ALEKSEJ
Da bambino avevo un posto dentro di me dove ci rifugiavo tutti i sogni e i desideri, la mia mente alimentava quel posticino segreto con dell'acqua che dissetava la mia vita nei momenti di siccità.
Ma a poco a poco l'acqua si è prosciugata con le spregevoli azioni di mio padre, dove i sogni che custodivo sono evaporati sotto il fuoco di un dolore che mi ha reso un involucro arido e privo d'empatia.
Ho combattuto e mi sono opposto al volere di mio padre per molto tempo, ma lui è sempre stato più forte di me e ad un certo punto ho deciso di svuotare al mio interno tutta l'acqua con il quale nutrivo le mie speranze, perché solo non provando più emozioni sarei riuscito a sopravvivere alla sua tirannia.
Così facendo ho smesso di ascoltare i miei sogni e i bisogni che avevo, dove la voce della mia speranza divenne dentro di me un eco che mi ha messo di fronte ad una solitudine che mi ha fatto precipitare in un vuoto, che nessuno è mai riuscito a colmare per anni.
Ho congelato il mio cuore perché se fossi stato di ghiaccio avrei smesso di sentire la fredda tristezza che m'infondeva mio padre, sono stato per anni un guscio vuoto e tutto il male che ho causato non ha mai recato disturbo all'anima che non possedevo.
Ma quando Kyla è entrata nella mia vita tutto è cambiato, lei con il suo modo di saper andare oltre la facciata delle cose ha scavato nelle più profonde acque del mio cuore riportando a galla il lato buono di me, e dopotutto quello che gli era capitato nella vita è stata in grado di ridonare fiducia e con amore ha saputo sciogliere quel ghiaccio che proteggeva il mio cuore.
E quando ho ritrovato quelle speranze, i sogni e i sentimenti che percepivo da bambino tutte le ignobili azioni che ho commesso come una tossina hanno avvelenato di colpevolezza quell'anima che avevo solo dimenticato di avere.
E questo ha causato dentro di me una rottura, un senso di ripugnate disgusto per quello che ero diventato, e questa è stata la causa per il quale all'inizio ho dubitato del suo amore.
Perché credevo impossibile che un essere puro come lei amasse un mostro come me, ma la sua connaturata forza d'anima non si è mai arresa, neanche quando sono ricaduto in atti ignobili come sparare a Vanya dinanzi ai suoi occhi.
Lei non mi ha mai visto come quella belva che in realtà mi sentivo, e nonostante adesso conosca il tremendo segreto che mi portavo dentro ancora continua a guardami con quegli occhi ricolmi d'amore.
E forse ha ragione, forse devo smetterla di guardarmi con gli occhi di mio padre, perché è lui che mi ha reso un mostro che in realtà non sono.
Dopo che Kozlov ha rivelato il mio raccapricciante segreto credevo che avrei perso tutti quanti, ma ciò che è capitato è un qualcosa che mai avrei immaginato. Perché anche chi mi ha sempre puntato il dito ha speso parole in mio favore, e Sean mi ha mostrato un perdono e un conforto che ha beneficiato il mio cuore sofferente.
Di sicuro non riuscirò mai a perdonare me stesso con un battito di ciglia, ma sapere che intorno a me ho persone che mi comprendono e sostengono mi aiuta ad incamminarmi con molto più coraggio verso il percorso della redenzione.
A breve la giornata si azionerà, dando il via al meccanismo del mio piano che sembra perfetto, invece è complesso e problematico.
Ma non lo è per la mia mente ma bensì per il cuore che dovrà portare a termine questa guerra in un unico modo possibile, la morte di tutti i membri della fratellanza.
E dovrebbe risultare facile per uno come me, e anche se riesco a vedere la cima ripida sul quale mi sto arrampicando percepisco solo la fatica che mi provoca scalare l'irraggiungibile montagna che porterà tutti verso la fine di questa vita.
Ho cercato, ho pensato, mi sono focalizzato sul mio obbiettivo, ho analizzato, studiato tutto nei minimi dettagli e alla fine ho fabbricato sempre la solita soluzione, è inevitabile che sulle mie mani scorrerà del sangue.
La giornata è lunga e fortunatamente posso ancora godermi il suo corpo nudo, che è adagiato sul lenzuolo impregnato del sudore d'amore che ha bagnato i nostri corpi ansimanti poche ore fa.
