Meet me at Midnight

By Reggies_Version

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Amicizie, relazioni, cambiamenti, problemi e giovani amori stravolgono la vita di ragazzi troppo prematuri pe... More

☆ Dediche !!
☆ Personaggi !!
1. Lettere
3. La prima notte
4. Cravatte, cioccolato e Strillettere
5. L'unica luce

2. Arrivo

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By Reggies_Version

Mercoledì 1 settembre 1971, King's Cross

"Mamma, mi farai fare tardi!" Remus si svincolò dai baci di sua madre, che però lo abbracciò un'ultima volta, si lasciò spettinare da suo padre e salì sul treno.
Trovò un vagone libero, così ci sistemò il baule e salutò i suoi genitori dal finestrino.
Sul binario vide altre famiglie che salutavano i loro figli, alcuni piangevano, alcuni controllavano di non aver dimenticato nulla, alcuni si abbracciavano e baciavano.
Remus vide un ragazzino dai lunghi capelli corvini e la pelle pallidissima fissarlo dal binario.
Era con la sua famiglia, ma sembrava chiaro che se ne sarebbe voluto andare al più presto. Aveva gli occhi grigi stanchi, ma non come quelli di qualcuno che non ha dormito; più come quelli di qualcuno che vorrebbe solo una pausa da tutto perché non ce la fa più. Forse Hogwarts sarebbe stata la sua pausa.
Il ragazzo salì sul treno con altre due ragazze più grandi di lui, forse le sue sorelle, e Remus sperò che venisse nel suo vagone: sembrava un tipo interessante. Sarebbe stato bello conoscere qualcuno di interessante.

Sirius doveva trovare il ragazzo dagli occhi verdi che aveva visto dal finestrino. Non aveva nessuna intenzione di passare tutto il viaggio ascoltando sua cugina Bella parlare del suo fidanzato Rudolphus con Cissy che le dava corda e le chiedeva consigli riguardo il conquistare Lucius. D'altronde, a lui non sarebbe mai servito sapere come sedurre un ragazzo.
Tuttavia, nonostante questo, impiegò molto tempo a convincere le sue malvagie cugine, tanto da non convincerle affatto e andarsene senza dire dov'era diretto.

Trovò il vagone che stava cercando e scoprì che il ragazzo del finestrino si era addormentato. Lo studiò per un po'. Aveva i capelli castano chiari e una debole spruzzata di lentiggini, quasi invisibili. Teneva la testa appoggiata al vetro, quindi i capelli erano schiacciati contro una tempia. Sembrava un tipo a posto.
Poco dopo entrarono due ragazzi
"C'è posto per noi due? Il treno è pieno e la nostra migliore amica ci ha appena abbandonati per conoscere una ragazza che ha visto una volta quest'estate." Disse uno dei due. Era alto e slanciato, aveva gli occhi color nocciola ingranditi da un paio di occhiali e una chioma di capelli neri, decisamente più corti di quelli di Sirius.
Il suo amico, invece, era decisamente più basso e un po' paffuto, come un bambino, con i capelli color topo e due occhi blu e acquosi.
I due ragazzi sistemarono i loro bauli e si sedettero.
"Ad ogni modo, io sono James Potter."
"E io Peter Minus.
"Un Potter, eh? Mio padre ha detto di starti alla larga." Sirius sorrise radioso e gli allungò una mano. "Sirius Black. Diventeremo migliori amici. Lui... non so come si chiami. Quando sono arrivato dormiva, e non ho voluto svegliarlo, ma il treno era pieno."
"In che casa speri di finire?" Chiese James, come se in quel momento fosse l'argomento più importante su cui discutere.
"Io in Grifondoro." Continuò, con gli occhi accesi. "La casa dei coraggiosi e dei puri di cuore."
"Oh, io credo proprio di finire in Tassorosso."
"Sta' tranquillo, Pete, Tassorosso è comunque una bellissima casa. I Tassorosso sono gentili, tranquilli, sono vicini alle cucine..."
"La mia famiglia viene smistata in Serpeverde da più di cinquecento anni." Disse Sirius, con voce profonda. "Credo che seguirò la tradizione. D'altronde, è questo che implica essere un Black: seguire regole e tradizioni."
Aveva un sorriso birbante, come se stesse per sfidare qualcuno o qualcosa, e una strana luce negli occhi.
Merlino, pensò James questo ragazzo è sicuramente pieno di misteri.

