Fire in my blood

By NaimeB20

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Evie Rule ha solo ventidue anni, ma il peso del mondo grava su di lei da quando sua madre se n'é andata per r... More

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Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Epilogo
Inside hell

Capitolo 28

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By NaimeB20

«Ogni volta che ti guardo, è come se il tempo si fermasse. Il mondo potrebbe crollare intorno a noi, ma tutto ciò che conta sei tu.»

Evie

Mi porto una mano al petto e ansimo, ogni respiro è un tormento. Il dolore, profondo e persistente, sembra essersi radicato così intensamente nel mio essere che ormai fa parte di me. È una presenza costante, un'ombra scura che non posso ignorare. Sopportare è l'unica opzione rimasta, poiché rifugiarmi nel letto e lasciarmi affogare sotto le coperte non è un lusso che posso permettermi.

Mi costringo ad alzarmi e ad affrontare un'altra giornata. Mi vesto in fretta, indossando abiti che mi conferiscono un aspetto esteriore di normalità. Mi trucco con cura, nascondendo le tracce della stanchezza e del dolore dietro uno strato di fondotinta e cipria. Faccio i capelli, cercando di dare un senso di ordine al caos interiore. Mi osservo allo specchio e vedo un volto che non riconosco più: una maschera ben costruita, ma incrinata, che sembra creparsi ogni giorno di più da quando Declan è entrato nella mia vita.

Abbasso gli occhi, incapace di sostenere il mio stesso sguardo, il riflesso di una persona che non riesco più a identificare. Con un sospiro profondo, torno in camera e mi imbottisco di medicine, antidolorifici e antifibrotici che sembrano ormai non fare più nemmeno effetto. La mia routine quotidiana è diventata una lotta costante contro un corpo che mi tradisce e un cuore che si spezza.

Scuoto il capo, ingoio l'amaro e mi faccio forza. Esco dalla mia camera, lasciando dietro di me il rifugio temporaneo del mio dolore. Il frastuono proveniente dalla stanza di mia sorella mi richiama alla realtà. Mi avvio lungo il corridoio, finché non raggiungo la sua porta.

«Che stai combinando a quest'ora del mattino?»

«Dopo scuola vado direttamente a casa di Jenna, e questa sera andiamo ad una festa.» Il tono di Amy è fermo, non ammette repliche.

«Una festa?» Mi sporgo nella sua stanza e vengo subito colpita dalla vista della pila di vestiti gettati disordinatamente sul letto. Odio il disordine, e le mie mani fremono per il bisogno irresistibile di sistemare tutto, sapendo che lei non lo farà mai.

«È il compleanno di Jenna.»

«Non lo ricordavo.» Ammetto, appoggiandomi con le spalle alla parete. «Dove?»

«Suo fratello ci porta in uno dei locali del centro.» Mi spiega. «Ci saranno anche Nora e Eloise.»

«Un locale del centro? Quale?» Un'ondata di ansia comincia a insinuarsi dentro di me. «È pericoloso.»

«Al Moison, e non cominciare.» Mi punta un dito contro. «Siamo sorvegliate abbastanza bene, poi andremo a dormire da Jenna.»

Rimango in silenzio, una strana sensazione mi si annoda allo stomaco, ma cerco di scacciarla per evitare di litigare. Mi mordo la lingua, un colpo di tosse mi scuote il petto, e le parole di Delia mi passano davanti come un fulmine.

Cerco di sopprimere quei pensieri e concentrarmi su mia sorella. La osservo mentre si sfila e infila una serie di vestiti, uno dopo l'altro.

«Sono tutti orribili!» Sbotta, alzando la voce e sedendosi pesantemente sul letto.

Alzo gli occhi al cielo e sospiro. Mi avvicino all'armadio, scorro con la mano sui vari vestiti che ci sono ancora appesi. Ne tiro fuori uno blu notte, tempestato di paillettes, e glielo lancio.

«Prova questo.»

Amy lo tiene in mano per qualche istante e lo osserva attentamente, poi, con un gesto fluido, lo infila tirandolo su dalle gambe e si volta verso lo specchio.