Era talmente stanca che dopo aver fatto l'amore è crollata in un serafico sonno, sebbene abbia passato la notte in bianco sono talmente in pensiero per ciò che succederà che non sono riuscito a chiudere occhio.
E dovrei impormi di riposare e rilassare corpo e cervello, ma tutto ciò che al momento ha un effetto lenitivo sulla mia mente è lei.
Soffice le dita macchiate dall'inchiostro vezzeggiano il fondoschiena morbido e sensuale, tratteggio piccoli cerchi sulla carne sgattaiolando fino al sedere sodo e rotondo.
La sua pelle candida risalta sotto le mani intrise di nero e scritture che non hanno più valore ormai, mi soffermo sugli anelli che dipingono le dita e l'unico anello che vorrei portare al dito non è quello di una lugubre eredità ma il simbolo di un amore che mi ha reso libero.
Il mio corpo è una specie di diario segreto, dove ogni immagine rappresenta la storia della mia vita, e ho abbastanza soldi per sottopormi a una cancellazione di tutto il male che per anni mi ha circondato.
Ma eliminarli dalla mia pelle significherebbe dimenticare un passato che in realtà non voglio scordare, perché anche i brutti ricordi mi servono. Essi mi ricordano quello che ero un tempo e quello che voglio diventare, perché ogni dolore, anche se insopportabile da sostenere mi ricorda che nel mio futuro voglio essere qualcuno di diverso, qualcuno di migliore.
Con una mano sorreggo il volto mentre con l'altra continuo ad accarezzare le armoniche forme e assalito da un incontrollato desiderio gli mordo dolcemente la spalla nuda, dolci sono i denti che affondano nella carne che immediata diviene rossa.
E' così delicata che anche un piccolo gesto d'amore è in grado di arrossargli la pelle, molto spesso quando facciamo l'amore ho addirittura paura di recarle dolore.
La lieve pressione esercitata dalla bocca la lascia brontolare un qualcosa d'insensato dove le braccia si stiracchiano con quel fare sexy che me lo fa venire duro all'istante.
«Lasciami dormire» Protesta ad occhi serrati e goffamente tira le lenzuola coprendo ai miei occhi l'eccitante corpo.
In disaccordo mi mordo il labbro inferiore e bastardo gli strappo con un movimento brusco ciò che m'impedisce di abbeverarmi della sua perfezione.
Nonostante abbia permesso al freddo che invade la stanza di appropriarsi di lei resta immobile a lasciarsi cullare dalla bocca che inizia ad inumidirle di baci la schiena.
«Sei sicura che tu voglia dormire ancora?» Chiedo tra un bacio e l'altro e in risposta si strofina sulle lenzuola, il che mi lascia pensare che non la disturbano affatto le labbra coccolose.
«Sei un egoista, sei sveglio e quindi vuoi che lo sia anch'io» Borbotta e silenzioso lascio scivolare il braccio nel fianco dove agile e svelto la capovolgo.
Di colpo i suoi occhi si sbarrano per la rotazione inaspettata e mi sciolgo quando l'intenso nocciola si tuffa nel verde dei miei occhi.
«Lo sono» Non mento mentre le iridi corrono lungo i lineamenti del suo volto assonnato, i capelli sono leggermente scompigliati e il finto broncio che mi mostra la rende adorabile e allo stesso tempo una provocatrice ammaliante.
Tento di baciarla ma come se fosse qualcosa di viscido e scivoloso guizza in giù scappando via dalle mie braccia.
Con un balzo felino salta giù dal letto e stordito dalla scattante elasticità mi siedo al centro del letto, lento tiro un ginocchio all'altezza del petto appoggiando il gomito su di esso, volo le dita che si bloccano nella chioma scarmigliata e con un sorriso che mi rende un vero cretino osservo il piccolo topolino bianco che tenta di scappare dal falco predatore.
«Sarà meglio che ti rivesta» Delusa la faccia spegne il sorrisino da ebete dove le sopracciglia s'incurvano quando nasconde le curve con una t-shirt.
Salto giù dal letto e con le mani gli blocco i fianchi.
«Mi stai rifiutando?» I palmi premono sui pettorali nudi, ma quando la testa scuote planano sui bicipiti per fermare l'evidente sbandamento
«Hey, hey, stai bene?» Con le mani gli blocco il viso e una nuance di preoccupazione compare nelle mie iridi.
