambiando qualche parola con James e Aidan, mentre Asia e Jenny saltellavano per le stradine. Un occhio sempre fisso su di lei, sebbene la sua attenzione cercasse di rimanere sui due ragazzi che ora chiacchieravano con Matt e Jamie. Andy aveva deciso di ritornare a casa, aveva delle faccende da sbrigare e in più era troppo stanco. Alex aveva subito pensato fosse una scusa e probabilmente non si sbagliava. Da quando i due ragazzi si erano presentati dopo il concerto, non era riuscito a mascherare il fastidio fine che gli provocavano. Quel fastidio a pelle che sai non potrà mai essere rimpiazzato con una simpatia.
Aidan raggiunse la sua ragazza, sorprendendola con un abbraccio, mentre Jamie e Matt raggiungevano Asia, lasciando i due da soli. Fu in quel momento che James sospirò.
"Le fai bene." Aveva mormorato, guardando davanti a sé, nella direzione della ragazza che ora rideva, seguita a ruota dagli altri quattro. Alex gli sorrise debolmente.
"Non hai idea del bene che fa lei a me." Disse di rimando, guardando la luna che già splendeva, facendosi largo nel blu oscuro. Il frastuono che regnava sovrano in centro, stava lentamente lasciando il posto al silenzio, squarciato solo dalle loro risate. I lampioni sfrigolavano al loro passaggio.
"Non la vedevo sorridere così da prima della morte di Grace." Continuò, allungando il passo per raggiungere gli altri ragazzi, ancora qualche passo più avanti a loro. Alex, al contrario, si fermò, piantandosi sul posto. Qualcosa si spezzò. Girò il volto di scatto, un'espressione confusa ben dipinta in faccia. James impallidì.
"Grace?" Mormorò. "Chi è Grace?"
"Non...Non te l'ha detto?" Balbettò, torcendosi le mani. Il suo tono di voce fu così basso, che Alex fece quasi fatica a captare tutte le parole.
"No." Rispose, incuriosito. "Chi è?" James era in procinto di rispondere, quando Matt li raggiunse nuovamente, seguito da Jamie e Asia, che ridevano fino alle lacrime, lasciando da soli Aidan e Jenny a passeggiare mano nella mano.
Forse fu per l'occhiata complice che si scambiarono i due ragazzi non appena arrivò, forse per il colorito pallido di James e le sopracciglia leggermente aggrottate di Alex o forse il silenzio improvviso che si era steso tra i due alla sua presenza, ma Asia capì che c'era qualcosa che non andava.
Lanciò un'occhiataccia a James e uno sguardo interrogativo ad Alex, ma il ragazzo finse di non notarlo.
Passarono l'intera sera facendo finta di nulla, fin quando Alex non dovette riaccompagnare Asia a casa. Erano le tre del mattino, i lampioni sfrigolavano e l'aria sembrava più pesante ad ogni passo verso casa.
Inserì le chiavi nel chiavistello della porta, facendo scattare la serratura. Gli occhi scuri del ragazzo la studiavano in ogni sua incertezza, come se sapesse che lei stava aspettando che lui le chiedesse qualcosa. Qualsiasi cosa.
Proprio mentre stava per entrare, arrivò quella domanda.
"Chi è Grace?" L'aria si spezzò sotto quelle tre parole, il freddo calò improvviso e violento su di lei.
Non si girò, continuando a dargli le spalle, come se stesse ancora decidendo se entrare o meno.
"Come sai di Grace?" Chiese con voce piatta, quasi fredda. Poi si girò, a braccia conserte e il labbro inferiore ben stretto tra i denti.
Ansia?
"Chi è?" Insistette lui. Asia aggrottò le sopracciglia, un accenno di rabbia le apparve sul viso per una frazione di secondo.
"Non sono affari tuoi." Sputò velenosa. Gli occhi di Alex si ingrandirono.
"È vero." La delusione si poteva leggere sul suo volto. "Non sono affari miei, ma pensavo ci dicessimo tutto?"
"Non questo." Ringhiò a denti stretti. "Chi te l'ha detto?" Alex rimase in silenzio. "Chi?!" Alzò la voce allora lei.
"Non importa chi!" Urlò di rimando. "Importa che non sia stata tu a dirmelo! Pensavo- Pensavo ti fidassi di me..." Mormorò e Asia si pentì come non si era mai pentita di nulla delle parole che disse poi. Il suo orgoglio prese il sopravvento.
"Beh, ti sbagliavi." Sibilò, muovendo un passo all'indietro dentro casa. Alex rimase di ghiaccio, stringendo i pugni.
"Mi sono stancato, di te e... e di tutti i tuoi cazzo di segreti, Asia!" Urlò infuriato. "Non ti ho mai dato motivo di dubitare di me e ora te ne esci che non ti fidi?!" Asia tentò di ribattere, ma il ragazzo la zittì. "Mi sono davvero rotto!"
"E allora vattene!" Urlò lei di rimando. "Vattene, scappa come fai sempre!" Quella rabbia esplose dentro di lei senza che potesse fare nulla per fermarla. Lui scosse la testa, passandosi una mano tra le ciocche castane. La guardò negli occhi, mentre l'ira prendeva il sopravvento in lui e andava a sopperire qualsiasi altro sentimento a cui si stesse aggrappando per non ferirla.
"Io scappo via, Asia?! Sono io quello che scappa sempre via?!" Strinse i pugni e serrò la mascella, così tanto che potè sentire i denti scricchiolare tra di loro. "Sai che c'è? Forse dovrei andarmene! Sono stufo!" Tuonò girandosi e percorrendo la strada a grandi falcate.
Lei si rese improvvisamente conto dell'effetto delle sue parole su di lui e lo seguì mentre si allontanava sempre di più dalla casa.
"Dove vai?!" Gli urlò dietro, sperando che lui si fermasse. Ma continuò a camminare. "Alex!" Urlò di nuovo tentando di raggiungerlo.
"Lasciami stare!" Ringhiò, non rivolgendole nemmeno uno sguardo. Non riusciva a credere di poter avere anche solo pensato che avrebbe funzionato, che una come lei e uno come lui potessero davvero andare bene insieme.
"Alex non te ne andare!" Urlò, chiudendo i pugni e infilzandosi i palmi con le unghie. Smise di seguirlo, mentre delle lacrime calde cominciavano a scivolarle per le guance. "Ti prego..." Mormorò troppo piano perché lui la sentisse. Lui svoltò un angolo e sparì dalla sua vista.
Asia rimase qualche metro più indietro a fissare quell'angolo, sperando di vederlo tornare, mentre sentiva la strada cederle sotto i piedi.
Ma lui non tornò.
SPAZIO AUTRICE (raga scusate vi amo)
Ciao bidduzzi.
Allora, scusatemi, lo so, sono lenta ad aggiornare e il capitolo fa schifo.
Vi annuncio già che, per chi si stesse già scervellando per capire il titolo, questa volta la canzone non c'entra nulla. Mi piacevano le vibes (Marta ti am, grazie per avermela fatta scoprire).
OLTRE QUESTO,
RAGA SIAMO A 1K VISUALIZZAZIONI, VI AMO TANTISSIMO.
MWUAH, MWUAH, MWUAH, MWUAH.
Dato che siamo a questo traguardo, mini face reveal (non qui perché ho paura, lol).
Eccovi il mio ig: @bruh_imflaffy
Ditemi poi chi siete e vi accetto la richiesta.
Vabbè, qui ho finito, vi voglio bene.
Ci vediamo al prossimo capitolo <3.
-Fla