«Mmmh...» Fa una smorfia. «Bello, mi piace.»

Mi avvicino e mi posiziono dietro di lei, le prendo i capelli e li porto dietro le spalle.

«Sei proprio bellissima.» Le sorrido.

Gli angoli delle sue labbra si sollevano in un sorriso timido, ma i suoi occhi restano tristi. Vorrei strapparle via tutti i complessi e le insicurezze che ogni giorno la soffocano, vorrei darle il potere di sentirsi bene con se stessa.

Ma per quanto mi sforzi di tenerla al sicuro, so che dentro è spezzata tanto quanto me.

«Per quanto riguarda Toronto...» Esita un attimo. «Va bene, vengo con te.»

Aggrotto la fronte, incredula. «Davvero?»

Sospira e si volta verso di me. «So quanto ci tieni. Mi dispiace per quello che ho detto la volta scorsa, non volevo accusarti di essere...» Si blocca, abbassa lo sguardo per un attimo e si morde le labbra.

«Non fa nulla, lo so.» La rassicuro. «Comunque, riguardo proprio questo, avrei una proposta da farti. Non so se ti va bene, ma... hai presente Adeline?»

«La cugina di cui mi hai parlato, che ti ha offerto il lavoro?»

Annuisco. «Sì. Puoi stare da lei, per conoscerla meglio. Così non salterai scuola e, se vuoi passare qualche pomeriggio da Jenna, Adeline può accompagnarti e riprenderti.»

Amy mi guarda incerta, i suoi occhi tradiscono una lieve apprensione.

«Solo se te la senti.» Le metto una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «So che Adeline è un'estranea per te, ma ti assicuro che è una persona deliziosa.»

«Ci penso, ok?»

«Certo.» Sorrido. «Ok.»

Mi tiro indietro, controllo l'orologio che ho al polso e sgrano gli occhi. Non mi ero accorta che fosse così tardi.

«Io vado, è tardissimo. Mi raccomando, Amy, comportati bene.»

Lei alza gli occhi al cielo, sbuffa e mi liquida con un «sì sì» mentre io mi sbrigo a uscire.

Arrivo in ufficio in fretta, ancora con il pensiero rivolto ad Amy e alla festa. Declan è già lì, e il suo sguardo attento e tagliente mi segue quando entro. Mi sento ancora un po' scossa dalla sera precedente.

«Buongiorno.» Mormoro, sporgendomi nel suo ufficio e posando con cura le varie cose sulla scrivania.

Lui nemmeno mi guarda. La sua freddezza mi fa venire il voltastomaco e per l'ennesima volta sento il nervoso salire dentro di me, non capendo per quale motivo si comporta da stronzo.

«Ho una riunione.» È l'unica cosa che dice, afferrando una delle cartellette che ho appena portato e dirigendosi in fretta verso l'uscita. «Sistema questi cazzo di progetti.»

Sbatte la porta con forza, facendomi sobbalzare.

Ma che diavolo di problemi mentali ha quest'uomo?

Mi siedo al suo posto, godendomi il piacere di stare comoda nella sua sedia, e mi prendo la briga di toccare tutte le sue cose, sapendo quanto lo odia.

Mi sento una bambina capricciosa.

I fogli scorrono davanti ai miei occhi proprio come il tempo continua a scivolarmi tra le dita. Sono passate ore, probabilmente la riunione è già finita e lui non è tornato di proposito.

È come se lo percepissi. Lo sento, io lo sento dentro di me, proprio come lui lo sente dentro se stesso.

Realizzo che, nonostante gli sforzi, non posso fermare il fluire incessante delle ore. I minuti si trasformano in ore, e le ore in un'intera giornata. La sua assenza diventa una presenza ingombrante, come un'ombra che mi segue ovunque.

Mi alzo e mi aggiro per l'ufficio, toccando ogni oggetto, sfiorando i bordi delle varie opere d'arte e sentendo il tessuto della sua sedia sotto le dita. Ogni cosa mi parla di lui, del suo controllo, della sua autorità. Eppure, in questo momento, mi sembra di avere io il controllo, anche se solo per poco. In questo breve lasso di tempo, sono io a governare il suo spazio.