«Si tranquillo. Credo di aver dormito troppo poco, ho avuto un piccolo giramento di testa» Gli occhi si assottigliano e le dita toccano la dolente testa, e un lieve senso di colpa serpeggia nel mio stomaco.
«Non avrei mai dovuto svegliarti, mi dispiace, non immaginavo che facendolo ti avrei fatta star male»
«Sto bene Alek, è solo stanchezza. Nulla che non passi con una buona colazione» Mi allarga un sorriso ma non smetto di preoccuparmi e con attenzioni mi accerto che stia bene.
«O dovrei dire con un buon pranzo» Puntualizza con quella tonalità di gioia la mattinata che è ormai volata sui gemiti di un piacere carnale e sul sonno che avrebbe dovuto essere ristrutturante, ma per colpa mia non lo è stato.
«Kyla sicura di stare bene?» Aggrondo la fronte in pensiero e lo stomaco produce un eccesso d'ansia che mi agita tutto dentro.
«Si Alek, te l'ho detto sono solo stanca» Mi rassicura ma risulta difficile tenere a bada la mente che inizia a pensare milioni di cose, anche insensate.
Di poco si allontana per infilare dei comodi pantaloni e resto rigido a fissarla.
«Dopo aver mangiato ritornerai a riposare non è necessario che resti sveglia» Ordino senza sentire obiezioni, che non arrivano.
«D'accordo paparino. Ora muoviti che ho una fame incredibile» Mi lancia i jeans verso l'addome e lesto li afferro per poi infilarli mentre continuo a guardarla.
«Che c'è? Perché mi fissi?» Tirando le labbra in un sorriso che non comprendo si siede sul bordo del letto aspettando che mi rivesta.
«Mi dispiace piccolo Крокус (Croco), avrei dovuto immaginare che restare sveglia tutta la notte ti avrebbe recato disturbo» Adesso sì che mi sento un fottuto egoista, avevo tanta voglia di valicare le sensuali profondità del suo mondo umido e caldo che non ho pensato al fatto che la struttura fisica di Kyla è meno resistente della mia.
«Sei tanto dolce a preoccuparti ma devi rilassarti Alek» Mi tranquillizza osservando come la maglia che scivola sulla testa copra l'inchiostro e le cicatrici che ho sul corpo.
«Andiamo forza» Gli tendo la mano e gli occhi che sembrano divertiti si allungano verso i miei capelli.
«Li lasci indisciplinati?» Chiede e in effetti hanno un aspetto indocile e arricciato, ma non ho tempo di sistemarli perché il mio piccolo Крокус (Croco) deve nutrirsi e ritornare subito a letto.
«Ci penserò dopo»
«Ribelli, mi piacciono» Si alza dal letto e prima di afferrare la mia mano mi schiaffa un palmo bello pesante sulla natica destra, inizialmente sussulto per il gesto inaspettato ma subito dopo tiro un pizzo del labbro per la sculacciata ricevuta.
«Non farlo più» Mi stringe la mano e la conduco verso la porta.
«Perché puoi farlo solo tu?» Mi stuzzica incurvando un sopracciglio.
«Esattamente» Nascondo il sorriso e sovversiva ritorna a schiaffeggiarmi con molto più vigore, dove scattane appiattisco la sua schiena contro il muro.
«Piccola indisponente ringrazia che non sei al massimo oggi, altrimenti ti avrei impartito una dura lezione» Impongo con intransigente fermezza la mia autorità.
«L'aspetto non appena avrò fatto otto ore di sonno» Con quel fare stuzzicante si morde le labbra, per poi passare avidamente la lingua sulle punte carnose a forma di cuore.
«Allora muoviti» Mi stacco dal suo corpo affascinante, e la trascino verso la cucina smanioso di portare le lancette dell'orologio in avanti per poter ritornare tra le pieghe calde del suo sesso.
Quasi tutti i componenti della casa sono a riposare, e entrati nella cucina troviamo Bethel accasciata con la testa sulla penisola mentre Eliska al suo fianco rigira tra i palmi una tazza fumante e Rayan è alle prese, o meglio direi che litiga con gli utensili.
«Vi siete alzati presto, Isaak russa come un trattore» Borbotta lei assonnata, dove Rayan di spalle ci lancia uno sguardo veloce, e Eliska silenziosa vola gli occhi verso i miei capelli arruffati per poi cadere lo sguardo verso la tazza fumante.