Marlene vide la ragazza di Diagon Alley seduta con un ragazzo in una cabina. Bussò.
"Ciao, quel posto è libero?"
"Cer-"
"No"
"Perché no, Sev?"
"Dovrebbe arrivare un mio amico, Mulciber, tra poco."
"La cabina è abbastanza grande per quattro persone."
Il ragazzo di nome Sev fece una smorfia.
"Non fa niente." Disse Marlene. "Ne troverò un'altra. Vado a cercare i miei amici."
Però non lo fece. Non aveva la più pallida idea di dove fossero finiti Peter e James, ma mentre camminava per i corridoi del treno vide una ragazza sola in una cabina. Aveva la pelle color miele e i capelli castani ricci, poco più lunghi delle spalle, lasciati sciolti, mentre i suoi occhi erano blu, scuri e intensi, blu come l'oceano.
"C'è un posto libero?" Chiese.
"Certo."
Marlene si sistemò e si presentò.
"Io sono Marlene. Tu come ti chiami?"
"Mary."
"Piacere di conoscerti."
"Tu conosci già qualcuno ?"
"Sì, ci sono due miei amici, da qualche parte. Ero in ritardo, quindi quando sono salita io loro erano già seduti, e non li ho trovati. Tu conosci qualcuno?"
"No, nessuno. Prima che mi arrivasse la lettera, in realtà, non credevo nemmeno nell'esistenza della magia. Cioè, non così tanto. Dentro di me, nel profondo, sapevo che da qualche parte la magia c'era. Solo che non avrei mai pensato che io, Mary Macdonald, potessi avere a che fare con questa magia."
Le due ragazze continuarono a parlare fino a quando il treno si fermò.
Erano arrivati a Hogwarts.

Durante il viaggio, forse a causa delle urla degli altri ragazzi con cui condivideva il vagone, il ragazzo del finestrino si era svegliato.
Sirius era stato il primo ad accorgersene, a causa delle occhiate casuali che gli lanciava mentre parlava con James.
"Buongiorno, fiorellino!" Scherzò sorridente.
A quelle parole anche il ragazzo ridacchiò, si stiracchiò e con voce assonnata disse: "Mi chiamo Remus, in realtà. E voi chi siete?"
E così i ragazzi si presentarono.
Avevano passato l'ultima mezz'ora di viaggio chiacchierando e mangiando dolci, fino a quando abbandonarono il treno per avviarsi al castello.
Dopo aver attraversato un grande lago con delle barchette a remi, arrivarono al castello, dove una professoressa sulla mezza età alta e snella, con i capelli tirati indietro in un severo chignon e un paio di occhiali che rendevano il suo viso ancora più serio, disse loro cosa avrebbero dovuto fare.
Quando entrarono, qualche minuto dopo, in fila indiana, nella Sala Grande, la stessa professoressa teneva in mano un rotolo di pergamena, ed era in piedi di fianco uni sgabello con poggiato sopra un cappello.
La professoressa iniziò a chiamare uno per volta gli studenti, ma non appena i loro nomi venivano pronunciati, Remus li dimenticava. Non era mai stato bravo a memorizzare in fretta le cose.
Quando la professoressa arrivò a chiamare "Sirius Black", però, Remus alzò lo sguardo verso il ragazzo corvino che lo fissava dal binario e che si era seduto di fronte a lui in treno.
Il Cappello impiegò pochi minuti con Sirius, ma a ogni secondo che passava il ragazzo diventava più pallido - cosa che Remus non avrebbe mai creduto possibile.
Quando il Cappello finalmente decise di urlare, per la prima volta quella sera: "GRIFONDORO", la faccia di Sirius era bianca come un lenzuolo.