L'ufficio di Declan sembra più stretto, come se le pareti si fossero avvicinate, soffocando l'aria già densa. Senza di lui mi sento irrequieta, persa in un mare di incertezze. Avevo passato la notte a rimuginare, cercando di dare un senso al caos nella mia mente e a tutto quello che sta succedendo, ma non era servito a niente. La mia vita non era mai stata più confusa di così; ogni decisione sembrava pesante come un macigno, ogni scelta una possibile condanna.

Qualcuno bussa alla porta, un suono deciso che mi fa sussultare. Cerco di mantenere la voce ferma mentre dico: «Avanti.»

Alex Beverly entra, la sua figura alta ed elegante occupa l'ingresso con una sicurezza intimidatoria. Il suo profumo forte e speziato riempie l'ufficio, invadendo lo spazio come il suo sorriso che sembra scolpito sul suo viso, freddo e calcolatore.

«Ciao, Evie.» Dice, avanzando con passi misurati, come un predatore che valuta ogni movimento.

Mi alzo in piedi automaticamente, sentendo il bisogno di prepararmi a qualcosa, anche se non so cosa. Ogni fibra del mio corpo mi avverte di stare in guardia.

«Mi dispiace, ma Declan non c'è.» Cerco di mantenere un tono professionale, ma lui si avvicina un po' troppo per i miei gusti, facendomi sentire il cuore battere più forte.

Annuisce con un cenno del capo, le sue dita tamburellano sulla scrivania come se stesse calcolando qualcosa di invisibile. «Lo so.»

Lo guardo confusa, stringendo le braccia al petto come per proteggermi da un pericolo invisibile. Un senso di inquietudine mi assale, un avvertimento che non riesco a ignorare. Quest'uomo non mi piace nemmeno un po'.

«Sono qui per parlare con te.»

Il suo sguardo fisso su di me come un predatore che osserva la preda, come se fossi il punto per risolvere qualsiasi suo problema.

«Con me?» Faccio un passo indietro. «Non capisco.»

Alex si sfiora le labbra con la lingua, un gesto che trovo stranamente minaccioso. Poi allunga una mano e afferra una ciocca dei miei capelli, esaminandola come se stesse valutando qualcosa di prezioso.

«Declan è sempre stato un uomo alla ricerca del potere, Evie. E lo fa a qualsiasi costo. Non ti ha mai raccontato la verità sui suoi affari, vero?» Le sue parole sono come veleno, gocciolando lentamente nel mio cervello.

Il mio cuore accelera. «Di cosa stai parlando?»

Alex sorride, ma è un sorriso privo di calore, pieno solo di calcolo. «Non ha importanza.» Soffia. «Il progetto di Toronto. Tu conosci ogni dettaglio, giusto?»

Scuoto la testa, confusa e preoccupata. Assottiglio lo sguardo, cercando di capire le sue intenzioni.

«No, non so di cosa si tratta.» Mento. «Declan non me ne ha parlato, l'unica cosa che so è che deve andare in città.»

In realtà proprio quella mattina avevo dato un'occhiata a quei documenti. E quel progetto era immenso ed estremamente brillante.

«Declan non ha parlato di un progetto del genere nei minimi dettagli alla sua donna?» Inclina il capo, osservandomi con attenzione.

Serro le labbra, per un istante penso se dirgli o meno che io non sono la donna di nessuno. Ma voglio vedere fin dove vuole arrivare.

«No.»

Alex vaga per un attimo con lo sguardo, poi lo posa di nuovo su di me. «Non mi sorprende.» Continua poi, avvicinandosi ulteriormente fino a invadere il mio spazio personale. «È un progetto grande, estremamente lucrativo, e Declan ha fatto di tutto per ottenerlo. Ma non prendermi in giro, so che tu hai accesso a quei documenti.»

Le sue parole mi fanno sussultare, sgrano leggermente gli occhi e scuoto il capo.