«Kyla aveva fame» Spiego a Bethel solo in parte il motivo della nostra visita in cucina, e dalla mano che stringo al piccolo Крокус (Croco) trapassa una scarica elettrica, che mi lascia percepire il suo fastidio per la presenza di Eliska o di entrambi i ragazzi.
«Volete che prepari qualcosa da mangiare anche a voi?» Chiede Rayan restando di spalle, e mi nausea la sua improvvisa gentilezza, dove Kyla muta e con indifferenza si accomoda accanto a Bethel.
«Sono troppo stanca e Rayan si è offerto volontario per il pranzo» Spiega Bethel il motivo per il quale il ragazzo si sia appropriato della cucina.
«Non è necessario» Lo liquido seccato dalla sua presenza, e ignorandolo del tutto decido di preparare ciò che adora mangiare il mio piccolo Крокус (Croco), mentre lui sistema in un piatto ciò che ha preparato servendolo alle due ragazze.
Subito dopo si siede vicino a Eliska e invece di consumare il suo pasto mi punta lo sguardo sulla schiena che si tende in risposta.
«Sembrano buoni, vuoi assaggiare?» Domanda Bethel al mio Крокус (Croco) e visto che non ho occhi sulla nuca non comprendo la sua risposta.
«Kyla non è una grande fan del burro di arachidi» Ma la risposta di Rayan che giunge nelle mie orecchie m'irrita a tal punto che la padella produce un rumore acuto quando quasi la sbatto sul banco da cucina.
Sebbene abbia attirato l'attenzione di tutti i presenti sulla mia nuca non mi volto in loro direzione e come se nulla fosse stato detto preparo da mangiare a Kyla.
«Ammetto che fin dall'inizio non mi sei mai stato tanto simpatico» Confessa lui a bruciapelo e di scatto mi giro arcigno, pronto a lanciargli la rotonda e pesante padella sulla faccia, ma rapide sono le parole che precedono.
«Non dico che adesso ti adoro, ma intendo sotterrare l'ascia di guerra, siamo circondati da troppi conflitti è inutile aggiungerne degli altri» Le mani issate in segno di resa mi lasciano sollevare un sopracciglio disorientato, e d'istinto volo uno sguardo a Kyla che sorpresa storce le labbra e inarca le sopracciglia, come per dirmi che la sua sembra una buona offerta di pace.
«Bene» Mi lascio sfuggire riportando la mia attenzione verso il cibo.
«Sempre di molte parole» Borbotta, e lo ignoro perché al momento ho bisogno di nutrire solo il mio piccolo Крокус (Croco) e mandarla subito a dormire.
Rompo i gusci d'uovo e lascio che il friggere dell'olio mi distragga da chi alle mie spalle continua a fissarmi.
Dopo che Kyla ha consumato il suo pasto l'ho lasciata riposare e non appena aver risistemato i capelli indisciplinati ritorno verso il salone, la casa ancora è precipitata in un riposo e pochi di loro se ne vanno girovagando per la dimora.
È ancora molto presto per disturbare Yan e Akim dal loro sonno, e nell'attesa decido di controllare Artyom.
Mi dirigo verso la sua camera e uno spiraglio di luce trapassa dalla porta socchiusa, con il palmo la spalanco ritrovandomi Sean che controlla la sua ferita.
«Come stai?» Chiedo avanzando verso i due.
«Sono ancora sotto l'effetto degli antidolorifici, quindi bene, e spero di rimettermi il prima possibile perché c'è ancora molto lavoro da fare» Risponde lui mentre lento si distende sul letto.
«Al lavoro da fare ci penserò io, tu devi solo riposare e il mio non è un consiglio ma un ordine» Rigido è il tono e severi sono i lineamenti che non ammettono obiezioni.
«Sokolov non posso restarmene qua...»
«Artyom ti ho detto che è un ordine»Impongo con una rigorosa fermezza il mio comando.
«Sono d'accordo con Alek, devi riposare e inizia da adesso» Sean mi sostiene e in netto svantaggio l'uomo si arrende con un sospiro.
Subito dopo lo lasciamo per permettere alla ferita di rimarginarsi il prima possibile, insieme raggiungiamo il soggiorno dove gli occhi corrono su un Isaak, ancora intontito dal sonno che si stiracchia i muscoli seduto sul divano.
«Non dormire di notte ti fa sentire veramente stanco» Puntualizza sgranchiendo le ossa, e seppur non ho chiuso occhio neanche per cinque minuti non percepisco tutta questa stanchezza di cui parla.