Non era possibile.
Perché proprio lui? Perché, tra tutti i Black, proprio Sirius avrebbe dovuto interrompere la tradizione?
Certo, non sempre era d'accordo con le ideologie della sua famiglia, non sopportava la supremazia del sangue puro e nemmeno il fatto di dover sposare i propri cugini. E sua madre gli aveva inflitto molto dolore, anche a Regulus, e lui la odiava per questo, ma restava sua madre, e sarebbe rimasta molto delusa da lui, chissà cosa avrebbe potuto fargli...
E Regulus? Se Sirius non era finito in Serpeverde, forse voleva dire che lui non era davvero un Black. E quello l'aveva, in un certo senso, sempre saputo. Ma cosa ne sarebbe stato di Reggie, il suo fratellino? Gli avrebbe voluto ancora bene? Anche se il resto della loro famiglia lo odiava?
Guardò verso il tavolo di Serpeverde, dove sua cugina Cissy si teneva una mano sopra la bocca, mentre Bella sorrideva malvagiamente. Quello non era certo un buon segno.
Provò a concentrarsi sullo Smistamento, invano. Ascoltò solo qualche nome.
Remus Lupin. Grifondoro. Non sapeva esattamente cosa aspettarsi da Remus. Durante il viaggio in treno, o, perlomeno, durante la parte di viaggio in cui Remus era sveglio, non aveva pensato molto riguardo la sua possibile casa.
Peter Minus. Grifondoro. Lui aveva paura di non finirci, mentre Sirius aveva avuto proprio paura di finirci. In realtà, non se lo sarebbe mai aspettato.
James Potter, Grifondoro. Come avrebbe voluto. Come i suoi genitori. Lui non era una delusione. Lui era un bravo figlio.

James era seduto di fronte a Peter, tra Marlene e Sirius. Era preoccupato per il ragazzo Black, che nonostante il suo cognome aveva una faccia candida, come quella di un cadavere, ma allo stesso tempo era felicissimo per sé stesso, e per Peter, e per Marls. Guardò gli altri ragazzini della sua età seduti al tavolo di Grifondoro: oltre a quelli che aveva conosciuto sul treno, erano tutte ragazze. Sembravano carine e divertenti e Marlene, che aveva fatto il viaggio con una di loro, la presentò ai suoi migliori amici come "La ragazza più carina e simpatica con cui io abbia parlato finora."
L'altra ragazza, invece, era la rossa che aveva conosciuto a Diagon Alley. Si chiamava Lily. Sembrava carina, anche se un po' timida e introversa, e continuava a guardare qualcuno al tavolo di Serpeverde. Avrebbe indagato su quello in un altro momento.
Il Preside fece un breve discorso, e tutti iniziarono a cantare l'inno di Hogwarts, poi il cibo apparve sui piatti e ognuno ci si tuffò.
Ogni cosa era ottima, dall'arrosto di tacchino con le patate all'insalata russa al succo di zucca al budino per dessert, quindi divorò ogni cosa fino a quando fu costretto a seguire il Prefetto della sua casa con le palpebre pesanti e buttarsi nel letto non appena varcò la porta del suo dormitorio, mentre Peter occupava il bagno.
Andava tutto perfettamente bene.

Non poteva essere possibile. Sirius non voleva crederci. Voleva svegliarsi e ritrovarsi nella cabina del treno con l'altro ragazzo e condividere con lui una cioccorana.
Se solo non avesse conosciuto James Potter... forse non avrebbe dubitato di Serpeverde, e ora sarebbe nel dormitorio nei sotterranei con Cissy e Bella e... e sarei come loro disse una voce nella sua testa. Diventerei come loro, o come mia madre. Forse è meglio così, magari resterò per sempre come Reggie, oh, Reggie...
E se quello fosse stato un segno? Sua madre glielo diceva, a volte: "Tu non sei degno di essere un Black." "Tu n'est pas tojours pur comme nous."
Se Sirius non fosse stato un Black, Regulus cosa avrebbe pensato? Sarebbero rimasti insieme?
Reggie, il caro piccolo Reggie, era troppo buono per quel mondo, per quella famiglia, per finire in Serpeverde.
Ma quello che può succedere in un anno è inimmaginabile.

Remus gli si avvicinò. "Ehi, tutto bene?"
Stava parlando a bassa voce, Sirius quasi non lo sentiva attraverso le pesanti tende del letto a baldacchino. Non riuscì a rispondere.
"Ti andrebbe del cioccolato?"
Rimase di nuovo zitto, ma vide una mano entrare da una fessura della tenda, lasciando una barretta di cioccolato fondente sul letto. C'era un biglietto adesivo attaccato, con scritto "Così che tu possa sentirti meglio." E una faccina sorridente scarabocchiata di fianco.
Anche se Sirius non aveva più molta fame, scartò subito la barretta e ne mangiò un quadratino, poi rilesse il bigliettino e sorrise lievemente. Non sapeva perché, ma si sentiva già meglio, e sentiva anche il bisogno di conservare quel foglietto come commemoriale dell'inizio di una grande amicizia.
Oh, stava diventando sentimentale... ma quel Remus Lupin gli piaceva. Sembrava una brava persona. Sarebbe diventato un buon amico.

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