Lui ride, un suono secco e privo di gioia. «Non fare l'ingenua, Evie. So che sei più intelligente di così. Declan non è l'uomo che pensi. È disposto a tradire chiunque per raggiungere i suoi scopi. Sono anni che lavoriamo insieme, se non fosse stato per me e le mie capacità, non sarebbe nessuno.»

Mi sta addosso, ed io comincio a non sentire più l'aria entrare nei polmoni.

«Ma gli è bastato un progetto di un miliardo di dollari per tradirmi.»

Quella frase mi fa mancare l'aria quando capisco cosa sta insinuando.

«Che diavolo vuoi, esattamente?» La mia voce è ferma, mi innervosisco.

Alex si tira indietro di colpo, la sua mano entra nella tasca interna della giacca e ne tira fuori un blocchetto degli assegni. Lo osservo attentamente, mentre si abbassa sulla scrivania, afferra la penna di Declan e ci scrive sopra qualcosa per poi firmarlo subito dopo.

Lo strappo riempie l'aria e un brivido mi attraversa la pelle. Lui si raddrizza e mi mette davanti l'assegno.

«Sono tuoi, Evie.»

Sgrano gli occhi, sono paralizzata. Duecentocinquantamila dollari. Smetto di respirare e subito vedo in quel misero foglio di carta la soluzione a tutti i miei problemi. Vedo il debito di mio padre saldato e la nostra vita al sicuro. Vedo un fondo abbastanza gonfio per Amy. Vedo le mie cure che potrebbero regalarmi anni di vita.

«Dammi tutti i documenti sul progetto di Toronto e quando andrai a riscuotere questa somma io darò il via libera alla mia banca per liquidarla.»

Perdo il respiro.

Il mio sguardo si perde nel vuoto. Posso farlo. Che mi importa? A Declan non importa di me, perché dovrebbe importarmi di lui?

Ma poi tutto scorre come un fiume nella mia mente.

I suoi occhi, le sue labbra e il loro sapore. La sensazione di pienezza che mi fa sentire quando mi sta vicino, i suoi baci sulla pelle e il suo respiro. Il mio cuore che scalpita ogni volta che mi sta vicino. Dio, no. Non posso fare una cosa del genere anche se lo meriterebbe senza esitare.

«Non tradirei mai Declan per soldi.» Scuoto il capo, ma so che la mia voce tradisce un'ombra di dubbio.

«Lui lo farebbe...» Mi prende il mento e mi costringe a guardarlo. «Fidati, lo farebbe. Perché tu non puoi fare lo stesso?»

Lo so. Probabilmente lo farebbe, non ho valore per lui. Sono solo una delle sue tante segretarie di passaggio. Eppure...

Alex si avvicina ancora di più, fino a sfiorarmi il braccio. «Pensa a te stessa, Evie. Pensa a quello che potresti ottenere con me. Soldi, potere, libertà. Declan ti usa solo per i suoi fini, per la tua mente brillante. Unisciti a me, se riesco ad avere il progetto ti darò il dieci percento dei miei profitti.»

Drizzo le spalle e lo guardo incredula.

La mia mente corre veloce. Posso davvero fidarmi di Alex? E se avesse ragione?

Serro la mascella, mi tiro indietro e mi poggio contro la scrivania. «Non posso aiutarti.»

Non lo guardo, ma sento i suoi muscoli irrigidirsi e un ringhio sommesso. Esala un respiro e lascia andare l'aria come se cercasse un modo per rimanere calmo.

Poi, sento i suoi passi muoversi. Con la coda dell'occhio noto che si avvicina al divano tenendo ancora l'assegno tra l'indice e il medio, lo fa scivolare nella mia borsa e le mie gambe tremano, poi mi guarda.

«Pensaci.» Con un gesto della mano si sistema il colletto della camicia. «Hai tutto il tempo che vuoi.»

Raggelo. Le mie labbra si stringono, e un colpo di tosse mi sfugge.

Alex esce dalla stanza, lasciandomi sola, piantata lì dove sono. Non so per quanto tempo rimango immobile. Mi sento come intrappolata in una tempesta di pensieri e sensazioni che mi travolgono. Sono così persa nei miei pensieri che non percepisco nemmeno il suono della porta che si apre, né il momento in cui Declan entra.