«Voi siete stanchi?» Chiede e Sean storce le labbra, dove io silenzioso mi siedo al suo fianco.
«No» Rispondo e lui mi rivolge uno sguardo che sembra incredulo.
«Beati voi» Libera uno sbadiglio, per poi portare le mani dietro la nuca e adagiarla sulla tastiera del divano.
«Isaak non ho avuto modo di parlarti dopo quella sera» Inizio e straniti per ciò che sto tentando di dire i suoi occhi raggiungono i miei, e per dei secondi blocco la lingua perché è la prima volta che tento di scusarmi con qualcuno.
«Dopo tutto quello che ti è successo non avrei mai dovuto scegliere te per inscenare lo stupro della figlia di Novikov, e mi dispiace di averlo fatto, non era mia intenzione ferirti» Perplesse sono le pupille che si dilatano, e indecifrabile il sorriso che mi tirano le sue labbra.
«Non ci credo? Ti stai scusando veramente?» La cosa risulta difficile e ammetto che m'imbarazza il modo in cui mi sta guardando, un misto tra il divertito e il sorpreso, e in risposta scrollo le spalle.
«Tranquillo Sokolov, so che non avevi alcuna intenzione di riportarmi verso spiacevoli ricordi» Con una pacca sulla spalla e un sorriso di comprensione mi assolve dalla colpevolezza che avevo sul cuore.
«Vorrei trovare altri metodi per uscire da tutta questa merda, ma sembra che riesca a combattere il male solo con altro male» Sono sempre stato un uomo di poche parole, ma oggi sento il bisogno di alleggerire il peso con qualcuno che ha visto in faccia la malvagità molteplici volte.
Isaak sembra molto diverso da me, ma in realtà è più simile di quanto potessi immaginare, suo padre era un demone proprio come il mio e entrambi abbiamo ucciso l'origine della perfidia che da bambini ci ha dilaniato l'anima.
Sono stato il capitano della mafia russa per anni, e del sangue ha imbrattato le mie mani e il dolore ha soffocato il mio cuore. E Isaak non sarà stato a capo di una organizzazione mafiosa, ma è stato in guerra in Siria e immagino che le strade di quel luogo dimenticato da Dio siano uno scempio sanguinario e sofferente. E nessuno meglio di lui può comprendere come mi sento nel ritrovarmi nuovamente tra le grinfie di questo mondo maligno che ti toglie il respiro.
«Non vorrei compiere altri omicidi, ma la morte è l'unica soluzione che ho» Rivelo con un sospiro e addolorate sono le sue iridi, e silenzioso si fissa a guardare un punto indefinito mentre io reclino il capo all'indietro rivolgendolo gli occhi verso il soffitto.
«Forse c'è un altro modo» La testa di scatto ritorna in avanti e lui mi rivolge lo sguardo, dove il mio è confuso.
«Che modo?» Chiede Sean incrociando le braccia verso il petto.
«La guerra ti porta a conoscere molte persone importanti, e forse qualcuno che ho conosciuto durante la mia carriera da soldato potrà aiutarci ad uscire da tutto questo senza uccidere nessuno»
«Ripeto, in che modo?» Riformula Sean e Isaak tira un pizzo del labbro, iniziando a spiegare come sia possibile liberarsi della fratellanza senza spargere neanche una goccia di sangue, e ciò che ci confida non sembra essere una brutta idea.
Ho tradito la fratellanza una volta e sono pronto a rifarlo, ma se posso tradirli senza uccidere neanche un membro vale la pena provarci, certo ciò che ci propone Isaak è molto più rischioso, ma infondo cos'ho da perdere?
«Dimentichi che sono stato a capo della mafia per anni, e come può questo non ritorcersi contro di me? E Matvey? Non voglio che ne paghi le conseguenze»
«Vero, lo sei stato, ma è ovvio che non sai come funzionano queste cose e ti assicuro che non ne pagherete il prezzo ne tu ne nessun altro. Pensaci Alek, te lo dico come un vero fratello» Ancora una volta il palmo cozza sulla mia spalla, mostrandomi con il suo sostegno tutto il bene che mi vuole, dove la mia mano con gratitudine stringe per alcuni secondi la sua, prima che le cosce si alzino dal divano.
«Tu cosa ne pensi?» Chiedo a Sean.
«Penso che debba essere una tua decisione, ma se può aiutarti io lo farei» Accetto il suo consiglio stringendo le labbra titubanti.
«Sean, vorrei che non dicessi a Kyla e a nessun altro della proposta di Isaak finché non avrò preso una decisione, non voglio alimentarli con false speranze»
«Come vuoi» Approva, e stavolta sono io a cozzare una mano sulla spalla di Sean, prima di dirigermi verso una figura scattante che di sfuggita intravedo recarsi verso la cucina.
«Akim spero che tu abbia riposato abbastanza» La mia voce lascia sussultare le spalle del ghepardo affamato, che lascia cadere sul pavimento del prosciutto che ha preso dal frigo.
«Cazzo Sokolov! Pensavo fosse Tasha» Si porta il palmo sul cuore che batte per l'insensato spavento che si è preso.
«Che c'è la tua ragazza teme che se mangi troppo ti chiamino l'ippopotamo invece che il ghepardo?» Si beffa di lui Yan che raccoglie il prosciutto dal pavimento, e glielo lancia quasi sulla faccia perché i suoi riflessi pronti bloccano rapidi il cibo.
«Allora Sokolov, mentre questo si rimpinza di cibo ci vuoi dire come cavolo entreremo in casa di Plotnikov?» Chiede Yan, e sono venuto proprio per mettere allo scoperto tutto il piano.
«Avete mai servito da bere?» Chiedo e Akim storce le sopracciglia mentre spalma del formaggio sul suo sandwich.
«Sul serio? Dovremo servire dei drink alla festa di Poltnikov?» Sagace Yan, e il mio capo annuisce.
Stasera i ragazzi saranno degli infiltrati, e mentre Yan terrà sotto controllo la situazione Akim s'intrufolerà nello studio di Vadik per procurarmi tutto quello di cui ho bisogno per lasciar cadere la maschera che nasconde il vero volto di Plotnikov.
«Non credo sarà una passeggiata» Precisa Akim masticando il suo spuntino da un lato all'altro della bocca, e sicuramente non lo è, mandarli nella gola stretta e infuocata di un diavolo che non esiterà a mangiarli se si renderà conto di chi sono. Sebbene sia rischioso, è importante che mi recuperino quei documenti perché sono la chiave della nostra vittoria.
«Non lo sarà, ma porteremo a termine il piano con successo» La fiducia che tutto filerà liscio trabocca dalla lingua di Yan, e prego Dio che gli guardi le spalle, perché non potrò mai perdonarmi se cadono tra gli artigli di Plotnikov.
Musica armoniosa, abiti sfarzosi e sorrisi gioiosi accompagnano questa serata che si apre con una festa lussuosa.
La villa dei Plotnikov stasera sprigiona una melodiosa luce che quasi illumina tutta Mosca, gli invitati incominciano a riempire la dimora e Yan e Akim si sono da poco infiltrati nella casa grazie all'aiuto di Novikov.
Nessuno li noterà, perché nessuno conosce le loro facce, o almeno lo spero.
Anche se tutti i membri in quella casa conoscono l'aspetto del falco che un tempo era molto temuto, entrerei per coprire le spalle dei miei uomini.
Ma farlo varrebbe a dire: fallimento, e non posso permettere che questo accada.
E anche se il cuore si agita nel petto e la mente martella incessantemente paurosi pensieri non posso fare altro che restare a distanza di metri fuori dalla villa, appostato in un auto insieme a Matvey e Isaak per condurre e sostenere i miei uomini attraverso un auricolare.
«Accidenti sembro un cavolo di pinguino che serve champagne» Non posso vedere la faccia di Akim, ma percepisco il suo impaccio nel ritrovarsi in un pantalone nero attillato sulle cosce e un panciotto che stringe gli addominali scolpiti.
«Ghepardo concentrati» Sfrego le mani sudate tra di loro e Matvey ricade gli occhi su di esse.
«Andrà bene Alek» Mi rassicura il mio fratellino e spero veramente che tutto fili liscio, la serata al momento procede tranquilla e la voce gentile di Yan che offre da bere agli invitati mi riempie le orecchie.
Provo a restare concentrato e a tenere a bada l'ansia che minaccia di risalire su per l'esofago, risate e discorsi banali trapassano attraverso gli auricolari, mi concentro solo sui miei uomini e quando Plotnikov issa in alto il calice per proporre un Brindisi per il suo fantastico matrimonio, per Akim arriva l'ora di allontanarsi dalla folla e sgattaiolare verso l'ufficio di Vadik.