«Evie?» La sua voce vicina mi riporta bruscamente alla realtà, tirandomi fuori dallo stato di trance in cui ero sprofondata.

Quando alzo lo sguardo verso di lui, noto subito che i suoi occhi sono offuscati dall'alcol. Una fitta di dolore mi attraversa il petto, e mi sento come se stessi morendo dentro. Provo a dire qualcosa, a spiegargli ciò che è appena successo, ma le parole non escono. Il mio sguardo cade sulla mia borsa, dove ci sono duecentocinquantamila dollari che potrebbero offrirmi un po' di sollievo.

Mi sento corrotta dai soldi, intrappolata in un'avidità che non mi appartiene. Ho bisogno di tempo per pensare, perciò, contro ogni principio morale, decido di mantenere segreta la visita di Alex, almeno per ora.

Declan mi osserva attentamente e mi chiede: «Stai bene?»

«Sì.» Rispondo, scuotendomi e schiarendomi la voce. Evito di guardarlo negli occhi e, nervosamente, inizio a sistemare i documenti sulla scrivania. «Com'è andata la riunione?»

Declan rimane in silenzio, ma posso sentire i suoi occhi fissarmi intensamente. Ignora la mia domanda, cercando di leggere dentro di me.

«È successo qualcosa?»

La mia pelle si accappona e sento le viscere annodarsi. Scuoto la testa, le mie mani premono sulla scrivania, e la mia bocca vuole solo liberarsi della verità che mi opprime.

Poi sento Declan avvicinarsi, sento la sua presenza imponente alle mie spalle. Le sue mani scivolano tra i miei capelli, il suo respiro caldo sfiora il mio collo, e il calore del suo petto preme contro la mia schiena.

Deglutisco a fatica, le gambe mi tremano.

«Qualsiasi cosa, puoi parlarmene.» Sussurra dolcemente nel mio orecchio, ma il suo alito pesante di alcol tradisce le sue parole. Capisco che ha trascorso la giornata in un luogo corrotto per sopprimere i suoi demoni.

Chiudo gli occhi, cercando di ignorare le sue mani che scivolano sulla mia pancia, e sento le mie labbra fremere.

Posso davvero tradirlo senza averlo mai avuto?

In un impulso irrazionale, mi volto di scatto e mi getto sulla sua bocca senza esitare. Il suo sapore è un mix di rum, whiskey e cognac. Deve aver bevuto molto, e sento un desiderio travolgente di essere altrettanto intensa.

Declan si stacca da me solo per un istante, mi guarda con una scintilla di desiderio negli occhi, e capisce che questa volta non lo fermerò per nulla al mondo.

Infondo, non ho niente da perdere.

Mi afferra la mano con decisione e mi trascina verso l'ascensore sbattendomi dentro senza pietà.

«Non voglio farti male.» Ansima, ed io capisco che si riferisce al mio corpo ancora martoriato.

Le mie dita si posano sul suo viso, premo con i pollici per sentire la sua bellezza sotto i polpastrelli e mi perdo nei suoi occhi. «Se mi tocchi tu, tutto passa.»

I suoi muscoli guizzano. Le sue mani si serrano sui miei fianchi, le sue dita forti e decise sfilano via la maglietta di raso con una facilità sorprendente.

Poi si abbassa, si inginocchia davanti a me, e il mondo sembra fermarsi per un istante.

Sento il calore del suo respiro sulla pelle, ogni tocco sembra un incendio che divampa. Chiudo gli occhi, il corpo vibra di desiderio, e tutte le emozioni represse esplodono in un turbine di sensazioni incontrollabili.

L'ascensore continua a salire, il tempo sembra dilatarsi. Declan mi bacia la pancia, i fianchi, mi carezza e mi guarda dal basso con quegli occhi penetranti, il suo sguardo mi trafigge, e io mi sento perduta, incapace di resistergli.

Mi sento venerata, forte e con un bisogno viscerale di essere posseduta da lui.

Le porte dell'ascensore si aprono di colpo, e in un istante Declan mi solleva con un movimento deciso, cingendomi la vita e prendendomi in braccio. Le mie gambe si avvolgono intorno ai suoi fianchi, come se fosse un gesto naturale. La sua risata roca risuona nelle mie orecchie, provocandomi un brivido lungo la schiena, mentre un'ondata di eccitazione mi pervade. Con un gesto sicuro, afferra la mia maglietta e la borsa, tirandomi indietro con sé. Mi lascio trasportare nel suo appartamento, sentendo la tensione e il desiderio crescere ad ogni passo.

Le mie cose vengono lasciate distrattamente sul pavimento. I suoi passi sono assordanti, sicuri, e mi porta verso la camera da letto con una determinazione che mi fa paura. Mi posa sul letto con delicatezza sorprendente, ma il suo sguardo è feroce, ardente. Declan si spoglia con movimenti rapidi, ogni muscolo del suo corpo teso, pronto. I suoi occhi non lasciano mai i miei, creando un legame invisibile che mi tiene prigioniera.

Le sue mani tornano su di me, esplorano ogni centimetro della mia pelle con un'intensità che mi fa tremare.

Il suo tocco è sicuro, deciso, ma c'è anche una tenerezza che mi sorprende. Mi sento unica sotto le sue mani, come se fossi un tesoro prezioso che lui ha finalmente conquistato.

«Non c'è niente che io voglia di più in questo momento se non averti tra le mie braccia e sentire il tuo corpo contro il mio.» Le sue parole sono un sussurro roco contro la mia pelle, disegnano brividi su di me.

Ansimo, incapace di parlare, il bisogno di lui è diventato una necessità primaria. Mi guarda con una passione bruciante, e mi sento forte, desiderata. Si china su di me, le sue labbra trovano le mie in un bacio famelico, le sue mani scivolano lungo i miei fianchi, sfilando via i restanti indumenti con una facilità che mi fa sentire completamente esposta.

Sono nuda sotto di lui, e sto tremando.

Il mondo esterno scompare. C'è solo lui, solo noi. Le sue mani mi esplorano con la sicurezza di uomo che ha il controllo di tutto. Ogni bacio, ogni tocco è un atto di venerazione, e io mi arrendo ad essere sua perché non ho altra scelta. Ogni mia cellula grida per lui, ogni fibra del mio essere lo desidera.

Lentamente, Declan si abbassa, la sua bocca segue il percorso delle sue mani, succhia i miei capezzoli e li morde con dolcezza, ed io inarco la schiena, un gemito sfugge dalle mie labbra mentre la lingua percorre poi la mia pancia e scende in mezzo alle gambe.

Il momento si dilata, ogni secondo è un'eternità di piacere puro. Declan mi possiede con una passione che mi lascia senza fiato. Le sue mani mi tengono saldamente, le sue labbra mi esplorano, e io mi perdo completamente in lui, dimenticando tutto il resto.

Chiudo gli occhi, i miei gemiti si espandono nella stanza, i miei pugni stringono le lenzuola scure. Ogni suono che esce dalle mie labbra sembra rimbombare tra le pareti, un eco di desiderio e piacere che si mescola con la tensione nell'aria.

«Sei fottutamente perfetta.» Lo ringhia con un tono ruvido, quasi come se fosse una colpa, e la sua voce profonda fa vibrare ogni fibra del mio essere.

La sua bocca si muove decisa, la sua lingua trova la mia apertura, esplorando con un'intensità che mi fa perdere ogni controllo.

«Declan.» Inarco la schiena, i miei occhi si spalancano, e il piacere mi attraversa come un'onda impetuosa. Le dita mi fanno male per quanto stringo le lenzuola, cercando un ancoraggio in questa tempesta di sensazioni.

Lui si avvicina ulteriormente, il suo corpo sopra il mio, le sue mani affondano ai laterali della mia testa e posso sentire la tensione nei suoi muscoli, l'urgenza del suo desiderio. La sua punta preme contro di me, restando sull'uscio per un attimo, i suoi occhi fissano i miei con una profondità che mi fa sentire esposta fino ai recessi più scuri della mia anima.