«Bene falco, guidami» Ignota è la villa per il ghepardo, e io posso condurlo fino a destinazione senza neanche vedere la strada difronte a me.
Ho una memoria abbastanza eidetica, e mi è servito scoparmi Vania la prima volta proprio nello studio di suo padre.
Con poche direttive conduco Akim nell'ufficio di Plotinikov che subito si mette alla ricerca dei documenti che mi servono, odo le sue mani che scavano in ogni angolo della casa e frustate sembrano le dita che quasi sbattono i cassetti della scrivania.
«Qui non c'è un cazzo Sokolov» Agitata è la voce e smaniose le mie dita che picchiano sulle cosce temono di aver fatto un buco nell'acqua.
M'impongo di restare calmo così da poter trasmettere tranquillità al mio uomo, chiudo gli occhi e viaggio con la mente fino all'ufficio di Plotnikov.
La casa di un mafioso è il posto più sicuro dove poter nascondere i propri affari, e sono sicuro che Vadik ha i suoi segreti ben sepolti nella sua casa.
Ricordo attentamente ogni dettaglio di quella sera, e anche se ero impegnato a fottermi quella stronza di Vania sicuramente alla mia mente non sono passati inosservati dei dettagli che stasera possono essermi utili.
Pensa Alek, pensa.
«Falco che faccio?» Chiede Akim e ignoro le sue parole.
«Sokolov non vorrei metterti fretta ma qualcuno si è appena mosso da questa sala, credo sia la figlia di Plotnikov perché era accanto a loro durante il Brindisi. Credo che stia andando in bagno ma non ne sono certo. Cosa faccio?» Le parole di Yan provano a mettermi agitazione ma le respingo e mi concentro al massimo.
«Falco? Vado via?»
«Sokolov la seguo?»
«Chiudete la cazzo di bocca!» Ammutolisco i due e stringo più che posso le palpebre, le strizzo a tal punto che qualcosa balza nel mio cervello.
«Akim cerca ai lati della scrivania o al di sotto una manopola un tasto, qualsiasi cosa» Mi scopai Vania su quella scrivania in modo barbaro e feroce e sebbene gli sferrai delle stoccate potenti il tavolo dondolò ma non si mosse neanche di un millimetro.
Akim come ordinato si mette ad armeggiare e spero di aver fatto centro.
«Poi mi spighi come cazzo hai fatto?» Trionfante è il tono del ghepardo, e il pizzo del labbro si tira soddisfatto e alleggerito.
«Yan controlla la ragazza a debita distanza» Do l'ordine e l'uomo procede mentre Akim armeggia verso la scrivania, che si è scostata mostrando una mattonella oscillante che molto facilmente solleva.
«Altro cazzo di problema Sokolov» L'ansia ritorna a battere sulla lingua di Akim.
«Che cazzo succede adesso?» Chiede Isaak che con gli stessi auricolari nelle orecchie ha ascoltato tutto ciò che succede nella casa dei Plotnikov.
«Una maledetta cassaforte con un fottuto codice che non conosciamo, questo succede!!» Stizzita è la voce di Akim, e libero dell'aria dai polmoni perché ci saranno miliardi di combinazioni possibili.
«Tranquillo Akim, la ragazza è in bagno come avevo immaginato» Rassicura Yan che abbiamo ancora del tempo a nostra disposizione.
«Cazzo faccio Sokolov?»
«Prova la data del suo matrimonio, oggi sono venticinque anni giusto?» Tento.
«D'accordo» Acconsente Akim calcolando nella testa i numeri esatti.
«Nulla. E' impossibile scoprire una fottuta combinazione» Esagitato diviene Akim ed ha ragione ma devo almeno provarci.
Quando ero a capo della fratellanza sicuramente i miei nemici non avrebbero mai immaginato che potessi usare dei codici banali come date di nascite o di matrimoni, in primis perché non tenevo a cuore nessuno, e in secondo luogo sarebbero stati facili da scoprire.
Ma la verità è che la complessità delle proprie password sta nella facilità delle cose che tutti ritengono abbastanza banali da poter scoprire, e forse potrebbe essere stato stupido da parte mia usare come combinazioni delle cassaforti delle lettere corrispondenti a dei numeri.