«Prendi la pillola?» Mi sussurra contro le labbra, il suo respiro caldo mescolandosi con il mio.

Nego con la testa, incapace di parlare, il mio respiro si fa più veloce, più affannoso.

«Cazzo. Correremo il rischio.» La sua voce è un mix di decisione e desiderio. Mi afferra il labbro inferiore tra i denti, il morso leggero che mi fa tremare. «Sono a corto di preservativi e non ho intenzione di rinunciare a questo.»

La mia mente è annebbiata, confusa dal desiderio. Probabilmente dovrei fermarlo, ma non posso, non voglio. Ogni pensiero razionale si dissolve nel calore del momento.

Senza più esitare, Declan spinge dentro, ma quando nota la resistenza, sbarra gli occhi e si irrigidisce. Pulsa dentro di me. «Ma che cazzo?» Grugnisce con una sorpresa incredula e un misto di rimprovero. «Evie!»

Scuoto freneticamente il capo in preda a un momento di confusione, ansimando. «Non fermarti, non farlo, continua.» Mi aggrappo alle sue spalle, le unghie si conficcano nella sua schiena, cercando di trattenerlo, di non farlo allontanare.

Il bruciore intenso quando oltrepassa la barriera mi fa mordere il labbro, un misto di dolore e piacere che mi fa sentire viva come mai prima. Chiudo gli occhi e schiudo la bocca, lasciando che un gemito profondo sfugga dalle mie labbra.

È una sensazione paradisiaca, un mix di emozioni contrastanti che mi travolge. Mi sento completata, come se ogni pezzo mancante trovasse il suo posto. Si muove dentro di me con una delicatezza sorprendente e mi bacia, come se volesse assaporare ogni istante.

«È così...» La mia voce è un sussurro, un respiro. Le parole muoiono sulle mie labbra, incapaci di descrivere l'intensità di ciò che sto provando. Mi sento desiderata, al sicuro in un modo che non avrei mai creduto possibile.

Ogni spinta sembra un atto di adorazione. Siamo uniti in questo momento, due anime intrecciate in un ballo di passione e desiderio, e il mondo esterno scompare, lasciando solo noi due in questa bolla di estasi.

Accelera il ritmo, i suoi gemiti si mescolano ai miei, e posso sentire la tensione crescere dentro di me, un nodo di piacere che si stringe sempre di più, pronto a esplodere. Le sue mani mi tengono saldamente, ancorandomi a lui, e io mi abbandono completamente, lasciando che ogni sensazione mi travolga.

L'orgasmo arriva come un'ondata, travolgente e potente, e io mi aggrappo a lui, sentendo ogni muscolo contrarsi, ogni fibra del mio corpo vibrare di piacere. Declan mi segue, il suo corpo si tende sopra il mio ma si tira fuori e viene in mezzo alle mie cosce, sento il suo calore riempirmi, completarmi.

Rimaniamo lì, avvinghiati l'uno all'altra, respirando pesantemente, i nostri corpi ancora tremanti. Mi sento esausta ma completamente soddisfatta, ogni cellula del mio corpo brilla di un piacere che non avevo mai conosciuto prima.

«Perché non me lo hai detto?» Ansima contro le mie labbra, il suo respiro caldo che si mescola al mio, creando un'aria densa di desiderio e confusione.

Le mie mani si posano sul suo viso, le dita che tracciano la linea della sua mascella, e faccio scontrare i nostri nasi, cercando conforto nella sua vicinanza. Mi perdo nella bellezza delle sue fattezze, negli occhi azzurri e profondi che sembrano scrutare l'anima.

«Sarebbe cambiato qualcosa?» Sussurro, la voce che trema leggermente, consapevole della vulnerabilità che sto esprimendo.

I suoi occhi si fanno ancora più intensi, e vedo una luce in essi, una determinazione che mi fa capire quanto ci sia oltre le barriere che ha sollevato nella sua vita.

«Assolutamente no, mia piccola vergine bugiarda.»

Mi bacia dolcemente, le sue labbra sulle mie come una promessa, e io mi sento completamente, irrimediabilmente sua.

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