Ma immagino che nessuno avrebbe mai potuto conoscere il nome del mio unico cane, e all'epoca presi i numeri equivalenti che corrispondevano al nome del mio cane nell'alfabeto, mischiandoli con la data in cui morì con le lettere corrispondenti ai numeri.
E forse Plotnikov non avrà usato la mia stessa tecnica, ma vale la pena provarci.
Così decido di invertire la data del suo matrimonio con delle lettere e le dita di Akim che premono sui tasti mi avvisano che siamo caduti su un altro fallimento.
«Falco stiamo soffocando nella merda» Akim mi mette pressione, e dovrei tirarlo fuori da quell'ufficio il prima possibile ma non intendo arrendermi e forse Plotnikov avrà associato lettere alle date di nascita dei propri figli, e come ex capitano della Bratva ricordo benissimo le date di tutti i membri, anche dei figli della fratellanza, ma il fottuto problema è che non ricordo quando cazzo è nata quella stronza di Vania.
Pensa Alek, apri nuovamente la mente e pensa che periodo era quando sei andato alla sua festa di compleanno? Serro gli occhi e corro con i ricordi verso quel gelido giorno, mi concentro per alcuni secondi e quando sbarro gli occhi la data compare dinanzi alle mie iridi.
«D'accordo Akim, ultimo tentativo dopo di che uscirai da questo ufficio» Il suo silenzio acconsente e gli detto le lettere corrispondenti ai numeri delle date.
«Cazzo si è aperta. Sei un fottuto genio Sokolov» Sbalordite e lusinghiere sono le parole, e non vorrei mettergli fretta ma è quello che faccio.
«Muoviti ghepardo»
«Ok capo» Veloce scatta delle foto a tutti i documenti e subito dopo li rimette dov'erano.
«Yan com'è la situazione?» Chiedo se Akim può filare via.
«Sokolov la donna è ritornata nella sala dove si svolge la festa» Ci avvisa e Akim rapido esce dalla stanza.
«Finalmente tra pochi minuti mi toglierò questo cazzo di abito da dosso» Si lamenta Akim.
«Mi dispiace ma dovrai aspettare la fine della serata»
«Perché diavolo devo aspettare la fottuta fine della serata Sokolov?» Contrariato è il tono.
«Non possiamo destare sospetti quindi servirai Champagne finché la festa non finisce»
«Fanculo!!» Borbotta il ghepardo, e vorrei che uscissero subito da quella maledetta casa ma è necessario che portino fino in fondo la loro copertura.
«Porca puttana Sokolov l'ho persa» La voce di Yan mi stravolge lo stomaco, che si disgusta per un'ansia improvvisa.
«Vania? Hai perso Vania Yan?»
«Cazzo! Cazzo! Era proprio dinanzi ai miei occhi poi uno stronzo mi ha chiesto da bere e mi sono distratto»
«Maledizione!» Impreco tra i denti, e d'istinto i miei occhi volano verso quelli di Matvey che non m'infondono più sicurezza, ma si tingono di un inquietudine che strabocca come un pozzo pieno di melma quando una voce femminile trapassa dagli auricolari.
«Che cosa stai facendo lontano dalla festa?» Il cuore mi batte all' impazzata, e la bocca di Akim che si ammutolisce non fa altro che preoccuparmi.
«Hai perso la fottuta di lingua? Mio padre ti paga per servire gli ospiti non per andartene in giro per casa, che cazzo ci fai qua?» Aggressiva e sempre con poca gentilezza il tono di Vania, vorrei tanto sapere come cazzo ho fatto a scoparmi una puttana senza cuore come lei?
«Certo suo padre mi paga per servire e riverire i suoi ospiti, ma posso approfittare del bagno se ne ho bisogno, era sul contratto» Calmo e sincero sembra il timbro del ghepardo, e stavolta è la lingua di Vania che si attorciglia nella gola.
«Se vuole scusarmi devo ritornare a lavoro» Rapido la liquida e lei non sembra trovare altre obiezioni.
«Ma che cazzo mangia la mattina yogurt scaduti? Cagna acida e antipatica» Brontola lui ritirando da Ya, per continuare a servire come se nulla fosse mai successo gli invitati.
La festa continua, e i miei uomini si ammazzano per un lavoro dal quale non ricaveranno neanche un centesimo, e anche se sono ore che mi subisco le lamentele di Akim non m'importa, perché la cosa importante è che nessuno li abbia scoperti e che tra le mani adesso abbiamo tutto ciò che ci serve.